Quae sunt omnia permagna, verum illud maximum: tanta religione obstricta tota provincia est, tanta superstitio ex istius facto mentis omnium Siculorum occupavit ut quaecumque accidant publice privatimque incommoda propter eam causam sceleris istius evenire videantur | Queste sono tutte importanti, ma la più importante è questa: tutta la provincia è così vincolata dalla religione, lanimo di tutti i Siciliani è occupato da una così viva apprensione superstizione dopo loperato di costui, che qualunque cosa succeda nella vita pubblica e privata, sembra che accada a causa del sacrilegio di costui |
[114] Audistis Centuripinos, Agyrinensis, Catinensis, Aetnensis, Herbitensis complurisque alios publice dicere quae solitudo esset in agris, quae vastitas, quae fuga aratorum, quam deserta, quam inculta, quam relicta omnia | [114] Avete ascoltato i Centuripini, gli abitanti di Agira, di Catania, di Etna, di Erbita, e di molte altre dire pubblicamente che desolazione ci sia nei campi, che squallore, che esodo degli agricoltori, che deserto, come tutto sia incolto, come tutto sia abbandonato |
Ea tametsi multis istius et variis iniuriis acciderunt, tamen haec una causa in opinione Siculorum plurimum valet, quod Cerere violata omnis cultus fructusque Cereris in iis locis interisse arbitrantur | Anche se quelle cose accaddero per le numerose e molteplici prepotenze di costui, tuttavia nel pensiero dei Siciliani, questa sola causa ha importanza per il fatto che credono che la violenza subita da Cerere abbia determinato nelle loro terre la completa rovina delle coltivazioni e dei cereali |
Medemini religioni sociorum, iudices, conservate vestram; neque enim haec externa vobis est religio neque aliena; quodsi esset, si suscipere eam nolletis, tamen in eo qui violasset sancire vos velle oporteret | O giudici, sanate le ferite date alla religione delgi alleati, e conservate la vostra; infatti questa religione non è a voi estranea o straniera; ma se lo fosse, se non voleste riconoscerla, tuttavia sarebbe opportuno voler punire colui che lha violata |
[115] Nunc vero in communi omnium gentium religione, inque iis sacris quae maiores nostri ab exteris nationibus adscita atque arcessita coluerunt,--quae sacra, ut erant re vera, sic appellari Graeca voluerunt,--neglegentes ac dissoluti si cupiamus esse, qui possumus | [115] Ora, trattandosi di un cullto comune a tutte le genti e di cerimonie sacre che i nostri antenati da paesi stranieri introdussero per poi adottarle e praticarle, le cui cerimonie, che erano vere, così che vollero essere chiamate di origine greca, in che modo possiamo dimostrarci insensibili e disimpegnati, se pure lo desiderassimo |
Vnius etiam urbis omnium pulcherrimae atque ornatissimae, Syracusarum, direptionem commemorabo et in medium proferam, iudices, ut aliquando totam huius generis orationem concludam atque definiam | Ricorderò, o giudici, il saccheggio della sola città più bella e più ricca di tutte, Siracusa, e ne voglio trattare per concludere una buona volta e definire il discorso di quale parte (è) |
Nemo fere vestrum est quin quem ad modum captae sint a Marcello Syracusae saepe audierit, non numquam etiam in annalibus legerit | Nessuno cè fra di voi, o quasi, che non abbia sentito parlare spesso delle vicende della presa di Siracusa, da parte di Marcello, ne avrete letto anche sugli annali |
Conferte hanc pacem cum illo bello, huius praetoris adventum cum illius imperatoris victoria, huius cohortem impuram cum illius exercitu invicto, huius libidines cum illius continentia: ab illo qui cepit conditas, ab hoc qui constitutas accepit captas dicetis Syracusas | Paragonate questa pace con quella guerra, lavvento di questo governatore con la vittoria di quel genrale, la masnada di cialtroni al seguito di costui con lesercito invincibile di quello, le passioni di questo e la condotta di quello; direte che la fondazione di Siracusa devessere fatta risalire al conquistatore, mentre la presa della città da colui che ricevette il governo in condizioni normali |