Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49

Et ceteras quidem, aut quia locis planis positae erant aut quia parum moenibus armisque ac iuventuti fidebant, haud difficulter videbat iugum accepturas: Zmyrna et Lampsacus libertatem usurpabant, periculumque erat ne, si concessum iis foret quod intenderent, Zmyrnam in Aeolide Ioniaque, Lampsacum in Hellesponto aliae urbes sequerentur

Igitur et ipse ab Epheso ad Zmyrnam obsidendam misit et quae Abydi copiae erant praesidio tantum modico relicto duci ad Lampsacum oppugnandam iussit

Nec vi tantum terrebat, sed per legatos leniter adloquendo castigandoque temeritatem ac pertinaciam spem conabatur facere brevi quod peterent habituros, sed cum satis et ipsis et omnibus aliis appareret ab rege impetratam eos libertatem, non per occasionem raptam habere
Tutte le altre, o perché sorgevano in luoghi pianeggianti o perché non avevano sufficiente fiducia nelle loro mura e nelle armi dei loro giovani, vedeva che avrebbero accettato il giogo senza troppa difficoltà; invece Smirne e Lampsaco rivendicavano la propria libertà, e c'era il pericolo che se fosse stato loro concesso ciò a cui miravano le altre città dell'Eolia e della Ionia seguissero l'esempio di Smirne, e quelle del'Ellesponto l'esempio di Lampsaco

Perciò da Efeso mandò delle truppe ad assediare Smirne e ordinò di portare all'assedio di Lampsaco quelle che si trovavano ad Abido, lasciandovi soltanto un piccolo presidio

Né si limitava ad intimorirle con tale spiegamento di forze, ma rivolgendosi agli abitanti per mezzo di ambasciatori con espressioni moderate e deplorando la loro temerarietà e la loro ostinazione cercava di indurli a sperare di poter ottenere in breve tempo ciò che chiedevano, quando però fosse stato chiaro a sufficienza, per loro e per tutti gli altri, che quella libertà l'avevano ottenuta per concessione del re, non strappata approfittando di un'occasione favorevole
Adversus quae respondebatur nihil neque mirari neque suscensere Antiochum debere, si spem libertatis differri non satis aequo animo paterentur

Ipse initio veris nauibus ab Epheso profectus Hellespontum petit, terrestres copias traici ab Abydo Chersonesum iussit

Cum ad Madytum Chersonesi urbem terrestri naualem exercitum iunxisset, quia clauserant portas, circumdedit moenia armatis; et iam opera admouenti deditio facta est

Idem metus Sestum incolentes aliasque Chersonesi urbes in deditionem dedit

Lysimachiam inde omnibus simul navalibus terrestribus copiis venit

Quam cum desertam ac stratam prope omnem ruinis invenissetceperant autem direptamque incenderant Thraces paucis ante anniscupido eum restituendi nobilem urbem et loco sitam opportuno cepit
A che si rispondeva che Antioco non doveva né meravigliarsi né irritarsi se non sopportavano con troppa pazienza di dover rimandare le loro speranze di libertà

Il re, partito da Efeso con la flotta all'inizio della primavera, raggiunse l'Ellesponto e ordinò alle truppe di terra di passare da Abido nel Chersoneso

Dopo di aver riunito presso Madito, città del Chersoneso, le truppe di mare e di terra, circondò le mura di armati, dato che gli avevano sbarrato le porte; quando già stava facendo avvicinare le opere d'assedio, avvenne la resa

Il medesimo timore spinse ad arrendersi gli abitanti di Sesto e di altre città del Chersoneso

Andò poi a Lisimachia con tutte le sue forze navali e terrestri

Avendola trovata deserta e quasi completamente in rovina - l'avevano conquistata, saccheggiata e incendiata i Traci pochi anni prima - gli venne il desiderio di ricostruire quella città famosa e situata in favorevole posizione
Itaque omni cura simul est adgressus et tecta muros restituere et partim redimere servientes Lysimachenses, partim fuga sparsos per Hellespontum Chersonesumque conquirere et contrahere, partim novos colonos spe commodorum proposita adscribere et omni modo frequentare; simul, ut Thracum submoveretur metus, ipse parte dimidia terrestrium copiarum ad depopulanda proxima Thraciae est profectus, partem navalesque omnes socios reliquit in operibus reficiendae urbis

[39] Sub hoc tempus et L Cornelius, missus ab senatu ad dirimenda inter Antiochum Ptolomaeumque reges certamina, Selymbriae substitit et decem legatorum P Lentulus a Bargyliis, P Villius et L Terentius ab Thaso Lysimachiam petierunt

Eodem et ab Selymbria L Cornelius et ex Thracia paucos post dies Antiochus convenerunt
Perciò iniziò con grande impegno a ricostruire le case e le mura e insieme a riscattare i Lisimachesi ridotti in schiavitù, cercare e riunire quelli che, fuggendo, si erano dispersi per l'Ellesponto, arruolare nuovi coloni facendo loro sperare dei vantaggi, popolare in ogni modo la città; intanto, per allontanare la paura dei Traci, partì lui stesso con metà delle sue forze di terra per mettere a sacco i vicini territori della Tracia, lasciando l'altra parte, con tutti i marinai alleati, intenta ai lavori di ricostruzione della città

[39] In quel medesimo volger di tempo L Cornelio, mandato dal senato ad appianare la contesa tra i re Antioco e Tolomeo, si fermò a Selimbria e, tra i dieci commissari, raggiunsero Lisimachia P Lentulo da Bargilie, P Villio e L Terenzio da Taso

Qui convennero pochi giorni dopo anche L Cornelio da Selimbria e Antioco dalla Tracia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34
Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 16-34

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 10, 16-34

Primus congressus cum legatis et deinceps invitatio benigna et hospitalis fuit; ut de mandatis statuque praesenti Asiae agi coeptum est, animi exasperati sunt

Romani omnia acta eius ex quo tempore ab Syria classem solvisset displicere senatui non dissimulabant restituique et Ptolomaeo omnes civitates quae dicionis eius fuissent aequum censebant: nam quod ad eas civitates attineret quas a Philippo possessas Antiochus per occasionem averso Philippo in Romanum bellum intercepisset, id vero ferendum non esse Romanos per tot annos terra marique tanta pericula ac labores exhausisse, Antiochum belli praemia habere

Sed ut in Asiam adventus eius dissimulari ab Romanis tamquam nihil ad eos pertinens potuerit, quid
Il primo incontro con i delegati e poi l'invito loro rivolto fu amichevole e cortese, ma gli animi si eccitarono non appena si cominciò a parlare del loro mandato e della situazione del momento in Asia

I Romani non nascondevano che tutte le azioni di Antioco, da quando aveva fatto salpare la flotta dalla Siria, erano state sgradite al senato e ritenevano giusto che restituisse a Tolomeo tutte le città che erano state in suo potere; quanto poi alle città che erano appartenute a Filippo e che Antioco aveva occupato cogliendo l'occasione favorevole quando Filippo era impegnato nella guerra contro Roma, non si poteva davvero tollerare che mentre i Romani per tanti anni avevano affrontato fatiche e pericoli per terra e per mare fosse Antioco a godere i frutti della guerra

Ma anche ammettendo che i Romani potessero disinteressarsi della sua venuta in Asia come di cosa che non li riguardasse
Quod iam etiam in Europam omnibus navalibus terrestribusque copiis transierit, quantum a bello aperte Romanis indicto abesse

Illum quidem, etiam si in Italiam traiciat, negaturum; Romanos autem non expectaturos ut id posset facere

[40] Adversus ea Antiochus mirari se dixit Romanos tam diligenter inquirere quid regi Antiocho faciundum aut quousque terra marique progrediundum fuerit, ipsos non cogitare Asiam nihil ad se pertinere nec magis illis inquirendum esse quid Antiochus in Asia quam Antiocho quid in Italia populus Romanus faciat

Quod ad Ptolomaeum attineat, cui ademptas civitates querantur, sibi cum Ptolomaeo et amicitiam esse et id agere ut brevi etiam adfinitas iungatur
Il fatto di essere Antioco già passato in Europa con tutte le sue forze di terra e di mare non era forse il preludio ad una aperta dichiarazione di guerra ai Romani

Lui certo lo avrebbe negato, anche se fosse passato in Italia: i Romani non avrebbero però atteso che fosse in grado di farlo

[40] Ribattendo Antioco disse di essere stupito del fatto che i Romani indagassero con tanta cura che cosa il re Antioco dovesse fare o fino a dove si dovesse spingere in terra e sul mare senza pensare che l'Asia non li riguardava per nulla e che non avevano il diritto di indagare sulle azioni di Antioco in Asia più di quanto ne avesse Antioco di indagare sulle azioni del popolo romano in Italia

Per quanto riguardava Tolomeo, al quale lamentavano fossero state prese delle città, egli era con Tolomeo in rapporti di amicizia e cercava di unirsi a lui entro breve tempo anche di parentela

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 04 - 07
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 04 - 07

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 04 - 07

Ne ex Philippi quidem adversa fortuna spolia ulla se petisse aut adversus Romanos in Europam traiecisse, sed qua Lysimachi quondam regnum fuerit, quo victo omnia quae illius fuissent iure belli Seleuci facta sint, existimare suae dicionis esse

Occupatis maioribus suis rerum aliarum cura primo quaedam ex iis Ptolomaeum, inde et Philippum usurpandae alienae possessionis causa tenuisse

Chersonesus quidem et proxima Thraciae quae circa Lysimachiam sint, quem dubitare quin Lysimachi fuerint

Ad ea recipienda in antiquum ius venisse et Lysimachiam deletam Thracum impetu de integro condere, ut Seleucus filius eam sedem regni habeat

[41] His disceptationibus per dies aliquot habitis rumor sine ullo satis certo auctore allatus de morte Ptolomaei regis ut nullus exitus imponeretur sermonibus effecit
Neppure aveva cercato di trarre vantaggio alcuno dall'avversa fortuna di Filippo, o era passato in Europa per ostilità contro i Romani; riteneva però che il territorio che aveva costituito un tempo il regno di Lisimaco e dopo la sua sconfitta era passato interamente a Seleuco per diritto di conquista doveva essere ora a lui sottoposto

Mentre i suoi antenati erano distolti da altre preoccupazioni alcuni di quei territori erano stati occupati prima da Tolomeo poi da Filippo, i quali avevano così usurpato ciò che apparteneva ad altri

Chi poteva dubitare che il Chersoneso e le regioni limitrofe della Tracia intorno a Lisimachia fossero appartenute a Lisimaco

Per restituire quelle terre alla loro antica, legittima condizione egli era venuto, e ricostruiva dalle fondamenta Lisimachia distrutta da un attacco di Traci perché il figlio Seleuco vi avesse la capitale del suo regno

[41] Quando già da alcuni giorni duravano queste discussioni, la voce che si sparse, senza alcun sicuro fondamento, della morte del re Tolomeo fece sospendere i colloqui senza che si giungesse ad una conclusione
Nam et dissimulabat pars utraque se audisse et L Cornelius, cui legatio ad duos reges Antiochum Ptolomaeumque mandata erat, spatium modici temporis ad conveniendum Ptolomaeum petebat, ut priusquam moveretur aliquid in noua possessione regni praeveniret in Aegyptum, et Antiochus suam fore Aegyptum, si tum occupasset, censebat

Itaque dimissis Romanis relictoque Seleuco filio cum terrestribus copiis ad restituendam ut instituerat Lysimachiam, ipse omni classe navigat Ephesum, legatis ad Quinctium missis qui ad fidem faciendam nihil novaturum regem de societate agerent

Oram Asiae legens pervenit in Lyciam, Patarisque cognito vivere Ptolomaeum navigandi quidem in Aegyptum omissum consilium est
Le due parti volevano fingere di non conoscere quella voce e L Cornelio, al quale era stata affidata l'ambasceria ai due re, Antioco e Tolomeo, chiedeva un breve rinvio per incontrarsi con Tolomeo, in modo da poter giungere in Egitto prima che vi si verificasse qualche fatto nuovo all'atto dell'insediamento del nuovo sovrano, e Antioco pensava che l'Egitto sarebbe stato suo se lo avesse occupato allora

Perciò, congedati gli ambasciatori romani e lasciato il figlio Seleuco con le forze di terra a ricostruire Lisimachia, come aveva stabilito, si dirige con tutta la flotta a Efeso dopo aver mandato a Quinzio degli ambasciatori perché lo convincessero che il re nulla avrebbe cambiato per ciò che concerneva la loro alleanza

Costeggiando il litorale asiatico giunse in Licia e avendo saputo a Patara che Tolomeo era vivo abbandonò l'idea di navigare fino in Egitto

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20

Cyprum nihilo minus petens, cum Chelidoniarum promunturium superasset, paulisper seditione remigum est retentus in Pamphylia circa Eurymedontem amnem

Inde profectum eum ad capita quae vocant Sari fluminis foeda tempestas adorta prope cum omni classe demersit: multae fractae, multae naves eiectae, multae ita haustae mari ut nemo in terram enarit

Magna vis hominum ibi interiit, non remigum modo militumque ignotae turbae sed etiam insignium regis amicorum

Conlectis reliquiis naufragii, cum res non in eo essent ut Cyprum temptaret, minus opulento agmine quam profectus erat Seleuciam rediit

Ibi subduci navibus iussisiam enim et hiems instabatipse in hiberna Antiochiam concessit

In hoc statu regum erant res
Si diresse però verso Cipro dopo aver doppiato il capo delle Chelidonie, ma venne trattenuto per un po' di tempo in Panfilià , presso il fiume Eurimedonte , da una rivolta dei rematori

Partito di lì poco mancò che una tempesta violentissima, che lo aveva assalito alle cosiddette bocche del fiume Sari , lo facesse colare a picco con tutta la flotta, molte navi furono fatte a pezzi, molte sbattute sulla costa, molte inghiottite dal mare senza che alcuno potesse scampare nuotando fino a terra

Perì in quella circostanza un gran numero di uomini, non solo tra la folla anonima di rematori e marinai ma anche tra gli amici più noti del re

Raccolto ciò che era scampato al naufragio, poiché non era più in grado di attaccare Cipro, ritornò a Seleucia con truppe assai più scarse di quando ne era partito

Qui ordinò di tirare in secco le navi - incalzava ormai l'inverno - e si ritirò nei quartieri d'inverno di Antiochia

Tale era la situazione in cui il re si trovava
[42] Romae eo primum anno tresviri epulones facti C Licinius Lucullus tribunus plebis, qui legem de creandis his tulerat, et P Manlius et P Porcius Laeca; iis triumviris item ut pontificibus lege datum est togae praetextae habendae ius

Sed magnum certamen cum omnibus sacerdotibus eo anno fuit quaestoribus urbanis Q Fabio Labeoni et L Aurelio

Pecunia opus erat, quod ultimam pensionem pecuniae in bellum conlatae persolvi placverat privatis

Quaestores ab auguribus pontificibusque quod stipendium per bellum non contulissent petebant

Ab sacerdotibus tribuni plebis nequiquam appellati, omniumque annorum per quos non dederant exactum est

Eodem anno duo mortui pontifices novique in eorum locum suffecti, M Marcellus consul in locum C Semproni Tuditani, qui praetor in Hispania decesserat, et L Valerius Flaccus in locum M Corneli Cethegi
[42] A Roma vennero nominati quell'anno per la prima volta i triumviri epuloni: C Licinio Lucullo, tribuno della plebe, che aveva presentato la proposta di legge per la loro creazione, e P M e P Porcio Leca; a questi triumviri venne concesso per legge, come ai pontefici, il diritto di portare la toga pretesta

Ma vi fu in quell'anno una grande lotta di tutti i collegi sacerdotali con i questori urbani Q Fabio Labeone e L Aurelio

C'era bisogno di denaro perché si voleva rimborsare ai privati l'ultima rata della somma prestata per la guerra

I questori chiedevano agli auguri e ai pontefici il contributo che non avevano versato durante la guerra

Invano da parte dei sacerdoti ci si appellò ai tribuni della plebe: venne fatto loro versare il tributo per tutti gli anni durante i quali non lo avevano pagato

In quell'anno morirono due pontefici e ne vennero nominati due al loro posto: il console M Marcello al posto di C Sempronio Tuditano, morto mentre era in Ispagna come pretore, e L Valerio Flacco al posto di M Cornelio Cetego

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Et Q Fabius Maximus augur mortuus est admodum adulescens, priusquam ullum magistratum caperet; nec eo anno augur in eius locum est suffectus

Comitia inde consularia habita a M Marcello consule

Creati consules L Valerius Flaccus et M Porcius Cato

Praetores inde facti Cn Manlius Volso Ap Claudius Nero P Porcius Laeca C Fabricius Labeo P Manlius

Eo anno aediles curules M Fulvius Nobilior et C Flaminius tritici deciens centena milia binis aeris populo discripserunt

Id C Flamini honoris causa ipsius patrisque aduexerant Siculi Romam: Flaminius gratiam eius communicaverat cum collega

Ludi Romani et apparati magnifice sunt et ter toti instaurati
Morì anche in giovane età l'augure Q Fabio Massimo prima di aver potuto ricoprire qualsiasi carica; per quell'anno nessun augure venne nominato al suo posto

Poi il console M Marcello tenne i comizi per l'elezione dei consoli

Furono eletti consoli L Valerio Flacco e M Porcio Catone

Furono poi eletti pretori Gn M Vulsone, Ap Claudio Nerone, P Porcio Leca, C Fabrizio Luscino, C Atinio Labeone, P Manlio

In quell'anno gli edili curuli M Fulvio Nobiliore e C Flaminio distribuirono al popolo un milione di misure di grano a due assi l'una

Quel grano l'avevano portato a Roma i Siciliani in onore di C Flaminio e di suo padre: Flaminio volle che anche il collega godesse del favore popolare derivante da quella distribuzione

I ludi romani furono allestiti con grande magnificenza e furono ripetuti per tre volte dall'inizio

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