Il corvo: il processo di svalutazione di un uccello celebrato nei miti

il corvo: il processo di svalutazione di un uccello celebrato nei miti

Uccello celebrato nei miti di tutta Europa, nel corso dei secoli il corvo ha conosciuto un processo di svalutazione. Mentre l'antichità greco-romana ne elogiava la saggezza, l'intelligenza, la memoria e il dono della profezia, il cristianesimo medievale lo dipinge come un uccello empio e i Padri della Chiesa gli riservano un posto speciale nel bestiario del demonio

il corvo rappresenta ora il peccatore, reso nero dal fango delle proprie colpe, ora l'incarnazione stessa del diavolo e di tutte le forze del male.

In epoca moderna la cattiva fama del corvo prende forma nelle favole, nei proverbi, nella lingua e nel lessico:

  • animale dal grido luttuoso
  • uccello del malaugurio
  • delatore
  • personificazione della malvagità
  • temuto perchè associato all'inverno, alla rovina, alla desolazione e alla morte

IL MESSAGGERO DEGLI DEI

in Europa furono molte le società antiche che venerarono il corvo. Era l'uccello solare per antonomasia, il creatore del mondo, il messaggero degli dei, la guida delle anime nelle tenebre, colui che tutto vedeva, sentiva, presagiva. Inoltre era considerato l'antenato di alcuni popoli, e in quanto tale era oggetto di diversi culti, riti, divieti o pratiche feticistiche. In Europa le mitologie recano traccia di questa antica condizione primordiale dell'uccello e questo vale per i Celti e gli Slavi così come i Germani.

La mitologia greca, invece, è più sfumata. Se da una parte il corvo è l'attributo di diverse divinità, dall'altra la sua personalità appare spesso ambivalente, per non dire ambigua. Il corvo è al contempo intelligente e vanitoso, perspicace e attaccabrighe, omnisciente e loquace. Una volubilità che si rispecchia nella trasformazione del suo piumaggio, che in principio era bianco e sarebbe diventato nero per effetto dell'arroganza e dell'insolenza dell'animale. Con i sui continui sbeffeggiamenti l'uccello avrebbe infastidito gli dei, e per punizione avrebbe perduto il suo colore originario

IL CORVO E LA COLOMBA NEL DILUVIO UNIVERSALE

Per il medioevo cristiano, il retaggio di un paganesimo favorevole al corvo ha poco peso rispetto a quello della Bibbia, che gli è decisamente ostile. Ne consegue una simbologia negativa che persisterà per quasi due millenni. La fonte prima è nel libro della Genesi, più in particolare nell'episodio del Diluvio Universale: dopo che si è placata la tempesta, Noè sceglie il corvo come messaggero e lo manda a vedere se le acque hanno cominciato a ritirarsi; ma invece di riferire la bella notizia, l'uccello si attarda per cibarsi di cadaveri. Questo atteggiamento egoista e necrofago attira su di lui la maledizione divina, e per un tempo lunghissimo lo farà annoverare fra gli animali più viziosi.

D'altronde, le sue piume nere non sono forse il segno di una natura malvagia? Il corvo preferisce allontanarsi da Dio, nascondersi sotto il piumaggio scuro e vivere nelle tenebre. Benchè più avanti nell'Antico Testamento, compaia un corvo benefico e nutritore, non basta per rivalutare la simbologia dell'uccello nero. Che è quasi interamente negativa e tale resterà fino all'era contemporanea.

Noè fa uscire due volte una colomba, che alla fine torna con un ramo d'ulivo nel becco. Noè lo interpreta come un segno che le acque si sono prosciugate e si può scendere a terra. Quando l'arca si posa sul monte Ararat gli animali ritrovano la libertà, escono a due a due e cominciano a moltiplicarsi.

Il corvo che aveva preferito divorare la carne dei cadaveri, invece di annunciare la buona novella viene maledetto, e con lui tutta la sua discendenza. La colomba al contrario, è lodata e santificata

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Demiurgo omnisciente, al quale si attribuivano un intelligenza superiore e il dono della divinazione, il corvo era stato consigliere di Odino per gli scandinavi e attributo di Wotan per i Germani. In tutta Europa si era venerato questo uccello chiaroveggente, scaltro e minaccioso al tempo stesso. Era l'emblema tutelare delle tribù e dei clan, il protettore dei marinai e dei guerrieri: prima della battaglia, alcuni di loro non esitavano a mangiarne la carne o a berne il sangue, pur di ricevere il suo aiuto nella mischia del combattimento. Ancora più del suo sinistro piumaggio o della sua voce sepolcrale, erano state queste credenze questi riti orripilanti, a volte associati a vere e proprie forme di idolatria, a spaventare i missionari che si avventuravano nell'est e nel nord europei per tentare di evangelizzare popoli ancora estranei alla religione cristiana

A partire dall'ottavo secolo, dunque, la chiesa dichiarò guerra a questo uccello fin troppo venerato, una guerra che non durò pochi decenni ma diversi secoli, poiché si trattava di combattere superstizioni e pratiche che risalivano alla notte dei tempi. Per portarla felicemente a termine, missionari, prelati, chierici e teologi fecero ricorso a diverse strategie e, utilizzate assieme o separatamente.

  1. La prima consistette semplicemente nell'eliminare il maggior numero possibile di corvi, prescrivendone veri e propri massacri soprattutto nei paesi germanici
  2. la seconda, basata sulla Bibbia e sugli scritti dei Padri, fece dell'uccello nero l'incarnazione di svariati vizi e gli attribuisce un ruolo importante nell'ambito del bestiario infernale

Infine, dopo aver demonizzato e soggiogato il corvo, la chiesa cercò nell'emblematologia e nell'insignologia bellica di sostituirlo con l'aquila

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