Era luogo strategico per entrambi gli schieramenti. La prima divisione dell'esercito sardo si scontrò con quella austriaco che tentava di aggirare l'esercito francese, impegnato nell'attacco a Solferino.
Giovanni Fattori, che a differenza di Signorini non sia arruolò non potendo lasciare sola la moglie ammalata, dedicò diverse tele all'episodio dell'assalto alla Madonna della scoperta. Nel 1861 si recò nei territori a est di Brescia per visitare i luoghi teatro delle battaglie e trarne dal vero dei rapidi schizzi che poi tradusse nel bel quadro databile al 1862 circa. Il punto di presa leggermente rialzato permette all'artista di ampliare il campo visivo che spazia in profondità fino alla linea dell'orizzonte, interrotta dalla poderosa mole del complesso del Santuario e del tigurio ottagonale che svetta contro le nubi vaporose.
L'occhio dello spettatore corre lungo la diagonale centrale della strada in terra battuta su cui giacciono corpi esanimi e un cavallo bianco stramazzato; da destra arriva la cavalleria al galoppo con al seguito i carri con i cannoni, mentre a sinistra un plotone di soldati armati di baionetta è pronto a gettarsi nella mischia della battaglia, evocata dalla polvere che si leva verso l'alto nel secondo piano
il quadro di Firenze è stato messo in relazione con la tela che Fattori realizzò 6 anni dopo. Questa versione è rifinita in ogni dettaglio e pare come cristallizzata nell'orologio della storia. Presenta migliore equilibrio e maggiore freschezza e immediatezza esecutiva.
Esiste anche un altro splendido dipinto di Fattori nel quale la monumentale sagoma della Madonna della Scoperta incombe sugli scontri, che vedono protagonista in questo caso la fanteria italiana