Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 230-273

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 230-273

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 230-273
[230] Quorsus igitur haec spectat oratio

Quae sit illa vis et unde sit intellegendum puto

[231] Non est certe nec cordis nec sanguinis nec cerebri nec atomorum; animae sit ignisne nescio, nec me pudet ut istos fateri nescire quod nesciam; illud, si ulla alia de re obscura adfirmare possem, sive anima sive ignis sit animus, eum iurarem esse divinum

[232] Quid enim

Obsecro te, terrane tibi hoc nebuloso et caliginoso caelo aut sata aut concreta videtur tanta vis memoriae

Si quid sit hoc, non vides, at quale sit vides; si ne id quidem, at quantum sit profecto vides

[233] Quid igitur

Utrum capacitatem aliquam in animo putamus esse quo tamquam in aliquod vas ea quae meminimus infundantur

Absurdum id quidem
[230] Dunque a che cosa mira questo discorso

Ritengo che bisogna capire quale sia la sua natura e da dove provenga la facoltà della memoria

[231] Certamente essa non appartiene né al cuore né al sangue né al cervello né agli atomi; non so se abbia attinenza con il soffio o con il fuoco, né mi vergogno come costoro di non saper spiegare ciò che non so; quello che potrei giurare se osassi esprimermi riguardo un argomento oscuro, è che lanima, soffio o fuoco che sia, è divina

[232] Che cosa allora

Ti prego, ti sembra possibile che limportante facoltà della memoria si sia generata o formata dalla terra, sotto questo cielo nuvoloso e pieno di foschia

Se non vedi cosa sia la natura, ne vedi almeno i caratteri; se non distingui neanche questi, vedi certamente quanto questa sia grande

[233] E allora

Pensiamo forse che nellanima ci sia una certa capacità dove si versano come in un vaso le cose che ricordiamo

Questo è veramente assurdo
[234] Qui enim fundus aut quae talis animi figura intellegi potest aut quae tanta omnino capacitas

An imprimi quasi ceram animus putamus, et esse memoriam signatarum rerum in mente vestigia

Quae possunt verborum, quae rerum ipsarum esse vestigia, quae porro tam immensa magnitudo, quae illa tam multa possit effingere

Quid

Illa vis quae tandem est, quae investigat occulta, quae inventio atque cogitatio dicitur

[235] Ex hacne tibi terrena mortalique natura et caduca concreta ea videtur, aut qui primus, quod summae sapientiae Pythagorae visum est, omnibus rebus imposuit nomina, aut qui dissipatos homines congregavit et ad societatem vitae convocavit, aut qui sonos vocis, qui infiniti videbantur, paucis litterarum notis terminavit, aut qui errantium stellarum cursus, praegressiones, institiones notavit
[234] Infatti quale fondo o quale aspetto o in generale quale grande capacità si può immaginare per unanima di tal genere

Pensiamo forse che lanima, come la cera, rileva le impronte, e che la memoria consista nelle tracce delle cose segnate dalla mente

Quali tracce possono essere delle parole, quali delle stesse cose, inoltre quale dimensione tanto grande può riprodurre tante immagini

E allora

Infine qual è quella facoltà che ricerca le cose nascoste, che è nominata invenzione o immaginazione

[235] Ti sembra possibile che questa facoltà sia costituita di questa natura terrena e mortale e perciò caduca, o colui che per primo diede i nomi a tutte le cose, unopera questa, che a Pitagora sembrò di grandissima sapienza, o colui che riunì tutti gli uomini dispersi e li chiamò alla vita sociale, o colui che definì con pochi segni dellalfabeto i suoni della voce, che sembravano infiniti, o colui che osservò le orbite dei pianeti erranti, le anticipazioni e le soste
Omnes magni, etiam superiores, qui fruges, qui vestitum, qui tecta, qui cultum vitae, qui praesidia contra feras invenerunt, a quibus mansuefacti et exculti a necessariis artificiis ad elegantiora defluximus

[236] Nam et auribus oblectatio magna parta est inventa et temperata varietate et natura sonorum, et astra suspeximus cum ea quae sunt infixa certis locis, tum illa non re, sed vocabulo errantia; quorum conversiones omnisque motus qui animo vidit, is docuit similem animum suum eius esse, qui ea fabricatus esset in caelo

[237] Nam cum Archimedes lunae, solis, quinque errantium motus in sphaeram inligavit, effecit idem, quod ille qui in Timaeo mundum aedificavit, Platonis deus, ut tarditate et celeritate dissimillimos motus una regeret conversio
Tutti uomini grandi, come anche i loro predecessori, che scoprirono la coltivazione, i vestiti, le abitazioni, la cultura della civiltà, i rimedi contro gli animali selvatici; grazie a loro noi, domati e inciviliti, passammo dalle arti indispensabili a quelle più raffinate

[236] Infatti un grande diletto per le nostre orecchie è stato procurato sia dalla scoperta della natura dei suoni sia dalla loro combinazione armoniosa, e osservammo anche le stelle, sia quelle che sono collocate in punti precisi, sia quelle erranti non nei fatti, ma nella definizione; chi vide con lanima le loro rivoluzioni e tutti i loro moti, dimostrò che la sua anima era identica a quella di colui che le aveva costruite nel cielo

[237] Infatti, quando Archimede vincolò in una sfera i movimenti della luna, del sole, dei cinque pianeti erranti, ottenne lo stesso risultato di colui che nel Timeo costruì luniverso, il dio di Platone, affinché ununica rivoluzione governasse movimenti molto diversi fra loro per lentezza e velocità

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 05; 101-110

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 05; 101-110

[238] Quod si in hoc mundo fieri sine deo non potest, ne in sphaera quidem eosdem motus Archimedes sine divino ingenio potuisset imitari

[239] Mihi vero ne haec quidem notiora et inlustriora carere vi divina videntur, ut ego aut poëtam grave plenumque carmen sine caelesti aliquo mentis instinctu putem fundere, aut eloquentiam sine maiore quadam vi fluere abundantem sonantibus verbis uberisque sententiis

[240] Philosophia vero, omnium mater artium, quid est aliud nisi, ut Plato, donum, ut ego, inventum deorum

Haec nos primum ad illorum cultum, deinde ad ius hominum quod situm est in generis humani societate, tum ad modestiam magnitudinemque animi erudivit, eademque ab animo tamquam ab oculis caliginem dispulit, ut omnia supera infera, prima ultima media videremus
[238] Se non è possibile che ciò avvenga in questo mondo senza lintervento di dio, certamente neppure nella sua sfera Archimede avrebbe potuto imitare gli stessi movimenti senza unintelligenza divina

[239] A me veramente neppure le arti più conosciute e più illustri sembrano essere prive di una forza divina, infatti io non credo che un poeta componga una poesia solenne e compiuta senza unispirazione divina della mente, o che leloquenza si diffonda abbondante di parole armoniose e di frasi feconde senza una forza superiore

[240] La filosofia poi, madre di tutte le arti, che altro è se non un dono, come dice Platone, o uninvenzione degli dèi, come la definisco io

Essa ci educò prima al loro culto, poi al diritto degli uomini che è situato nella convivenza del genere umano, infine alla misura e alla grandezza danimo, ed essa stessa disperse la nebbia dallanima così come dagli occhi, affinché vedessimo tutte le cose in alto, in basso, allinizio, alla fine, in mezzo
[241] Prorsus haec divina mihi videtur vis, quae tot res efficiat et tantas

[242] Quid est enim memoria rerum et verborum

Quid porro inventio

Profecto id, quo ne in deo quidem quicquam maius intellegi potest

[243] Non enim ambrosia deos aut nectare aut Iuventate pocula ministrante laetari arbitror, nec Homerum audio, qui Ganymeden ab dis raptum ait propter formam, ut Iovi bibere ministaret, non iusta causa, cur Laomedonti tanta fieret iniuria

[244] Fingebat haec Homerus et humana ad deos transferebat; divina mallem ad nos

[245] Quae autem divina

Vigere, sapere, invenire, meminisse

[246] Ergo animus quoque, ut ego dico, divinus est, ut Euripides dicere audet, deus, et quidem, si deus aut anima aut ignis est, idem est animus hominis
[241] Davvero divina mi sembra questa forza, che produce tanti e tanto grandi risultati

[242] Infatti che cosè la memoria delle cose e delle parole

Che cosè inoltre linvenzione

Certamente ciò di cui non si può concepire nulla di più grande neppure nella divinità

[243] Infatti non credo che gli dèi trovino diletto nellambrosia o nel nettare o nello spettacolo di Giovinezza che riempie i calici, né ascolto Omero, che racconta che Ganimede, il quale fu rapito dagli dèi per la sua bellezza, affinché servisse da bere a Giove, senza una valida ragione, per cui a Laomedonte fosse stata fatta unoffesa tanto grave

[244] Omero inventava queste vicende e attribuiva agli dèi le sembianze umane; preferirei che attribuisse a noi quelle divine

[245] Ma quali sono le facoltà divine

Avere vigore, sapere, inventare, ricordare

[246] Dunque anche lanima, come dico io, è divina, come osa dire Euripide, è un dio, e certamente, se dio è soffio o fuoco, lo stesso è lanima delluomo

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[247] Nam ut illa natura caelestis et terra vacat et umore, sic utriusque harum rerum humanus animus est expers

[248] Sin autem est quinta quaedam natura, ab Aristotele inducta primum, haec et deorum est et animorum

[249] Hanc nos sententiam secuti his ipsis verbis in Consolatione [hoc] expressimus: [250] Animorum nulla in terris origo inveniri potest

[251] Nihil enim est in animis mixtum atque concretum, aut quod ex terra natum atque fictum esse videatur, nihil ne aut umidum quidem aut flabile aut igneum

[252] His enim in naturis nihil inest, quod vim memoriae, mentis, cogitationis habeat, quod et praeterita teneat et futura provideat et complecti possit praesentia, quae sola divina sunt nec invenietur umquam unde ad hominem venire possint nisi a deo

[253] Singularis est igitur quaedam natura atque vis animi seiuncta ab his visitatis notisque naturis
[247] Infatti come quella natura celeste è priva di terra e di acqua, così lanima umana è priva di entrambe queste sostanze

[248] Se invece esiste una sorta di quinta sostanza, menzionata per la prima volta da Aristotele, questa è sia degli dèi che delle anime

[249] Condividendo questa teoria, ho esposto ciò nella Consolazione con queste stesse parole: [250] Lorigine dellanima non si può trovare sulla terra

[251] Infatti nellanima non cè nulla di mescolato e composto, o che sembri nato e formato da materia terrena, neppure nulla di acqueo, aereo o igneo

[252] Infatti in queste sostanze, non cè nulla che abbia le caratteristiche della memoria, della mente, del pensiero, che conservi il passato, preveda il futuro e possa abbracciare il presente; queste facoltà sono esclusivamente divine né si troverà mai da dove possano giungere alluomo se non dalla divinità

[253] Dunque esiste una natura e una qualità caratteristica solo dellanima, diversa da questi elementi consueti e noti
[254] Ita, quicquid est illud quod sentit, quod sapit, quod vivit, quod viget, caeleste et divinum ob eamque rem aeternum sit necesse est

[255] Nec vero deus ipse qui intellegitur a nobis, alio modo intellegi potest nisi mens soluta quaedam et libera, segregata ab omni concretione mortali, omnia sentiens et movens ipsaque praedita motu sempiterno

[256] Hoc e genere atque eadem e natura est humana mens

[257] Ubi igitur aut qualis est ista mens

Ubi tua aut qualis

Potesne dicere

An, si omnia ad intellegendum non habeo, quae habere vellem, ne iis quidem quae habeo mihi per te uti licebit

Non valet tantum animus, ut se ipse videat

[258] At ut oculus, sic animus se non videns alia cernit
[254] Così, qualunque sia la sostanza che prova un sentimento, ha senno, vive, ha vigore, è necessariamente celeste e divina e perciò eterna

[255] Né invero la divinità stessa che è immaginata da noi, può essere intesa in altro modo se non come una sorta di spirito privo di legami e libero, separato da ogni aggregazione mortale, che sente e muove tutte le cose e fornito esso stesso di un movimento eterno

[256] Di questo genere e di questa medesima natura è lo spirito umano

[257] Dunque codesto spirito dovè e qual è la sua natura

Dove e comè il tuo

Potresti dirmelo

O, se per capire non ho tutti gli strumenti che vorrei avere, non mi permetterai di utilizzare neppure quelli che ho

Lanima non ha una forza sufficiente per vedere se stessa

[258] Ma come gli occhi, così lanima pur non vedendo se stessa, distingue le altre cose

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[259] Non videt autem, quod minimum est, formam suam (quamquam fortasse id quoque, sed relinquamus); vim certe, sagacitatem, memoriam, motum, celeritatem videt

[260] Haec magna, haec divina, haec sempiterna sunt

[261] Qua facie quidem sit, aut ubi habitet, ne quaerendum quidem est
[259] Ma non vede, ciò è una cosa di minima importanza, il suo aspetto (forse per quanto è possibile vede anche questo, ma tralasciamo); vede certamente la sua forza, la sagacia, la memoria, il moto, la velocità

[260] Queste sono le qualità grandi, divine, eterne

[261] Non è neppure necessario chiedersi quale sia precisamente il suo aspetto, o dove abiti
[262] Ut cum videmus speciem primum candoremque caeli, dein conversionis celeritatem tantam quantam cogitare non possumus, tum vicissitudines dierum ac noctium commutationesque temporum quadrupertitas ad maturitatem frugum et ad temperationem corporum aptas eorumque omnium moderatorem et ducem solem lunamque adcretione et deminutione luminis quasi fastorum notantem et significantem dies, tum in eodem orbe in duodecim partes distributo quinque stellas ferri eosdem cursus constantissime servantis disparibus inter se motibus nocturnamque caeli formam undique sideribus ornatam, tum globum terrae eminentem e mari, fixum in medio mundi universi loco, duabus oris distantibus habilitatem et cultum, quarum altera quam nos incolimus, sub axe posita ad stellas septem, unde horrifer Aquilonis stridor gelidas molitur nives, altera australis, ignota nobis, quam vocant Graeci antìchthona, ceteras partis incultas, quod aut frigore rigeant aut urantur calore; hic autem, ubi habitamus, non intermittit suo tempore caelum nitescere, arbores frondescere, vites laetificae pampinis pubescere, rami bacarum ubertate incurvescere, segetes largiri fruges, florere omnia, fontes scatere, herbis prata convestirieri, tum multitudinem pecudum partim ad vescendum, partim ad cultus agrorum, partim ad vehendum, partim ad corpora vestienda, hominemque ipsum quasi contemplatorem caeli ac deorum cultorem atque hominis utilitati agros omnis et maria parentia ; haec igitur et alia innumerabilia cum cernimus, possumusne dibitare, quin iis praesit aliquis vel effector, si haec nata sunt, ut Platoni videtur, vel, si semper fuerunt, ut Aristoteli placet, moderator tanti operis et muneris [262] Per esempio, quando osserviamo dapprima laspetto e la limpidezza del cielo, poi la velocità della sua rotazione, così elevata che non riusciamo a comprenderla, quindi lalternarsi dei giorni e delle notti e lavvicendarsi delle quattro stagioni in funzione della maturazione dei frutti e dellequilibrio dei corpi, e il sole, moderatore e guida di tutto ciò, e la luna che con laumento e la diminuzione della sua luce, quasi indica e designa i giorni del calendario, successivamente i cinque pianeti che si muovono nella stessa orbita divisa in dodici parti, mantenendo molto rigorosamente gli stessi percorsi nonostante le diverse velocità, e laspetto notturno del cielo, dappertutto lucente di stelle, o il globo della terra che emerge dal mare, fisso nel punto centrale delluniverso, con due zone abitabili e coltivate distanti fra loro, delle quali, una, quella dove noi abitiamo, è situata sotto il polo verso le sette stelle, da dove il sibilo di Aquilone scatena brividi e gelide nevi, laltra, è quella australe, a noi ignota, che i Greci chiamano antìchthon, mentre le restanti zone sono disabitate, o perché sono irrigidite dal freddo o perché sono bruciate dal calore; qui invece, dove abitiamo noi, a suo tempo vediamo il cielo risplendere, gli alberi verdeggiare, le viti rigogliose irrobustirsi con i pampini, i rami incurvarsi per il peso dei frutti, i campi donare le messi, tutto fiorire, le fonti zampillare, i prati ricoprirsi di erba, poi la moltitudine degli animali, destinati alcuni al nostro nutrimento, altri alla coltivazione dei campi, altri al trasporto, altri ancora a rivestire i nostri corpi, e luomo stesso come contemplatore del cielo e seguace degli dèi e tutti i campi e i mari della madrepatria al servizio delluomo; dunque quando ammiriamo queste e altre innumerevoli meraviglie, possiamo forse dubitare che le governi qualcuno, cioè un creatore, se esse hanno avuto unorigine, come sembra a Platone, o, se sono sempre esistite, come pensa Aristotele, un governatore di una costruzione e di unimpresa così grandiosa

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Sic mentem hominis, quamvis eam non videas, ut deum non vides, tamen, ut deum adgnoscis ex operibus eius, sic ex memoria rerum et inventione et celeritate motus omnique pulchritudine virtutis vim divinam mentis adgnoscito

[263] In quo igitur loco est

Credo equidem in capite et cur credam, adferre possum

[264] Sed alias, ubi sit animus; certe quidem in te est

[265] Quae est eius natura

Propria, puto, et sua

[266] Sed fac igneam, fac spirabilem; nihil ad id de quo agimus

[267] Illud modo videto, ut deum noris, etsi eius ignores et locum et faciem, sic animum tibi tuum notum esse oportere, etiamsi ignores et locum et formam
Così, anche se non vedi lo spirito delluomo, come non vedi la divinità, tuttavia, come riconosci la divinità dalle sue opere, così dalla memoria delle cose, dallinvenzione, dalla velocità del movimento e dalla bellezza di ogni sua qualità devi riconoscere la natura divina dello spirito

[263] Dunque in quale luogo si trova

Credo che indubbiamente si trovi nella testa e posso spiegare perché lo penso

[264] Ma dove si trova lanima lo diremo unaltra volta; comunque è certo che è in te

[265] Qual è la sua natura

una natura particolare, io credo, e solo sua

[266] Ma pensala di fuoco, pensala di aria; ciò non ha importanza per largomento di cui parliamo

[267] Devi considerare solo ciò, che come conosci la divinità, anche se ignori la sua sede e il suo aspetto, così è inevitabile che ti sia nota la tua anima, anche se ne ignori la sede e la forma

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