Nella mitologia, oltre che dea della caccia, Diana era incarnazione della castità. La purezza verginale, l'austerità dei costumi e il pudore violato dal voyeurismo di Atteone potevano essere resi proprio sfruttando il tema della toeletta della dea
il pittore si dimostra interessato al problema della nudità, che all'epoca iniziava a essere percepita con imbarazzo, e nel quadro condanna Il voyeurismo, al quale tuttavia paradossalmente invita lo spettatore con la sua generosa rappresentazione. Il quadro, povero di avvenimenti, appare decisamente pudico. la ninfa seminuda che vi compare è girata di spalle. Nella tela sono raffigurati pochi personaggi:
- la dea, riconoscibile dal diadema con la falce di luna, siede insieme a due compagne su una roccia per riposarsi dopo la caccia
- in un secondo piano una ninfa in abito scuro osserva attenta, quasi apatica
- un'altra ninfa è impegnata nell'atto quasi rituale di lavare i piedi a Diana