Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 51-61

postero die, cum circumsessi ab exercitu uictore aqua arceremur nec ulla iam per confertos hostes erumpendi spes esset nec esse nefas duceremus quinquaginta milibus hominum ex acie nostra trucidatis aliquem ex Cannensi pugna Romanum militem restare, tunc demum pacti sumus pretium quo redempti dimitteremur, arma in quibus nihil iam auxilii erat hosti tradidimus

Maiores quoque acceperamus se a Gallis auro redemisse et patres uestros, asperrimos illos ad condiciones pacis, legatos tamen [ad] captiuorum redimendorum gratia Tarentum misisse
Il giorno dopo, circondati dall'esercito vincitore e tagliati fuori dall'acqua, poiché non vi era più alcuna speranza di fare un'irruzione attraverso la turba dei nemici, non ritenendo illecito desiderare che, dopo l'eccidio di cinquantamila nostri concittadini, qualche soldato romano potesse sopravvivere alla battaglia di Canne allora soltanto abbiamo patteggiato quel prezzo che ci permettesse di essere lasciati liberi; consegnammo perciò al nemico le armi, nelle quali ormai non v'era più alcuna possibilità di aiuto

Ci era noto per antica tradizione che anche i nostri avi avevano ottenuto con l'oro il riscatto dai Galli e che i vostri padri, per quanto ostilissimi di fronte alle condizioni di pace, avevano, pur tuttavia, mandato a Taranto degli ambasciatori per riscattare i prigionieri
Atqui et [ad] Alliam cum Gallis et ad Heracleam cum Pyrrho utraque non tam clade infamis quam pauore et fuga pugna fuit: Cannenses campos acerui Romanorum corporum tegunt, nec supersumus pugnae nisi in quibus trucidandis et ferrum et uires hostem defecerunt

Sunt etiam de nostris quidam qui ne in acie quidem fuerunt sed praesidio castris relicti, cum castra traderentur, in potestatem hostium uenerunt

Haud equidem ullius ciuis et commilitonis fortunae aut condicioni inuideo, nec premendo alium me extulisse uelim: ne illi quidem, nisi pernicitatis pedum et cursus aliquod praemium est, qui plerique inermes ex acie fugientes non prius quam Venusiae aut Canusii constiterunt, se nobis merito praetulerint gloriatique sint in se plus quam in nobis praesidii rei publicae esse
Eppure, tanto al fiume Allia contro i Galli, quanto ad Eraclea contro Pirro, ambedue le battaglie furono tristemente famose non tanto per la disfatta, quanto per il panico e la fuga; mucchi di cadaveri di soldati romani ricoprono la pianura di Canne e non sopravvissero alla battaglia se non quelli di noi, per trucidare i quali vennero meno al nemico le armi e le forze

Vi sono alcuni di noi che non scapparono neppure sul campo di battaglia, ma, lasciati a difesa dell'accampamento, caddero nelle mani dei nemici quando l'accampamento si arrese

Io non invidio certo la fortuna o la condizione di alcun concittadino o commilitone, né ho intenzione di innalzare me stesso abbassando gli altri; neppure coloro che molti fuggendo senz'arme non si fermarono se non quando giunsero a Venosa o a Canosa potrebbero meritatamente essere preferiti a noi e gloriarsi di aver meglio di noi difeso la repubblica, a meno che i piedi che corrono velocemente non meritino qualche premio
Sed illis et bonis ac fortibus militibus utemini et nobis etiam promptioribus pro patria, quod beneficio uestro redempti atque in patriam restituti fuerimus

Dilectum ex omni aetate et fortuna habetis; octo milia seruorum audio armari

Non minor numerus noster est nec maiore pretio redimi possumus quam ii emuntur; nam si conferam nos cum illis, iniuriam nomini Romano faciam

Illud etiam in tali consilio animaduertendum uobis censeam, patres conscripti, si iam duriores esse uelitis, quod nullo nostro merito faciatis, cui nos hosti relicturi sitis

Pyrrho uidelicet, qui [uos] hospitum numero captiuos habuit

An barbaro ac Poeno, qui utrum auarior an crudelior sit uix existimari potest
voi, tuttavia vi servirete pure di quelli che sono buoni e forti soldati ed anche dei più disposti di noi verso la patria dal momento che noi saremo stati restituiti alla patria per vostro beneficio

Voi avete arruolato giovani di ogni età e condizione sociale; vengo a sapere che furono armati anche ottomila schiavi

Noi non siamo in numero minore; né possiamo essere riscattati ad un prezzo maggiore di quello al quale essi sono stati comprati; se poi paragonassi noi con loro, farei un insulto al nome romano

Penserei, inoltre o padri coscritti, che, se voi volete senza nostra colpa essere implacabili in tale decisione sia opportuno che consideriate almeno alla mercé di quale nemico voi state per abbandonarci

Forse ad uno simile a Pirro, che considerò i prigionieri come degli ospiti

Oppure ad un barbaro e per di più cartaginese, che a stento possiamo giudicare se sia più avido o più crudele

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 21-30

Si uideatis catenas, squalorem, deformitatem ciuium uestrorum, non minus profecto uos ea species moueat quam si ex altera parte cernatis stratas Cannensibus campis legiones uestras

Intueri potestis sollicitudinem et lacrimas in uestibulo curiae stantium cognatorum nostrorum exspectantiumque responsum uestrum

Cum ii pro nobis proque iis qui absunt ita suspensi ac solliciti sint, quem censetis animum ipsorum esse quorum in discrimine uita libertasque est

Si, mediusfidius, ipse in nos mitis Hannibal contra naturam suam esse uelit, nihil tamen nobis uita opus esse censeamus cum indigni ut redimeremur a uobis uisi simus

Rediere Romam quondam remissi a Pyrrho sine pretio captiui; sed rediere cum legatis, primoribus ciuitatis, ad redimendos sese missis
Se vi fosse possibile vedere le catene, lo squallore, l'aspetto vergognoso dei vostri concittadini, tale vista vi sconvolgerebbe certamente non meno di quello che in altra parte voi potreste contemplare, lo spettacolo delle vostre legioni che giacciono abbattute sulla pianura di Canne

Potete, tuttavia, volgere lo sguardo nel vestibolo della Curia a quei nostri parenti che ansiosi e in lacrime stanno là ad aspettare il vostro verdetto

Se essi sono così inquieti ed angustiati per noi e per coloro che sono lontani quale pensate possa essere l'animo dei prigionieri stessi, che vedono in pericolo la vita e la libertà

Se, per Giove, perfino Annibale, contro la sua stessa indole, volesse essere benigno verso di noi riterremmo tuttavia che la vita non ci sia più necessaria dal momento che da voi fummo giudicati indegni di riscatto

Ritornarono a Roma un tempo alcuni prigionieri liberati da Pirro senza prezzo; ma ritornarono con quegli ambasciatori capi della città, che erano stati mandati a riscattarli
Redeam ego in patriam trecentis nummis non aestimatus ciuis

Suum quisque animum, patres conscripti

Scio in discrimine esse uitam corpusque meum; magis me famae periculum mouet, ne a uobis damnati ac repulsi abeamus; neque enim uos pretio pepercisse homines credent

[60] Vbi is finem fecit, extemplo ab ea turba, quae in comitio erat, clamor flebilis est sublatus manusque ad curiam tendebant orantes ut sibi liberos, fratres, cognatos redderent

Feminas quoque metus ac necessitas in foro [ac] turbae uirorum immiscuerat

Senatus summotis arbitris consuli coeptus
Dovrei io dunque, ritornare in patria come cittadino valutato nemmeno trecento denari

Ciascuno ha il suo modo di vedere o padri coscritti

Ben so che la mia vita ed il mio corpo sono in pericolo; ma quello che più mi turba è che sia in pericolo la mia reputazione per il fatto che noi ce ne ritorniamo respinti e condannati da voi; gli uomini, infatti, non potranno credere che voi vogliate risparmiare sul prezzo

60 Allorché il capo della delegazione pose fine al discorso, subito da quella folla che era nel comizio si udì un grido pietoso; tendevano le braccia alla Curia pregando che fossero loro resi i figli, i fratelli, i parenti

La paura e il bisogno avevano mescolato nel foro anche le donne, in mezzo alla turba degli uomini

Allontanati i messi dei prigionieri, si cominciò a chiedere a ciascun senatore il suo parere

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02

Ibi cum sententiis uariaretur et alii redimendos de publico, alii nullam publice impensam faciendam nec prohibendos ex priuato redimi; si quibus argentum in praesentia deesset, dandam ex aerario pecuniam mutuam praedibusque ac praediis cauendum populo censerent

tum T Manlius Torquatus, priscae ac nimis durae, ut plerisque uidebatur, seueritatis, interrogatus sententiam ita locutus fertur: si tantummodo postulassent legati pro iis qui in hostium potestate sunt ut redimerentur, sine ullius insectatione eorum breui sententiam peregissem; quid enim aliud quam admonendi essetis ut morem traditum a patribus necessario ad rem militarem exemplo seruaretis
Qui le opinioni erano diverse: alcuni pensavano che i prigionieri si dovessero riscattare a spese pubbliche; altri, invece, che non si facesse alcuna spesa pubblica, pur permettendo che si facessero riscatti con denaro privato; se qualcuno, poi, al momento mancasse della somma necessaria, proponevano che questa fosse prestata dal pubblico erario con malleveria di poderi per garantire il patrimonio pubblico

Allora Tito Manlio Torquato, uomo di antica ed aspra severità, come a molti sembrava, richiesto della sua opinione, si dice che così rispondesse: Se i messi si fossero limitati a chiedere il riscatto per coloro che sono in potere del nemico, senza dire parole offensive per alcuno di loro, avrei manifestato il mio pensiero in poche parole: di che altro infatti vi sarebbe stato bisogno se non di ammonirvi di conservare il costume tramandato dai padri a necessario esempio per la vita militare
Nunc autem, cum prope gloriati sint quod se hostibus dediderint, praeferrique non captis modo in acie ab hostibus sed etiam iis qui Venusiam Canusiumque peruenerunt atque ipsi C Terentio consuli aequum censuerint, nihil uos eorum, patres conscripti, quae illic acta sunt ignorare patiar

Atque utinam haec, quae apud uos acturus sum, Canusii apud ipsum exercitum agerem, optimum testem ignauiae cuiusque et uirtutis, aut unus hic saltem adesset P Sempronius, quem si isti ducem secuti essent, milites hodie in castris Romanis non captiui in hostium potestate essent
Ora, invece, poiché costoro si sono quasi gloriati di essersi consegnati ai nemici ritenendo giusto di essere anteposti non solo a coloro che furono fatti prigionieri sul campo, ma anche a coloro che riuscirono ad arrivare a Venosa e a Canora e perfino allo stesso console C Terenzio io non posso tollerare che voi, o senatori, ignoriate che cosa là è veramente successo

E volesse il cielo che quello che io sento il dovere di esporvi lo potessi dire apertamente a Canosa dinanzi allo stesso esercito, che è il miglior testimone della viltà e del valore di ciascuno; fosse almeno qui presente il solo P Sempronio, che, se costoro avessero seguito come comandante, sarebbero oggi soldati in un accampamento romano, non prigionieri nelle mani del nemico

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40

Sed cum fessis pugnando hostibus, tum uictoria laetis et ipsis plerique regressis in castra sua, noctem ad erumpendum liberam habuissent et septem milia armatorum hominum erumpere etiam [per] confertos hostes possent, neque per se ipsi id facere conati sunt neque alium sequi uoluerunt

Nocte prope tota P Sempronius Tuditanus non destitit monere, adhortari eos, dum paucitas hostium circa castra, dum quies ac silentium esset, dum nox inceptum tegere posset, se ducem sequerentur: ante lucem peruenire in tuta loca, in sociorum urbes posse
Ma, mentre i nemici erano stanchi del combattere e inoltre lieti per la vittoria, si erano in gran parte anch'essi ritirati nei propri alloggiamenti, costoro ebbero per sé un'intera notte libera per fare una sortita, in modo che settemila uomini armati avrebbero potuto fare un'irruzione attraverso una massa di nemici anche folta; costoro invece, di propria iniziativa né tentarono di fare ciò né vollero seguire un altro

Quasi per tutta la notte P Sempronio Tuditano non cessò di esortarli e di incoraggiarli a seguirlo come capo, finché pochi nemici stavano intorno agli accampamenti e finché v'era quiete e silenzio e la notte poteva proteggere l'impresa; prima dell'alba avrebbero potuto giungere in luoghi sicuri, nelle città alleate
Si ut auorum memoria P Decius tribunus militum in Samnio, si ut nobis adulescentibus priore Punico bello Calpurnius Flamma trecentis uoluntariis, cum ad tumulum eos capiendum situm inter medios duceret hostes, dixit moriamur, milites, et morte nostra eripiamus ex obsidione circumuentas legiones, si hoc P Sempronius diceret, nec uiros quidem nec Romanos uos duceret, si nemo tantae uirtutis exstitisset comes

Viam non ad gloriam magis quam ad salutem ferentem demonstrat; reduces in patriam ad parentes, ad coniuges ac liberos facit

Vt seruemini, deest uobis animus: quid, si moriendum pro patria esset, faceretis

Quinquaginta milia ciuium sociorumque circa uos eo ipso die caesa iacent

Si tot exempla uirtutis non mouent, nihil unquam mouebit; si tanta clades uilem uitam non fecit, nulla faciet
Se come al tempo dei nostri progenitori fece P Decio tribuno dei soldati nel Sannio, e come al tempo della nostra giovinezza nella prima guerra punica Calpurnio Flamma dicendo a trecento volontari, che guidava all'occupazione di un'altura posta in mezzo ai nemici: Moriamo, o soldati, e con la nostra morte strappiamo dall'assedio le legioni circondate dal nemico, se Publio Sempronio avesse parlato così, non vi avrebbe potuto considerare né soldati valorosi né Romani qualora nessuno di essi si fosse levato per unirsi a lui come compagno di tanto valore

Egli vi proponeva la via che vi portava alla gloria non più che alla salvezza, egli vi proponeva di ritornare in patria presso i genitori le mogli e i figli

Se per salvarvi vi è mancato il coraggio, che cosa avreste mai fatto se si fosse trattato di morire per la patria

Cinquantamila Romani ed alleati giacevano uccisi intorno a voi in quello stesso giorno

Se tanti esempi di valore non vi commossero allora nulla mai vi commoverà; se una disfatta non vi ha fatto spregevole la vita nulla mai lo farà

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 41-50

Liberi atque incolumes desiderate patriam; immo desiderate, dum patria est, dum ciues eius estis

Sero nunc desideratis, deminuti capite, [abalienati iure ciuium] serui Carthaginiensium facti

Pretio redituri estis eo unde ignauia ac nequitia abistis

P Sempronium ciuem uestrum non audistis arma capere ac sequi se iubentem; Hannibalem post paulo audistis castra prodi et arma tradi iubentem

Quam[quam quid] ego ignauiam istorum accuso, cum scelus possim accusare

Non modo enim sequi recusarunt bene monentem sed obsistere ac retinere conati sunt, ni strictis gladiis uiri fortissimi inertes summouissent

Prius, inquam, P Sempronio per ciuium agmen quam per hostium fuit erumpendum
Voi dovevate sentire il bisogno della patria mentre eravate liberi e godevate dei diritti civili, anzi mentre avevate ancora la patria e mentre ancora eravate suoi cittadini

è tardi ora per desiderarla quando ormai avete perduto la libertà e siete privi dei diritti civili essendo divenuti schiavi dei Cartaginesi

Volete voi ritornare col denaro là da dove siete venuti via per codardia od infedeltà

Voi non ubbidiste al vostro concittadino P Sempronio che vi ordinava di prendere le armi e di seguirlo, ma poco dopo ubbidiste ad Annibale che vi comandava di consegnare l'accampamento e le armi

Perché mai io accuso costoro di viltà, quando potrei anche accusarli di una colpa più grave

Non solo, infatti, essi rifiutarono di obbedire a colui che li esortava rettamente, ma tentarono anche di opporsi a lui e di trattenerlo se non fossero stati impediti da soldati valorosissimi che respinsero i vili impugnando le armi

Io direi che P Sempronio fu costretto a farsi strada prima attraverso la turba dei suoi concittadini che attraverso le schiere dei nemici

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