Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 02, pag 4

Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 02

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 03 - Parte 02
exim Cyprii tribus [de] delubris, quorum vetustissimum Paphiae Veneri auctor Aesrias, post filius eius Amathus Veneri Amathusiae et Iovi Salaminio Teucer, Telamonis patris ira profugus, posuissent

[63] Auditae aliarum quoque civitatium legationem

quorum copia fessi patres, et quia studiis certabatur, consulibus permisere ut perspecto iure, et si qua iniquitas involveretur, rem integram rursum ad senatum referrent

consules super eas civitates quas memoravi apud Pergamum Aesculapii compertum asylum rettulerunt: ceteros obscuris ob vetustatem initiis niti

nam Zmyrnaeos oraculum Apollinis, cuius imperio Stratonicidi Veneri templum dicaverint, Tenios eiusdem carmen referre, quo sacrare Neptuni effigiem aedemque iussi sint
Seguirono i Ciprioti in difesa di tre loro templi, il più antico dei quali, dedicato a Venere Pafia, si doveva ad Aeria; quello, successivo, a Venere Amatusia, era opera di suo figlio Amato, mentre quello di Giove Salaminio l'aveva innalzato Teucro, fuggendo profugo dall'ira del padre Telamone

63 Furono ascoltate anche le delegazioni di altre città

I senatori, stremati dal numero delle udienze e dai conflitti di simpatie, incaricarono i consoli di vagliare i diritti vantati e gli eventuali casi di frode, per poi riportare, impregiudicata, la questione al senato

Oltre che per le città già ricordate, i consoli riferirono che era stato riconosciuto il diritto d'asilo al tempio di Esculapio presso Pergamo, mentre gli altri facevano valere origini non accertabili, data la loro remota antichità

Gli abitanti di Smirne s'appellavano infatti all'oracolo di Apollo, per ordine del quale avrebbero dedicato un tempio a Venere Stratonicida; i Tenii a un responso dello stesso dio, col quale avrebbe loro imposto di consacrare una statua e un tempio a Nettuno
propiora Sardianos: Alexandri victoris id donum

neque minus Milesios Dareo rege niti; set cultus numinum utrisque Dianam aut Apollinem venerandi

petere et Cretenses simulacro divi Augusti

factaque senatus consulta quis multo cum honore modus tamen praescribebatur

iussique ipsis in templis figere aera sacrandam ad memoriam, neu specie religionis in ambitionem delaberentur

[64] Sub idem tempus Iuliae Augustae valetudo atrox necessitudinem principi fecit festinati in urbem reditus, sincera adhuc inter matrem filiumque concordia sive occultis odiis
Privilegi più recenti producevano gli abitanti di Sardi, concessi in dono da Alessandro vincitore

con altrettanta convinzione i Milesii accampavano l'autorità del re Dario: e queste due città erano votate al culto di Diana e di Apollo

Anche i Cretesi chiedevano il diritto di asilo per una statua del divo Augusto

I senatori si espressero con dei senatoconsulti, nei quali, pur nel rispetto delle realtà religiose, si fissavano dei limiti

con obbligo di affiggere nei templi tavole di bronzo, per consacrare il ricordo dei riconoscimenti e perché, col pretesto del culto, non si desse spazio alla speculazione

64 In quei giorni una grave malattia di Giulia Augusta costrinse il principe a un frettoloso ritorno a Roma, e ciò sia che vi fosse ancora una sincera concordia tra madre e figlio oppure nonostante i dissimulati risentimenti
neque enim multo ante, cum haud procul theatro Marcelli effigiem divo Augusto Iulia dicaret, Tiberi nomen suo postscripserat, idque ille credebatur ut inferius maiestate principis gravi et dissimulata offensione abdidisse

set tum supplicia dis ludique magni ab senatu decernuntur, quos pontifices et augures et quindecimviri septemviris simul et sodalibus Augustalibus ederent

censuerat L Apronius ut fetiales quoque iis ludis praesiderent

contra dixit Caesar, distincto sacerdotiorum iure et repetitis exemplis: neque enim umquam fetialibus hoc maiestatis fuisse

ideo Augustalis adiectos quia proprium eius domus sacerdotium esset pro qua vota persolverentur
Infatti, non molto prima, Giulia, nel consacrare una statua al divo Augusto non lontano dal teatro di Marcello, aveva fatto seguire il nome di Tiberio al suo, episodio che si voleva da lui ritenuto offensivo della dignità imperiale, ma non rilevato pur nel suo cupo e dissimulato risentimento

In quella circostanza dunque il senato decretò suppliche agli dèi e solenni giochi votivi, la cui organizzazione era affidata ai pontefici, agli auguri, ai quindecemviri insieme ai settemviri e agli Augustali

Lucio Apronio aveva proposto che vi presiedessero anche i feziali

Ma Tiberio espresse parere contrario, richiamando la distinzione delle funzioni sacerdotali e gli esempi di tutta una tradizione: mai infatti ai feziali era toccato tanto onore

quanto agli Augustali, la loro aggregazione si spiegava col fatto che il loro collegio riguardava proprio la famiglia, per la quale si scioglievano i voti

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Tacito, Annales: Libro 13, 01-24
Tacito, Annales: Libro 13, 01-24

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 13, 01-24

[65] Exequi sententias haud institui nisi insignis per honestum aut notabili dedecore, quod praecipuum munus annalium reor ne virtutes sileantur utque pravis dictis factisque ex posteritate et infamia metus sit

ceterum tempora illa adeo infecta et adulatione sordida fuere ut non modo primores civitatis, quibus claritudo sua obsequiis protegenda erat, sed omnes consulares, magna pars eorum qui praetura functi multique etiam pedarii senatores certatim exsurgerent foedaque et nimia censerent

memoriae proditur Tiberium, quoties curia egrederetur, Graecis verbis in hunc modum eloqui solitum 'o homines ad servitutem paratos

' scilicet etiam illum qui libertatem publicam nollet tam proiectae servientium patientiae taedebat

[66] Paulatim dehinc ab indecoris ad infesta transgrediebantur
65 Mi sono riproposto di riferire solo opinioni significative, in quanto espressione di dignità o di memorabile bassezza, perché ritengo compito primo della storia preservare dall'oblio le manifestazioni di virtù e perché, per le parole e i gesti perversi, sia viva la paura di infamia agli occhi dei posteri

Furono quelli tempi così inquinati da sordida adulazione che, non solo i cittadini di primo piano, i quali credevano di dover difendere la loro notorietà con gesti di ossequiosa deferenza, ma tutti i consolari e gran parte di chi aveva ricoperto la pretura e anche molti dei senatori di grado inferiore, facevano a gara a formulare proposte indecenti ed eccessive

Raccontano che Tiberio, ogni volta che usciva dalla curia, fosse solito esclamare in greco: O uomini pronti solo a servire

Tanto la sottomissione così smaccata di quei servi ripugnava anche a colui che non voleva la libertà pubblica

66 Costoro intanto però passavano gradatamente dalla bassezza all'aggressività
C Silanum pro consule Asiae repetundarum a sociis postulatum Mamercus Scaurus e consularibus, Iunius Otho praetor, Bruttedius Niger aedilis simul corripiunt obiectantque violatum Augusti numen, spretam Tiberii maiestatem, Mamercus antiqua exempla iaciens, L Cottam a Scipione Africano, Servium Galbam a Catone censorio, P Rutilium a M Scauro accusatos

videlicet Scipio et Cato talia ulciscebantur aut ille Scaurus, quem proavum suum obprobrium maiorum Mamercus infami opera dehonestabat

Iunio Othoni litterarium ludum exercere vetus ars fuit: mox Seiani potentia senator obscura initia impudentibus ausis propolluebat
Il proconsole d'Asia Gaio Silano, già messo sotto accusa dagli alleati per concussione, subisce le violente accuse, combinate, del consolare Mamerco Scauro, del pretore Giunio Otone e dell'edile Bruttedio Nigro, che gli contestavano d'aver violato la divinità d'Augusto e disprezzato la maestà di Tiberio, Mamerco sfodera esempi antichi: Lucio Cotta accusato da Scipione l'Africano, Servio Galba da Catone il Censore, Publio Rutilio da Marco Scauro

Ma era chiaro che ben altre colpe intendevano punire Scipione e Catone o quel famoso Scauro, che ora il pronipote Mamerco, vergogna dei suoi antenati, disonorava con un comportamento infame

Vecchia professione di Giunio Otone era stata quella di maestro di scuola; poi, fatto senatore grazie al potente appoggio di Seiano, contaminava ulteriormente la bassezza delle sue origini con una impudente sfrontatezza

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Tacito, Annales: Libro 11, 01-38
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Bruttedium artibus honestis copiosum et, si rectum iter pergeret, ad clarissima quaeque iturum festinatio extimulabat, dum aequalis, dein superiores, postremo suasmet ipse spes antire parat: quod multos etiam bonos pessum dedit, qui spretis quae tarda cum securitate praematura vel cum exitio properant

[67] Auxere numerum accusatorum Gellius Publicola et Paconius, ille quaestor Silani, hic legatus
Bruttedio, ampiamente dotato d'ingegno, poteva raggiungere, se avesse seguito la retta via, gli obiettivi più luminosi ma, sopraffatto dall'arrivismo, si accinse prima a superare quelli del suo livello, poi quelli in condizioni più alte e infine le sue stesse speranze; Tale atteggiamento ha condotto alla rovina anche persone capaci e meritevoli, le quali, sprezzando risultati lenti ma certi, forzano le cose in modo prematuro, anche a rischio di rovinarsi

67 Accrebbero il numero degli accusatori Gellio Publicola e Marco Paconio, il primo questore di Silano e l'altro suo legato
nec dubium habebatur saevitiae captarumque pecuniarum teneri reum: sed multa adgerebantur etiam insontibus periculosa, cum super tot senatores adversos facundissimis totius Asiae eoque ad accusandum delectis responderet solus et orandi nescius, proprio in metu qui exercitam quoque eloquentiam debilitat, non temperante Tiberio quin premeret voce vultu, eo quod ipse creberrime interrogabat, neque refellere aut eludere dabatur, ac saepe etiam confitendum erat ne frustra quaesivisset

servos quoque Silani ut tormentis interrogarentur actor publicus mancipio acceperat

et ne quis necessariorum iuvaret periclitantem maiestatis crimina subdebantur, vinclum et necessitas silendi
Non v'era dubbio che l'imputato dovesse essere considerato reo di sevizie e di estorsione; ma si accumulavano contro di lui molte circostanze, pericolose anche per un innocente, perché, oltre ai tanti senatori a lui ostili, doveva ribattere da solo ai più eloquenti oratori di tutta l'Asia, appositamente scelti per metterlo in stato d'accusa: Silano, digiuno di arte oratoria, in preda al panico proprio di chi vede in gioco la sua persona - il che fiacca l'eloquenza anche più smaliziata - era solo a dover rispondere e non desisteva dall'incalzarlo con la voce, con gli sguardi, tanto più che lo interrogava personalmente con domande incalzanti, senza consentirgli né di ribattere né di eluderle, e spesso era costretto anche ad ammissioni, per non far cadere nel vuoto le domande di Tiberio

Un agente del fisco aveva acquistato anche gli schiavi di Silano, perché si potessero interrogare sotto tortura

per evitare che qualche parente gli venisse in aiuto nel momento del pericolo, si insinuavano accuse di lesa maestà, che vincolavano, obbligatoriamente, al silenzio

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igitur petito paucorum dierum interiectu defensionem sui deseruit, ausis ad Caesarem codicillis quibus invidiam et preces miscuerat

[68] Tiberius quae in Silanum parabat quo excusatius sub exemplo acciperentur, libellos divi Augusti de Voleso Messala eiusdem Asiae pro consule factumque in eum senatus consultum recitari iubet

tum L Pisonem sententiam rogat

ille multum de clementia principis praefatus aqua atque igni Silano interdicendum censuit ipsumque in insulam Gyarum relegandum

eadem ceteri, nisi quod Cn Lentulus separanda Silani materna bona, quippe Atia parente geniti, reddendaque filio dixit, adnuente Tiberio
Chiesto dunque un rinvio di pochi giorni, Silano abbandonò la propria difesa e osò scrivere a Tiberio un memoriale, in cui si alternavano risentite affermazioni e preghiere

68 Tiberio, per avallare, con un precedente, i provvedimenti che intendeva prendere contro Silano, ordina di leggere in senato l'atto d'accusa del divo Augusto contro Voleso Messalla, anch'egli proconsole d'Asia, e il decreto emesso dal senato contro di lui

Poi chiede a Lucio Pisone di esprimere il suo parere

Questi, dopo una lunga premessa sulla clemenza del principe, propose di infliggere l'esilio a Silano e di relegarlo nell'isola di Giaro

Gli altri si allinearono sulla sua proposta, salvo il suggerimento avanzato da Gneo Lentulo di separare, nella confisca, i beni materni di Silano (perché era nato da una Azia) e di restituirli al figlio e Tiberio acconsentì
[69] At Cornelius Dolabella dum adulationem longius sequitur increpitis C Silani moribus addidit ne quis vita probrosus et opertus infamia provinciam sortiretur, idque princeps diiudicaret

nam a legibus delicta puniri: quanto fore mitius in ipsos, melius in socios, provideri ne peccaretur

adversum quae disseruit Caesar: non quidem sibi ignare quae de Silano vulgabantur, sed non ex rumore statuendum

multos in provinciis contra quam spes aut metus de illis fuerit egisse: excitari quosdam ad meliora magnitudine rerum, hebescere alios

neque posse principem sua scientia cuncta complecti neque expedire ut ambitione aliena trahatur

ideo leges in facta constitui quia futura in incerto sint

sic a maioribus institutum ut, si antissent delicta, poenae sequerentur
69 Cornelio Dolabella procedette ben oltre sulla strada dell'adulazione: censurata la figura morale di Silano, aggiunse che chi conduceva vita scandalosa e infamata non doveva rientrare nel sorteggio delle province, e che la decisione spettava al principe

se sono le leggi a punire i delitti - argomentava - non sarebbe più generoso per i candidati e più producente per gli alleati fare in modo che questi delitti non si commettano

Cesare espresse valutazioni contrarie: non che gli fossero ignote le voci circolanti su Silano, ma non su dicerie si potevano fondare le decisioni

Molti s'erano comportati nelle province diversamente da come facevano temere o sperare: la grandezza delle responsabilità sprona taluni al meglio, altri li fiacca

Era impensabile che la conoscenza del principe abbracciasse ogni cosa ed era un rischio per lui essere sottoposto alla pressione di intrighi orditi da altri

Le leggi si basano sui fatti, proprio perché il futuro è incerto

Gli antichi avevano stabilito che solo là dove prima si verificasse un reato, seguisse la pena

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ne verterent sapienter reperta et semper placita: satis onerum principibus, satis etiam potentiae

minui iura quotiens gliscat potestas, nec utendum imperio ubi legibus agi possit

quanto rarior apud Tiberium popularitas tanto laetioribus animis accepta

atque ille prudens moderandi, si propria ira non impelleretur, addidit insulam Gyarum immitem et sine cultu hominum esse: darent Iuniae familiae et viro quondam ordinis eiusdem ut Cythnum potius concederet

id sororem quoque Silani Torquatam, priscae sanctimoniae virginem, expetere

in hanc sententiam facta discessio

[70] Post auditi Cyrenenses et accusante Anchario Prisco Caesius Cordus repetundarum damnatur
Non era il caso di sovvertire principi dettati dalla saggezza e sempre accettati; Già tanti sono gli oneri di un principe e già tanta la sua potenza

La forza della legge diminuisce col crescere del potere e non conviene ricorrere a un atto d'imperio, dove si può far valere la legge

Quanto più raro era in Tiberio il rispetto della volontà popolare, tanto più era accolto con gioia

Il quale, capace di trovare la giusta misura, purché non travolto dalla propria ira, fece ancora osservare che l'isola di Giaro era inospitale e selvaggia: concedessero invece alla famiglia Giunia e a un uomo, un tempo del loro stesso livello sociale, l'isola di Citno

La stessa richiesta avanzava anche la sorella di Silano, Torquata, vestale d'una castità degna dei tempi antichi

La votazione fu in questo senso

70 Ebbe poi udienza una delegazione di Cirene e, sotto l'accusa di Ancario Prisco, Cesio Cordo fu condannato per concussione

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