Cicerone, Filippiche: 02; 31-35

Cicerone, Filippiche: 02; 31-35

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 31-35
[31] At videte levitatem hominis

Cum hora diei decima fere ad Saxa rubra venisset, delituit in quadam cauponula atque ibi se occultans perpotavit ad vesperam; inde cisio celeriter ad urbem advectus domum venit capite obvoluto

Ianitor: 'Quis tu

' 'A Marco tabellarius

' Confestim ad eam, cuius causa venerat, [deducitur] eique epistulam tradidit

Quam cum illa legeret flens (erat enim scripta amatorie; caput autem litterarum sibi cum illa mima posthac nihil futurum; omnem se amorem abiecisse illim atque in hanc transfudisse), cum mulier fleret uberius, homo misericors ferre non potuit, caput aperuit, in collum invasit

O hominem nequam

Quid enim aliud dicam

magis proprie nihil possum dicere
[31] Ma considerate adesso la leggerezza delluomo

Giunto verso le sedici nelle vicinanze dei Sassi Rossi si rintanò in una piccola osteria e là, cercando di passare inosservato, si diede a bere senza ritegno fino a sera; poi si fece portare velocemente a Roma in calesse e giunse a casa sua incappucciato

Il portiere: Chi sei tu

Un corriere di Marco

Immediatamente viene accompagnato da colei per amore della quale aveva fatto quel viaggio, e le consegna una lettera

Quella piangendo mentre la legge (era piena di tenerezze da innamorato, ma il senso della lettera discorso era questo da allora in poi nessun rapporto; messo da parte tutto il suo amore per quell'altra, l'a veva riversato totalmente su costei); mentre la donna piange copiosamente, luomo così facile alla compassione non riesce più a trattenersi, scopre il capo e le getta le braccia al collo

Che uomo da nulla

E infatti in quale altro modo potrei chiamarlo

Trovare un'espressione più appropriata non sarebbe possibile
Ergo, ut te Catamitum, nec opinato cum te ostendisses, praeter spem mulier adspiceret, idcirco urbem terrore nocturno, Italiam multorum dierum metu perturbasti

Et domi quidem causam amoris habuisti, foris etiam turpiorem, ne L Plancus praedes tuos venderet

Productus autem in contionem a tribuno pl cum respondisses te rei tuae causa venisse, populum etiam dicacem in te reddidisti

Sed nimis multa de nugis; ad maiora veniamus

[32] C Caesari ex Hispania redeunti obviam longissime processisti

Celeriter isti, redisti, ut cognosceret te si minus fortem, at tamen strenuum

Factus es ei rursus nescio quo modo familiaris
E dunque tu, col solo scopo di farti vedere inaspettatamente da tua moglie presentandoti all'improvviso bello come un Ganimede, facesti vivere a Roma una notte di terrore e all'Italia tanti giorni di paura

E se è vero che privatamente fu un motivo sentimentale a provocare il tuo ritorno, ben più vergognoso fu quello pubblico, impedire cioè che L Planco ponesse in vendita i beni dei tuoi garanti

Quando però, condotto davanti all'assemblea del popolo da un tribuno della plebe, rispondesti che il tuo ritorno era dovuto ai tuoi affari personali, provocasti contro di te perfino delle battute mordaci da parte del popolo

Ma su questa bagatella ci siamo fermati fin troppo; passiamo ad argomenti più importanti

[32] Al ritorno di Cesare dalla Spagna gli andasti incontro percorrendo un lunghissimo tratto di strada

Una rapida par tenza seguita da un altrettanto rapido ritorno affinchè sapesse che, se non di coraggio, perlomeno di zelo eri ben fornito

Ed eccoti ridiventato suo intimo amico, non so proprio come
Habebat hoc omnino Caesar: quem plane perditum aere alieno egentemque, si eundem nequam hominem audacemque cognorat, hunc in familiaritatem libentissime recipiebat

His igitur rebus preclare commendatus iussus es renuntiari consul, et quidem cum ipso

Nihil queror de Dolabella, qui tum est inpulsus, inductus, elusus

Qua in re quanta fuerit uterque vestrum perfidia in Dolabellam, quis ignorat

Ille [induxit, ut peteret,] promissum et receptum intervertit ad seque transtulit; tu eius perfidiae voluntatem tuam adscripsisti

Veniunt Kalendae Ianuariae; cogimur in senatum: invectus est copiosius multo in istum et paratius Dolabella quam nunc ego

Hic autem iratus quae dixit, di boni
In generale, però, Cesare si comportava così: quando si trovava davanti qualcuno pieno di debiti e ridotto in miseria, se si rendeva conto che si trattava pure di un diso nesto e di uno pronto a tutto, era felicissimo di accoglierlo tra i suoi amici

Questi dunque i tuoi bei titoli di raccomandazione che ti guadagnarono, per suo ordine, la procla mazione a console, per giunta come suo collega

E non è il caso di stare a compiangere il povero Dolabella, che allora venne esortato, indotto a presentarsi candidato e beffato

Chi ignora l'enormità, in questa circostanza, della perfidia di entrambi voi nei riguardi di Dolabella è di dominio pubblico

Egli [lo indusse a presentare la candidatura] promettendogli, anzi assicurandogli l'elezione, poi volse la cosa a suo vantaggio e indebitamente si appropriò del con solato; tu aggiungesti il tuo appoggio al suo tradimento

Giunti al 10 gennaio e alla convocazione del senato: che invettiva quella di Dolabella contro Antonio molto più ampia e più preparata nei dettagli che non questa mia

Quali argomenti, dèi buoni, suggerì a sua volta la collera ad quello

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Cicerone, Filippiche: 03; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 03; 21-25

Primum cum Caesar ostendisset se, priusquam proficisceretur, Dolabellam consulem esse iussurum (quem negant regem, qui et faceret semper eius modi aliquid et diceret) - sed cum Caesar ita dixisset, tum hic bonus augur eo se sacerdotio praeditum esse dixit, ut comitia auspiciis vel inpedire vel vitiare posset, idque se facturum esse adseveravit

In quo primum incredibilem stupiditatem hominis cognoscite

Quid enim

Istud, quod te sacerdoti iure facere posse dixisti, si augur non esses et consul esses, minus facere potuisses

Vide, ne etiam facilius; nos enim nuntiationem solum habemus, consules et reliqui magistratus etiam spectionem
Anzitutto Cesare aveva manifestato l'in tenzione di far nominare console, prima della sua partenza , Dolabella (e poi vanno dicendo che non era un sovrano asso luto uno le cui azioni e parole erano sempre più o meno tali); poiché però Cesare aveva espresso chiaramente questa sua volontà, allora questo nostro valente augure affermò che la carica sacerdotale da lui tenuta gli consentiva di impedire o di invalidare, appellandosi agli auspici, i comizi: anzi assicurò che l'avrebbe fatto

Sappiate come proprio questo fatto dimostri anzitutto l'incredibile idiozia del nostro amico

Infatti che cosa

Dunque, codesto potere che, stando alle tue parole, ti è legalmente concesso dalla tua carica sacerdotale, ti sarebbe forse venuto meno se non fossi augure ma solo console

Bada invece che l'opposizione non ti sia addirittura più facile; ché noi auguri abbiamo solo la facoltà di segnalare i segni celesti, mentre i consoli e gli altri magistrati hanno pure quella di osservarli
Esto, hoc imperite; nec enim est ab homine numquam sobrio postulanda prudentia; sed videte impudentiam

Multis ante mensibus in senatu dixit se Dolabellae comitia aut prohibiturum auspiciis aut id facturum esse, quod fecit

Quisquamne divinare potest, quid vitii in auspiciis futurum sit, nisi qui de caelo servare constituit

Quod neque licet comitiis per leges, et, si qui servavit, non comitiis habitis, sed priusquam habeantur, debet nuntiare

Verum implicata inscientia inpudentia est; nec scit, quod augurem, nec facit quod pudentem decet

Itaque ex illo die recordamini eius usque ad Idus Martias consulatum

Quis umquam adparitor tam humilis, tam abiectus
Ammettiamo pure che si tratti solo di ignoranza; d'altra parte, come si fa a pretendere compe tenza da uno che non è mai a gola asciutta, ma considerate la sua impudenza

Con diversi mesi d'anticipo ha dichiarato in senato che avrebbe impedito con gli auspici i comizi per l'elezione di Dolabella, oppure avrebbe fatto quello che poi fece

Ma chi mai potrebbe prevedere la futura opposizione degli auspici se non chi ha già deciso in anticipo di osservare i segni celesti

Ma questa osservazione le leggi non la consentono durante lo svolgimento dei comizi; d'altra parte, se si procede all'osservazione, è non già dopo, ma prima del loro svolgimento che si ha il dovere di riferire i segni celesti

Ma qui vi è un bel groviglio di ignoranza e di sfrontatezza: ignora come dovrebbe agire un augure e non agisce come dovrebbe agire chi sfrontato non è

Richiamate di con seguenza alla vostra memoria cos'è stato il suo consolato da quel giorno fino al 15 marzo

C'è mai stato un servitore così pieno di umiltà, così privo di dignità

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Cicerone, Filippiche: 02; 36-40

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 36-40

Nihil ipse poterat, omnia rogabat, caput in aversam lecticam inserens beneficia, quae venderet, a collega petebat

Ecce Dolabellae comitiorum dies

[33] Sortitio praerogativae; quiescit

Renuntiatur; tacet

Prima classis vocatur, renuntiatur; deinde, ita ut adsolet, suffragia; tum secunda classis vocatur; quae omnia sunt citius facta, quam dixi

Confecto negotio bonus augur (C Laelium diceres) 'ALIO DIE' inquit

O inpudentiam singularem

Quid videras, quid senseras, quid audieras

Neque enim te de caelo servasse dixisti nec hodie dicis

Id igitur obvenit vitium, quod tu iam Kalendis Ianuariis futurum esse provideras et tanto ante praedixeras
Da solo non aveva nessun potere: mendicava tutto e sempre, ficcando la testa nella lettiga, dalla parte posteriore, chiedeva al collega dei favori di cui doveva poi fare mercato

Ed ecco arrivati al giorno dei comizi per l'elezione di Dolabella

[33] Sorteggio della centuria chiamata a votare per prima se ne sta tranquillo

Proclamazione del risultato; tace

Si chiama a votare la prima classe; proclamazione del risultato; la votazione continua secondo la consuetudine; è il turno della seconda classe; tutte operazioni che si svolgono in minor tempo di quello da me impiegato a parlarne

Tutto era ormai concluso quando linsigne augure (l'avreste detto un Gaio Lelio) pronuncia: Venga aggiornata la votazione

Che spudoratezza senza pari

Cosa avevi visto, cosa notato, cosa udito

Infatti di osservazione dei segni celesti da parte tua non parlasti, né ne parli oggi

Si verificò dunque quello sfa vore degli auspici che tu avevi previsto fin dal 10 gennaio e preannunciato tanto tempo prima
Ergo hercule magna, ut spero, tua potius quam rei publicae calamitate ementitus es auspicia, obstrinxisti religione populum Romanum, augur auguri, consul consuli obnuntiasti

Nolo plura, ne acta Dolabellae videar convellere, quae necesse est aliquando ad nostrum collegium deferantur

Sed adrogantiam hominis insolentiamque cognoscite

Quamdiu tu voles, vitiosus consul Dolabella; rursus, cum voles, salvis auspiciis creatus

Si nihil est, cum augur iis verbis nuntiat, quibus tu nuntiasti, confitere te, cum 'ALIO DIE' dixeris, sobrium non fuisse; sin est aliqua vis in istis verbis, ea quae sit, augur a collega requiro
E così hai, perbacco, falsificato gli auspici la punizione, e grande, ricada però su di te, come spero, piuttosto che sul nostro paese, hai coinvolto in un sacrilegio il popolo romano, hai fatto opposizione, come augure a un augure, come console a un console , con l'annuncio di infausti presagi

E per ora basta, perché non si abbia l'impressione che io voglio infirmare gli atti di Dolabella, che devono, un giorno o l'altro, essere portati al l'esame del nostro collegio

Ma non trascurate però di ren dervi conto dell'arroganza e della sfrontatezza di codesto individuo

Per tutto il tempo che vorrai tu, Dolabella sarà un console eletto irregolarmente; viceversa, sempre quando lo vorrai tu, sarà un console eletto nel pieno rispetto degli auspi ci

Se non ha alcun valore la formula con la quale un augure annuncia gli auspici e della quale tu ti sei servito, riconosci pure che, quando pronunciasti le parole formulari: Venga aggiornata la votazione, non eri certo sobrio; se invece codesta formula un certo valore lo ha, io nella mia qualità di augure chiedo al mio collega qual è questo valore

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 10; 16-20

Sed ne forte ex multis rebus gestis M Antoni rem unam pulcherrimam transiliat oratio, ad Lupercalia veniamus

[34] Non dissimulat, patres conscripti, adparet esse commotum; sudat, pallet

Quidlibet, modo ne nauseet, faciat, quod in porticu Minucia fecit

Quae potest esse turpitudinis tantae defensio

Cupio audire, ut videam, ubi rhetoris sit tanta merces [id est ubi campus Leontinus appareat]

Sedebat in rostris conlega tuus amictus toga purpurea in sella aurea coronatus

Escendis, accedis ad sellam, (ita eras Lupercus, ut te consulem esse meminisse deberes) diadema ostendis

Gemitus toto foro

Unde diadema

Non enim abiectum sustuleras, sed adtuleras domo meditatum et cogitatum scelus
Ma per non correre il rischio di saltare nel mio discorso, tra le tante belle gesta di Antonio, proprio quella che è di gran lunga la più bella, veniamo alle feste in onore di Luper co

[34] Senatori, non riesce a fingere di non sapere nulla, il suo turbamento è evidente; suda, impallidisce

Ad ogni modo è libero di fare quello che vuole, purché non si metta a vomitare, com'è avvenuto nel portico Minucio

Cosa potrebbe dire a sua difesa davanti a tanta infamia

Desidero ascoltarlo, per vedere dov'è andato a finire il lauto onorario dato al suo professore di retorica, [dov'è che si vedono i frutti della tenuta di Lentini]

Il tuo collega, con in dosso una toga purpurea e in testa una corona d'alloro, sedeva in tribuna su di un seggio dorato

Tu sali sulla tribuna, ti avvicini al suo seggio ( la tua qualità di Luperco non avrebbe dovuto farti dimenticare che eri un console), gli porgi il diadema

Un gemito si leva da tutto quanto il foro

Da dove quel diadema

Infatti non l'avevi certo raccolto da terra tra i rifiuti, ma l'avevi portato da casa un crimine premeditato e intenzionale
Tu diadema inponebas cum plangore populi, ille cum plausu reiciebat

Tu ergo unus, scelerate, inventus es, qui cum auctor regni esse eumque, quem collegam habebas, dominum habere velles, idem temptares, quid populus Romanus ferre et pati posset

At etiam misericordiam captabas; supplex te ad pedes abiciebas quid petens

Ut servires

Tibi uni peteres, qui ita a puero vixeras, ut omnia paterere, ut facile servires; a nobis populoque Romano mandatum id certe non habebas

O praeclaram illam eloquentiam tuam, cum es nudus contionatus

Quid hoc turpius, quid foedius, quid suppliciis omnibus dignius

Num exspectas, dum te stimulis fodiamus

Haec te, si ullam partem habes sensus, lacerat, haec cruentat oratio
Tu facevi l'atto di porgli il dia dema in testa in mezzo all'evidente cordoglio popolare, lui lo rifiutava tra le acclamazioni

Tu dunque, scellerato, sei stato l'unico a prendere l'iniziativa della restaurazione della monarchia e a voler avere come padrone quello che avevi come collega; ma volevi pure sperimentare fino a che punto di sofferta sopportazione sapesse giungere il popolo romano

Ma cercavi pure di commuoverlo, gettandoti sup plice ai suoi piedi; per chiedergli che cosa

La nostra schia vitù

Ma è per te solo che dovevi chiederla, per te che fin dalla fanciullezza eri vissuto disposto a subire qualunque bassezza, ad accettare docilmente la schiavitù; non è certo da noi, né dal popolo romano che avevi ricevuto quell'inca rico

Che splendida eloquenza la tua, quando ti sei messo tutto nudo ad arringare il popolo

Potrebbe esistere uno spettacolo più vergognoso di questo, più ripugnante, più degno di qualunque supplizio

Aspetti forse che ti leviamo la pelle a scudisciate

Ma se hai ancora un briciolo di sensibilità, è questo mio discorso che ti strazia, che ti ferisce a sangue
Vereor, ne imminuam summorum virorum gloriam; dicam tamen dolore commotus: quid indignius quam vivere eum, qui inposuerit diadema, cum omnes fateantur iure interfectum esse, qui abiecerit

At etiam adscribi iussit in fastis ad Lupercalia C Caesari dictatori perpetuo M Antonium consulem populi iussu regnum detulisse; Caesarem uti noluisse

Iam iam minime miror te otium perturbare, non modo urbem odisse, sed etiam lucem, cum perditissimis latronibus non solum de die, sed etiam in diem bibere

Ubi enim tu in pace consistes

Qui locus tibi in legibus et in iudiciis esse potest, quae tu, quantum in te fuit, dominatu regio sustulisti
Ho una gran paura di recar danno alla gloria di emi nentissimi cittadini, ma tuttavia il dolore mi spinge a par lare; perché è la maggiore delle vergogne che continui a vivere chi pose il diadema sul capo del tiranno, mentre è stato ucciso giustamente, per generale ammissione, chi lo rifiutò

Ma ha fatto anche aggiungere nei fasti , alla data dei Lupercali, questa annotazione il console Marco Antonio ha per volontà del popolo offerto il trono al dittatore a vita Gaio Cesare, che l'ha rifiutato

Ormai non c'è proprio più da stupirsi che sia tu a turbare la pace pubblica, ad avere in odio non solo Roma ma addirittura la luce del giorno, a trascorrere la tua vita non solo di giorno ma pure fino al ritorno del giorno con i peggiori briganti

Dov'è, infatti, che tu potrai startene in pace

Quale rifugio potresti trovare nelle leggi e nei tribunali che tu, per parte tua, hai cercato di abbattere sostituendoli con l'assolutismo monarchico