Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 51-61
Hos ciues patria desideret, quorum si ceteri similes fuissent, neminem hodie ex iis qui ad Cannas pugnauerunt ciuem haberet

Ex milibus septem armatorum sescenti exstiterunt qui erumpere auderent, qui in patriam liberi atque armati redirent, neque his sescentis hostes obstitere; quam tutum iter duarum prope legionum agmini futurum censetis fuisse

Haberetis hodie uiginti milia armatorum Canusii fortia, fidelia, patres conscripti

Nunc autem quemadmodum hi boni fidelesque, nam, fortes, ne ipsi quidem dixerint - ciues esse possunt

Nisi quis credere potest aut adfuisse erumpentibus qui, ne erumperent, obsistere conati sunt, aut non inuidere eos cum incolumitati, tum gloriae illorum per uirtutem partae, cum sibi timorem ignauiamque seruitutis ignominiosae causam esse sciant
Sono questi i cittadini che la patria dovrebbe desiderare; se gli altri fossero stati simili a loro oggi essa non avrebbe più alcun concittadino di quelli che combatterono a Canne

Di settemila soldati ve ne furono solo seicento che ebbero il coraggio di fare una sortita per tornare in patria liberi conservando le armi, né un numero così straordinario di nemici si oppose a quei seicento: non pensate voi quanto più sicura sarebbe stata la via per una schiera di quasi due legioni

O padri coscritti voi oggi avreste in Canosa ventimila soldati armati forti e fedeli

Ora, invece in che modo potrebbero costoro essere considerati cittadini buoni e fedeli dal momento che neppure loro stessi osano chiamarsi coraggiosi

A meno che qualcuno possa credere che coloro che tentarono di opporsi alla sortita non siano poi stati utili a coloro che volevano precipitarsi fuori dal campo; oppure che essi non abbiano ad invidiare sia l'incolumità sia quella gloria che quelli si erano procurata col valore pur sapendo che la paura e la viltà sono la causa di una vergognosa servitù
Maluerunt in tentoriis latentes simul lucem atque hostem exspectare, cum silentio noctis erumpendi occasio esset

[at] ad erumpendum e castris defuit animus, ad tutanda fortiter castra animum habuerunt; dies noctesque aliquot obsessi uallum armis, se ipsi tutati uallo sunt; tandem ultima ausi passique, cum omnia subsidia uitae deessent adfectisque fame uiribus arma iam sustinere nequirent, necessitatibus magis humanis quam armis uicti sunt

Orto sole ab hostibus ad uallum accessum; ante secundam horam, nullam fortunam certaminis experti, tradiderunt arma ac se ipsos

Haec uobis istorum per biduum militia fuit
Essi preferirono, invece aspettare insieme col giorno anche il nemico nascosti nelle tende quando vi era la possibilità di uscirne col favore del silenzio notturno

Qualcuno potrebbe obiettare che, se mancò ad essi il coraggio di fare una sortita dal campo tuttavia questo coraggio l'avevano avuto nel difendere valorosamente l'accampamento; alcuni assediati per giorni e notti difesero la trincea con le armi ed essi stessi si difesero dietro la trincea; finalmente dopo aver osato e sopportato i mali estremi mancando a loro tutti i mezzi di sussistenza non potendo ormai più reggere le armi venute meno le forze per fame furono vinti più dalle umane necessità che dal ferro

Al sorgere del sole i nemici si avvicinarono alla trincea ed essi affermo io subito dopo l'alba non avendo tentato alcuna sorte nel combattimento consegnarono le armi e se stessi

Questo fu dunque per due giorni il comportamento di costoro come soldati in vostro vantaggio
Cum in acie stare ac pugnare decuerat, [cum] In castra refugerunt; cum pro uallo pugnandum erat, castra tradiderunt, neque in acie neque in castris utiles

Et uos redimam

Cum erumpere e castris oportet, cunctamini ac manetis; cum manere [et] castra tutari armis necesse est, et castra et arma et uos ipsos traditis hosti

Ego non magis istos redimendos, patres conscripti, censeo quam illos dedendos Hannibali qui per medios hostes e castris eruperunt ac per summam uirtutem se patriae restituerunt
Quando sarebbe stato loro dovere stare saldi nella battaglia allora si rifugiarono nell'accampamento, quando si doveva combattere dinanzi alla trincea consegnarono al nemico il campo; non furono mai utili né in battaglia né nell'accampamento

Questa è la gente che io dovrei riscattare

Quando è necessario fare una sortita dai vostri accampamenti voi indugiate e finite col rimanere; quando è il caso di fermarvi e di difendere con le armi il campo allora voi consegnate ai nemici e campo e armi e voi stessi

O senatori, io ritengo che costoro non siano da riscattare, più di quanto non debbano consegnarsi ad Annibale loro che fecero irruzione fuori dagli accampamenti in mezzo al folto dei nemici e con grandissimo valore restituirono se stessi alla patria

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 21-30

[61] Postquam Manlius dixit, quamquam patrum quoque plerosque captiui cognatione attingebant, praeter exemplum ciuitatis minime in captiuos iam inde antiquitus indulgentis, pecuniae quoque summa homines mouit, quia nec aerarium exhauriri, magna iam summa erogata in seruos ad militiam emendos armandosque, nec Hannibalem, maxime huiusce rei, ut fama erat, egentem, locupletari uolebant

Cum triste responsum non redimi captiuos redditum esset nouusque super ueterem luctus tot iactura ciuium adiectus esset, cum magnis fletibus questibus legatos ad portam prosecuti sunt

Vnus ex iis domum abiit, quod fallaci reditu in castra iure iurando se exsoluisset
61 Dopo che Manlio ebbe finito di parlare, per quanto anche parecchi dei senatori avessero rapporti di parentela coi prigionieri, tuttavia lasciando da parte il fatto che la cittadinanza fin dai tempi antichi non era affatto incline all'indulgenza verso i prigionieri, influì sull'animo dei senatori anche l'entità della somma di denaro per causa della quale non volevano che si esaurisse l'erario dal momento che una grossa cifra era già stata erogata per comprare ed armare gli schiavi chiamati al servizio militare; i senatori non volevano neppure che Annibale che, come era noto, ne aveva bisogno si arricchisse di quel denaro

Quando fu pronunciato il severo verdetto che i prigionieri non venivano riscattati, nuove manifestazioni di lutto si aggiunsero alle precedenti per la perdita di tanti concittadini; i messi furono accompagnati alla porta in mezzo a grandi pianti e lamenti

Uno degli ambasciatori scappò a casa sua perché riteneva di potersi sciogliere dal giuramento con un falso ritorno
quod ubi innotuit relatumque ad senatum est, omnes censuerunt comprehendendum et custodibus publice datis deducendum ad Hannibalem esse

Est et alia de captiuis fama: decem primos uenisse; de eis cum dubitatum in senatu esset admitterentur in urbem necne, ita admissos esse ne tamen iis senatus daretur

morantibus deinde longius omnium spe alios tres insuper legatos uenisse, L Scribonium et C Calpurnium et L Manlium; tum demum ab cognato Scriboni tribuno plebis de redimendis captiuis relatum esse nec censuisse redimendos senatum

et nouos legatos tres ad Hannibalem reuertisse, decem ueteres remansisse, quod per causam recognoscendi nomina captiuorum ad Hannibalem ex itinere regressi religione sese exsoluissent
Come la cosa fu nota e venne riferita al senato tutti giudicarono che colui dovesse essere arrestato e consegnato d'autorità alle guardie per essere condotto ad Annibale

Vi è poi un'altra testimonianza intorno all'episodio dei prigionieri; si dice che ne arrivarono dieci dei più nobili fra loro; essendo i senatori in dubbio se farli entrare in città o no, furono poi fatti entrare a condizione, tuttavia che non si ammettessero all'udienza in senato

Mentre quelli attendevano più a lungo di quanto tutti si aspettassero, si narra che siano sopraggiunti altri tre messi: L Scribonio C Calpurnio e L Manlio; allora finalmente un parente di Scribonio, tribuno della plebe riferì intorno alla questione del riscatto dei prigionieri, dicendo che il senato aveva deliberato di non riscattarli

I tre nuovi messi erano ritornati da Annibale, i dieci che erano arrivati prima erano, invece, rimasti, perché avevano ritenuto di essersi liberati da ogni scrupolo sotto il pretesto di essere ritornati indietro presso Annibale dal viaggio già iniziato per riguardare l'elenco dei prigionieri

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02

de iis dedendis magna contentione actum in senatu esse uictosque paucis sententiis qui dedendos censuerint; ceterum proximis censoribus adeo omnibus notis ignominiisque confectos esse ut quidam eorum mortem sibi ipsi extemplo consciuerint, ceteri non foro solum omni deinde uita sed prope luce ac publico caruerint

Mirari magis adeo discrepare inter auctores quam quid ueri sit discernere queas

Quanto autem maior ea clades superioribus cladibus fuerit uel ea res indicio [est quod fides socio]rum, quae ad eam diem firma steterat, tum labare coepit nulla profecto alia de re quam quod desperauerant de imperio
In senato vi fu una gran discussione sull'opportunità di riconsegnarli ad Annibale e coloro che erano del parere di restituirli furono messi in minoranza per pochi voti; quei dieci peraltro, sotto i nuovi censori furono colpiti da ogni biasimo più vergognoso, al punto che alcuni di loro si diedero subito la morte gli altri per tutto il resto della loro vita furono esclusi non solo dalle adunanze nel foro ma direi quasi dalla luce e dai luoghi pubblici

Sarebbe più facile meravigliarsi di tanto disaccordo fra gli storici che discernere la verità

Quanto poi quella disfatta sia stata più grande delle precedenti, lo prova almeno questo fatto, che la fedeltà degli alleati, che fino a quel giorno era rimasta salda, allora cominciò a vacillare, certamente per nessun'altra ragione, se non perché gli alleati avevano disperato che Roma potesse conservare la sua supremazia
Defecere autem ad Poenos hi populi: Atellani, Calatini, Hirpini, Apulorum pars, Samnites praeter Pentros, Bruttii omnes, Lucani, praeter hos Vzentini, et Graecorum omnis ferme ora, Tarentini, Metapontini, Crotonienses Locrique, et Cisalpini omnes Galli

Nec tamen eae clades defectionesque sociorum mouerunt ut pacis usquam mentio apud Romanos fieret neque ante consulis Romam aduentum nec postquam is rediit renouauitque memoriam acceptae cladis

quo in tempore ipso adeo magno animo ciuitas fuit ut consuli ex tanta clade, cuius ipse causa maxima fuisset, redeunti et obuiam itum frequenter ab omnibus ordinibus sit et gratiae actae quod de re publica non desperasset; qui si Carthaginiensium ductor fuisset, nihil recusandum supplicii foret

Passarono quindi ai Cartaginesi queste popolazioni: Campani, Atellani, Calatini, Irpini parte dell'Apulia, i Sanniti tranne i Pentri tutti i Bruzzi, i Lucani e oltre a questi gli Uzentini, quasi tutto il litorale greco i Tarentini, quelli di Metaponto, i Crotonesi i Locresi e tutti i Galli cisalpini

Tuttavia né le disfatte né le defezioni degli alleati ebbero la forza di spingere i Romani a pronunciare in nessun luogo mai la benché minima parola di pace; né prima dell'arrivo del console a Roma né quando dopo il suo ritorno rinnovò la memoria della sconfitta subita

In questa stessa circostanza Roma dimostrò tale magnanimità, che una folla di gente di tutte le classi sociali mosse incontro al console che ritornava da una disfatta così grande, della quale egli stesso era il maggior responsabile e gli rese grazie perché non aveva disperato della repubblica; egli fosse stato, invece condottiero dei Cartaginesi, non avrebbe certo evitato ogni specie di supplizio

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