Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 16-20

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 16-20
XVI [42] Exposui fere non philosophorum iudicia, sed delirantium somnia XVI [42] Ho esposto più farneticazioni di uomini in preda al delirio che meditate conclusioni di pensatori
Nec enim multo absurdiora sunt ea, quae poetarum vocibus fusa ipsa suavitate nocuerunt; qui et ira inflammatos et libidine furentis induxerunt deos feceruntque, ut eorum bella, proelia, pugnas, vulnera videremus, odia, praeterea discidia, discordias, ortus, interitus, querellas, lamentationes, effusas in omni intemperantia libidines, adulteria, vincula, cum humano genere concubitus mortalisque ex inmortali procreatos Non molto più assurdi sono, del resto, i racconti, che diffusi dalla voce dei poeti hanno nuociuto di più per il loro fascino; sono essi che ci hanno rappresentato gli dèi infiammati dall'ira e sconvolti dalla passione, che ci hanno fatto assistere alle loro guerre, ai loro combattimenti, alleloro lotte, ai loro ferimenti, che ce ne hanno descritti persino gli odi, le inimicizie e le discordie, le nascite e le morti, ilamenti e le recriminazioni, le passioni aperte ad ogni eccesso, gli adulteri e gli imprigionamenti, l'unione con esserimortali e la conseguente nascita di esseri mortali da un immortale
[43] Cum poetarum autem errore coniungere licet portenta magorum Aegyptiorumque in eodem genere dementiam, tum etiam vulgi opiniones, quae in maxima inconstantia, veritatis ignoratione versantur [43] Insieme alle fantasie dei poeti bisogna porre le portentose dottrine dei magi e le insulsaggini degli Egiziani nonché le opinioni del volgo che, ignorando la verità, si dibatte in tutta una serie di incoerenti ed inconsistenti credenze

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Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 11-15
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 11-15

Ea qui consideret, quam inconsulte ac temere dicantur, venerari Epicurum et in eorum ipsorum numero, de quibus haec quaestio est, habere debeat Chi ben considerasse con quanta leggerezza e con quanta sconsideratezza si sostengono dottrine del genere,dovrebbe mettere Epicuro nel novero di quegli esseri dei quali ci stiamo ora occupando
Solus enim vidit primum esse deos, quod in omnium animis eorum notionem inpressisset ipsa natura Egli solo vide, per la primavolta, che gli dèi esistono, poiché è stata proprio la natura ad imprimere nella mente di ogni uomo la nozione degli dèi

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67

Quae est ennim gens aut quod genus hominum, quod non habeat sine doctrina anticipationem quandam deorum, quam appellat prolempsin Epicurus, id est anteceptam animo rei quandam informationem, sine qua nec intellegi quicquam nec quaeri nec disputari potest Qual è il popolo,quale società di uomini che, pur senza una adeguata informazione, non abbia dell'esistenza degli dèi un qualche "presentimento ", che Epicuro chiama prolempsin intendendo con questo nome una sorta di anticipata rappresentazione mentale dell'oggetto senza la quale non è possibile né comprendere, né approfondire né porre in discussione alcunché
Cuius rationis vim atque utilitatem ex illo caelesti Epicuri de regula et iudicio volumine accepimus L'utilità e la forza di questo argomento l'abbiamo appresa leggendo l'aureo volume di Epicuro sulla regola del giudizio

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 16-20

XVII [44] Quod igitur fundamentum huius quaestionis est, id praeclare iactum videtis XVII [44] Quello che è dunque il fondamento della nostra discussione lo avete ora ben chiaro dinanzi agli occhi
Cum enim non instituto aliquo aut more aut lege sit opinio constituta maneatque ad unum omnium firma consensio, intellegi necesse est esse deos, quoniam insitas eorum vel potius innatas cognitiones habemus; de quo autem omnium natura consentit, id verum esse necesse est; esse igitur deos confitendum est Poiché la fede negli dèi non è stata imposta né da una qualche autorità, né da una consuetudine né da una legge, ma è fondata sull'unanime consenso di tutti, se ne deve necessariamente dedurre che gli dèi esistono dal momento che ne possediamoil connaturato o, per meglio dire, innato concetto; e su ciò vi è naturale consenso di tutti gli uomini, ed è necessario che sia vero; si deve convenire che gli dèi sono una realtà

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 51-55

Quod quoniam fere constat inter omnis non philosophos solum, sed etiam indoctos, fatemur constare illud etiam, hanc nos habere sive anticipationem, ut ante dixi, sive praenotionem deorum (sunt enim rebus novis nova ponenda nomina, ut Epicurus ipse prolempsin appellavit, quam antea nemo eo verbo nominarat) hanc igitur habemus, ut deos beatos et inmortales putemus E poiché questa è una generale convinzione non dei soli filosofi, ma anche degli indotti, dobbiamo anche riconoscere di possedere una anticipata cognizione o, per usare il termine più sopra introdotto, un presentimento (nuovi concetti esigono termini nuovi conformemente a quanto fece Epicuro che introdusse il termine prolepsin per designare un concetto che nessuno prima di lui aveva denominato) così un presentimento, dicevamo, della felicità ed immortalitàdivine

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