Cicerone, Filippiche: 01; 12-15

Cicerone, Filippiche: 01; 12-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 01; 12-15

[XII] Sed per deos immortalis

Te enim intuens, Dolabella, qui es mihi carissimus, non possum de utriusque vestrum errore reticere

Credo enim vos nobilis homines magna quaedam spectantis non pecuniam, ut quidam nimis creduli suspicantur, quae semper ab amplissimo quoque clarissimoque contempta est, non opes violentas et populo Romano minime ferendam potentiam, sed caritatem civium et gloriam concupivisse

Est autem gloria laus recte factorum magnorumque in rem publicam fama meritorum, quae cum optimi cuiusque, tum etiam multitudinis testimonio comprobatur

Dicerem, Dolabella, qui recte factorum fructus esset, nisi te praeter ceteros paulisper esse expertum viderem
[XII] Ma per gli dei immortali

Guardando te infatti, o Dolabella, che mi sei carissimo, non posso tacere lerrore di voi due

Ritengo infatti che voi nobili uomini che aspirate a grandi cose abbiate desiderato non il denaro, come sospettano alcuni troppo creduloni, denaro che sempre è stato disprezzato da ogni uomo rispettabilissimo e illustrissimo, non la potenza violenta ed il dominio che in nessun modo può essere sopportato dal popolo romano, ma lamore dei cittadini e la gloria

Ma la gloria è la lode delle azioni compiute rettamente e dei grandi meriti verso lo stato, che è approvata dalla testimonianza di ogni ottimo cittadino e anche della moltitudine

Direi, o Dolabella, quale sia il frutto delle azioni oneste se non vedessi che tu lhai provato per un poco sugli altri
Quem potes recordari in vita inluxisse tibi diem laetiorem quam cum expiato foro, dissipato concursu impiorum, principibus sceleris poena adfectis, urbe incendio et caedis metu liberata te domum recepisti

Cuius ordinis, cuius generis, cuius denique fortunae studia tum laudi et gratulationi tuae se non obtulerunt

Quin mihi etiam, quo auctore te in his rebus uti arbitrabantur, et gratias boni viri agebant et tuo nomine gratulabantur

Recordare, quaeso, Dolabella, consensum illum theatri, cum omnes earum rerum obliti propter quas fuerant tibi offensi significarent se beneficio novo memoriam veteris doloris abiecisse

Hanc tu, P Dolabella, - magno loquor cum dolore - hanc tu, inquam, potuisti aequo animo tantam dignitatem deponere
Quale giorno puoi ricordare che sia apparso per te più gioioso nella vita di quando purificato il foro, disperso laccorrere degli empi, colpiti i capi del misfatto, liberata la città dallincendio e dalla paura della strage ritornasti a casa

I sentimenti di quale ordine, di quale stirpe, infine di quale condizione non si offrono allora per la lode e il tuo rallegramento

Anzi a me, che come consigliere ritenevo che ti fossi servito di queste cose, e ottimi uomini rendevano grazie e a tuo nome si congratulavano

Ricorda, di grazia, o Dolabella, quel consenso del teatro, quando tutti dimentichi di quelle cose per le quali sono stati da te offesi dimostrarono di aver cancellato con il nuovo beneficio il ricordo del vecchio dolore

Tu, o Publio Dolabella, hai potuto deporre questa parlo con grande dolore dico, questa così grande dignità con animo sereno
[XIII] Tu autem, M Antoni, - absentem enim appello - unum illum diem quo in aede telluris senatus fuit non omnibus his mensibus quibus te quidam multum a me dissentientes beatum putant anteponis

Quae fuit oratio de concordia

Quanto metu senatus, quanta sollicitudine civitas tum a te liberata est cum conlegam tuum, depositis inimicitiis, oblitus auspiciorum a te ipso augure populi Romani nuntiatorum, illo primum die conlegam tibi esse voluisti; cum tuus parvus filius in Capitolium a te missus pacis obses fuit

Quo senatus die laetior, quo populus Romanus

Qui quidem nulla in contione umquam frequentior fuit

Tum denique liberati per viros fortissimos videbamur, quia, ut illi voluerant, libertatem pax consequebatur
[XIII] Tu poi, o Marco Antonio infatti chiamo te che sei assente non anteponi quellunico giorno in cui vi fu il senato nel tempio di Tellure a tutti questi mesi in cui alcuni dissentendo molto da me stimano te fortunato

Quale fu il discorso sulla concordia

Da quanto timore il senato, da quanta preoccupazione la città fu allora liberata da te, quando deposte le inimicizie, dimentico degli auspici da te stesso annunziati come augure del popolo Romano, in quel giorno per la prima volta volesti che il collega ti fosse collega, il tuo piccolo figlio fu mandato da te in Campidoglio ostaggio di pace

In quale giorno il senato fu più lieto, in quale il popolo Romano

Il quale in verità su mai più numeroso in nessuna assemblea

Allora infine sembravano liberati per mezzo di uomini fortissimi, poiché come quelli avevano voluto, la pace seguiva la libertà

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Cicerone, Filippiche: 10; 16-20
Cicerone, Filippiche: 10; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 10; 16-20

Proximo, altero, tertio, denique reliquis consecutis diebus non intermittebas quasi donum aliquod cotidie adferre rei publicae; maximum autem illud quod dictaturae nomen sustulisti

Haec inusta est a te, a te, inquam, mortuo Caesari nota ad ignominiam sempiternam

Ut enim propter unius M Manli scelus decreto gentis Manliae neminem patricium Manlium Marcum vocari licet, sic tu propter unius dictatoris odium nomen dictatoris funditus sustulisti

Num te, cum haec pro salute rei publicae tanta gessisses, fortunae tuae, num amplitudinis, num claritatis, num gloriae paenitebat

Unde igitur subito tanta ista mutatio

Non possum adduci ut suspicer te pecunia captum

Licet quod cuique libet loquatur, credere non est necesse

Nihil enim umquam in te sordidum, nihil humile cognovi
Il giorno seguente, il secondo, il terzo, infine negli altri giorni seguenti non tralasciavi di portare quasi ogni giorno un qualche dono allo stato; ma il più grande fu perché abolisti il nome della dittatura

Questo marchio fu da te imposto, alla morte di Cesare, dico, a perpetua vergogna

Infatti come a causa della colpa del solo Marco Manlio, per il decreto della gens Manlia, a nessun patrizio è lecito chiamarsi Manlio Marco, così tu per lodio di un solo dittatore cancellasti del tutto il nome di dittatore

Forse ti pentivi, avendo fatto queste cose così grandi per la salvezza dello stato, della tua fortuna, forse della dignità, forse dellonorabilità, forse della gloria

Da qui dunque un così grande cambiamento

Non posso essere indotto a sospettare che tu sia stato attratto dal denaro

lecito che ognuno dica ciò che gli piace, non è necessario crederlo

Non trovai infatti mai niente di spregevole in te, niente di basso
Quamquam solent domestici depravare non numquam; sed novi firmitatem tuam

Atque utinam ut culpam, sic etiam suspicionem vitare potuisses

[XIV] Illud magis vereor ne ignorans verum iter gloriae gloriosum putes plus te unum posse quam omnis et metui a civibus tuis quam diligi malis

Quod si ita putas, totam ignoras viam gloriae

Carum esse civem, bene de re publica mereri, laudari, coli, diligi gloriosum est; metui vero et in odio esse invidiosum, detestabile, imbecillum, caducum

Quod videmus etiam in fabula illi ipsi qui 'oderint, dum metuant' dixerit perniciosum fuisse

Utinam, M Antoni, avum tuum meminisses

De quo tamen audisti multa ex me eaque saepissime

Putasne illum immortalitatem mereri voluisse, ut propter armorum habendorum licentiam metueretur
Sebbene i familiari sono soliti talvolta corromperci , ma conosco la tua fermezza

E avresti potuto evitare come la colpa così anche il sospetto

[XIV] Questo temo di più che ignorando il vero itinerario della gloria giudichi glorioso che tu solo possa di più di tutti e preferisca essere temuto dai tuoi cittadini piuttosto che essere amato

Perché se pensi così, ignori tutta la via della gloria

glorioso essere un cittadino caro, ben meritare dallo stato, essere lodato, essere onorato, essere amato; in verità essere temuto ed essere odiato, è spregevole, deplorevole, inefficace, caduco

Ciò vediamo fu dannoso anche nella tragedia a quello stesso che disse 'Mi odino, purché mi temano

' Volesse il cielo che, o Marco Antonio, ti ricordassi del tuo avo

Riguardo al quale tuttavia udisti molte cose da me e quelle molto spesso

Forse credi che quello abbia voluto che limmortalità gli permettesse di essere temuto per la possibilità di avere le armi

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Cicerone, Filippiche: 03; 01-05
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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 03; 01-05

Illa erat vita, illa secunda fortuna, libertate esse parem ceteris, principem dignitate

Itaque, ut omittam res avi tui prosperas, acerbissimum eius supremum diem malim quam L Cinnae dominatum, a quo ille crudelissime est interfectus

Sed quid oratione te flectam

Si enim exitus C Caesaris efficere non potest ut malis carus esse quam metui, nihil cuiusquam proficiet nec valebit oratio

Quem qui beatum fuisse putant, miseri ipsi sunt

Beatus est nemo qui ea lege vivit ut non modo impune sed etiam cum summa interfectoris gloria interfici possit

Qua re flecte te, quaeso, et maiores tuos respice atque ita guberna rem publicam ut natum esse te cives tui gaudeant: sine quo nec beatus nec carus nec iucundus quisquam esse omnino potest
Quella era la vita, quella la buona fortuna, essere pari per la libertà agli altri, primo per dignità

Dunque, per tralasciare la prosperità del tuo avo, preferirei la sua dolorosissima morte che la dominazione di Lucio Cinna, dal quale egli fu ucciso in maniera crudelissima

Ma perché vincerti con un discorso

Se infatti la morte di Caio Cesare non può fare in modo che tu preferisca essere amato piuttosto che temuto, niente gioverà, né avrà valore il discorso di qualunque altro

Miseri sono quelli stessi che credono che egli sia stato felice

Non è felice nessuno che vive secondo la legge di poter essere ucciso non solo impunemente ma anche con somma gloria delluccisore

Per la qual cosa piegati, di grazia, e guarda ai tuoi antenati e così governa lo stato in modo che i tuoi cittadini godano che tu sia nato: senza di che nessuno può essere né felice né del tutto sicuro
[XV] Populi quidem Romani iudicia multa ambo habetis, quibus vos non satis moveri permoleste fero

Quid enim gladiatoribus clamores innumerabilium civium

Quid populi versus

Quid Pompei statuae plausus infiniti

Quid duobus tribunis plebis qui vobis adversantur

Parumne haec significant incredibiliter consentientem populi Romani universi voluntatem

Quid

Apollinarium ludorum plausus vel testimonia potius et iudicia populi Romani parum magna vobis videbantur

O beatos illos qui, cum adesse ipsis propter vim armorum non licebat, aderant tamen et in medullis populi Romani ac visceribus haerebant
[XV] In verità entrambi avete molti giudizi del popolo Romano, per i quali a malincuore sopporto che voi non siate commossi abbastanza

Perché infatti i clamori di innumerevoli cittadini negli spettacoli dei gladiatori

Perché i canti del popolo

Perché gli applausi infiniti alla statua di Pompeo

Perché gli applausi ai due tribuni che vi sono contrari

Forse queste cose significano in modo incredibile la consenziente volontà di tutto il popolo romano

Perché

Gli applausi dei giochi apollinari o meglio le testimonianze ed i giudizi del popolo romano vi sembrano poco importanti

O beati quelli che poiché non era permesso agli stessi essere presenti, tuttavia per le minacce delle armi erano presenti ed erano vicini nelle midolle e nelle viscere del popolo Romano

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 12; 28-30

Nisi forte Accio tum plaudi et sexagesimo post anno palmam dari, non Bruto putabatis, qui ludis suis ita caruit ut in illo apparatissimo spectaculo studium populus Romanus tribueret absenti, desiderium liberatoris sui perpetuo plausu et clamore leniret

Equidem is sum qui istos plausus, cum popularibus civibus tribuerentur, semper contempserim; idemque cum a summis, mediis, infimis, cum denique ab universis hoc idem fit, cumque ei qui ante sequi populi consensum solebant fugiunt, non plausum illum, sed iudicium puto

Sin haec leviora vobis videntur quae sunt gravissima, num etiam hoc contemnitis quod sensistis tam caram populo Romano vitam A Hirti fuisse
Se non per caso ritenevate che allora si applaudisse ad Accio e dopo sessantanni venisse data la palma a Bruto, che rimase privo dei suoi spettacoli così che in quello spettacolo preparatissimo il popolo Romano tributò laffetto allassente e mitigò il rimpianto del suo liberatore con plauso continuo e con clamore

In verità io sono tale che ho sempre disprezzato questi applausi, quando erano tributati da cittadini sediziosi; e quando lo stesso fatto accade da parte delle classi somme, medie, infime, quando questa stessa cosa accade da parte di tutti, e quando quelli che prima erano soliti seguire il consenso del popolo scappano, reputo che quello non sia un plauso, ma un giudizio

Che se queste cose vi sembrano più lievi rispetto che sono molto gravi, forse disprezzate anche questo che, che provaste che tanto cara sia stata la vita di Aulo Irzio al popolo Romano
Satis erat enim probatum illum esse populo Romano, ut est; iucundum amicis, in quo vincit omnis; carum suis, quibus est ipse carissimus: tantam tamen sollicitudinem bonorum, tantum timorem omnium in quo meminimus

Certe in nullo

Quid igitur

Hoc vos, per deos immortalis

quale sit non interpretamini

Quid

Eos de vestra vita cogitare non censetis quibus eorum quos sperant rei publicae consulturos vita tam cara sit

Cepi fructum, patres conscripti, reversionis meae, quoniam et ea dixi, ut quicumque casus consecutus esset, exstaret constantiae meae testimonium, et sum a vobis benigne ac diligenter auditus

Quae potestas si mihi saepius sine meo vestroque periculo fiet, utar: si minus, quantum potero, non tam mihi me quam rei publicae reservabo
Era infatti sufficiente che quello fosse stato approvato dal popolo Romano, così come è; gradito agli amici nella quale cosa vince tutti; caro ai suoi ai quali è carissimo: in chi ricordiamo tuttavia una così grande trepidazione dei suoi, un così grande timore di tutti

Certamente in nessuno

Perché dunque

Per gli dei immortali

non comprendete quale sia questo

E che

Non stimate che pensino riguardo alla vostra vita quelli ai quali è tanto cara la vita di coloro che essi sperano provvederanno allo stato

Ho raccolto il frutto del mio ritorno, poiché ho detto sia cose che, qualunque sorte mi debba capitare, rimanga la testimonianza della mia fermezza, sia sono stato ascoltato favorevolmente da voi e diligentemente

E di questa possibilità mi servirò, se ricapiterà più spesso senza mio e vostro pericolo: se no quanto potrò mi riservò, non tanto per me quanto per lo stato

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Mihi fere satis est quod vixi vel ad aetatem vel ad gloriam: huc si quid accesserit, non tam mihi quam vobis reique publicae accesse Per me è quasi sufficiente ciò che vissi sia per letà sia per la gloria: se a questo non si aggiungerà alcunché, si aggiungerà non tanto per me quanto a voi e allo stato

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