Terenzio, Phormio: Actus II, 231-314

Terenzio, Phormio: Actus II, 231-314

Latino: dall'autore Terenzio, opera Phormio parte Actus II, 231-314
Demipho Phaedria Geta DEMIPHO Itane tandem uxorem duxit Antipho iniussu meo

nec meum imperium - ac mitto imperium -, non simultatem meam revereri saltem

non pudere

o facinus audax, o Geta monitor

GETA vix tandem

DEMIPHO quid mihi dicent aut quam causam reperient

demiror

GETA atqui reperiam: aliud cura

DEMIPHO an hoc dicet mihi: [235] "invitu' feci

lex coegit"

audio, fateor

GETA places

DEMIPHO verum scientem, tacitum causam tradere advorsariis, etiamne id lex coegit

PHAEDRIA illud durum

GETA ego expediam: sine

DEMIPHO incertumst quid agam, quia praeter spem atque incredibile hoc mi optigit: ita sum irritatus animum ut nequeam ad cogitandum instituere
DEMIFONE FEDRIA GETA DEMIFONE (gesticolando e parlando da solo) E così, insomma, Antifone si è sposato senza il mio consenso

Senza rispettare la mia autorità - ma lasciamo perdere l'autorità - almeno il mio disaccordo, senza vergognarsi

Che temerarietà

E Geta, che bel consigliere

GETA (a parte) Ci siamo quasi

DEMIFONE Cosa mi racconteranno o quale pretesto escogiteranno

Me lo domando proprio

GETA (a parte) A escogitare ci penso io: tu pensa ad altro

[235] DEMIFONE Forse mi dirà: «Ho agito contro la mia volontà: mi ci costringeva la legge»

D'accordo, lo ammetto

GETA Mi piaci

DEMIFONE Ma sapendo qual era la verità, bisognava lasciar vincere la causa agli avversari

Anche a questo costringeva la legge

FEDRIA (a Geta) Questo è un argomento ostico

GETA (a Fedria) Troverò il modo di uscirne, lascia fare

DEMIFONE Sono incerto sul da farsi, perché questo che mi è capitato è un contrattempo inatteso e incredibile: sono talmente in collera che non riesco a ragionare
[240] quam ob rem omnis, quom secundae res sunt maxume, tum maxume meditari secum oportet quo pacto advorsam aerumnam ferant, pericla damna exsilia: peregre rediens semper cogitet aut fili peccatum aut uxori' mortem aut morbum filiae communia esse haec, fieri posse, ut ne quid animo sit novom; [245] quidquid praeter spem eveniat, omne id deputare esse in lucro

GETA o Phaedria, incredibilest quantum erum ante eo sapientia meditata mihi sunt omnia mea incommoda eru' si redierit

molendum esse in pistrino, vapulandum; habendae compedes, opu' ruri faciundum, horum nil quicquam accidet animo novom

[250] quidquid praeter spem eveniet, omne id deputabo esse in lucro

sed quid cessas hominem adire et blande in principio adloqui

DEMIPHO Phaedriam mei fratri' video filium mi ire obviam

PHAEDRIA mi patrue, salve

DEMIPHO salve; sed ubist Antipho
Perciò tutti, [240] quanto meglio vanno le cose, tanto più dovrebbero riflettere su come far fronte ad avversità, rischi, malanni, esilî: chi torna dall'estero pensi sempre che una colpa del figlio, la morte della moglie, una malattia della figlia sono cose di tutti i giorni, che possono capitare, in modo da non farsi cogliere di sorpresa; così tutto [245] quel che capita contro queste aspettative, va considerato un guadagno

GETA Oh, Fedria, è incredibile quanto io sia più saggio del padrone

Io, tutti i guai a cui potevo andare incontro al ritorno del padrone, li avevo già immaginati: girare la macina del mulino, venir bastonato, messo in ceppi, dover sudare in campagna, niente di imprevisto

[250] Tutto quel che capiterà contro queste aspettative lo considererò un guadagno

Ma cos'aspetti ad andargli incontro e a cominciare ad addolcirlo

DEMIFONE (scorgendo Fedria che si avvicina) Vedo Fedria, il figlio di mio fratello, che mi viene incontro

FEDRIA Salute, zio

DEMIFONE Salute; ma dov'è Antifone
PHAEDRIA salvom venire



DEMIPHO credo; hoc responde mihi

[255] PHAEDRIA valet, hic est; sed satin omnia ex sententia

DEMIPHO vellem quidem

PHAEDRIA quid istuc est

DEMIPHO rogitas, Phaedria

bonas me absente hic confecistis nuptias

PHAEDRIA eho an id suscenses nunc illi

GETA artificem probum

DEMIPHO egon illi non suscenseam

ipsum gestio [260] dari mi in conspectum, nunc sua culpa ut sciat lenem patrem illum factum me esse acerrimum

PHAEDRIA atqui nil fecit, patrue, quod suscenseas

DEMIPHO ecce autem similia omnia

omnes congruont: unum quom noris omnis noris

PHAEDRIA haud itast

[265] DEMIPHO hic in noxast, ille ad defendundam causam adest; quom illest, hic praestost: tradunt operas mutuas

GETA probe horum facta inprudens depinxit senex

DEMIPHO nam ni haec ita essent, cum illo haud stares, Phaedria
FEDRIA Mi fa piacere





[255] DEMIFONE Lo credo; ma rispondimi

FEDRIA Gode di buona salute, è qui; ma è andato tutto come desideravi

DEMIFONE Magari

FEDRIA Che è successo

DEMIFONE E me lo chiedi, Fedria

Belle nozze avete celebrato qui mentre ero via

FEDRIA Ehi, vorrai mica prendertela con lui per questo

GETA (a parte) Colpo da maestro

DEMIFONE Ah, non dovrei prendermela con [260] lui

Non vedo l'ora di averlo qui, perché si renda conto che per colpa sua il padre comprensivo di un tempo è diventato severissimo

FEDRIA Ma zio, non ha fatto nulla perché te la prenda con lui

DEMIFONE Eccoli, tutti uguali

Tutti d'accordo: quando ne conosci uno, li conosci tutti

[265] FEDRIA Non è così

DEMIFONE Quello è in colpa, questo viene a perorarne la causa; quando invece il colpevole è quest'altro, quello è a disposizione: si tengono bordone a vicenda

GETA (a parte) Il vecchio, senza saperlo, ha descritto bene il loro comportamento DEMIFONE Se non fosse così, caro Fedria, non staresti dalla sua parte

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Latino: dall'autore Terenzio, opera Phormio parte Prologus

PHAEDRIA si est, patrue, culpam ut Antipho in se admiserit, [270] ex qua re minu' rei foret aut famae temperans, non causam dico quin quod meritu' sit ferat

sed siqui' forte malitia fretus sua insidias nostrae fecit adulescentiae ac vicit, nostran culpa east an iudicum, [275] qui saepe propter invidiam adimunt diviti aut propter misericordiam addunt pauperi

GETA ni nossem causam, crederem vera hunc loqui

DEMIPHO an quisquam iudex est qui possit noscere tua iusta, ubi tute verbum non respondeas, [280] ita ut ille fecit

PHAEDRIA functus adulescentulist officium liberali': postquam ad iudices ventumst, non potuit cogitata proloqui; ita eum tum timidum ibi obstupefecit pudor

GETA laudo hunc, sed cesso adire quam primum senem

[285] ere, salve: salvom te advenisse gaudeo

DEMIPHO oh bone custos, salve, columen vero familiae, quoi commendavi filium hinc abiens meum
FEDRIA Se Antifone avesse commesso una colpa tale, zio, da [270] provocare un danno al patrimonio o alla reputazione, non troverei scuse: riceva quel che merita

Ma se qualcuno, confidando nella propria astuzia, ha teso un'imboscata a noi ragazzi e ci ha sconfitto, è colpa nostra o dei giudici, che spesso per invidia tolgono al ricco [275] e per compassione regalano al povero

GETA (a parte) Se non sapessi com'è andata, penserei che dice la verità

DEMIFONE Ma quale giudice può riconoscere che hai ragione, se tu non dici una parola, come ha fatto [280] lui

FEDRIA Si è comportato da quel bravo ragazzo che è: quando è arrivato davanti ai giudici non è riuscito a pronunciare le parole che aveva pensato: a tal punto la vergogna aveva inibito un ragazzo tanto riservato

GETA (a parte) Bravo

Ma cos'aspetto ad andare al più presto [285] incontro al vecchio

(mostrandosi a Demifone) Salute, padrone: mi rallegro che tu sia tornato sano e salvo
GETA iamdudum te omnis nos accusare audio inmerito et me omnium horunc inmeritissimo

[290] nam quid me in hac re facere voluisti tibi

servom hominem causam orare leges non sinunt neque testimoni dictiost

DEMIPHO mitto omnia; do istuc "inprudens timuit adulescens"; sino "tu servo's"; verum si cognata est maxume, [295] non fuit necessum habere; sed id quod lex iubet, dotem dareti', quaereret alium virum

qua ratione inopem potiu' ducebat domum

GETA non ratio, verum argentum deerat

DEMIPHO sumeret alicunde

GETA alicunde

nil est dictu facilius

[300] DEMIPHO postremo si nullo alio pacto, fenore

GETA hui dixti pulchre

siquidem quisquam crederet te vivo

DEMIPHO non, non sic futurumst: non potest
DEMIFONE (sarcastico) Oh, custode fedele, salute, vero sostegno della mia famiglia a cui avevo affidato, partendo, mio figlio

GETA È da un pezzo che ti sento accusarci tutti ingiustamente, e me più ingiustamente di tutti: ma che cosa [290] pretendevi che facessi in un simile frangente

Le leggi non consentono a uno schiavo di perorare una causa né di presentarsi come testimone

DEMIFONE Tralascio tutto quanto; ti concedo «lo sciocco ragazzo ha avuto paura»; ti passo «tu sei uno schiavo»; ma anche ammesso che quella fosse consanguinea stretta, non [295] era necessario sposarsela; ma, come prescrive la legge, le avreste dovuto dare la dote e che si cercasse un altro uomo

Con che testa ha preferito prendersi una morta di fame

GETA Non era la testa che mancava: erano i soldi

DEMIFONE Poteva prenderli da qualche parte

GETA Da qualche parte

Nulla di più facile a dirsi

[300] DEMIFONE Alla fin fine, se non c'era altro modo, da uno strozzino

GETA Bravo, ben detto

Ammesso che qualcuno lo facesse il prestito, sapendo che tu eri vivo

DEMIFONE No, non può finire così: non è possibile

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egon illam cum illo ut patiar nuptam unum diem

nil suave meritumst

hominem conmonstrarier [305] mihi istum volo aut ubi habitet demonstrarier

GETA nemp' Phormionem

DEMIPHO istum patronum mulieris

GETA iam faxo hic aderit

DEMIPHO Antipho ubi nunc est

GETA foris

DEMIPHO abi, Phaedria, eum require atque huc adduce

PHAEDRIA eo: recta via quidem - illuc

GETA nempe ad Pamphilam

[310] DEMIPHO ego deos Penatis hinc salutatum domum devortar; inde ibo ad forum atque aliquos mihi amicos advocabo ad hanc rem qui adsient, ut ne inparatu' sim si veniat Phormio
Dovrò sopportare che quella resti sposata con lui un solo giorno di più

Non meritano una simile cortesia

Voglio che [305] mi si indichi quest'individuo, che mi si mostri dove abita

GETA Alludi a Formione

DEMIFONE A questo che ha preso le difese della ragazza

GETA Lo farò venire qui subito

DEMIFONE Antifone adesso dov'è

GETA Fuori

DEMIFONE Va', Fedria, cercalo, portalo qui

FEDRIA Vado: dritto, dritto



[310] GETA (a parte) Cioè da Panfila DEMIFONE Io me ne andrò a casa a riverire gli dèi Penati, e poi in piazza, e convocherò alcuni amici che mi assistano in questo frangente, in modo da non farmi cogliere alla sprovvista se arriva Formione (entra in casa)
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