Oggi, che l'omosessualità non è più una malattia e nemmeno un vizio o un peccato, una storia della letteratura omosessuale italiana, o meglio, la storia dell'omosessuale nella letteratura italiana, non è solo possibile, ma necessaria, come sono necessarie le storie di tutte le minoranze.
Spesso i testi letterari, nonostante le leggi e le censure, hanno rappresentato amori tra persone dello stesso sesso; immagini gay sono presenti nei nostri musei e perfino nelle nostre chiese, ma è come se fossero invisibili.
Le persone omosessuali, essendo vissute sempre in società ostili e repressive, hanno cercato di essere invisibili, di non lasciare tracce dei loro desideri e delle loro pratiche sessuali; essendo vissuti in epoche in cui essere espliciti significava rischiare la vita, ricercare una tradizione significa anche misurarsi con delle strategie di occultamento.
L'IRA DIVINA
Nel percorso cronologico che va dal 200 al 900, è da notare come quelli che venivano definiti pederasti, sodomiti, invertiti diventino dalla seconda metà dell'Ottocento in poi omosessuali veri e propri; ricordiamo infatti che un termine che definisca chiaramente l'esperienza dell'amore tra uomini nasce solo nel 1869.
L'interpretazione dell'ira divina del testo biblico, è stato utilizzato nei secoli successivi per avallare la condanna senza appello degli omosessuali; se Dio ha punito col fuoco il sodomiti, con il fuoco debbono essere distrutti i sodomiti dei secoli a venire.
La chiesa diventa efficace fucina di omofobia: basti pensare ai roghi contro i sodomiti o alla quantità di opere religiose scritte per condannare il "turpe vizio".
Il sodomita del Rinascimento è forse il più famoso sodomita della storia italiana. In questo periodo infatti alcuni artisti che costituiscono la cultura del nostro paese (da Botticelli a Michelangelo da Donatello a Leonardo da Vinci) si intrattengono con ragazzi, spesso loro allievi, e a volte ne parlano pure. Sovente ricevono condanne per sodomia. Non a caso in questi anni si moltiplicano i processi, segnale che doveva essere stata raggiunta una nuova libertà che veniva considerata pericolosa.
Il rapporto tra due uomini segue spesso delle regole codificate già durante l'antichità: l'uomo maturo ha rapporti sessuali con un ragazzo più giovane ed è la parte attiva del rapporto sessuale. Come succedeva già nel mondo classico, questo è maggiormente tollerabile rispetto a un rapporto tra due uomini adulti o a un rapporto in cui sia il ragazzo a sodomizzare l'adulto. L'omosessualità nel rinascimento mantiene quindi un'impostazione prettamente pederastica.
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La storia dell'omosessuale di questi anni ha come di centro una grande città, patria del Rinascimento e dell'Umanesimo: Firenze. Raramente nella storia dell'Occidente l'autorità politica è stata così aperta nei confronti dell'omosessualità come nella Firenze dei Medici. Cosimo de' Medici e poi Lorenzo il Magnifico trasformano Firenze nella capitale delle arti e della filosofia, e la sodomia è sotto gli occhi di tutti. ma non dobbiamo generalizzare e credere che la Firenze dei Medici fosse un improvvisa oasi felice per omosessuali e umanisti laici. La realtà è più complessa.
La Firenze umanistica e rinascimentale è anche la Firenze del francescano Bernardino da Siena e del domenicano Girolamo Savonarola. Le loro prediche, sono piene di anatemi contro i sodomiti, e forniscono moltissime informazioni sulla vita degli omosessuali del tempo. Savonarola inserisce addirittura la sodomia tra le tante degenerazioni alle quali la tirannia porta.
Bernardino da Siena se la prende con le leggi troppo blande o poco applicate di Firenze e loda Venezia, che combatte il pericolo sodomitico con molta più decisione condannando al rogo, e il rogo purificatore diventa bello ed esaltante per chi guarda.
L'ossessione della sodomia sovrasta ogni altro problema di moralità fino a non considerare per niente la lussuria che coinvolge anche le donne. Bernardino è talmente ossessionato, che vede sodomiti dappertutto e invita a non far uscire i ragazzi soli, piuttosto si facciano uscire le ragazze che corrono meno rischi e poi anche se dovessero essere violentate, almeno non succede niente contro la natura. Così Infatti si rivolge ai senesi colpevoli a suo dire come è più dei fiorentini, di sodomia.
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Il desiderio omosessuale e i motivi legati a questo desiderio sembrano costituire una sorta di ispirazione degli artisti. L'immagine più diffusa della bellezza è quella del fanciullo, del giovane uomo. La scoperta della cultura antica con il neoplatonismo fornisce a scrittori, pittori e scultori una serie di temi e miti di cui nessuno nel 400 ignora il significato omosessuale. Adone, Orfeo, Ercole, Narciso, Ganimede, Apollo, Giacinto, sono tutte figure ampiamente rappresentate tutte riconducibili a forme di omoerotismo.
MICHELANGELO E TOMMASO DE' CAVALIERI
si incontrano la prima volta nel dicembre del 1532. A portare Tommaso a casa di Michelangelo e Pier Antonio Cecchini, scultore Fiorentino che conduce con sè nella casa di Macel de' Corvi il giovane nobile romano, forse perché Tommaso sperava di avere delle lezioni di disegno o semplicemente perché aveva espresso il desiderio di conoscere Michelangelo che allora era all'apice del successo. Michelangelo ha 57 anni, Tommaso 18-20.
Michelangelo non è nuovo a innamoramenti maschili, ma la conoscenza di Tommaso va oltre. Il malizioso Pietro Aretino, dopo aver chiesto con insistenza a Michelangelo un suo disegno, di fronte al rifiuto, ebbe a dire, stizzito, che a Roma c'erano ragazzi che conoscevano bene il modo per avere facilmente dei segni da lui, con evidente allusione ai disegni regalati da Michelangelo a Tommaso dei Cavalieri.
Al di là di Tommaso dei Cavalieri, la vita e le opere di Michelangelo sono comunque piene di uomini di ogni ceto sociale. Quello che interessa è la sua predilezione per la vicinanza col genere maschile. Fatta eccezione per Vittoria Colonna, i nomi che ricorrono sono quasi sempre maschili: Gherardo Perini, Andrea quaratesi, Francesco Amadori detto l'urbino o Febo del Poggio.
Michelangelo muore nel 1564. Qui che finisce il mondo del Rinascimento. Con la sua morte muore anche la possibilità di esprimere un amore diverso attraverso una poesia che, nata col neoplatonismo quattrocentesco, aveva cantato la bellezza del corpo maschile. La Controriforma cancellerà qualsiasi possibilità di espressione, condannando gli autori a restare nell'ombra di un timore reverenziale e censorio