nam gemina est sedes turpem sortita per amnem,[55] turbaque diuersa remigat omnis aqua | Infatti c'è una duplice sede assegnata per l'infame fiume, [55] e tutta la schiera naviga su acqua diversa |
una Clytaemestrae stuprum uehit altera, Cressae portat mentitae lignea monstra bouis; ecce coronato pars altera rapta phaselo, mulcet ubi Elysias aura beata rosas,[60] qua numerosa fides, quaque aera rotunda Cybebes mitratisque sonant Lydia plectra choris | L'una trasporta l'adulterio di Clitennestra, l'altra porta i prodigi lignei della finta vacca di Creta, ecco l'altra parte trascinata da una barca inghirlandata, dove un'aria serena accarezza le rose degli Elisi, [60] dove l'armoniosa cetra, ogni bronzo tondo di Cibele e i plettri di Lidia per i cori mitrati risuonano |
Andromedeque et Hypermestre sine fraude maritae narrant historiae tempora nota suae: haec sua maternis queritur liuere catenis[65] bracchia nec meritas frigida saxa manus; narrat Hypermestre magnum ausas esse sorores, in scelus hoc animum non ualuisse suum | Andromeda e Ipermestra senza inganno del marito narrano i noti momenti della loro storia: questa lamenta che le giuste mani illividirono per le catene materne [65] e le fredde rocce illividirono le sue braccia; narra Ipermestra che le sorelle osarono molto, che il suo animo non era stato valido per questo crimine |
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Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia IX
sic mortis lacrimis uitae sancimus amores: celo ego perfidiae crimina multa tuae | Così con le lacrime della morte, saniamo gli amori della vita, nascondo le molte colpe della tua infedeltà |
[70] sed tibi nunc mandata damus, si forte moueris, si te non totum Chloridos herba tenet: nutrix in tremulis ne quid desideret annis Parthenie: potuit, nec tibi auara fuit | [70] Ti affido ora le volontà, se per caso ti commuoverai, se l'erba di Cloride non ti trattiene tutto: affinché la nutrice Partenie non desideri qualcosa nei tremuli anni: poté, ma non fu avara con te |
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Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro III, Elegia XXII
deliciaeque meae Latris, cui nomen ab usu est,[75] ne speculum dominae porrigat illa nouae | La mia cara Latrice, a cui il nome deriva dal compito, [75] quella non porga lo specchio alla nuova padrona, e i versi tutti quelli che hai scritto in mio onore bruciali per me: smetti di tenere le mie lodi |
et quoscumque meo fecisti nomine uersus, ure mihi; laudes desine habere meas; pone hederam tumulo, mihi quae praegnante corymbo mollia contortis alligat ossa comis | Metti un'edera sulla tomba, che coll'intenso corimbo e la chioma contorta mi avvolga le tenere ossa |
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Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia VI
[80] ramosis Anio qua pomifer incubat aruis, et numquam Herculeo numine pallet ebur, hic carmen media dignum me scribe columna, sed breue, quod currens uector ab urbe legat: "hic Tiburtina iacet aurea Cynthia terra:[85] accessit ripae laus, Aniene, tuae | [80] Dove l'Aniene fruttifero scorre nei folti campi, e l'avorio non scolorisce mai per il dio Ercole, scrivimi questo carme degno ma breve in mezzo alla colonna, che il viandante che corre dalla città legga: Qui nella terra Tiburtina giace l'aurea Cinzia: [85] una gloria, o Aniene, si aggiunse alla tua riva |
" nec tu sperne piis uenientia somnia portis: cum pia uenerunt somnia, pondus habent | E non disprezzare i sogni che vengono alle sedi beate, quando vennero i sogni pii, hanno un peso |
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nocte uagae ferimur, nox clausas liberat umbras, errat et abiecta Cerberus ipse sera | Giriamo errabonde di notte, la notte libera le ombre prigioniere, lo stesso Cerbero,tolte le sbarre, erra |