Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57, pag 2

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 31 - 57
Quin et facto per Magos sacro evocare Manes et exorare temptavit

Peregrinatione qvidem Graeciae et Eleusinis sacris, quorum initiatione impii et scelerati voce praeconis summoventur, interesse non ausus est

Iunxit parricido matris amitaee necem

Quam cum ex duritie alvi cubantem visitaret, et illa tractans lanuginem eius, ut assolet, iam grandis natu per blanditias forte dixisset: 'Simul hac excepero, mori volo, ' conversus ad proximos confestim se positurum velu irridens ait, praecepitque medicis ut largius purgarent aegram; necdum defunctae bona invasit suppresso testamento, ne quid abscederet

XXXV Uxores praeter Octaviam duas postea duxit, Poppaeam Sabinam quaestorio patre natam et equiti Romano antea nuptam, deinde Statiliam Messalinam Tauri bis consulis ac triumphalis abneptem
Tentò perfino, ricorrendo ad incantesimi, di evocare e supplicare i mani di Agrippina

Durante il suo viaggio in Grecia non osò assistere ai misteri di Eleusi perché la voce del banditore vietò agli empi e ai criminali di farsene iniziare

A questo delitto aggiunse anche l'assassinio di sua zia

Una volta che si recò a visitarla mentre era costretta a letto da una costipazione ostinata, essa, per adularlo, gli disse, accarezzando la sua barba che stava spuntando, come sono soliti fare i vecchi: 'Quando l'avrò ricevuta, potrò anche morire Nerone allora, rivolto a coloro che lo accompagnavano disse, come per scherzo, 'che l'avrebbe deposta subito' e ordinò ai medici di dare alla malata un purgante energico; senza attendere che fosse morta si impossessò dei suoi beni e fece sparire il suo testamento perché niente gli sfuggisse

35 Oltre ad Ottavia, ebbe due altre mogli: prima Poppea Sabina, figlia di un anziano questore, e sposata in precedenza ad un cavaliere romano, poi Statilia Messalina, pronipote di Tauro che fu due volte console e ricevette il trionfo
Qua ut poteretur, virum eius Atticum Vestinum consulem in honore ipso trucidavit

Octaviae consuetudinem cito aspernatus corripientibus amicis sufficere illi debere respondit uxoria ornamenta

Eandem mox saepe frustra strangulare meditatus dimisit ut sterilem, sed improbante divortium populo nec parcente conviciis etiam relegavit, denique occidit sub crimine adulteriorum adeo impudenti falsoque, ut in quaestione pernegantibus cunctis Anicetum paedagogum suum indicem subiecerit, qui fingeret et dolo stupratam a se fateretur

Poppaeam duodecimo die post divortium Octaviae in matrimonium acceptam dilexit unice; et tamen ipsam quoque ictu calcis occidit, quod se ex aurigatione sero reversum gravida et aegra conviciis incesserat
Per poter sposare quest'ultima fece uccidere suo marito Attico Vestino perfino mentre esercitava il consolato

Si stancò subito di Ottavia e, poiché i suoi amici glielo rimproveravano, egli rispose che 'essa doveva accontentarsi delle insegne del matrimonio'

In seguito, avendo tentato più volte, senza riuscirvi, di farla strangolare, la ripudiò con il pretesto della sterilità, ma poiché il popolo disapprovava il suo divorzio e non gli risparmiava le sue invettive, la relegò e infine la fece mettere a morte, sotto l'imputazione di adulterio; l'accusa era così impudente e calunniosa che all'istruttoria tutti i testimoni si ostinarono a negare e Nerone dovette costringere a far denuncia il suo pedagogo Aniceto che si accusò, falsamente, di aver abusato di lei con uno stratagemma

Undici giorni dopo il divorzio da Ottavia, Nerone sposò Poppea, che amò più di tutto, e tuttavia uccise anche lei, con un calcio, perché, incinta e malata, lo aveva rimproverato aspramente una sera che era rincasato tardi da una corsa di carri
Ex hac filiam tulit Claudiam Augustam amisitque admodum infantem

Nullum adeo necessitudinis genus est, quod non scelere perculerit

Antoniam Claudi filiam, recusantem post Poppaeam mortem nuptias suas quasi molitricem novarum rerum interemit; similiter ceteros aut affinitate aliqua sibi aut propinquitate coniunctos; in quibus Aulum Plautium iuvenem, quem cum ante mortem per vim conspurcasset: 'Eat nunc' inquit 'mater mea et successorem meum osculetur' iactans dilectum ab ea et ad spem imperii impulsum

Privignum Rufrium Crispinum Poppaea natum impuberem adhuc, quia ferebatur ducatus et imperia ludere, mergendum mari, dum piscaretur, servis ipsius demandavit

Tuscum nutricis filium relegavit, quod in procuratione Aegypti balineis in adventum suum exstructis lavisset
Da lei ebbe una figlia, Claudia Augusta che morì ancora bambina

Non vi è nessuna categoria di parenti che fosse al riparo dei suoi delitti

Poiché Antonia, la figlia di Claudio, rifiutava di sposarlo, dopo la morte di Poppea, egli la fece uccidere con il pretesto che fomentava una rivoluzione; allo stesso modo trattò tutte le altre persone che gli erano legate o imparentate in qualche modo; tra gli altri abusò del giovane Aulo Plauzio, prima di mandarlo a morte, poi gli disse: 'Venga subito mia madre e baci il mio successore,' per far capire che Agrippina lo aveva amato e lo aveva spinto a sperare di impossessarsi dell'Impero

Informato che il suo figliastro Rufrio Crispino, figlio di Poppea, ancora fanciullo, si assegnava nei suoi giochi il ruolo di generale, diede incarico ai suoi stessi schiavi di annegarlo nel mare mentre pescava

Mandò in esilio Tusco, figlio della sua nutrice, perché, quando era procuratore d'Egitto si era preso il bagno nelle terme costruite per l'arrivo dell'imperatore

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Senecam praeceptorem ad necem compulit, quamvis saepe commeatum petenti bonisque cedenti persancte iurasset suspectum se frustra periturumque potius quam nociturum ei

Burro praefecto remedium ad fauces pollicitus toxicum misit

Libertos divites et senes, olim adoptionis mox dominationis suae fautores atque rectores, veneno partim cibis, partim potionibus indito intercepit

XXXVI Nec minore saevitia foris et in exteros grassatus est

Stella crinita, quae summis potestatibus exitium portendere vulgo putatur, per continuas noctes oriri coeperat
Costrinse il suo precettore Seneca a suicidarsi, benché gli avesse solennemente giurato, quando qvello insisteva per ottenere il suo congedo, lasciandogli tutti i suoi beni, che avrebbe preferito morire, piuttosto che fargli del male

A Burro, prefetto del Pretorio, promise un rimedio per la sua gola e gli mandò del veleno

Quanto ai suoi liberti, ricchi e vecchi, che avevano preparato la sua adozione prima e poi il suo principato, ed erano stati i suoi consiglieri, li fece sparire avvelenando ora i loro cibi, ora le loro bevande

36 Con crudeltà non minore si comportò fuori casa e verso gli estranei

Una cometa, che, secondo la credenza popolare, annuncia la morte alle massime potenze, si era mostrata per più notti di seguito
Anxius ea re, ut ex Balbillo astrologo didicit, solere reges talia ostenta caede aliqua illustri expiare atque a semet in capita procerum depellere, nobilissimo cuique exitium destinavit; enimvero multo magis et quasi per iustam causam duabus coniurationibus provulgatis, quarum prior maiorque Pisoniana Romae, posterior Viniciana Beneventi conflata atque detecta est

Coniurati e vinculis triplicium catenarum dixere causam, cum quidam ultro crimen faterentur, nonnulli etiam imputarent, tamquam aliter illi non possent nisi morte succurrere dedecorato flagitiis omnibus

Damnatorum liberi urbe pulsi enectique veneno aut fame; constat quosdam cum paedagogis et capsariis uno prandio pariter necatos, alios diurnum victum prohibitos quaerere
Nerone si preoccupò di questa minaccia e, quando l'astrologo Balbilio gli spiegò che generalmente i re scongiuravano simili presagi immolando qualche illustre vittima e li gettavano lontano da sé, sulla testa dei grandi, egli decretò la morte di tutti i più nobili cittadini Sicuramente lo confermò in questa decisione e la rese in un certo senso legittima, la scoperta di due complotti, dei quali il primo e più importante, qvello di Pisone, si formò e fu scoperto a Roma, il secondo, qvello di Vinicio a Benevento

I congiurati si difesero in tribunale, incatenati con triplice giro: alcuni confessarono apertamente il loro progetto, altri se ne fecero un merito dicendo che 'non potevano aiutarlo se non uccidendolo, perché si era coperto di ogni vergogna'

I figli dei condannati furono cacciati da Roma e li si fece morire di fame o con il veleno; è notorio che alcuni furono uccisi, insieme con i loro precettori e i loro schiavi personali, durante una colazione e che ad altri fu impedito di procurarsi il nutrimento quotidiano

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XXXVII Nullus posthac adhibitus dilectus aut modus interimendi quoscumque libuisset quacumque de causa

Sed ne de pluribus referam, Salvidieno Orfito obiectum est, quod tabernas tres de domo sua circa Forum civitatibus ad stationem locasset, Cassio Longinoiuris consulto ac luminibus orbato, quod in vetere gentili stemmate C Cassi percussoris Caesaris imagines retinuisset, Paeto Thraseae tristior et paedagogi vultus

Mori iussis non amplius quam horarum spatium dabat; ac ne quid morae interveniret, medicos admovebat, qui cunctantes continuo curarent; ita enim vocabatur venas mortis gratia incidere

Creditur etiam polyphago cuidam Aegypti generis crudam carnem et quidquid daretur mandere assueto, concupisse vivos homines laniandos absumendosque obicere
37 Da allora, senza fare nessun discernimento e senza nessuna moderazione, fece morire a suo capriccio tutte le persone che voleva con qualsiasi pretesto

Ma, per non dilungarmi troppo, dirò che si accusò Salvidieno Orfito di aver affittato come ufficio per i funzionari della città tre negozi che facevano parte della sua casa presso il foro; Cassio Longino giureconsulto accecato, di aver conservato in un antico stemma di famiglia il ritratto di C Cassio, Uno degli assassilli di Cesare; Peto Trasea di avere l'aria accigliata di un pedagogo

A coloro cui aveva ordinato di uccidersi, concedeva soltanto poche ore di tempo e per prevenire ogni ritardo inviò loro anche dei medici incaricati di prestare le loro 'cure' in caso di esitazione; era questa del 'prestar le cure' una sua tipica espressione per dire di aprire le vene allo scopo di provocare la morte

Si dice anche che abbia voluto offrire uomini vivi da maciullare e divorare a un egiziano abituato a mangiare carne cruda e tutto ciò che gli si presentava
Elatus inflatusque tantis velut successibus negavit quemquam principum scisse, quid sibi liceret, multasque nec dubias significationes saepe iecit, ne reliquis qvidem se parsurum senatoribus, eumque ordinem sublaturum quandoque e re publica ac provincias et exercitus equiti Romano ac libertis permissurum

Certe neque adveniens neque proficiscens quemquam osculo impertiit ac ne resalutatione qvidem; et in auspicando opere Isthmi magna frequentia clare, ut sibi ac populo Romano bene res verteret, optavit dissimulata senatus mentione

XXXVIII Sed nec populo aut moenibus patriae pepercit

Dicente quodam in sermone communi: 'Emou thanontos gaia meichthetw pyri' 'Immo', inquit, 'emou zwntos,' planeque ita fecit
Gonfio di orgoglio per così brillanti successi dichiarò che 'nessun imperatore aveva saputo che cosa fosse lecito a lui' e spesso fece capire, con molte e precise allusioni che non avrebbe risparmiato neppure i restanti senatori e che un giorno avrebbe fatto sparire questo ordine dalla repubblica, per affidare le province e il comando degli eserciti ai cavalieri romani e ai liberti

In Ogni caso, sia quando entrava in Senato, sia quando ne usciva, non dava l'abbraccio a nessuno e neppure rispondeva ai saluti; e prima di far cominciare i lavori dell'istmo disse ad alta voce, in presenza di una folla considerevole, che si augurava 'la buona riuscita dell' impresa per sé e per il popolo romano', senza fare il minimo accenno al Senato

38 Non risparmiò né il popolo né le mura della sua patria

Una volta che un tale, nel mezzo di una conversazione generale, disse: 'Quando sarò morto, la terra si mescoli con il fuoco,' egli lo interruppe gridando: 'Anzi, mentre sono vivo' e realizzò pienamente questa sua aspirazione

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Nam quasi offensus deformitate veterum aedificorum etangustiis flexurisque vicorum, incendit urbem tam palam, ut plerique consulares cubicularios eius cum stuppa taedaque in praediis suis deprehensos non attigerint, et quaedam horrea circum domum Auream, quorum spatium maxime desiderabat, ut bellicis machinis labefacta atque inflammata sint quod saxeo muro constructa erant

Per sex dies septemque noctes ea clade saevitum est ad monumentorum bustorumque deversoria plebe compulsa

Tunc praeter immensum numerum insularum domus priscorum ducum arserunt hostilibus adhuc spoliis adornatae deorumque aedes ab regibus ac deinde Punicis et Gallicis bellis votae dedicataeque, et quidquid visendum atque memorabile ex antiquitate duraverat
In realtà, con il pretesto che era disgustato dalla bruttezza degli antichi edifici e dalla strettezza e sinuosità delle strade, incendiò Roma e lo fece così apertamente che molti ex consoli, avendo sorpreso nei loro possedimenti alcuni suoi servi di camera con stoppa e torce tra le mani, non osarono toccarli, mentre alcuni magazzini di grano, che occupavano presso la 'Casa dorata' un terreno da lui ardentemente desiderato, furono abbattuti con macchine da gverra e incendiati perché erano stati costruiti con muri di sasso

Il fuoco divampò per sei giorni e sette notti, obbligando la plebe a cercare alloggio nei monumenti pubblici e nelle tombe

Allora, oltre ad un incalcolabile numero di agglomerati di case, il fuoco divorò le abitazioni dei generali di un tempo, ancora adornate delle spoglie dei nemici, i templi degli dei che erano stati votati e consacrati sia al tempo dei re, sia durante le gverre puniche e galliche e infine tutti i monumenti curiosi e memorabili che restavano del passato
Hoc incendium e turre Maecenantina prospectans laetusque 'flammae', ut aiebat, 'pulchritudine' Halosin Ilii in illo suo scaenico habitu decantavit

Ac ne non hinc quoque quantum posse praedae et manubiarium invaderet, pollicitus cadaverum et ruderum gratuitam egestiopnem nemini ad reliquias rerum suarum adire permisit, conlationibusque non receptis modo verum et efflagitatis provincias privatorumque census prope exhausit

XXXIX Accesserunt tantis ex principe malis probrisque quaedam et fortuita: pestilentia unius autumni, quo triginta funerum milia in rationem Libitinae venerunt; clades Britannica, qua duo praecipua oppida magna civium sociorumque caede direpta sunt; ignominia ad Orientem legionibus in Armenia sub iugum missis aegreque Syria retenta
Nerone contemplò questo incendio dall'alto della torre di Mecenate e affascinato, come diceva, dalla bellezza della fiamma, cantò la a Presa di Troia', indossando il suo costume da teatro

E per non lasciarsi sfuggire l'occasione di afferrare tutto il bottino e le spoglie che poteva, promise di far togliere gratuitamente i cadaveri e le macerie e non permise a nessuno di avvicinarsi a ciò che restava dei suoi beni; poi, non contento di ricevere contributi in denaro, ne sollecitò e ridusse quasi alla rovina le province e i privati cittadini più facoltosi

39 A così grandi calamità e così grandi mali che venivano dall'imperatore, si aggiunsero anche alcune disgrazie dovute alla fatalità: una pestilenza che, in un solo autunno, fece iscrivere trentamila convogli funebri nel registro di Libitina; un disastro in Britannia, dove il nemico distrusse due centri molto importanti, massacrando una folla di cittadini e di alleati; in Oriente una sconfitta vergognosa che obbligò le nostre legioni a passare sotto il giogo, in Armenia, mentre a fatica si poté conservare la Siria

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Mirum et vel praecipue notabile inter haec fverit nihil eum patientius quam maledicta et convicia hominum tulisse, neque in ullos leniorem quam qui se dictis aut carminibus lacessissent exstitisse

Multa Graece Latineque proscripta aut vulgata sunt, sicut illa 'Nerwn Oresths Alkmewn mhtroktonos

'Neopshfon; Nerwn idian mhtera apekteine'Quis negat Aeneae magna de stirpe Neronem

Sustulit hic matrem, sustulit ille patrem

Dum tendit citharam noster, dum cornua Parthus,Noster erit Pacan, ille Hecatebeletes

Roma domus fiet; Veios migrate, Qvirites,Si non et Veios occupat ista domus

Sed neque auctores requisivit et quosdam per indicem delatos ad senatum adfici graviore poena prohibuit
Ciò che può sembrare straordinario, in tutto questo, e degno di nota, è il fatto che Nerone sopportò con la massima pazienza tutte le satire e le ingiurie, e diede prova di un'indulgenza particolare nei confronti di coloro che lo provocavano con parole e con versi

Si affissero sui muri o si fecero correre tra il popolo molti epigrammi come questi, sia in greco, sia in latino:Nerone, Orèste, Alcmeone: matricidi

Ultima notizia: Nerone ha ucciso sua madreChi nega che Nerone discende dalla nobile stirpe di Enea

Qvello ha tolto di mezzo la madre, questo ha retto sulle spalle il padre

Il nostro uomo accorda la sua cetra, il Parto il suo arco tendeIl nostro uomo sarà Peane, il Parto Ecatebelete

Roma diverrà la sua casa; Qviriti, emigrate a Veioammesso che questa casa non inglobi anche Veio

Ma egli non fece ricercare gli autori di questi epigrammi e anche quando alcuni di loro furono denunciati al Senato, vietò di infliggere loro una pena troppo severa

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