Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 32-37, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 32-37

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 32-37
Nihil non adgressuros homines si magna conatis magna praemia proponantur; ut quidem aliquis tribunus plebis ruat caecus in certamina periculo ingenti, fructu nullo, ex quibus pro certo habeat, patres, adversus quos tenderet, bello inexpiabili se persecuturos, apud plebem, pro qua dimicaverit, nihilo se honoratiorem fore, neque sperandum neque postulandum esse

Magnos animos magnis honoribus fieri ; neminem se plebeium contempturum ubi contemni desissent

Experiundam rem denique in uno aut altero esse sitne aliqui plebeius ferendo magno honori an portento simile miraculoque sit fortem ac strenuum virum aliquem exsistere ortum ex plebe

Summa vi expugnatum esse ut tribuni militum consulari potestate et ex plebe crearentur
Non vi è nulla che gli uomini non intraprendano se a chi tenta grandi imprese si riservano grandi premi; ma non si poteva certo pretendere, né sperare, che qualche tribuno della plebe si buttasse alla cieca, con molto rischio e senza alcun frutto, in scontri che gli avrebbero procurato l'implacabile ostilità dei patrizi contro i quali lottava, mentre la plebe per la quale combatteva non avrebbe minimamente aumentato la considerazione nei suoi riguardi

Solo i grandi onori rendono grandi gli animi: nessuno dei plebei avrebbe più disprezzato se stesso, se gli altri avessero cessato di disprezzarlo

Con qualcuno bisognava pur sperimentare se c'era un plebeo in grado di occupare un'alta carica, oppure l'esistenza di un uomo forte e valoroso venuto fuori dalla plebe era un prodigio, un miracolo

Con uno sforzo immenso si era arrivati a ottenere che i tribuni militari con potere consolare venissero scelti anche tra la plebe
Petisse viros domi militiaeque spectatos; primis annis suggillatos, repulsos, risui patribus fuisse

Desisse postremo praebere ad contumeliam os

Nec se videre cur non lex quoque abrogetur, qua id liceat quod nunquam futurum sit; minorem quippe ruborem fore in iuris iniquitate, quam si per indignitatem ipsorum praetereantur

Huius generis orationes cum adsensu auditae incitavere quosdam ad petendum tribunatum militum, alium alia de commodis plebis laturum se in magistratu profitentem

Agri publici dividendi coloniarumque deducendarum ostentatae spes et vectigali possessoribus agrorum imposito in stipendium militum erogandi aeris
Avevano avanzato la propria candidatura uomini di provate qualità civili e militari: nei primi anni erano stati derisi, respinti e sbeffeggiati dai patrizi

Poi alla fine avevano smesso di esporsi agli insulti

Non vedevano perché non si dovesse abrogare quella legge che assicurava un diritto che non avrebbe mai potuto realizzarsi; certo per loro sarebbe stato meno vergognoso venir esclusi per l'ingiustizia della legge e non perché giudicati indegni

36 Discorsi di questo genere, ascoltati con viva partecipazione, spinsero alcuni a candidarsi al tribunato militare e a promettere che una volta eletti avrebbero presentato questa o quella proposta a favore della plebe

Si faceva balenare la speranza di distribuire l'agro pubblico, di fondare colonie, di erogare per la paga dei soldati una somma ottenuta imponendo un tributo ai possessori di terre
Captatum deinde tempus ab tribunis militum, quo per discessum hominum ab urbe, cum patres clandestina denuntiatione revocati ad diem certam essent, senatus consultum fieret absentibus tribunis plebi ut quoniam Volscos in Hernicorum agros praedatum exisse fama esset, ad rem inspiciendam tribuni militum proficiscerentur consulariaque comitia haberentur

Profecti Ap Claudium, filium decemviri, praefectum urbis relinquunt, impigrum iuvenem et iam inde ab incunabulis imbutum odio tribunorum plebisque

Tribuni plebi nec cum absentibus iis qui senatus consultum fecerant, nec cum Appio, transacta re, quod contenderent, fuit

Creati consules sunt C Sempronius Atratinus Q Fabius Vibulanus
I tribuni militari, allora, atteso il momento in cui molta gente era via dalla città, dopo aver convocato i senatori con un avviso segreto per una data stabilita, in assenza dei tribuni della plebe, fecero emanare dal senato un decreto in base al quale, giacché circolava voce che i Volsci avevano saccheggiato il territorio degli Ernici, i tribuni militari dovevano andare a controllare la situazione, e si dovevano tenere i comizi per le elezioni dei consoli

I tribuni partirono lasciando come prefetto della città Appio Claudio, figlio del decemviro, un uomo molto energico e, fin dalla culla, imbevuto di odio verso i tribuni della plebe

Così i tribuni della plebe non poterono protestare né contro i promotori del decreto del senato, perché erano assenti, né contro Appio, perché ormai la cosa era approvata

37 Furono eletti consoli Gaio Sempronio Atratino e Quinto Fabio Vibulano

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Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 16 - 31
Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 16 - 31

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 16 - 31

Peregrina res, sed memoria digna traditur eo anno facta, volturnum, Etruscorum urbem, quae nunc Capua est, ab Samnitibus captam, Capuamque ab duce eorum Capye vel, quod propius vero est, a campestri agro appellatam

Cepere autem, prius bello fatigatis Etruscis, in societatem urbis agrorumque accepti, deinde festo die graues somno epulisque incolas veteres novi coloni nocturna caede adorti

His rebus actis, consules ii, quos diximus, idibus Decembribus magistratum occepere
In quell'anno, a quanto si dice, accadde un episodio che, pur riguardando un paese straniero, merita ugualmente di essere menzionato: Volturno, la città etrusca oggi nota come Capua, cadde in mano dei Sanniti e fu chiamata Capua dal loro comandante Capi o, com'è più probabile, dal terreno pianeggiante in cui si trova

I Sanniti la presero dopo esser stati in un primo tempo invitati dagli Etruschi, stremati dalla guerra, a dividere con loro i benefici della cittadinanza e la proprietà delle terre; poi, nella notte successiva a un giorno di festa, i nuovi coloni assalirono i vecchi abitanti immersi nel sonno dopo le gozzoviglie, e li massacrarono

I consoli sopra menzionati entrarono in carica alle idi di dicembre, dopo che erano avvenuti questi fatti
Iam non solum qui ad id missi erant rettulerant imminere Volscum bellum, sed legati quoque ab Latinis et Hernicis nuntiabant non ante unquam Volscos nec ducibus legendis nec exercitui scribendo intentiores fuisse; volgo fremere aut in perpetuum arma bellumque obliuioni danda iugumque accipiendum, aut iis cum quibus de imperio certetur, nec virtute nec patientia nec disciplina rei militaris cedendum esse

Haud uana attulere; sed nec perinde patres moti sunt

Et C Sempronius cui ea prouincia sorti evenit tamquam constantissimae rei fortunae fretus, quod victoris populi adversus victos dux esset omnia temere ac neglegenter egit, adeo ut disciplinae Romanae plus in Volsco exercitu quam in Romano esset

Ergo fortuna, ut saepe alias, virtutem est secuta
Ormai, non soltanto gli uomini che erano stati inviati per informarsi erano già ritornati con la notizia che i Volsci erano sul piede di guerra, ma anche gli ambasciatori di Latini ed Ernici riferivano che mai i Volsci, prima di allora, si erano tanto impegnati nella scelta dei comandanti e nell'arruolamento di un esercito; la gente continuava a dire che bisognava o dimenticare una volta per tutte le armi e la guerra sottomettendosi al giogo nemico, oppure non essere inferiori per valore, resistenza e disciplina militare a coloro con i quali si era in lotta per la supremazia

Le informazioni rispondevano a verità, ma i patrizi non le tennero nella dovuta considerazione

E Gaio Sempronio, a cui era toccata in sorte quella provincia, confidando nella costanza della fortuna, giacché guidava un popolo di vincitori contro dei vinti, dimostrò una sconsideratezza e un'incuria tali che vi era più disciplina nell'esercito volsco che in quello romano

Come spesso in altre occasioni, al valore si accompagnò la fortuna

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 06 - 10

Primo proelio, quod ab Sempronio incaute inconsulteque commissum est, non subsidiis firmata acie, non equite apte locato concursum est

Clamor indicium primum fuit quo res inclinatura esset, excitatior crebriorque ab hoste sublatus: ab Romanis dissonus, impar, segnius saepe iteratus prodidit pauorem animorum

Eo ferocior inlatus hostis urgere scutis, micare gladiis

Altera ex parte nutant circumspectantibus galeae, et incerti trepidant applicantque se turbae; signa nunc resistentia deseruntur ab antesignanis, nunc inter suos manipulos recipiuntur

Nondum fuga certa, nondum victoria erat; tegi magis Romanus quam pugnare; Volscus inferre signa, urgere aciem, plus caedis hostium videre quam fugae

All'inizio della battaglia, affrontata da Sempronio con leggerezza e imprudenza, si andò all'attacco senza aver rinforzato lo schieramento con le riserve e senza aver disposto opportunamente la cavalleria

Il primo indizio sugli esiti della battaglia fu l'urlo di guerra che si levò forte e continuo dalla parte dei nemici, confuso, ineguale e ripetuto fiaccamente da parte dei Romani; l'esercito, con quell'incerto grido, tradì la paura degli animi

Perciò il nemico si buttò all'assalto con ancora più accanimento, premendo con gli scudi e facendo lampeggiare le spade

Dall'altra parte, ondeggiano gli elmi dei soldati che si guardano attorno, e, non sapendo cosa fare, si agitano, si accalcano nel fitto della schiera; le insegne un po' restano sul posto abbandonate dai soldati della prima fila, un po' sono riportate nell'interno dei manipoli

Non era ancora una vera fuga, non era ancora una vittoria;i Romani, più che combattere, cercavano di proteggersi; i Volsci si buttavano all'assalto, premevano contro le truppe romane, ma vedevano più nemici morti che in fuga

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