Prima, seconda e terza guerra d’indipendenza in breve

prima, seconda e terza guerra d’indipendenza in breve

nella prima guerra usciamo sconfitti, nella seconda conquistiamo la Lombardia, nella terza il Veneto

Siamo nel 1848, In tutta Europa c'è aria di rivoluzione, molti popoli sono in fermento e da questa situazione nasce oggi l'espressione "hanno fatto un '48" oppure "è successo un '48".

I popoli chiedono più libertà. In Sicilia il 29 gennaio il re di napoli Ferdinando II concede la costituzione. A febbraio c'è la rivoluzione francese che butta giù la monarchia e dichiara la Repubblica. In Italia ci sono: il papa, gli austriaci nel lombardo-veneto e poi due re. I Borboni al sud che hanno gia concesso la costituzione e i Savoia al nord ovest ( Piemonte e Liguria ). Carlo Alberto di savoia re di sardegna concede anche la costituzione ma vuole che si chiami Statuto.

La rivoluzione scoppia anche a Vienna, poi segue Budapest e l'indipendenza dell'Ungheria, poi Venezia che proclama la Repubblica di San Marco, poi Milano, nelle epiche cinque giornate di Milano, che chiede maggiore autonomia nel regno Lombardo-Veneto.

Dal Piemote Carlo Alberto dichiara guerra agli austriaci che sono decisamente di più ma hanno la crisi interna scoppiata da poco e anche altre città italiane cominciano a crederci. A quel tempo la leva era obbligatoria per un anno ma gli arruolati una volta tornati a casa dovevano rendersi disponibili per un tot di anni in caso di una guerra.

Carlo Alberto richiama i coscritti in congedo temporaneo. Dalla parte austriaca a capo dell'esercito ci sarà il maresciallo Radetzky di 82 anni. Carlo Alberto manda a Milano il generale Passalacqua mentre truppe austriache marciano verso Radetzky per dargli supporto. Il primo scontro avviene nella battaglia di Pastrengo vinta dai piemontesi. Radetzky appena ricevuti i rinforzi contrattacca a Goito ma non sfonda e ripiega verso le città venete in rivolta. Le riconquista tutte tranne Venezia.

Radetzky riattacca sull'adice e poi ancora nella battaglia di Custoza e vince ancora. A questo punto Carlo Alberto chiede armistizio e gli austriaci sono ben disposti a patto che si ritiri dietro il fiume Adda, con la concessione anche della città di Milano. il re rifiuta. La guerra continua.

Carlo Alberto ripiega a Milano, dopo un solo giorno di battaglia Radetzky vince. Carlo Alberto chiede l'armistizio [ di Salasco ] a condizioni peggiori del precedente rifiutato, deve cedere infatti Milano, ma accetta.La guerra in tutto dura 4 mesi e mezzo. A Vienna, dove i focolai di rivoluzione sono stati spenti, arriva la notizia della vittoria di Radetzky e Johann Strauss I compone in suo onore la Marcia di Radetzky

Nella seconda guerra indipendenza Cavour ci riprova a fare la guerra agli austriaci. Sa che da solo perderebbe quindi chiede aiuto alla Francia di Napoleone III che acconsente. L' esercito viene radunato, alla notizia l'Austria emana un annuncio dove intima ai piemontesi di licenziare immediatamente l'esercito pena la guerra.

Sono passati 11 anni dalla prima guerra di indipennza, nel '48 non c'era il treno ma nel '59 si, e ci sono anche le navi a vapore, quindi gli eserciti possono muoversi più velocemente. Gli Austriaci si muovono verso il Piemonte. Il 30 aprile gli invasori superano il Ticino e invadono il Piemonte. Cavour barricato a Torino aspetta l'arrivo dei francesi che viaggiano in treno.

Nel '59 lo stesso Cavour assediato decide di aprire le chiuse del vercellese pieno di risaie e di allagare tutto, nell'intento di rallentare la marcia austriaca. Il 10 maggio i francesi arrivano ad Alessandra, ora i rapporti di forza si sono invertiti. Nella battaglia di Montebello si consuma il primo scontro. Gli austriaci vengono respinti. A palestro altro scontro, austriaci battuti di nuovo. Il 3 giugno indietreggiano dietro il ticino. I francesi lo superano e continuano la battaglia a Magenta dove vincono.

8 giugno Napoleone III e Vittorio Emanuele entrano a Milano. Il generale Giulai che guidava le forze austriache viene sostituito. Scende in campo direttamente l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe che decide il contrattacco immediato. Il 24 giugno a Solferino vinciamo ancora ma le vittime sono tante, 15/17 mila tra piemontesi e francesi morti e 22 mila tra le file nemiche.

Il re Francesco Giuseppe propone un armistizio e Napoleone III accetta. 11 luglio armistizio di Villafranca, firma anche Vittorio Emanuele. La guerra è durata 2 mesi. Cavour, risentito con il re, si dimette. Lui voleva continuare la guerra per l'unificazione dell'Italia.

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nel 1866 la Prussia, potenza militare in ascesa, dichiara guerra all'Austria. L'Italia, per convenienza, cerca l'allenza con la Prussia ed entra in guerra (terza guerra d'indipendenza). Il nostro esercito è formato da 220 mila uomini, quello austriaco da 75 mila. Il grosso del loro schieramento è impegnato dall'altra parte dei loro confini a respingere il temuto esercito prussiano.

Il generale in capo è La Marmora ha 59 anni. E' presidente del consiglio e ministro degli esteri ad interim a Firenze che è la capitale d'Italia, ma quando si entra in guerra si dimette per guidare l'esercito. Tra i generali di supporto c'è anche Enrico Cialdini.

La Marmora e Cialdini hanno due idee diverse su come attaccare gli austriaci. Il primo vuole passare con l'esercito dal Mincio, l'altro dal basso Po. Il re Vittorio Emanuele decide di portare avanti entrambi le tattiche e divide l'esercito. 12 divisioni per il generale La Marmora, 8 divisioni per il generale Cialdini.

Gli austriaci sono guidati dall'arciduca Alberto d'Asburgo che viene avvisato che l'esercito italiano si è diviso. Decide perciò di attaccare il primo che si muove, e poi subito l'altro. Napoleone III intanto, temendo la Prussia, fa sapere all'Italia che sta trattando con l'Austria una resa perchè l'Austria ceda il Veneto agli italiani. Facendo uscire l'esercito piemontese dalla guerra, l'Austria puo fronteggiare la Prussia con tutto il suo esercito.

La Marmora supera il Mincio e si porta dietro solo 50 mila uomini, l'Austria dispone invece di 75 mila unità. Nella seconda battaglia di Custoza vincono gli austriaci. Il 25 giugno La Marmora fa saltare il ponte sul Mincio e si ritira. Con il telegrafo si corrisponde in tempo reale cosi Cialdini viene avvisato della sconfitta dal re. Lui che era pronto a superare il Po, appresa la notizia ci ripensa e ripiega a Bologna.

La Marmora presenta le dimissioni ma il re non accetta.

Il 3 luglio in Boemia entrano i prussiani e battono gli austriaci. I 4 luglio Francesco Giuseppe scrive a Napoleone III che è pronto a cedere il Veneto purchè l'Italia esca subito dalla guerra. La Marmora decide di continuare la guerra.

Il 14 luglio un consiglio di guerra destituisce La Marmora. Su 20 divisioni Cialdini ne prende 14 con ordine di marciare sull'Isonzo. Ma pochi giorni dopo, il 23 luglio, accettiamo la tregua e otteniamo il Veneto. Mancano ancora Trento e Trieste ma passerà molto tempo prima di unificarle.

Manca Roma, il desiderio più grande, che non possiamo attaccare perchè la Francia, nostra alleata ma anche del papa, non vuole. Ma nel 1870 Napoleone III commette lo sbaglio della vita dichiarando guerra alla Prussia. Viene battuto a Sedan in Francia e abdica. Finisce l'impero e viene eletta la Repubblica francese.

Gli italiani si fregano le mani per Roma, il papa è rimasto solo senza protezione ed è così che il 20 settembre c'è la breccia di Porta Pia

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