Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 01-05, pag 2

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 01-05

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 01-05

[2] Habent praeterea multa discrimina, primum tactus: frigidae calidaeque sunt; deinde ponderis: leves et graves sunt; deinde coloris: purae sunt, turbidae, caeruleae, luridae, deinde salubritatis: sunt enim utiles, sunt mortiferae, sunt quae cogantur in lapidem, quaedam tenues, quaedam pingues; quaedam alunt, quaedam sine ulla bibentis ope transeunt, quaedam haustae fecunditatem afferunt

[3][1] Ut stet aqua aut fluat, loci positio eficit: in devexo fluit, in plano et defosso continetur et stagnat

Aliquando in aduersum spiritu impellitur: tunc cogitur, non fluit

Colligitur ex imbribus, ex suo fonte natiua est
[2] Inoltre, si possono fare molte suddivisioni, prima di tutto al tatto: ce ne sono di calde e di fredde: poi in base al peso: ce ne sono di leggere e di pesanti; poi in base al colore: ce ne sono di trasparenti, di torbide, di azzurrognole, di giallastre, poi dal punto di vista della salute: ce ne sono di utili, di velenose, di quelle che si solidificano in pietre, di leggere e di pesanti da digerire; alcune nutrono, altre attraversano il corpo senza provocare nessun effetto in chi le beve, altre ancora, ingerite, procurano la fecondità

[3][1] la configurazione del luogo a far sì che lacqua ristagni o scorra: su un terreno in pendio scorre, su un terreno pianeggiante e con i margini rialzati si ferma e ristagna

Talvolta viene spinta in senso contrario dallaria: ma allora è forzata, non scorre naturalmente

Si raccoglie dalle piogge, è nativa quando proviene da una fonte sua propria
Nihil tamen prohibet eodem loco aquam colligi et nasci; quod in Fucino videmus, in quem montes circumiecti, quicquid fudit pluuia, derivant, sed et magnae in ipso latentesque venae sunt: itaque etiam cum hiberni defluxere torrentes, faciem suam servat

[4][1] Primum ergo quaeramus quomodo ad continuandos fluminum cursus terra sufficiat, unde tantum aquarum exeat

Miramur, quod accessionem fluminum maria non sentiant; aeque mirandum est, quod detrimentum exeuntium terra non sentit

Quid est, quod illam aut sic impleuerit, ut praebere tantum ex recondito possit, aut subinde sic suppleat

Quamcumque rationem reddiderimus de flumine, eadem erit riuorum ac fontium
Niente impedisce, tuttavia, che lacqua si raccolga nello stesso luogo in cui nasce; è quello che vediamo nel lago Fùcino, nel quale i monti che lo circondano portano tutte le acque rovesciate dalla pioggia e che possiede, però, anche abbondanti sorgenti sotterranee: pertanto, anche quando dinverno i torrenti cessano di scorrere, conserva il suo aspetto abituale

[4][1]Chiediamoci, dunque, prima di tutto come sia possibile alla terra alimentare costantemente il corso dei fiumi, donde escano tali masse dacqua

Ci meravigliamo che i mari non avvertano leffetto dellaggiunta dellacqua portata dai fiumi; bisogna ugualmente sorprendersi che la terra non avverta leffetto dellimpoverimento arrecatole dai fiumi uscendone

Cosè che o lha riempita a tal punto da consentirle di fornire dalle sue viscere una simile quantità dacqua, o che gliela restituisce continuamente così

Qualunque spiegazione daremo a proposito dei fiumi varrà anche per i ruscelli e le fonti
[5][1] Quidam iudicant terram quicquid aquarum emisit rursus accipere et ob hoc maria non crescere, quia quod influxit, non in suum vertunt sed protinus reddunt

Occulto enim itinere subit terras et palam venit, secreto revertitur, colaturque in transitu mare, quod per multiplices terrarum anfractus everberatum amaritudinem ponit et pravitatem: in tanta soli varietate saporem exuit et in sinceram aquam transit
[5][1]Alcuni ritengono che la terra recuperi tutta lacqua che ha ceduto e che per questo i mari non aumentino di livello, perché non si appropriano dellacqua che affluisce in essi, ma la restituiscono immediatamente

Essa, infatti, percorrendo cammini sotterranei, ritorna alla terra e, venuta al mare manifestamente, torna indietro segretamente e in questo passaggio il mare si depura e, sbattuto violentemente attraverso i numerosi anfratti del sottosuolo, si libera dalla salsedine e dalle sostanze nocive: in tanta varietà del terreno perde il suo sapore e diventa acqua pura

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