Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia I
| hoc si quis vitium poterit mihi demere, solus[65] Tantalea poterit tradere poma manu; dolia virgineis idem ille repleverit urnis, ne tenera assidua colla graventur aqua; idem Caucasia solvet de rupe Promethei bracchia et a medio pectore pellet avem;[70] quandocumque igitur vitam mea fata reposcent, et breve in exiguo marmore nomen ero, Maecenas, nostrae spes invidiosa iuventae, et vitae et morti gloria iusta meae, si te forte meo ducet via proxima busto,[75] esseda caelatis siste Britanna iugis, taliaque illacrimans mutae iace verba favillae: 'Huic misero fatum dura puella fuit | [65] Se qualcuno sarà capace di togliermi il mio male, certo costui potrà anche offrire frutti alla mano di Tantalo e riempir vasi con le anfore delle vergini Danaidi, perché non gravino il tenero collo con l'eterna fatica dell'acqua; e scioglierà le braccia di Prometeo dalla roccia del Caucaso [70] e scaccerà l'avvoltoio dal mezzo del suo petto; nel giorno che il destino verrà a reclamare la mia vita, e su un esiguo marmo sarò breve nome, o Mecenate, invidiata speranza della mia giovinezza, tu giusto vanto e della vita mia e della morte, [75] se per caso la tua strada ti porterà vicino al mio sepolcro trattieni il cocchio britanno dal cesellato giogo, e spargendo una lacrima, manda al mio cenere muto queste parole: "Fatale sorte di questo infelice fu una donna crudele" |
