Livio, Ab urbe condita: Libro 02 ; 11 - 24, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 02 ; 11 - 24

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02 ; 11 - 24
Apud veterrimos tamen auctores T Largium dictatorem primum, Sp Cassium magistrum equitum creatos invenio

Consulares legere; ita lex iubebat de dictatore creando lata

Eo magis adducor ut credam Largium, qui consularis erat, potius quam M Valerium Marci filium Volesi nepotem, qui nondum consul fuerat, moderatorem et magistrum consulibus appositum; quin si maxime ex ea familia legi dictatorem vellent, patrem multo potius M Valerium spectatae virtutis et consularem virum legissent

Creato dictatore primum Romae, postquam praeferri secures viderunt, magnus plebem metus incessit, ut intentiores essent ad dicto parendum; neque enim ut in consulibus qui pari potestate essent, alterius auxilium neque provocatio erat neque ullum usquam nisi in cura parendi auxilium
Tuttavia vedo che gli storici più antichi parlano di Tito Larcio come primo dittatore e di Spurio Cassio come maestro di cavalleria

Si propendeva per gli ex consoli: così prevedeva la legge presentata sull'elezione del dittatore

Proprio per questo motivo tendo personalmente a credere che come moderatore e mentore dei consoli venne scelto Larcio che era un ex console e non tanto Manio Valerio, figlio di Marco e nipote di Voleso, il quale console non lo era ancora stato; Se poi avessero voluto scegliere il dittatore proprio da quella famiglia, avrebbero dovuto nominare suo padre, Marco Valerio, uomo di specchiata virtù ed ex console

Dopo l'elezione del primo dittatore della storia di Roma, quando la gente lo vide preceduto dalle scuri, provò una paura tale da obbedire con più zelo alla sua parola; Infatti non era più possibile, come nel caso dei consoli, i quali dividevano equamente il potere, ricorrere o appellarsi al collega, né esisteva altra forma di comportamento che l'obbedienza scrupolosa
Sabinis etiam creatus Romae dictator, eo magis quod propter se creatum crediderant, metum incussit

Itaque legatos de pace mittunt

Quibus orantibus dictatorem senatumque ut veniam erroris hominibus adulescentibus darent, responsum ignosci adulescentibus posse, senibus non posse qui bella ex bellis sererent

Actum tamen est de pace, impetrataque foret si, quod impensae factum in bellum erat, praestare Sabini- id enim postulatum erat-in animum induxissent

Bellum indictum: tacitae indutiae quietum annum tenuere

[19] Consules Ser Sulpicius M' Tullius; nihil dignum memoria actum; T Aebutius deinde et C Vetusius

His consulibus Fidenae obsessae, Crustumeria capta; Praeneste ab Latinis ad Romanos descivit, nec ultra bellum Latinum, gliscens iam per aliquot annos, dilatum
Anche i Sabini furono presi dal panico quando seppero che a Roma era stato nominato un dittatore, tanto più perché credevano fosse stato nominato per causa loro

Quindi inviarono ambasciatori con proposte di pace

Quando questi chiesero al dittatore e al senato di perdonare l'errore commesso da dei giovani, fu loro risposto che ai giovani si poteva perdonare, ma non a degli adulti che continuavano a fomentare una guerra dopo l'altra

Tuttavia, si intavolarono trattative: la pace sarebbe stata garantita se i Sabini avessero acconsentito a indennizzare Roma per le spese di preparazione della guerra; questa fu la richiesta

Fu dichiarata guerra, ma un tacito accordo mantenne la pace per un anno

19 Consoli Servio Sulpicio e M Tullio: niente di notevole da segnalare; Quindi fu la volta di Tito Ebuzio e di Caio Vetusio

Durante il loro consolato Fidene fu assediata e Crustumeria conquistata; Preneste passò dai Latini ai Romani e non fu più possibile rimandare una guerra coi Latini dopo anni di tentennamenti
A Postumius dictator, T Aebutius magister equitum, magnis copiis peditum equitumque profecti, ad lacum Regillum in agro Tusculano agmini hostium occurrerunt, et quia Tarquinios esse in exercitu Latinorum auditum est, sustineri ira non potuit quin extemplo confligerent

Ergo etiam proelium aliquanto quam cetera gravius atque atrocius fuit

Non enim duces ad regendam modo consilio rem adfuere, sed suismet ipsi corporibus dimicantes miscuere certamina, nec quisquam procerum ferme hac aut illa ex acie sine volnere praeter dictatorem Romanum excessit

In Postumium prima in acie suos adhortantem instruentemque Tarquinius Superbus, quamquam iam aetate et viribus erat gravior, equum infestus admisit, ictusque ab latere concursu suorum receptus in tutum est
Aulo Postumio, dittatore, e Tito Ebuzio, maestro di cavalleria, si misero in marcia con un massiccio schieramento di fanti e cavalieri e incontrarono il nemico presso il lago Regillo, nel territorio di Muscolo; La notizia della presenza dei Tarquini tra le fila latine suscitò un'indignazione tale nei Romani da non poter rimandare ulteriormente lo scontro

Per questo la battaglia non ebbe precedenti quanto a ferocia e accanimento

Infatti i comandanti non si limitarono a dirigere le operazioni, ma si buttarono di persona nella mischia e quasi nessun membro dei due stati maggiori, salvo il dittatore romano, uscì indenne dallo scontro

Postumio era in prima linea a dirigere e incoraggiare i suoi uomini, quando Tarquinio il Superbo, nonostante l'età e il fisico indebolito, si lanciò al galoppo contro di lui, ma rimediò una ferita al fianco e riuscì a scamparla solo grazie all'intervento tempestivo dei suoi uomini

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Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47
Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 39 - 47

Et ad alterum cornu Aebutius magister equitum in Octavium Mamilium impetum dederat; nec fefellit veniens Tusculanum ducem, contraque et ille concitat equum

Tantaque vis infestis venientium hastis fuit ut brachium Aebutio traiectum sit, Mamilio pectus percussum

Hunc quidem in secundam aciem Latini recepere; Aebutius cum saucio brachio tenere telum non posset, pugna excessit

Latinus dux nihil deterritus volnere proelium ciet et quia suos perculsos videbat, arcessit cohortem exsulum Romanorum, cui L Tarquini filius praeerat

Ea quo maiore pugnabat ira ob erepta bona patriamque ademptam, pugnam parumper restituit
All'ala opposta dello schieramento, Ebuzio, il maestro di cavalleria, aveva attaccato Ottavio Mamilio; La manovra non era però sfuggita al comandante di Tuscolo il quale a sua volta gli si era lanciato contro al galoppo

L'urto delle loro lance fu così violento che Ebuzio rimase con un braccio trapassato e Mamilio fu colpito al petto

I Latini lo coprirono portandolo in seconda linea, mentre Ebuzio, che col braccio in quello stato non era più in grado di maneggiare un'arma, abbandonò il campo di battaglia

Il comandante latino, assolutamente noncurante della ferita, cercava di riaccendere lo scontro e, notando un cedimento dei suoi, fece intervenire il battaglione degli esuli romani gvidati da un figlio di Lucio Tarquinio

Il loro accanimento, raddoppiato dall'indignazione per la perdita della patria e dei beni, riuscì per un attimo a ristabilire la situazione
[20] Referentibus iam pedem ab ea parte Romanis, M Valerius Publicolae frater, conspicatus ferocem iuvenem Tarquinium ostentantem se in prima exsulum acie, domestica etiam gloria accensus ut cuius familiae decus eiecti reges erant, eiusdem interfecti forent, subdit calcaria equo et Tarquinium infesto spiculo petit

Tarquinius retro in agmen suorum infenso cessit hosti: Valerium temere inuectum in exsulum aciem ex transuerso quidam adortus transfigit, nec quicquam Equitis volnere equo retardato, moribundus Romanus labentibus super corpus armis ad terram defluxit

Dictator Postumius postquam cecidisse talem virum, exsules ferociter citato agmine inuehi, suos perculsos cedere animadvertit, cohorti suae, quam delectam manum praesidii causa circa se habebat, dat signum ut quem suorum fugientem viderint, pro hoste habeant
20 Mentre i Romani da quella parte erano già in piena ritirata, Marco Valerio, fratello di Publicola, vide che il giovane Tarquinio si stava esponendo nelle prime file degli esuli; infiammato dalla gloria della sua famiglia, e volendo che dopo l'onore di aver cacciato i re le toccasse ora anche quello di averli uccisi, spronò il cavallo e con la lancia in resta piombò su Tarquinio

Tarquinio per evitare la carica forsennata dell'avversario, si ritirò in mezzo ai compagni; Mentre Valerio stava piombando a testa bassa contro il battaglione degli esuli, uno di essi lo centrò lateralmente passandolo da parte a parte; La ferita del cavaliere non rallentò l'impeto del cavallo e il giovane romano franò a terra in fin di vita coperto dalle armi

Quando il dittatore Postumio si rese conto di una simile perdita e vide che gli esuli stavano caricando con una foga inaudita mentre i suoi iniziavano a perdere terreno, ordinò alla sua coorte (un nucleo speciale di uomini che gli faceva da guardia del corpo) di trattare alla stregua di nemici chiunque avesse visto fuggire

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Ita metu ancipiti versi a fuga Romani in hostem et restituta acies

Cohors dictatoris tum primum proelium iniit; integris corporibus animisque fessos adorti exsules caedunt

Ibi alia inter proceres coorta pugna

Imperator Latinus, ubi cohortem exsulum a dictatore Romano prope circumuentam vidit, ex subsidiariis manipulos aliquot in primam aciem secum rapit

Hos agmine uenientes T Herminius legatus conspicatus, interque eos insignem veste armisque Mamilium noscitans, tanto vi maiore quam paulo ante magister equitum cum hostium duce proelium iniit, ut et uno ictu transfixum per latus occiderit Mamilium et ipse inter spoliandum corpus hostis veruto percussus, cum victor in castra esset relatus, inter primam curationem exspirauerit
La doppia paura distolse così i Romani dalla fuga e li respinse contro il nemico, risollevando le sorti della battaglia

La coorte del dittatore entrò solo allora nel vivo della mischia: fresca com'era di forze e col morale intatto, piombò sugli esuli ormai sfiancati e li fece a pezzi

In quel momento ci fu un altro scontro fra i capi

Il comandante latino, vedendo che il battaglione degli esuli stava per essere circondato dal dittatore romano, prese con sé alcuni manipoli della riserva e si lanciò in prima linea

Tito Erminio, il comandante in seconda, li vide arrivare e riconobbe in mezzo a loro Mamilio, inconfondibile per la tenuta e per le armi che portava; Attaccò così il generale avversario con molta più forza di quanto non avesse fatto prima il maestro di cavalleria e lo uccise con un colpo solo trapassandolo da parte a parte; Nell'attimo in cui stava spogliandone il cadavere, fu però anche lui colpito da un'asta nemica; Trasportato al campo da vincitore, morì mentre gli venivano somministrate le prime cure
Tum ad equites dictator aduolat, obtestans ut fesso iam pedite descendant ex equis et pugnam capessant

Dicto paruere; desiliunt ex equis, provolant in primum et pro antesignanis parmas obiciunt

Recipit extemplo animum pedestris acies, postquam iuuentutis proceres aequato genere pugnae secum partem periculi sustinentes vidit

Tum demum impulsi Latini perculsaque inclinavit acies

Equiti admoti equi, ut persequi hostem posset; secuta et pedestris acies

Ibi nihil nec divinae nec humanae opis dictator praetermittens aedem Castori uovisse fertur ac pronuntiasse militi praemia, qui primus, qui secundus castra hostium intrasset; tantusque ardor fuit ut eodem impetu quo fuderant hostem Romani castra caperent

Hoc modo ad lacum Regillum pugnatum est

Dictator et magister equitum triumphantes in urbem rediere
Allora il dittatore, vedendo che i fanti erano sfiniti, vola in direzione dei cavalieri e li invita a smontare da cavallo e a gettarsi nella mischia

Obbediscono alla consegna: saltano a terra, si precipitano in prima linea e riparano gli antesignani coi loro scudi

Il morale dei fanti, vedendo che il meglio dei giovani nobili combatteva alla loro stregua e ne condivideva i rischi, riprende sùbito coraggio

Soltanto allora l'urto dei Latini fu contenuto e la loro linea di battaglia si disunì perdendo terreno

I cavalieri rimontarono in sella per lanciarsi all'insegvimento del nemico; La fanteria dietro

In quel momento, si narra che il dittatore, per non trascurare alcun aiuto divino o umano, dedicò un tempio a Castore e promise dei premi ai primi due soldati che fossero entrati nell'accampamento nemico; I Romani si lanciarono con una foga tale che con un unico assalto sbaragliarono il nemico e ne conquistarono il campo

Così andarono le cose al lago Regillo

Il dittatore e il maestro di cavalleria tornarono a Roma in trionfo

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[21] Triennio deinde nec certa pax nec bellum fuit

Consules Q Cloelius et T Larcius, inde A Sempronius et M Minucius

His consulibus aedis Saturno dedicata, Saturnalia institutus festus dies

A deinde Postumius et T Verginius consules facti

Hoc demum anno ad Regillum lacum pugnatum apud quosdam invenio; A Postumium, quia collega dubiae fidei fuerit, se consulatu abdicasse; dictatorem inde factum

Tanti errores implicant temporum, aliter apud alios ordinatis magistratibus, ut nec qui consules secundum quos, nec quid quoque anno actum sit, in tanta vetustate non rerum modo sed etiam auctorum digerere possis

Ap Claudius deinde et P Servilius consules facti

Insignis hic annus est nuntio Tarquini mortis
21 I tre anni successivi non furono caratterizzati né dalla stabilità della pace né dalla guerra

Prima furono consoli Quinto Clelio e Tito Larcio, poi Aulo Sempronio e Marco Minucio

Durante il consolato di questi ultimi venne consacrato il tempio di Saturno e istituita la festività dei Saturnali

I consoli successivi furono Aulo Postumio e Tito Verginio

Vedo che alcuni autori collocano la battaglia del lago Regillo solo in questa data e sostengono che Aulo Postumio, diffidando apertamente del proprio collega, avrebbe rinunciato alla carica e sarebbe quindi stato eletto dittatore

Visto che ogni storico adotta un criterio arbitrario in materia di cronologie e di liste di magistrati, ne consegue che è quasi impossibile riferire con esattezza la successione dei consoli e le date degli eventi, quando non solo i fatti ma anche gli autori stessi sono avvolti nelle nebbie del passato

I consoli successivi furono Appio Claudio e Publio Servilio

Fu un anno memorabile per l'annuncio della morte di Tarquinio
Mortuus Cumis, quo se post fractas opes Latinorum ad Aristodemum tyrannum contulerat

Eo nuntio erecti patres, erecta plebes; sed patribus nimis luxuriosa ea fuit laetitia; plebi, cui ad eam diem summa ope inservitum erat, iniuriae a primoribus fieri coepere

Eodem anno Signia colonia, quam rex Tarquinius deduxerat, suppleto numero colonorum iterum deducta est

Romae tribus una et viginti factae

Aedes Mercuri dedicata est idibus Maiis

[22] Cum Volscorum gente Latino bello neque pax neque bellum fuerat; nam et Volsci comparaverant auxilia quae mitterent Latinis, ni maturatum ab dictatore Romano esset, et maturavit Romanus ne proelio uno cum Latino Volscoque contenderet

Hac ira consules in Volscum agrum legiones duxere
Questi si spense a Cuma, alla corte del tiranno Aristodemo che lo aveva accolto dopo la disfatta delle forze latine

La notizia entusiasmò tanto il senato quanto la plebe; I senatori, però, esagerarono nelle loro manifestazioni di giubilo e la plebe, fino a quel giorno fatta oggetto di ogni premurosa attenzione, cominciò a subire il potere soffocante del patriziato

Quello stesso anno, la colonia di Signa, voluta da Tarquinio, venne rifondata con l'invio di un nuovo contingente di coloni

A Roma il numero delle tribù fu portato a ventuno

Il quindici di maggio fu consacrato il tempio di Mercurio

22 Con i Volsci non c'era stata, durante la guerra latina, né pace né aperta ostilità; Infatti sia i Volsci avevano messo insieme dei rinforzi armati che avrebbero inviato ai Latini se il dittatore romano non avesse accelerato le operazioni, sia quest'ultimo le accelerò per non doversi trovare a combattere contemporaneamente con Volsci e Latini

Indignati per questo comportamento, i consoli spinsero le legioni nel territorio dei Volsci

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Volscos consilii poenam non metuentes necopinata res perculit; armorum immemores obsides dant trecentos principum a Cora atque Pometia liberos

Ita sine certamine inde abductae legiones

Nec ita multo post Volscis levatis metu suum rediit ingenium

Rursus occultum parant bellum, Hernicis in societatem armorum adsumptis

Legatos quoque ad sollicitandum Latium passim dimittunt; sed recens ad Regillum lacum accepta cladis Latinos ira odioque eius, quicumque arma suaderet, ne ab legatis quidem violandis abstinvit; comprehensos Volscos Romam duxere

Ibi traditi consulibus indicatumque est Volscos Hernicosque parare bellum Romanis
E i Volsci, non potendo prevedere una spedizione punitiva così immediata, furono presi alla sprovvista; Senza nemmeno abbozzare una reazione, consegnano come ostaggi trecento rampolli dell'aristocrazia di Cora e Pomezia

Così le legioni lasciarono il paese senza combattimenti

Ma non molto tempo dopo, i Volsci, una volta ripresisi dalla paura, tornano al loro comportamento abituale

Si alleano militarmente con gli Ernici e fanno di nuovo preparativi segreti per la guerra

Mandano anche degli emissari qua e là per il Lazio a istigarne le popolazioni alla ribellione; Ma i Latini, dopo la disfatta del lago Regillo, avevano un solo sentimento nei confronti di chi avanzava proposte di guerra: l'odio più esasperato; Quindi non ebbero rispetto nemmeno per gli ambasciatori dei Volsci: li arrestarono e li portarono a Roma

Lì, dopo averli consegnati ai consoli, denunciarono i preparativi di guerra che Volsci ed Ernici stavano effettuando col progetto di aggredire Roma

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