Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 188-229, pag 5

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 188-229

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 188-229
[221] Nam in illo libro qui inscribitur Menon, pusionem quendam Socrates interrogat quaedam geometrica de dimensione quadrati [221] Infatti in quel dialogo che è intitolato Menone, Socrate interroga un ragazzino sulla dimensione geometrica del quadrato
[222] Ad ea sic ille respondet ut puer, et tamen ita faciles interrogationes sunt, ut gradatim respondens eodem perveniat, quo si geometrica didicisset [222] Così a queste domande egli risponde come un ragazzino, e tuttavia le domande sono talmente facili che egli, rispondendo a ciascuna di seguito, arriva alle stesse conclusioni a cui sarebbe giunto se avesse studiato la geometria
[223] Ex quo effici volt Socrates ut discere nihil aliud sit nisi recordari [223] In base a ciò Socrate vuole dimostrare che imparare altro non è che ricordare

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 154-187

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 154-187

[224] Quem locum multo etiam accuratius explicat in eo sermone quem habuit eo ipso die quo excessit e vita; docet enim quemvis qui omnium rerum rudis esse videatur, bene interroganti respondentem declarare se non tum illa discere, sed reminiscendo recognoscere, nec vero fieri ullo modo posse, ut a pueris tot rerum atque tantarum insitas et quasi consignatas in animis notiones quas ennoìas vocant haberemus, nisi animus, ante quam in corpus intravisset, in rerum cognitione viguisset [224] Egli riprende molto più accuratamente anche questo punto in quel discorso che tenne nello stesso giorno in cui morì; infatti insegna che ogni persona che sembra essere ignorante in ogni campo, se interrogata correttamente, rispondendo dimostra che ciò che dice non lo sta imparando in quel momento, ma lo riconosce ricordando, e non è possibile in nessun modo che, fin da bambini, esistano nelle anime nozioni che possediamo innate e impresse quasi come un sigillo, che i Greci chiamano ennoìas, su tante cose così importanti, se lanima, prima di entrare nel corpo, non si fosse irrobustita nella conoscenza delle cose
[225] Cumque nihil esset, ut omnibus locis a Platone disseritur (nihil enim ille putat esse quod oriatur et intereat, idque solum esse quod semper tale sit quale est; idéan appellat ille, nos speciem), non potuit animus haec in corpore inclusus adgnoscere, cognita attulit; ex quo tam multarum rerum cognitionis admiratio tollitur [225] E se non esiste nulla, come è sostenuto da Platone in tutte le sue opere (infatti egli ritiene che non esista nulla che nasca e che muoia, e che solo ciò che è immutabile possa esistere; egli designa ciò con la parola idéa, mentre noi, in latino, diciamo species), lanima non ha potuto apprendere queste nozioni mentre era chiusa nel corpo, ma ha portato con sé delle conoscenze che già possedeva; da ciò è derivata tanta meraviglia per il numero elevato delle nostre conoscenze

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[226] Neque ea plane videt animus, cum repente in tam insolitum tamque perturbatum domicilium immigravit, sed cum se collegit atque recreavit, tum adgnoscit illa reminiscendo [226] Lanima non le vede chiaramente, quando entra velocemente nel domicilio tanto insolito e tanto caotico, ma le riconosce ricordando, quando ha raccolto le sue forze e ne ha ripreso possesso
[227] Ita nihil est aliud discere nisi recordari [227] Dunque imparare altro non è che ricordare

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[228] Ego autem maiore etiam quodam modo memoriam admiror [228] Io poi ammiro la memoria in una maniera anche maggiore
[229] Quid est enim illud quo meminimus aut quam habet vim aut unde natam [229] Infatti che cosè la facoltà che ci permette di ricordare, quale potenza ha e da dove ha tratto origine

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Non quaero quanta memoria Simonides fuisse dicatur, quanta Theodectes, quanta is qui a Pyrrho legatus ad senatum est missus, Cineas, quanta nuper Charmadas, quanta, qui modo fuit, Scepsius Metrodorus, quanta noster Hortensius; de communi hominum memoria loquor, et eorum maxume qui in aliquo maiore studio et arte versantur; quorum quanta mens sit difficile est existimare; ita multa meminerunt Non mi riferisco a casi di memoria eccezionale, che erano, a quanto si racconta, Simonide, Teodette, Cinea, colui che fu inviato da Pirro come ambasciatore al senato, o in tempi più vicini, Carmada, Metrodoro di Scepsi, che visse in anni recenti, o il nostro Ortensio; parlo della normale memoria degli uomini, e in particolare di quelli che si dedicano a studi e professioni di un certo rilievo; la loro memoria è così ampia che è difficile valutare le numerose cose che ricordano

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