Demipho Phaedria Geta DEMIPHO Itane tandem uxorem duxit Antipho iniussu meo nec meum imperium - ac mitto imperium -, non simultatem meam revereri saltem non pudere o facinus audax, o Geta monitor GETA vix tandem DEMIPHO quid mihi dicent aut quam causam reperient demiror GETA atqui reperiam: aliud cura DEMIPHO an hoc dicet mihi: [235] "invitu' feci lex coegit" audio, fateor GETA places DEMIPHO verum scientem, tacitum causam tradere advorsariis, etiamne id lex coegit PHAEDRIA illud durum GETA ego expediam: sine DEMIPHO incertumst quid agam, quia praeter spem atque incredibile hoc mi optigit: ita sum irritatus animum ut nequeam ad cogitandum instituere |
DEMIFONE FEDRIA GETA DEMIFONE (gesticolando e parlando da solo) E così, insomma, Antifone si è sposato senza il mio consenso Senza rispettare la mia autorità - ma lasciamo perdere l'autorità - almeno il mio disaccordo, senza vergognarsi Che temerarietà E Geta, che bel consigliere GETA (a parte) Ci siamo quasi DEMIFONE Cosa mi racconteranno o quale pretesto escogiteranno Me lo domando proprio GETA (a parte) A escogitare ci penso io: tu pensa ad altro [235] DEMIFONE Forse mi dirà: «Ho agito contro la mia volontà: mi ci costringeva la legge» D'accordo, lo ammetto GETA Mi piaci DEMIFONE Ma sapendo qual era la verità, bisognava lasciar vincere la causa agli avversari Anche a questo costringeva la legge FEDRIA (a Geta) Questo è un argomento ostico GETA (a Fedria) Troverò il modo di uscirne, lascia fare DEMIFONE Sono incerto sul da farsi, perché questo che mi è capitato è un contrattempo inatteso e incredibile: sono talmente in collera che non riesco a ragionare |
[240] quam ob rem omnis, quom secundae res sunt maxume, tum maxume meditari secum oportet quo pacto advorsam aerumnam ferant, pericla damna exsilia: peregre rediens semper cogitet aut fili peccatum aut uxori' mortem aut morbum filiae communia esse haec, fieri posse, ut ne quid animo sit novom; [245] quidquid praeter spem eveniat, omne id deputare esse in lucro GETA o Phaedria, incredibilest quantum erum ante eo sapientia meditata mihi sunt omnia mea incommoda eru' si redierit molendum esse in pistrino, vapulandum; habendae compedes, opu' ruri faciundum, horum nil quicquam accidet animo novom [250] quidquid praeter spem eveniet, omne id deputabo esse in lucro sed quid cessas hominem adire et blande in principio adloqui DEMIPHO Phaedriam mei fratri' video filium mi ire obviam PHAEDRIA mi patrue, salve DEMIPHO salve; sed ubist Antipho |
Perciò tutti, [240] quanto meglio vanno le cose, tanto più dovrebbero riflettere su come far fronte ad avversità, rischi, malanni, esilî: chi torna dall'estero pensi sempre che una colpa del figlio, la morte della moglie, una malattia della figlia sono cose di tutti i giorni, che possono capitare, in modo da non farsi cogliere di sorpresa; così tutto [245] quel che capita contro queste aspettative, va considerato un guadagno GETA Oh, Fedria, è incredibile quanto io sia più saggio del padrone Io, tutti i guai a cui potevo andare incontro al ritorno del padrone, li avevo già immaginati: girare la macina del mulino, venir bastonato, messo in ceppi, dover sudare in campagna, niente di imprevisto [250] Tutto quel che capiterà contro queste aspettative lo considererò un guadagno Ma cos'aspetti ad andargli incontro e a cominciare ad addolcirlo DEMIFONE (scorgendo Fedria che si avvicina) Vedo Fedria, il figlio di mio fratello, che mi viene incontro FEDRIA Salute, zio DEMIFONE Salute; ma dov'è Antifone |
PHAEDRIA salvom venire DEMIPHO credo; hoc responde mihi [255] PHAEDRIA valet, hic est; sed satin omnia ex sententia DEMIPHO vellem quidem PHAEDRIA quid istuc est DEMIPHO rogitas, Phaedria bonas me absente hic confecistis nuptias PHAEDRIA eho an id suscenses nunc illi GETA artificem probum DEMIPHO egon illi non suscenseam ipsum gestio [260] dari mi in conspectum, nunc sua culpa ut sciat lenem patrem illum factum me esse acerrimum PHAEDRIA atqui nil fecit, patrue, quod suscenseas DEMIPHO ecce autem similia omnia omnes congruont: unum quom noris omnis noris PHAEDRIA haud itast [265] DEMIPHO hic in noxast, ille ad defendundam causam adest; quom illest, hic praestost: tradunt operas mutuas GETA probe horum facta inprudens depinxit senex DEMIPHO nam ni haec ita essent, cum illo haud stares, Phaedria |
FEDRIA Mi fa piacere [255] DEMIFONE Lo credo; ma rispondimi FEDRIA Gode di buona salute, è qui; ma è andato tutto come desideravi DEMIFONE Magari FEDRIA Che è successo DEMIFONE E me lo chiedi, Fedria Belle nozze avete celebrato qui mentre ero via FEDRIA Ehi, vorrai mica prendertela con lui per questo GETA (a parte) Colpo da maestro DEMIFONE Ah, non dovrei prendermela con [260] lui Non vedo l'ora di averlo qui, perché si renda conto che per colpa sua il padre comprensivo di un tempo è diventato severissimo FEDRIA Ma zio, non ha fatto nulla perché te la prenda con lui DEMIFONE Eccoli, tutti uguali Tutti d'accordo: quando ne conosci uno, li conosci tutti [265] FEDRIA Non è così DEMIFONE Quello è in colpa, questo viene a perorarne la causa; quando invece il colpevole è quest'altro, quello è a disposizione: si tengono bordone a vicenda GETA (a parte) Il vecchio, senza saperlo, ha descritto bene il loro comportamento DEMIFONE Se non fosse così, caro Fedria, non staresti dalla sua parte |
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Terenzio, Phormio: Actus I, 179-230
Latino: dall'autore Terenzio, opera Phormio parte Actus I, 179-230
PHAEDRIA si est, patrue, culpam ut Antipho in se admiserit, [270] ex qua re minu' rei foret aut famae temperans, non causam dico quin quod meritu' sit ferat sed siqui' forte malitia fretus sua insidias nostrae fecit adulescentiae ac vicit, nostran culpa east an iudicum, [275] qui saepe propter invidiam adimunt diviti aut propter misericordiam addunt pauperi GETA ni nossem causam, crederem vera hunc loqui DEMIPHO an quisquam iudex est qui possit noscere tua iusta, ubi tute verbum non respondeas, [280] ita ut ille fecit PHAEDRIA functus adulescentulist officium liberali': postquam ad iudices ventumst, non potuit cogitata proloqui; ita eum tum timidum ibi obstupefecit pudor GETA laudo hunc, sed cesso adire quam primum senem [285] ere, salve: salvom te advenisse gaudeo DEMIPHO oh bone custos, salve, columen vero familiae, quoi commendavi filium hinc abiens meum |
FEDRIA Se Antifone avesse commesso una colpa tale, zio, da [270] provocare un danno al patrimonio o alla reputazione, non troverei scuse: riceva quel che merita Ma se qualcuno, confidando nella propria astuzia, ha teso un'imboscata a noi ragazzi e ci ha sconfitto, è colpa nostra o dei giudici, che spesso per invidia tolgono al ricco [275] e per compassione regalano al povero GETA (a parte) Se non sapessi com'è andata, penserei che dice la verità DEMIFONE Ma quale giudice può riconoscere che hai ragione, se tu non dici una parola, come ha fatto [280] lui FEDRIA Si è comportato da quel bravo ragazzo che è: quando è arrivato davanti ai giudici non è riuscito a pronunciare le parole che aveva pensato: a tal punto la vergogna aveva inibito un ragazzo tanto riservato GETA (a parte) Bravo Ma cos'aspetto ad andare al più presto [285] incontro al vecchio (mostrandosi a Demifone) Salute, padrone: mi rallegro che tu sia tornato sano e salvo |
GETA iamdudum te omnis nos accusare audio inmerito et me omnium horunc inmeritissimo [290] nam quid me in hac re facere voluisti tibi servom hominem causam orare leges non sinunt neque testimoni dictiost DEMIPHO mitto omnia; do istuc "inprudens timuit adulescens"; sino "tu servo's"; verum si cognata est maxume, [295] non fuit necessum habere; sed id quod lex iubet, dotem dareti', quaereret alium virum qua ratione inopem potiu' ducebat domum GETA non ratio, verum argentum deerat DEMIPHO sumeret alicunde GETA alicunde nil est dictu facilius [300] DEMIPHO postremo si nullo alio pacto, fenore GETA hui dixti pulchre siquidem quisquam crederet te vivo DEMIPHO non, non sic futurumst: non potest |
DEMIFONE (sarcastico) Oh, custode fedele, salute, vero sostegno della mia famiglia a cui avevo affidato, partendo, mio figlio GETA È da un pezzo che ti sento accusarci tutti ingiustamente, e me più ingiustamente di tutti: ma che cosa [290] pretendevi che facessi in un simile frangente Le leggi non consentono a uno schiavo di perorare una causa né di presentarsi come testimone DEMIFONE Tralascio tutto quanto; ti concedo «lo sciocco ragazzo ha avuto paura»; ti passo «tu sei uno schiavo»; ma anche ammesso che quella fosse consanguinea stretta, non [295] era necessario sposarsela; ma, come prescrive la legge, le avreste dovuto dare la dote e che si cercasse un altro uomo Con che testa ha preferito prendersi una morta di fame GETA Non era la testa che mancava: erano i soldi DEMIFONE Poteva prenderli da qualche parte GETA Da qualche parte Nulla di più facile a dirsi [300] DEMIFONE Alla fin fine, se non c'era altro modo, da uno strozzino GETA Bravo, ben detto Ammesso che qualcuno lo facesse il prestito, sapendo che tu eri vivo DEMIFONE No, non può finire così: non è possibile |
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egon illam cum illo ut patiar nuptam unum diem nil suave meritumst hominem conmonstrarier [305] mihi istum volo aut ubi habitet demonstrarier GETA nemp' Phormionem DEMIPHO istum patronum mulieris GETA iam faxo hic aderit DEMIPHO Antipho ubi nunc est GETA foris DEMIPHO abi, Phaedria, eum require atque huc adduce PHAEDRIA eo: recta via quidem - illuc GETA nempe ad Pamphilam [310] DEMIPHO ego deos Penatis hinc salutatum domum devortar; inde ibo ad forum atque aliquos mihi amicos advocabo ad hanc rem qui adsient, ut ne inparatu' sim si veniat Phormio |
Dovrò sopportare che quella resti sposata con lui un solo giorno di più Non meritano una simile cortesia Voglio che [305] mi si indichi quest'individuo, che mi si mostri dove abita GETA Alludi a Formione DEMIFONE A questo che ha preso le difese della ragazza GETA Lo farò venire qui subito DEMIFONE Antifone adesso dov'è GETA Fuori DEMIFONE Va', Fedria, cercalo, portalo qui FEDRIA Vado: dritto, dritto là [310] GETA (a parte) Cioè da Panfila DEMIFONE Io me ne andrò a casa a riverire gli dèi Penati, e poi in piazza, e convocherò alcuni amici che mi assistano in questo frangente, in modo da non farmi cogliere alla sprovvista se arriva Formione (entra in casa) |