Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 41 - 45, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 41 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 41 - 45
Captata occasio est, cum aeger forte Flaminius abesset, et referente Aemilio senatus consultum factum est, ut Ambraciensibus suae res omnes redderentur; in libertate essent ac legibus suis uterentur; portoria, quae vellent, terra marique caperent, dum eorum immunes Romani ac socii nominis Latini essent; signa aliaque ornamenta, quae quererentur ex aedibus sacris sublata esse, de iis, cum M Fulvius Romam revertisset, placere ad collegium pontificum referri, et quod ii censuissent, fieri

Neque his contentus consul fuit, sed postea per infrequentiam adiecit senatus consultum, Ambraciam vi captam esse non videri

Supplicatio inde ex decemvirorum decreto pro valetudine populi per triduum fuit, quia gravis pestilentia urbem atque agros vastabat

Latinae inde fuerunt
Fu colta loccasione di un momento che per lappunto Flaminio era assente per malattia, e, su proposta di Emilio, fu emesso un senato consulto, che si rendessero agli Ambracesi tutte le cose loro ; che godessero libertà e autonomia; riscuotessero per via di terra e di mare i dazi che volevano, purché ne fossero immuni i Romani e gli alleati di nome latino; per le statue e altri oggetti darte di cui essi lamentavano che fossero stati sottratti dai templi, si decideva che al ritorno a Roma di M Fulvio la questione fosse portata davanti al collegio dei Pontefici e ci si attenesse alle loro decisioni

E neppure di questo il console fu pago, ma più tardi fece aggiungere, approfittando di una seduta poco numerosa , mla delibera del senato, con cui Ambracia non si considerava presa con la forza

Poi fu tenuta su decreto dei decemviri una cerimonia di supplica di tre giorni per la salute pubblica, perché una violenta epidenìia infieriva in città e nella campagna

Poi ebbero luogo le ferie Latine
Quibus religionibus liberati consules et dilectu perfectonovis enim uterque maluit uti militibusin provinciam profecti sunt, veteresque omnes dimiserunt

Post consulum profectionem Cn Manlius proconsul Romam venit; cui cum ab Ser Sulpicio praetore senatus ad aedem Bellonae datus esset, et ipse commemoratis rebus ab se gestis postulasset, ut ob eas diis immortalibus honos haberetur sibique triumphanti urbem invehi liceret, contradixerunt pars maior decem legatorum, qui cum eo fuerant, et ante alios L Furius Purpurio et L Aemilius Paulus

[45] Legatos sese Cn Manlio datos pacis cum Antiocho faciendae causa foederisque legum, quae cum L Scipione inchoatae fuissent, perficiendarum
Liberati così dagli scrupoli religiosi e compiuti gli arruolamenti (entrambi preferirono avere soldati nuovi), i due consoli partirono per la provincia e congedarono tutti i veterani

Dopo la partenza dei consoli venne a Roma Cn Manlio proconsole, il quale, avuta udienza in senato dal pretore Ser Sulpicio nel tempio di Bellona, richiese, dopo un resoconto sulle operazioni compiute, che per queste si rendesse onore agli dèi immortali e a lui fosse concesso di entrare a Roma in trionfo; senonché parlarono contro di lui la maggioranza dei dieci delegati che lo avevano accompagnato, e specialmente L Furio Purpurione e L Emilio Paolo

[45] Dicevano di essere stati aggiunti a Cn Manlio come delegati per stringere la pace con Antioco e perfezionare le clausole del trattato, già prima abbozzate con L Scipione
Cn Manlium summa ope tetendisse, ut eam pacem turbaret, et Antiochum, si sui potestatem fecisset, insidiis exciperet; sed illum cognita fraude consulis, cum saepe colloquiis petitis captatus esset, non congressum modo sed conspectum etiam eius vitasse

Cupientem transire Taurum aegre omnium legatorum precibus, ne carminibus Sibyllae praedictam superantibus terminos fatalis cladem experiri vellet, retentum admosse tamen exercitum et prope ipsis iugis ad diuortia aquarum castra posuisse

Cum ibi nullam belli causam inveniret quiescentibus regiis, circumegisse exercitum ad Gallograecos; cui nationi non ex senatus auctoritate, non populi iussu bellum illatum

Quod quem umquam de sua sententia facere ausum
Cn Manlio, aggiungevano, aveva fatto di tutto per mandare a monte quella pace e attirare Antioco in un tranello se visi fosse prestato; ma quello, accortosi delle male arti del console, benché più volte si fosse cercato di avvicinano con richieste di colloqui, non solo aveva evitato gli abboccamenti, ma anche di vederlo

Smanioso di passare il Tauro, trattenuto a fatica dalle preghiere di tutti i legati che non volesse provare la sconfitta predetta dai vaticinii della Sibilla a chiunque valicasse i termini stabiliti dai fati, Cn Manlio aveva voluto a ogni modo spingere avanti lesercito e aveva posto il campo proprio sulla cresta, lungo la linea spartiacque

Non trovando là nessun pretesto di guerra, perché le forze regie stavano tranquille, aveva voltato lesercito sui Gallogreci; e a questa gente si era portata la guerra senza autorizzazione dcl senato , senza un decreto del popolo

Chi aveva mai osato unazione simile decidendo da solo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 15 - 30

Antiochi Philippi Hannibalis et Poenorum recentissima bella esse; de omnibus his consultum senatum, populum iussisse, per legatos ante res repetitas, postremo, qui bellum indicerent, missos

'Quid eorum, Cn Manli, factum est, ut istud publicum populi Romani bellum et non tuum privatum latrocinium ducamus

At eo ipso contentus fuisti, recto itinere exercitum duxisti ad eos, quos tibi hostis desumpseras; an per omnes amfractus viarum, cum ad bivia consisteres, ut, quo flexisset agmen Attalus, Eumenis frater, eo consul mercennarius cum exercitu Romano sequereris, Pisidiae Lycaoniaeque et Phrygiae recessus omnis atque angulos peragrasti, stipem ab tyrannis castellanisque deviis colligens

Quid enim tibi cum Oroandis

Quid cum aliis aeque innoxiis populis
Eran pure recenti le guerre con Antioco, con Filippo, con Annibale e i Cartaginesi: per tutte queste si era interpellato il senato, il popolo aveva deciso, spesso si era prima chiesta soddisfazione per mezzo di legati, alla fine si era mandato a dichiarare la guerra

Di tutto questo, Cn Manlio, che cosa è stato fatto perché si possa dire che codesta è stata una guerra a nome del popolo romano e non un tuo personale atto di brigantaggio

E ti contentasti almeno di questo, e conducesti per la via diretta lesercito contro coloro che ti eri scelto come nemici; o non scorrazzasti per tutti gli angoli più nascosti della Pisidia , e della Licaonia, e della Fnigia , seguendo tutte le vie più tortuose, e fermandoti ai bivii, per andare console mercenario con un esercito romano dietro ad Attalo, fratello di Eumene, dove costui piegava con le sue colonne, raccogliendo intanto contributi dai tiranni e dagli abitanti dei castelli fuori mano

Di fatto, che motivi avevi tu contro gli Oroandi

Che cosa con altri popoli egualmente innocui
' 'Bellum autem ipsum, cuius nomine triumphum petis, quo modo gessisti

Loco aequo, tempore tuo pugnasti

Tu vero recte, ut diis immortalibus honos habeatur, postulas, primum quod pro temeritate imperatoris, nullo gentium iure bellum inferentis, poenas luere exercitum noluerunt; deinde quod belvas, non hostis nobis obiecerunt
E poi anche questa tua guerra, che sarebbe il titolo per chiedere il trionfo, come lhai condotta

Hai combattuto in luoghi adatti e in momenti propizi

Tu hai ben ragione di chiedere che si rendano grazie agli dèi immortali, prima perché non hanno voluto che lesercito scontasse le pene,poi perché ci hanno messo davanti dei delle belve, non dei nemici

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