Il giuramento dei Gladiatori. L’atto di sottomissione

Il giuramento dei Gladiatori. L’atto di sottomissione

veniva pronunciato, ai tempi di Roma antica, da un uomo libero che rinunciava alla propria libertà e al proprio status sociale, spesso di altissimo rango, per diventare gladiatore

giuro di sopportare di essere bruciato, legato, frustato con le verghe è ucciso con la spada, e di sopportare qualsiasi altra cosa ordinerai, anche contro la mia volontà

Il giuramento è stato ritrovato nei contratti stipulati tra l'aspirante gladiatore e il lanista, ovvero l'istruttore o il proprietario di una scuola per gladiatori, cui potevano essere iscritti, oltre che gli schiavi e i prigionieri di guerra, anche liberi cittadini. Questi ultimi, che dal momento in cui firmavano il contratto venivano chiamati auctorati, non solo perdevano ogni diritto come cittadini romani, ma scendevano al livello più basso dell'abiezione del degrado sociale. Al pari degli schiavi, potevano essere fatti a pezzi durante il combattimento o venire utilizzati per i lavori più sporchi al di fuori dell'arena.

Quale perverso impulso spingeva certi giovani altolocati a vendersi come gladiatori, con un contratto che disonorava le proprie famiglie e condannava loro stessi ha una vita di disagi e sofferenze, perennemente a rischio di morte violenta?

Ipotesi degli storici: desiderio di ribellione, come tutti i giovani di ogni epoca; e il fascino che la figura del gladiatore esercitava sulle donne. Succedeva addirittura che le signore abbandonassero marito e figli per seguire un gladiatore, anche malridotto, magari con un braccio mutilato e varie deformità nel viso. Ma era un gladiatore, esempio ne fu Eppia una donna che lasciò il marito senatore per un gladiatore.

Vicino al Colosseo, nella valle tra l'Esquilino e il Celio, si trovano i resti della più importante caserma in cui si allenavano i gladiatori. Si tratta del Ludus Magnus, la palestra più importante delle 4 fatte costruire da Domiziano



Lastra campana, metà del primo secolo, Museo nazionale romano

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Il lanista era l'imprenditore dei gladiatori, si procurava i combattenti e quello che serviva per il loro addestramento

nel 325 Costantino aveva emesso un editto nel quale esprimeva riprovazione per gli spettacoli cruenti che si svolgevano nell'anfiteatro, ma non ne decretava l'abolizione. La difficoltà progressiva di reperire gladiatori portò, nel IV secolo all'uso di reclutarli tra i soldati fino a un editto Imperiale del 357 che vietava questa prassi. Verso la fine del secolo Arcadio e Onorio dovettero intervenire per proibire ai senatori di servirsi dei gladiatori come guardie del corpo.

Non abbiamo notizie certe sulla data di cessazione dei giochi gladiatori, ma sappiamo che, nel 414 nel 417, furono emanati due editti che, in caso di pericolo, autorizzavano il personale a uccidere il leone, anteponendo per la prima volta il valore della vita umana allo spettacolo.

A terra c'è un gladiatore morente, mentre un altro, armato di corta spada e scudo, attende l'assalto delle belve. Un inserviente, munito di lunga lancia, fa entrare un leone nell'arena

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