Properzio, Elegie: Libro IV, Elegia I

Properzio, Elegie: Libro IV, Elegia I

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro IV, Elegia I

"hoc, quodcumque vides, hospes, qua maxima Roma est, ante Phrygem Aenean collis et herba fuit; atque ubi Navali stant sacra Palatia Phoebo, Evandri profugae concubuere boves; fictilibus crevere deis haec aurea templa,[5] nec fuit opprobrio facta sine arte casa; Tarpeiusque pater nuda de rupe tonabat, et Tiberis nostris advena bubus erat

qua gradibus domus ista Remi se sustulit, olim unus erat fratrum maxima regna focus

[10] curia, praetexto quae nunc nitet alta senatu, pellitos habuit, rustica corda, Patres; bucina cogebat priscos ad verba Quiritis: centum illi in prato saepe senatus erat

nec sinuosa cavo pendebant vela theatro,[15] pulpita sollemnis non oluere crocos

nulli cura fuit externos quaerere divos, cum tremeret patrio pendula turba sacro, annuaque accenso celebrare Parilia faeno, qualia nunc curto lustra novantur equo
"Questo, qualunque cosa vedi, straniero, dove si trova la grandissima Roma, prima del frigio Enea fu colle ed erba; e dove sta il sacro Palatino con Apollo Navale, si adagiarono i buoi del profugo Evandro, per gli dei di argilla crebbero questi templi d'oro, [5] né fu vergogna una casa costruita senza arte; e il padre Tarpeo tuonava da una nuda rupe, e il Tevere era straniero per i nostri buoi

Dove sorse sui gradini questa casa di Remo, un tempo c'era un solo un focolare massimo regno dei fratelli

[10] La Curia, che ora risplende solenne per il senato pretestato, ebbe senatori ricoperti di pelli, animi rustici

Il corno riuniva a consiglio gli antichi Quiriti: spesso il senato era cento di loro sul prato, né pendevano veli sinuosi dal teatro con la cavea, [15] le scene non profumavano di croco solenne

Per nessuno ci fu la preoccupazione di cercare dei stranieri, poiché una folla sospesa fremeva per il patrio rito,e col fieno acceso, celebrare le annuali Parilie, come ora si rinnovano i riti lustrali col cavallo dalla coda mozza
[20] Vesta coronatis pauper gaudebat asellis, ducebant macrae vilia sacra boves; parva saginati lustrabant compita porci, pastor et ad calamos exta litabat ovis; verbera pellitus saetosa movebat arator,[25] unde licens Fabius sacra Lupercus habet

nec rudis infestis miles radiabat in armis: miscebant usta proelia nuda sude

prima galeritus posuit praetoria Lycmon, magnaque pars Tatio rerum erat inter ovis

[30] hinc Tities Ramnesque viri Luceresque Soloni, quattuor hinc albos Romulus egit equos; quippe suburbanae parva minus urbe Bovillae et, qui nunc nulli, maxima turba Gabi

et stetit Alba potens, albae suis omine nata,[35] ac tibi Fidenas longa erat isse via

nil patrium nisi nomen habet Romanus alumnus: sanguinis altricem non pudet esse lupam
[20] Una povera Vesta si allietava con asinelli incoronati, magre giovenche portavano umili arredi sacri, i maiali ingrassati purificavano i piccoli incroci, e il pastore sacrificava le viscere della pecora al suono del flauto, il contadino vestito di pelli agitava la frusta setosa, [25] da dove il licenzioso Luperco dei Fabii ricava i riti sacri

Né il rude soldato brillava in armi ostili: intrecciavano lotte col semplice palo bruciato

Lucumone dall'elmo di pelliccia stabilì i primi pretori, e gran parte dei beni per Tazio era tra il gregge

[30] Da qui gli uomini Tiziensi e i Ramnensi e i Solinii Luceri, da qui Romolo guidò quattro cavalli bianchi

Quando la suburbana Boville (era) piccola distava meno dalla città e Gabi, che ora è niente, (era abitata) da grandissima folla, e restò potente Alba, nata dal presagio di una scrofa bianca, [35] e per te c'era una lunga strada per andare a Fidene

Il discendente romano non ha nulla dei padri se non il nome: non si vergogna che una lupa fosse nutrice della stirpe
huc melius profugos misisti, Troia, Penatis; heu quali vecta est Dardana puppis ave

[40] iam bene spondebant tunc omina, quod nihil illam laeserat abiegni venter apertus equi, cum pater in nati trepidus cervice pependit, et verita est umeros urere flamma pios

tunc animi venere Deci Brutique secures,[45] vexit et ipsa sui Caesaris arma Venus, arma resurgentis portans victricia Troiae: felix terra tuos cepit, Iule, deos, si modo Avernalis tremulae cortina Sibyllae dixit Aventino rura pianda Remo,[50] aut si Pergameae sero rata carmina vatis longaevum ad Priami vera fuere caput: "vertite equum, Danai

male vincitis

Ilia tellus vivet, et huic cineri Iuppiter arma dabit

" optima nutricum nostris lupa Martia rebus,[55] qualia creverunt moenia lacte tuo
Qui, O Troia, mandasti con miglior sorte i Penati profughi; ahimè con quale auspicio giunse la nave dei Dardani

[40] Già bene promettevano allora i presagi, poiché il ventre aperto del cavallo di legno non l'aveva affatto danneggiata, quando il trepido padre si appese al collo del figlio, e la fiamma non osò bruciare gli omeri pii

Poi vennero il coraggio dei Decii e le scuri di Bruto, [45] e la stessa Venere portò le armi del suo Cesare, reggendo le armi vittoriose di Troia risorgente: la terra felice accolse i tuoi dei, Iulo, se tuttavia il velo della invasata Sibilla dell'Averno disse che i campi andavano purificati col sangue di Remo Aventino, [50] o se i vaticini della profetessa di Pergamo creduti tardivamente furono veraci sul capo longevo di Priamo: "Volgete il cavallo, Danai

Vincete infelicemente

La terra Ilia vivrà e Giove darà la vittoria a queste ceneri"

O lupa Marzia, ottima nutrice delle nostre imprese, [55] quali crebbero le mura col tuo latte

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Properzio, Elegie: Libro I, Elegia XVIII
Properzio, Elegie: Libro I, Elegia XVIII

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro I, Elegia XVIII

moenia namque pio coner disponere versu: ei mihi, quod nostro est parvus in ore sonus

sed tamen exiguo quodcumque e pectore rivi fluxerit, hoc patriae serviet omne meae

[60] Ennius hirsuta cingat sua dicta corona: mi folia ex hedera porrige, Bacche, tua, ut nostris tumefacta superbiat Vmbria libris, Vmbria Romani patria Callimachi

scandentis quisquis cernit de vallibus arces,[65] ingenio muros aestimet ille meo

Roma, fave, tibi surgit opus, date candida cives omina, et inceptis dextera cantet avis

sacra diesque canam et cognomina prisca locorum: has meus ad metas sudet oportet equus

"[70] HOROS "quo ruis imprudens, vage, dicere fata, Properti

non sunt a dextro condita fila colo

accersis lacrimas cantans, aversus Apollo: poscis ab invita verba pigenda lyra
E infatti le mura tenterei di cantare con verso devoto: ahimè, poiché c'è un esile suono per me nella mia bocca

Ma tuttavia qualunque cosa del rivo scorrerà dall'esiguo petto, tutto ciò servirà alla mia patria

[60] Ennio cinga i suoi versi con un'ispida corona: a me, Bacco, tu porgi foglie dalla tua edera, affinché l'Umbria vada superba orgogliosa dei nostri libri, l'Umbria patria del romano Callimaco

Chiunque scorge le rocche che si inarcano dalle valli, [65] quello valuti le vette dal mio ingegno

Roma, sii favorevole,per te sorge l'opera, cittadini date luminosi presagi, e l'uccello canti propizio all'inizio

Canterò i riti e i giorni e gli antichi nomi dei luoghi: occorre che per queste mete il mio cavallo si affatichi"

[70] HOROS "Dove corri, incostante Properzio, incapace di cantare i destini

Non ci sono fili forniti dal fuso favorevole

Cantando attiri le lacrime, Apollo è contrario: chiedi versi di cui ti pentirai dalla lira riluttante
certa feram certis auctoribus, aut ego vates[75] nescius aerata signa movere pila

me creat Archytae suboles Babylonius Orops Horon, et a proavo ducta Conone domus

di mihi sunt testes non degenerasse propinquos, inque meis libris nil prius esse fide

[80] nunc pretium fecere deos et (fallitur auro Iuppiter) obliquae signa iterata rotae felicesque Iovis stellas Martisque rapaces et grave Saturni sidus in omne caput; quid moveant Pisces animosaque signa Leonis,[85] lotus et Hesperia quid Capricornus aqua; [dicam: "Troia cades, et Troica Roma, resurges;" et maris et terrae longa sepulcra canam

] dixi ego, cum geminos produceret Arria natos (illa dabat natis arma vetante deo):[90] non posse ad patrios sua pila referre Penatis: nempe meam firmant nunc duo busta fidem
Riferirò cose certe da autori certi, o io sono un vate[75] incapace di muovere gli indizi sulla sfera di bronzo

Orope il babilonese stirpe di Archita genera me Oron, e la casa discesa dall'antenato Conone

Gli dei mi sono testimoni che i parenti non degenerarono, e che nei miei libri nulla c'è prima del vero

[80] Ora si comprano gli dei e (con l'oro viene ingannato Giove) e i segni dell'orbita obliqua che tornano e le stelle propizie di Giove e quelle rapaci di Marte e l'astro di Saturno pesante su ogni capo;che cosa apportino i Pesci e i segni animosi del Leone, [85] che cosa il Capricorno umido per l'acqua dell'occidente, [dirò "Troia cadrai,e risorgerai Roma troiana" e canterò le lunghe schiere di morti per mare e per terra]

Io predissi, quando Arria faceva venire i due figli(quella dava ai figli le armi pur essendo contrario il dio): [90] di non poter riportare le loro lance ai patri Penati: naturalmente ora due tombe confermano il mio responso

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Properzio, Elegie: Libro II, Elegia XIV
Properzio, Elegie: Libro II, Elegia XIV

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia XIV

quippe Lupercus, equi dum saucia protegit ora, heu sibi prolapso non bene cavit equo; Gallus at, in castris dum credita signa tuetur,[95] concidit ante aquilae rostra cruenta suae: fatales pueri, duo funera matris avarae

vera, sed inuito, contigit ista fides

idem ego, cum Cinarae traheret Lucina dolores, et facerent uteri pondera lenta moram,[100] "Iunonis facito votum impetrabile" dixi: illa parit: libris est data palma meis

hoc neque harenosum Libyae Iovis explicat antrum, aut sibi commissos fibra locuta deos, aut si quis motas cornicis senserit alas,[105] umbrave quae magicis mortua prodit aquis: aspicienda via est caeli verusque per astra trames, et ab zonis quinque petenda fides
Quindi Luperco, mentre protegge il muso ferito del cavallo, caduto il cavallo, non badò a sé ahimé, e Gallo mentre nel campo difende le insegne affidate,[95] cadde davanti al rostro insanguinato della sua aquila: giovani sventurati, due lutti dell'avidità materna

Vera risulta questa profezia, ma non voluta

Ancora io, quando Lucina induceva i dolori di Cinara, e i lenti pesi facevano indugio nel ventre,[100] "Fa' un voto esaudibile di Giunone" dissi: lei partorì: la gloria fu data ai miei libri

E questo non lo spiega né l'antro sabbioso del libico Giove, né le fibre che rivelano gli dei affidati a loro, o se qualcuno avrà sentito le ali mosse della cornacchia,[105]o un'ombra morta che emerge dalle acque magiche: bisogna osservare la via del cielo e il vero sentiero attraverso gli astri, e bisogna cercare la certezza dalle cinque zone
exemplum grave erit Calchas: namque Aulide soluit ille bene haerentis ad pia saxa ratis;[110] idem Agamemnoniae ferrum cervice puellae tinxit, et Atrides vela cruenta dedit; nec rediere tamen Danai: tu diruta fletum supprime et Euboicos respice, Troia, sinus

Nauplius ultores sub noctem porrigit ignis,[115] et natat exuviis Graecia pressa suis

victor Oiliade, rape nunc et dilige vatem, quam vetat avelli veste Minerva sua

hactenus historiae: nunc ad tua devehar astra; incipe tu lacrimis aequus adesse novis

[120] Vmbria te notis antiqua Penatibus edit mentior

an patriae tangitur ora tuae

qua nebulosa cavo rorat Mevania campo, et lacus aestivis intepet Vmber aquis, scandentisque Asis consurgit vertice murus,[125] murus ab ingenio notior ille tuo
Sarà notevole esempio Calcante: infatti quello in Aulide sciolse le navi ben legate agli scogli pietosi: [110] lo stesso tinse la spada nel collo della figlia di Agamennone ediede vele cruente agli Atridi; tuttavia i Danai non tornarono: tu o Troia, distrutta, arresta il pianto e guarda le coste Eubee

Nauplio di notte accende i fuochi vendicatori[115] e la Grecia naufraga oppressa dal suo bottino

Vittorioso figlio di oileo, ora rapisci e ama la profetessa, che Minerva con la sua veste vieta di portar via

Ma basta miti

Ora vengo alle tue stelle, comincia a presentarti calmo alle nuove lacrime;[120] L'antica Umbria ti generò da illustri Penati (mento

O tocco il suolo della patria tua

), dove mevania nebbiosa stilla umidità sul campo incavato,e il lago umbro intiepidisce con le acque estive, e sorge il muro di Assisi arrampicata sul colle,[125] quel muro più famoso per il tuo ingegno

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Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia XXVIII

ossaque legisti non illa aetate legenda patris et in tenuis cogeris ipse lares: nam tua cum multi versarent rura iuvenci, abstulit excultas pertica tristis opes

[130] mox ubi bulla rudi dimissa est aurea collo, matris et ante deos libera sumpta toga, tum tibi pauca suo de carmine dictat Apollo et vetat insano verba tonare Foro

at tu finge elegos, fallax opus: haec tua castra

[135] - scribat ut exemplo cetera turba tuo

militiam Veneris blandis patiere sub armis, et Veneris Pueris utilis hostis eris

nam tibi victrices quascumque labore parasti, eludit palmas una puella tuas:[140] et bene cum fixum mento discusseris uncum, nil erit hoc: rostro te premet ansa tuo

illius arbitrio noctem lucemque videbis: gutta quoque ex oculis non nisi iussa cadet
Prendesti le ossa del padre in quel tempo in cui non si doveva e tu stesso sei costretto in modeste condizioni: infatti quando molti buoi rivoltavano le tue terre, la confisca spietata sottrasse poderi curati

[130] Poi quando la bolla d'oro fu tolta dal collo inesperto, indossata la toga libera davanti agli dei materni, allora Apollo ti detta poche cose dal suo verso e vieta che le parole risuonino nel Foro delirante

Ma tu crea elegie, opera fallace (questo il tuo campo

),[135] affinché la rimanente schiera scriva sul tuo esempio

Presterai servizio sotto le dolci armi di Venere e per i figli di Venere sarai un utile nemico

Infatti qualunque vittoria ti procurasti con fatica, una donna vanifica i tuoi trofei:[140] e anche se tu spezzassi l'uncino ben conficcato nel mento, non sarà nulla ciò: l'amo ti fermerà col tuo becco

Ad arbitrio di quello vedrai la notte e il giorno, neanche una lacrima, se non comandata, cadrà dagli occhi
nec mille excubiae nec te signata iuvabunt[145] limina: persuasae fallere rima sat est

nunc tua vel mediis puppis luctetur in undis, vel licet armatis hostis inermis eas, vel tremefacta cavo tellus diducat hiatum: octipedis Cancri terga sinistra time

[150]
Né mille guardie né porte sigillate ti aiuteranno: [145] alla decisa è sufficiente una fessura per ingannare

Ora che la tua nave sia in lotta fra le onde, o che tu vada inerme fra nemici armati, o la terra scossa apra una voragine dalla cavità: temi il dorso funesto del Cancro dagli otto piedi

[150]

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