Vitruvio, De Architectura: Libro 06, 1.7

Vitruvio, De Architectura: Libro 06, 1.7

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 06, 1.7

Praefatio [1] Aristippus philosophus Socraticus, naufragio cum eiectus ad Rhodiensium litus animadvertisset geometrica schemata descripta, exclamavisse ad comites ita dicitur: 'bene speremus Prefazione [1] Aristippo filosofo di scuola socratica, gettato in seguito a naufragio sulla spiaggia di Rodi, si accorse di alcune figure geometriche tracciate sopra la sabbia e, a quanto dicono, si rivolse ai suoi compagni esclamando: 'Abbiamo buone speranze
hominum enim vestigia video Scorgo infatti tracce di presenza umana'
' Statimque in oppidum Rhodum contendit et recta gymnasium devenit, ibique de philosophia disputans muneribus est donatus, ut non tantum se ornaret, sed etiam eis, qui una fuerunt, et vestitum et cetera, quae opus essent ad victum, praestaret E subito andò verso la città dirigendosi senza esitare al Ginnasio dove tenne lezioni di filosofia e ne ricavò un compenso tale che gli consentì non solo di provvedere a sé stesso ma anche di rifornire i suoi compagni di abiti e di quanto necessitavano

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Cum autem eius comites in patriam reverti voluissent interrogarentque eum, quidnam vellet domum renuntiari, tunc ita mandavit dicere: eiusmodi possessiones et viatica liberis oportere parari, quae etiam e naufragio una possent enare Quando essi poi manifestarono il desiderio di voler tornare in patria e gli chiesero quale messaggio volesse inviare a casa sua mandò a dire che occorreva predisporre per i figli possedimenti e risorse tali da farli scampare anche a un naufragio
[2] Namque ea vera praesidia sunt vitae, quibus neque fortunae tempestas iniqua neque publicarum rerum mutatio neque belli vastatio potest nocere [2] Uniche vere certezze dell'esistenza infatti sono quelle che non vengono intaccate né dagli avversi casi del destino né da improvvisi rivolgimenti politici né dalle devastazioni della guerra
Non minus eam sententiam augendo Theophrastus, hortando doctos potius esse quam pecuniae confidentes, ita ponit: doctum ex omnibus solum neque in alienis locis peregrinum neque amissis familiaribus et necessariis inopem amicorum, sed in omni civitate esse civem difficilesque fortunae sine timore posse despicere casus; at qui non doctrinarum sed felicitatis praesidiis putaret se esse vallatum, labidis itineribus vadentem non stabili sed infirma conflictari vita E pure Teofrasto ribadì questo concetto esortando l'uomo a confidare più nella cultura che nel denaro perché, fra tutte le persone solo il dotto non si sentirà estraneo sia pure in paesi stranieri né sarà egli privo di amici pur avendo perduto familiari e parenti, ma si sentirà cittadino di tutto il mondo e capace di affrontare senza timore le avversità del destino; mentre chi crede di poter fare affidamento più sulle fortune economiche che sulla sapienza, sarà sempre alle prese con un'esistenza instabile e insicura come chi percorre una strada sdrucciolevole
[3] Epicurus vero non dissimiliter ait: pauca sapientibus fortunam tribuere, quae autem maxima et necessaria sunt, animi mentisque cogitationibus gubernari [3] Non diversa è l'opinione di Epicuro: 'Poco offre la fortuna al sapiente, ma cosa che è della massima importanza e veramente indispensabile, sua guida sono la mente e l'intelletto'
Haec ita etiam plures philosophi dixerunt Gli stessi concetti hanno espresso molti altri filosofi, come del resto gli autori dell'antica commedia greca che sulla scena manifestarono in versi identici contenuti, come Cratete, Chionide, Aristofane e soprattutto Alessi, il quale afferma che si devono apprezzare gli Ateniesi perchè mentre le leggi degli altri popoli greci prevedono che i figli abbiano a mantenere i genitori, in Atene invece è stabilito che lo debbano fare solo quei figli che siano stati dai loro genitori istruiti nelle arti
Non minus poetae, qui antiquas comoedias graece scripserunt, easdem sententias versibus in scaena pronuntiaverunt, ut Crates, Chionides, Aristophanes, maxime etiam cum his Alexis, qui Athenienses ait oportere ideo laudari, quod omnium Graecorum leges cogunt parentes :ali: a liberis, Atheniensium non omnes nisi eos, qui liberos artibus erudissent Infatti ogni dono della fortuna, così come viene concesso, altrettanto facilmente può esser tolto, mentre la cultura quando è profondamente radicata nell'animo non potrà mai essere intaccata in nessuna circostanza, ma resterà come patrimonio stabile fino alla fine dell'esistenza
Omnia enim munera fortunae cum dantur, ab ea faciliter adimuntur; disciplinae vero coniunctae cum animis nullo tempore deficiunt, sed permanent stabiliter ad summum exitum vitae [4] Itaque ego maximas infinitasque parentibus ago atque habeo gratias, quod Atheniensium legem probantes me arte erudiendum curaverunt, et ea, quae non potest esse probata sine litteraturae encyclioque doctrinarum omnium disciplina [4] E' per questo motivo che io sono sommamente grato ai miei genitori, i quali seguendo la legge ateniese ebbero a cuore la mia formazione culturale in quella disciplina che non può sussistere senza una cultura letteraria e una conoscenza enciclopedica di ogni branca del sapere
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