Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40

Hannibal nec temere credendo nec asperando, ne repudiati aperte hostes fierent, benigne cum respondisset, obsidibus quos dabant acceptis et commeatu quem in uiam ipsi detulerant usus, nequaquam ut inter pacatos composito agmine duces eorum sequitur

Primum agmen elephanti et equites erant; ipse post cum robore peditum circumspectans sollicitus omnia incedebat

Ubi in angustiorem uiam et ex parte altera subiectam iugo insuper imminenti uentum est, undique ex insidiis barbari a fronte ab tergo coorti, comminus eminus petunt, saxa ingentia in agmen deuoluunt

Maxima ab tergo uis hominum urgebat

In eos uersa peditum acies haud dubium fecit quin, nisi firmata extrema agminis fuissent, ingens in eo saltu accipienda clades fuerit
Annibale pensando che non si dovesse prestar loro cieca fede e neppure mostrare sfiducia rifiutando le offerte, perché quella gente respinta non divenisse apertamente nemica, avendo cortesemente risposto, accettò gli ostaggi che gli erano offerti e si servì delle vettovaglie che gli ambasciatori avevano portato per il viaggio, come se attraversasse paesi amici; quindi con le schiere bene ordinate seguì le loro guide

La prima colonna era formata da elefanti e cavalieri; egli stesso col grosso della fanteria veniva avanti osservando attentamente intorno ogni cosa e di tutto preoccupandosi

Come si giunse ad un passo assai stretto cui sovrastava da una parte un'altura, i barbari sbucati fuori dagli agguati per ogni parte di fronte e alle spalle assalirono i Cartaginesi da vicino e da lontano, rotolando giù sopra la schiera enormi macigni

La più gran massa degli aggressori incalzava alle spalle

Contro di questi si gettò la fanteria ed apparve chiaro che, se le parti estreme della colonna non avessero opposto ferma resistenza, in quel passo ai Cartaginesi sarebbe toccata grandissima strage
Tunc quoque ad extremum periculi ac prope perniciem uentum est

nam dum cunctatur Hannibal demittere agmen in angustias, quia non, ut ipse equitibus praesidio erat, ita peditibus quicquam ab tergo auxilii reliquerat, occursantes per obliqua montani interrupto medio agmine uiam insedere

noxque una Hannibali sine equitibus atque impedimentis acta est

[35] Postero die iam segnius intercursantibus barbaris iunctae copiae saltusque haud sine clade, maiore tamen iumentorum quam hominum pernicie, superatus

Inde montani pauciores iam et latrocinii magis quam belli more concursabant modo in primum, modo in nouissimum agmen, utcumque aut locus opportunitatem daret aut progressi moratiue aliquam occasionem fecissent
Anche allora, peraltro, si giunse ai limiti estremi del pericolo e quasi al disastro

Infatti, mentre Annibale indugiava a far scendere la schiera negli stretti passaggi, poiché, se da un lato egli stesso era di rinforzo alla cavalleria, dall'altro non aveva lasciato alle spalle nessuna difesa per la fanteria, i montanari, assalendo di fianco ed avendo spezzato in due l'esercito, occuparono la strada

Annibale dovette così passare una notte senza cavalleria e senza bagagli

[35]Il giorno dopo, poiché i barbari facevano le loro scorrerie con minor evidenza, le truppe cartaginesi si riunirono a valicare il passo non senza perdite che furono, tuttavia, maggiori per il bestiame più che per gli uomini

Da questo momento i montanari ormai in scarso numero si diedero ad assalire ora l'avanguardia ora la retroguardia, seguendo piuttosto i costumi del brigantaggio che i metodi della guerra, secondo che i luoghi si mostrassero favorevoli, oppure l'occasione buona fosse data dal fatto che i soldati o procedessero o sostassero
Elephanti sicut per artas [praecipites] uias magna mora agebantur, ita tutum ab hostibus quacumque incederent, quia insuetis adeundi propius metus erat, agmen praebebant

Nono die in iugum Alpium peruentum est per inuia pleraque et errores, quos aut ducentium fraus aut, ubi fides iis non esset, temere initae ualles a coniectantibus iter faciebant

Biduum in iugo statiua habita fessisque labore ac pugnando quies data militibus; iumentaque aliquot, quae prolapsa in rupibus erant, sequendo uestigia agminis in castra peruenere
Gli elefanti erano condotti con grande lentezza per vie strette e dirupate; dovunque avanzassero offrivano una difesa all'esercito contro i nemici perché questi, non abituati a tal vista, avevano paura di avvicinarsi

Nove giorni dopo Annibale giunse al passaggio delle Alpi per sentieri impraticabili e lunghi giri che avvenivano o per l'inganno delle guide, o perché, quando non ci si fidava di loro, si marciava a caso entrando alla ventura nelle valli secondo le varie congetture

Per due giorni si fissarono sul giogo gli alloggiamenti, dove i soldati stanchi dalla fatica e dai combattimenti, furono fatti riposare; alquanti animali da soma, che erano caduti sulla strada rocciosa, giunsero allora agli accampamenti seguendo le tracce dell'esercito

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Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41
Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 31-41

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 31-41

Fessis taedio tot malorum niuis etiam casus, occidente iam sidere Uergiliarum, ingentem terrorem adiecit,per omnia niue oppleta cum signis prima luce motis segniter agmen incederet pigritiaque et desperatio in omnium uoltu emineret, praegressus signa Hannibal in promunturio quodam, unde longe ac late prospectus erat, consistere iussis militibus Italiam ostentat subiectosque Alpinis montibus Circumpadanos campos, moeniaque eos tum transcendere non Italiae modo sed etiam urbis Romanae

cetera plana, procliuia fore; uno aut summum altero proelio arcem et caput Italiae in manu ac potestate habituros

Procedere inde agmen coepit iam nihil ne hostibus quidem praeter parua furta per occasionem temptantibus
I soldati già stanchi e scoraggiati per tante difficoltà furono anche sorpresi da grande spavento a causa della caduta della neve, mentre la costellazione delle Pleiadi tramontava nel cielo; levato il campo all'alba, mentre le schiere procedevano lentamente attraverso i luoghi ricoperti di neve e il malcontento e lo scoraggiamento si leggevano chiaramente nel volto di tutti, Annibale avendo preceduto le insegne, giunto ad un'altura donde lo sguardo spaziava da ogni parte, ordinò ai soldati di fermarsi e mostrò a loro l'Italia e le pianure intorno al Po ai piedi della catena alpina, dicendo che, quando avessero attraversato le Alpi, avrebbero allora oltrepassato non solo le mura dell'Italia, ma quelle della stessa città di Roma

Tutto il resto sarebbe stato facile ed agevole, con un battaglia o al massimo due si sarebbero impadroniti e della roccaforte e della capitale d'Italia

L'esercito ricominciò quindi la marcia, senza che i nemici lo provocassero se non per piccoli colpi di mano secondo l'occasione
Ceterum iter multo quam in adscensu fuerat, ut pleraque Alpium ab Italia sicut breuiora ita arrectiora sunt, difficilius fuit

omnis enim ferme uia praeceps, angusta, lubrica erat, ut neque sustinere se ab lapsu possent nec qui paulum titubassent haerere adflicti uestigio suo, aliique super alios et iumenta in homines occiderent

[36] Uentum deinde ad multo angustiorem rupem atque ita rectis saxis ut aegre expeditus miles temptabundus manibusque retinens uirgulta ac stirpes circa eminentes demittere sese posset

Natura locus iam ante praeceps recenti lapsu terrae in pedum mille admodum altitudinem abruptus erat

Ibi cum uelut ad finem uiae equites constitissent, miranti Hannibali quae res moraretur agmen nuntiatur rupem inuiam esse
Pertanto, il cammino nella discesa fu molto più aspro e difficile di quello che era stato nella salita, poiché per la maggiore parte i gioghi alpini dal versante italiano, per quanto più brevi, sono, tuttavia, più scoscesi

Infatti, quasi ogni sentiero era ripido, stretto e scivoloso, in modo che i soldati non potevano trattenersi dal cadere e quelli che per poco avessero perduto l'equilibrio, non potevano rimanere fermi al loro posto; gli uni cadevano sopra gli altri e gli animali cadevano sopra gli uomini

[36] Si giunse poi ad una rupe con un passaggio molto più stretto e così a picco, che a stento un soldato senza armi né bagagli poteva tentare di calarsi giù tastando qua e là, aggrappandosi con le mani ai virgulti ed alle radici che sporgevano intorno

Il luogo era per natura ripido già prima di una recente frana che aveva aperto uno scoscendimento profondo almeno mille piedi

Poiché la cavalleria si era arrestata quasi si fosse giunti alla fine della strada, ad Annibale che chiedeva meravigliato perché i soldati si fossero fermati, fu annunziato che la rupe era inaccessibile

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61
Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 51-61

Digressus deinde ipse ad locum uisendum

Haud dubia res uisa quin per inuia circa nec trita antea, quamuis longo ambitu, circumduceret agmen

Ea uero uia insuperabilis fuit; nam cum super ueterem niuem intactam noua modicae altitudinis esset, molli nec praealtae facile pedes ingredientium insistebant

ut uero tot hominum iumentorumque incessu dilapsa est, per nudam infra glaciem fluentemque tabem liquescentis niuis ingrediebantur

Taetra ibi luctatio erat, [ut a lubrica] glacie non recipiente uestigium et in prono citius pedes fallente, ut, seu manibus in adsurgendo seu genu se adiuuissent, ipsis adminiculis prolapsis iterum corruerent
Avanzò quindi egli stesso per esaminare il luogo

non ebbe dubbio che fosse necessario condurre l'esercito per vie trasverse e non battute per l'innanzi, per quanto tale giro fosse piuttosto lungo

Quel passo fu veramente impraticabile: infatti, essendo caduta sulla neve precedente non calpestata un modesto strato di neve recente, i piedi di coloro che camminavano appoggiavano facilmente su quello strato molle e non alto

Quando poi questo si scioglieva, per il passaggio di tanti uomini ed animali da soma, i soldati dovevano procedere sopra un suola di ghiaccio ricoperto dalla molle fanghiglia della neve liquefatta

Lo sforzo era insopportabile ed aspro, la superficie sdrucciolevole del ghiaccio non offriva alcun punto d'appoggio al piede; se poi vi era pendio, con più facilità il ghiaccio faceva scivolare in modo che coloro che marciavano ruzzolavano un'altra volta, sia che si fossero aiutati ad alzarsi con le mani, sia con le ginocchia allorché tali punti d'appoggio sfuggivano a loro
nec stirpes circa radicesue ad quas pede aut manu quisquam eniti posset erant; ita in leui tantum glacie tabidaque niue uolutabantur

Iumenta secabant interdum etiam infimam ingredientia niuem et prolapsa iactandis grauius in conitendo ungulis penitus perfringebant, ut pleraque uelut pedica capta haererent in dura et alta concreta glacie

[37] Tandem nequiquam iumentis atque hominibus fatigatis castra in iugo posita, aegerrime ad id ipsum loco purgato; tantum niuis fodiendum atque egerendum fuit
Intorno non v'erano radici o cespugli ai quali uno potesse attaccarsi coi piedi o con le mani; così i soldati rotolavano soltanto sul ghiaccio liscio e sulla neve disciolta

Gli animali riuscivano talvolta ad intaccare anche lo strato più basso di neve e caduti che erano, puntando troppo forte gli zoccoli sul ghiaccio per rialzarsi, lo spezzavano di più, in modo che la maggior parte di essi rimaneva impigliata nella massa compatta e profonda del ghiaccio come in un laccio

[37] Alla fine, essendo vana la fatica degli animali e degli uomini, i Cartaginesi posero gli accampamenti sulla cima del monte, dopo avere con gran stento a questo fine sgombrato il luogo; molto grande fu la quantità di neve che si dovette scavare e portar via

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 01

Inde ad rupem muniendam per quam unam uia esse poterat milites ducti, cum caedendum esset saxum, arboribus circa immanibus deiectis detruncatisque struem ingentem lignorum faciunt eamque, cum et uis uenti apta faciendo igni coorta esset, succendunt ardentiaque saxa infuso aceto putrefaciunt

Ita torridam incendio rupem ferro pandunt molliuntque anfractibus modicis cliuos ut non iumenta solum sed elephanti etiam deduci possent

Quadriduum circa rupem consumptum, iumentis prope fame absumptis; nuda enim fere cacumina sunt et, si quid est pabuli, obruunt niues

Inferiora uallis apricos quosdam colles habent riuosque prope siluas et iam humano cultu digniora loca

Ibi iumenta in pabulum missa et quies muniendo fessis hominibus data
Quindi i soldati, condotti a costruire una strada nella rupe, attraverso la quale soltanto era possibile passare poiché si doveva spezzare la roccia, abbattuti e tagliati immensi alberi intorno, fecero una grandissima catasta di legna e le diedero fuoco dal basso, essendosi levata una furia di vento ad alimentare l'incendio; per spezzare le pietre le cosparsero di aceto

Così ruppero col ferro la roccia bruciata dall'incendio, resero meno ripide le discese formando sulla strada modeste svolte, in modo che potessero essere percorse non solo dagli animali da soma, ma anche dagli elefanti

Quattro giorni furono spesi nei lavori intorno a quella roccia, mentre gli animali quasi morivano di fame; infatti, quelle cime sono quasi nude e se c'è qualche pascolo le nevi lo coprono

I luoghi più bassi presentavano valli e colli soleggiati e ruscelli accanto a boschi e a luoghi più adatti per essere abitati e coltivati da uomini

Qui gli animali furono mandati al pascolo e fu dato riposo agli uomini stanchi nel compiere tutte quelle opere di protezione
Triduo inde ad planum descensum et iam locis mollioribus et accolarum ingeniis

[38] Hoc maxime modo in Italiam peruentum est quinto mense a Carthagine Noua, ut quidam auctores sunt, quinto decimo die Alpibus superatis

Quantae copiae transgresso in Italiam Hannibali fuerint nequaquam inter auctores constat

Qui plurimum, centum milia peditum, uiginti equitum fuisse scribunt; qui minimum, uiginti milia peditum, sex equitum
Si compì la discesa al piano in tre giorni per luoghi più agevoli, abitati da gente più mite

[38] Così, considerata la cosa nel suo complesso, Annibale giunse in Italia cinque mesi dopo la partenza da Cartagena e quindici giorni dopo aver valicato le Alpi, come affermano alcuni storici

Sul problema della quantità di truppe che Annibale aveva con sé quando giunse in Italia dopo aver compiuto il passaggio delle Alpi, non v'è affatto accordo fra gli storici

Vi sono quelli che parlano di un grandissimo contingente, centomila fanti e ventimila cavalieri; altri di un contingente molto più piccolo, ventimila fanti e seimila cavalieri

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L Cincius Alimentus, qui captum se ab Hannibale scribit, maxime auctor moueret, nisi confunderet numerum Gallis Liguribusque additis; cum his octoginta milia peditum, decem equitum adduca, in Italia magis adfluxisse ueri simile est et ita quidam auctores sunt; ex ipso autem audisse Hannibale, postquam Rhodanum transierit triginta sex milia hominum ingentemque numerum equorum et aliorum iumentorum amisisse

Taurini Semigalli proxima gens erat in Italiam degresso
L Cincio Alimento, che scrive di essere stato fatto prigioniero da Annibale, come storico potrebbe sopra tutti offrire una testimonianza attendibile, se non facesse confusione riguardo al numero, aggiungendo Galli e Liguri: egli afferma che, compresi costoro, furono condotti ottantamila fanti e diecimila cavalieri; è più verosimile che Galli e Liguri si siano uniti ad Annibale già in Italia, come appunto attestano alcuni storici; egli stesso afferma poi di aver udito dallo stesso Annibale di aver perduto, dopo il passaggio del Rodano, trentaseimila uomini ed un grandissimo numero di cavalli e di altri animali

I Galli Taurini erano la popolazione più vicina ad Annibale appena calato in pianura

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