L'uomo romano è spronato fin dall'infanzia ad essere un dominatore e a imporsi ovunque possibile. Tanto in guerra quanto in politica e in società, ma soprattutto in famiglia. Tra le quattro mura domestiche l'uomo era il padrone assoluto, con potere persino di vita e di morte su moglie, figli e schiavi.
Perché dunque essere bisessuale? La mentalità dell'uomo romano era di essere un vincente e di imporre la sua volontà su tutti:
- sui popoli nemici con le armi e le leggi
- sugli altri romani con la ricchezza o lo status sociale
- su persone di rango inferiore anche con la sessualità. La virilità era uno strumento per dimostrare la superiorità e per sottomettere gli altri (uomini, donne e ragazzi)
In epoca romana la sessualità dell'uomo era prepotente, arrogante, per non dire predatoria. Mai e poi mai un uomo romano in campo sessuale doveva essere sottomesso. Ed ecco perché i romani avevano l'abitudine di sodomizzare i nemici sconfitti. Non solo loro, c'era l'abitudine di sodomizzare anche gli schiavi di casa e gli ex schiavi, i liberti, che anche se liberi mantenevano un rapporto di subordinazione con il loro ex padrone.
Quindi i romani crescevano i figli maschi per farli diventare bisessuali, non per il piacere, ma per motivi politici e culturali; in una parola: per imporre il potere. Tuttavia molti romani erano dolci e premurosi ed erano eterosessuali a tutti gli effetti. Sempre secondo questa logica etica-sociale, nei rapporti con un'altra donna, l'uomo non doveva mai fare sesso orale, perché si sarebbe sottomesso alla donna sia nella posizione sia nel dare piacere. Era chiaro che la società romana aveva un'impronta fortemente maschilista