Post autem e provincia litteras ad collegium misit, se cum legeret libros recordatum esse vitio sibi tabernaculum captum fuisse hortos Scipionis, quod, cum pomerium postea intrasset habendi senatus causa, in redeundo cum idem pomerium transiret auspicari esset oblitus; itaque vitio creatos consules esse Augures rem ad senatum; senatus ut abdicarent consules; abdicaverunt Quae quaerimus exempla maiora: vir sapientissimus atque haud sciam an omnium praestantissimus peccatum suum, quod celari posset, confiteri maluit quam haerere in re publica religionem, consules summum imperium statim deponere quam id tenere punctum temporis contra religionem [12] Magna augurum auctoritas; quid haruspicum ars nonne divina |
In seguito però inviò dalla provincia una lettera al collegio degli auguri nella quale confessava di essersi ricordato, leggendo i libri augurali, di una irregolarità commessa nel recarsi alla tenda rituale posta negli orti di Scipione: dopo aver varcato una prima volta il pomerio per provvedere alla convocazione del Senato, al ritorno, nel varcarlo di nuovo, aveva dimenticato di prendere gli auspici; i consoli dunque erano stati eletti con una irregolarità Gli auguri riferirono al Senato e il Senato invitò i consoli a dimettersi, il che essi fecero Può darsi un esempio più convincente di questo:un uomo di estrema saggezza e, oserei dire, a tutti superiore, preferì far pubblica confessione di un suo errore, che avrebbe potuto rimanere celato, piuttosto che permettere che venisse meno nello Stato il rispetto delle consuetudini religiose ed i consoli preferirono deporre la suprema carica piuttosto che conservarla ancheun solo istante contro la religione [12] Grande è l'autorità degli auguri;ma l'arte degli aruspici non deriva forse dagli dèi |
Haec [et] innumerabilia ex eodem genere qui videat nonne cogatur confiteri deos esse Quorum enim interpretes sunt, eos ipsos esse certe necesse est; deorum autem interpretes sunt; deos igitur esse fateamur At fortasse non omnia eveniunt, quae praedicta sunt Ne aegri quidem quia non omnes convalescunt, idcirco ars nulla medicina est signa ostenduntur a dis rerum futurarum; in his si qui erraverunt, non deorum natura, sed hominum coniectura peccavit Itaque inter omnis omnium gentium summa constat; omnibus enim innatum est et in animo quasi inscriptum esse deos V [13] Quales sint, varium est, esse nemo negat Cleanthes quidem noster quattuor de causis dixit in animis hominum informatas deorum esse notiones |
Chi considera gli episodi riferiti e i numerosissimi altri dello stesso genere forse non sarebbe costretto ad ammettere l'esistenza degli dèi Debbono infatti esistere gli esseri di cui gli auguri sono interpreti : ma poiché essi sono interpreti proprio deglidèi non ci resta che riconoscere che gli dèi esistono Si potrà forse obiettare che non tutte le predizioni si realizzano Ma non perché tutti i malati guariscono, non per questo non esiste la medicina Gli dèi ci forniscono dei segni degli eventi futuri: se poi nell'interpretarli alcuni hanno sbagliato l'errore non sta certo nella divinità, bensì nell'interpretazione degli uomini C'è pertanto un sostanziale accordo fra gli uomini di tutte le nazioni, ché in tutti è innato e quasi scolpito nell'intimo il concetto che esistono gli dèi V [13] Sulla loro natura c'è varietà di opinioni, ma nessuno ne nega l'esistenza Secondo il nostro Cleante quattro sarebbero le ragioni per le quali avrebbe preso forma nell'animo umanol'idea della divinità |
Primam posuit eam, de qua modo dixi, quae orta esset ex praesensione rerum futurarum; alteram, quam ceperimus ex magnitudine commodorum, quae percipiuntur caeli temperatione, fecunditate terrarum aliarumque commoditatum complurium copia; [14] tertiam quae terreret animos fulminibus, tempestatibusn, nimbis, nivibus, grandinibus, vastitate, pestilentia, terrae motibus et saepe fremitibus lapideisque imbribus et guttis imbrium quasi cruentis, tum labibus aut repentinis terrarum hiatibus, tum praeter naturam hominum pecudumque portentis, tum facibus visis caelestibus, tum stellis is quas Graeci cometas, nostri cincinnatas vocant, quae nuper bello Octaviano magnarum fuerunt calamitatum praenuntiae , tum sole geminato, quod, ut e patre audivi, Tuditano et Aquilio consulibus evenerat, quo quidem anno P Africanus, sol alter, extinctus est, quibus exterriti homines vim quandam esse caelestem et diviam suspicati sunt; [15] quartam causam esse eamque vel maximam aequabilitatem motus [constantissimamque] conversionem caeli, solis lunae siderumque omnium distinctionem, utilitatem, pulchritudinem, ordinem, quarum rerum aspectus ipse satis indicaret non esse ea fortuita: ut, si quis in domum aliquam aut in gymnasium aut in forum venerit, cum videat omnium rerum rationem, modum, disciplinam, non possit ea sine causa fieri iudicare, sed esse aliquem intellegat, qui praesit et cui pareatur, multo magis in tantis motionibus tantisque vicissitudinibus, tam multarum rerum atque tantarum ordinibus, in quibus nihil umquam inmensa et infinita vetustas mentita sit, statuat necesse est ab aliqua mente tantos naturae motus gubernari | La prima sarebbe quella di cui s'è detto or ora, quella, cioè, che scaturisce dalla precognizione deglieventi futuri;la seconda la ricaveremmo dall'intensità dei benefici che ci vengono forniti dalla mitezza dei clima, dallafecondità dei terreni e da tutta una serie innumerevole di altre circostanze vantaggiose;[14] la terza sarebbe determinata dal terrore che incutono nell'animo umano i fulmini, le tempeste, le bufere, la neve, la grandine, le devastazioni, la peste, i terremoti e, non di rado, i boati, la caduta di pietre, le piogge di color rossiccio simili a sangue e, occasionalmente, i franamenti, l'improvviso aprirsi di voragini nel terreno, la nascita di mostri umani e animaleschi in contrasto con l'ordine naturale, l'apparizione nel cielo di fuochi e di quelle stelle che i Greci dicono chiomate e noi caudate e che tante sventure preconizzarono nella recente guerra di Ottavio e, ancora, la comparsa di due soli, un fenomeno che, come udii da mio padre, avvenne sotto il consolato di Tuditano ed Aquilio,l'anno in cui morì Publio Africano, il secondo sole di Roma, onde gli uomini atterriti avvertirono la presenza di unaforza divina operante nel cielo;[15] la quarta ragione, la più importante di tutte, ce la fornirebbe la costante regolarità con cui il cielo, il sole, la luna compiono ciascuno il proprio moto di rivoluzione, la distribuzione degli astri tutti, nonché i benefici effetti che nederivano, la bellezza dello spettacolo, l'ordine che vi regna: una visione che al solo contemplarla ci convince che nonpuò trattarsi di fenomeni casuali: se prendiamo il caso di un uomo che entri in una casa, o in una scuola, o in un luogo di pubblica assemblea,osservando l'ordine, la regolarità, la disciplina che vi regnano sarà impossibile per lui pensare che tutto ciò sia senza una ragione ma ne dedurrà subito che c'è qualcuno che dà ordini e cui si ubbidisce,a maggior ragione di fronte a movimenti così vasti e a vicende tanto imponenti che, per quanto ci si riporti nel remoto passato, non subirono mai laminima deroga, non potrà fare a meno dal riconoscere che c'è un principio intelligente che regola la grandiosa dinamicadella natura |