Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 01 - 04

Nam ut quod alii liceat tibi non licere aliquid fortasse naturalis aut pudoris aut indignationis habeat, sic aequato omnium cultu quid unaquaeque vestrum veretur ne in se conspiciatur

Pessimus quidem pudor est vel parsimoniae vel paupertatis; sed utrumque lex vobis demit cum id quod habere non licet non habetis

"hanc" inquit "ipsam exaequationem non fero" illa locuples

"Cur non insignis auro et purpura conspicior

''Cur paupertas aliarum sub hac legis specie latet, ut quod habere non possunt habiturae, si liceret, fuisse videantur

" Vultis hoc certamen uxoribus vestris inicere, Quirites, ut divites id habere velint quod nulla alia possit, pauperes ne ob hoc ipsum contemnantur, supra vires se extendant
Ammesso infatti che, nel caso in cui qualcosa che è lecito ad altri non sia lecito a te, ciò possa essere motivo di vergogna o di irritazione, quando invece labbigliamento è reso uguale per tutte perché ciascuna di voi teme di farsi notare per questo

bruttissimo vergognarsi della povertà o del senso del risparmio; ma la legge vi libera da questa duplice vergogna, dal momento che non possedete ciò che la legge vi impedisce di possedere

Ma dice quella ricca proprio questa eguaglianza io non sopporto

Perché non dovrei farmi ammirare per il mio oro e per la mia porpora

Perché la povertà delle altre si cela sotto le apparenze di questa legge, in modo da sembrare che ciò che non possono avere lo avrebbero se fosse lecito

Volete, o Quiriti, provocare tra le vostre donne questa rivalità, per cui le ricche vogliono possedere ciò che nessunaltra può avere, le povere, per non essere disprezzate per tale motivo, si sforzano oltre le proprie possibilità
Ne eas simul pudere quod non oportet coeperit, quod oportet non pudebit

Quae de suo poterit, parabit: quae non poterit, virum rogabit

Miserum illum uirum, et qui exoratus et qui non exoratus erit, cum quod ipse non dederit datum ab alio videbit

Nunc volgo alienos viros rogant et, quod maius est, legem et suffragia rogant et a quibusdam impetrant

Aduersus te et rem tuam et liberos tuos exorabilis es: simul lex modum sumptibus uxoris tuae facere desierit, tu nunquam facies

Nolite eodem loco existimare, Quirites, futuram rem quo fuit antequam lex de hoc ferretur

Et hominem improbum non accusari tutius est quam absolui, et luxuria non mota tolerabilior esset quam erit nunc, ipsis vinculis sicut ferae bestiae inritata, deinde emissa
Certo non appena esse cominceranno a trovare vergognoso ciò che non deve, non troveranno più vergognoso ciò che deve esserlo

Quella che lo potrà acquisterà col suo denaro; quella che non potrà, chiederà al marito

Infelice quel marito, sia quello che acconsentirà, sia quello che non acconsentirà, quando vedrà dato da un altro ciò che lui non darà

Oggi esse chiedono in pubblico a uomini estranei e, quel che è peggio, chiedono voti per una legge e da alcuni li ottengono

Abbi compassione di te, del tuo patrimonio, dei tuoi figli: non appena la legge non porrà più un limite alle spese di tua moglie non potrai certo mettercelo tu

Non crediate o Quiriti che la situazione ritorni quale era prima che fosse proposta una legge al riguardo

Un uomo malvagio è meglio non accusarlo che assolverlo, e analogamente il lusso non provocato sarebbe più tollerabile di quello che sarà ora, irritato dalle catene stesse, come una bestia feroce, e poi lasciato libero
Igo nullo modo abrogandam legem Oppiam censeo: vos quod faxitis, deos omnes fortunare velim' Io non ritengo assolutamente che la legge Oppia vada abrogata: ciò che voi farete, auguro che gli dèi lo facciano riuscire

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