La strada entra nella casa, forme uniche nella continuità dello spazio, Futurismo e materia

La strada entra nella casa, forme uniche nella continuità dello spazio, Futurismo e materia

Boccioni nacque a Reggio Calabria, ma viaggiò a Roma, Venezia ed infine Milano. Approdò al futurismo dopo un esordio divisionista e simbolista. È piacevole anche la sua arte precedente al futurismo

La città che sale. Prima opera futurista di Boccioni, il titolo originario era "Lavoro".

Rappresenta il tema della città come incarnazione della modernità (soggetto ripreso in modo differente dagli espressionisti), pertanto la città è rappresentata anche dal punto di vista simbolico e metaforico (simbolo della vita e della crescita industriale).

Vengono rappresentate tutte le trasformazioni della città in modo positivo.

Viene rappresentata la vitalità della città industriale e il suo impatto emotivo sull'uomo in modo non realistico.

Il tutto viene colto simultaneamente, con una deformazione dinamica che attraverso le linee di forza dà l'idea di vitalità e movimento: non viene rappresentata la realtà oggettiva, ma quella dinamica che coinvolge lo spettatore.

Un cavallo domina la tela imbizzarrito (moto impetuoso) e trascina con moto obliquo verso l'alto; a questo movimento corrispondono i movimenti degli altri cavalli.

Sullo sfondo si vedono delle case in costruzione, un tram giallo (a sx in alto), pali elettrici.

La pennellata è divisionista (pointillisme introdotto e modificato da Previati): il colore è steso in modo separato, con tocchi o filamenti paralleli al senso del moto.

Notiamo gli effetti di luce, movimento e sintesi del lavoro.

Il colore è innaturale, espressionista (forte) dando energia e vitalità.

La strada entra nella casa. Boccioni va a Parigi dove conosce il cubismo (1912), da quest'opera capiamo il suo contatto con il cubismo (da cui poi si distacca).

Rappresenta una donna al balcone (madre o sorella, le rappresentava spesso al balcone di Via Trento a Milano) che guardando verso la strada osserva il procede dei lavori in un cantiere (lavoro frenetico).

Vediamo la frantumazione degli edifici (cubismo) e nella parte inferiore la ringhiera viene oltrepassata da ciò che sta nella strada, con una compenetrazione simultanea. Ciò dà un'idea di dinamismo e di simultaneità.

Boccioni osserva che nella percezione della realtà (che è dinamica) la mente viene attratta dagli elementi in primo piano.

La sua compenetrazione e simultaneità della visione riprende le teorie di Bergson secondo cui la vita è un flusso continuo e il tempo non è cronologico, bensì muta in ogni istante.

La sua percezione è pertanto emotiva, dinamica e metaforica (dà l'idea del trascorrere del tempo).

Già il Cubismo aveva preso in considerazione il tempo e la simultaneità, ma solo il futurismo ne dà una valenza metaforica (società industriale vista in modo positivo).

La compenetrazione dello spazio è resa mediante le linee di forza che indicano la scia del movimento.

Anche il futurismo non è realistico, bensì rappresenta qualcosa di mentale.

Vengono rappresentati i simboli del tram, del cavallo, dell'uomo e del lavoro (simbolo della crescita industriale).

Materia. Punto di arrivo per Boccioni, egli rappresenta la madre come simbolo di vita, energia (in quanto facoltà generatrice); qui notiamo una consonanza inconsapevole ma significativa con Einstein.

Il titolo mette in risalto la comune origine dei termini madre, matrice, materia.

L'opera è carica di dinamismo.

Il soggetto raffigurato è una madre che sprigiona energia in ogni direzione con

Involgendo l'ambiente circostante. Si tratta di energia della psiche, in consonanza con le teorie di Bergson e, seppur meno esplicitamente, con le scoperte della fisica secondo cui materia e movimento sono riconducibili al medesimo principio dell'energia.

Per realizzare il ritratto Boccioni si è ispirato al "Ritratto di Madame Cezanne" di Cezanne e all'"Autoritratto" di Parmigianino, oltre che alla scomposizione di tipo cubista.

 

Simultaneità. La donna al balcone - Carlo Carrà, 1912

la stazione di Milano - Carlo Carrà

la danza del pan-pan al Monico - Gino Severini

ricordi di una notte - Luigi Russolo, 1911

Luna Park a Parigi - Giacomo balla

La pazza di Giacomo Balla del 1905