Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30

Ita exercitus inde domos abducti

Princeps Horatius ibat, trigemina spolia prae se gerens; cui soror virgo, quae desponsa, uni ex Curiatiis fuerat, obuia ante portam Capenam fuit, cognitoque super umeros fratris paludamento sponsi quod ipsa confecerat, soluit crines et flebiliter nomine sponsum mortuum appellat

movet feroci iuveni animum comploratio sororis in victoria sua tantoque gaudio publico

Stricto itaque gladio simul verbis increpans transfigit puellam

'Abi hinc cum immaturo amore ad sponsum,' inquit, 'oblita fratrum mortuorum uiuique, oblita patriae

Sic eat quaecumque Romana lugebit hostem'

Atrox visum id facinus patribus plebique, sed recens meritum facto obstabat

Tamen raptus in ius ad regem
Quindi gli eserciti vengono ricondotti negli accampamenti

Alla testa dei Romani marciava Orazio col suo triplice bottino; di fronte alla porta Capena gli andò incontro sua sorella, ancora nubile, che era stata promessa in sposa a uno dei Curiazi; appena riconobbe sulle spalle del fratello la mantella militare del fidanzato che lei stessa aveva confezionato, si sciolse i capelli e in lacrime ripeté sommessamente il nome del caduto

Il suo pianto, proprio nel momento del tripudio pubblico per la vittoria, irrita l'animo del giovane impetuoso

Estratta la spada, trafigge la ragazza rivolgendole nel contempo parole di biasimo

Vattene con la tua bambinesca infatuazione, vattene dal tuo fidanzato, tu che riesci a dimenticare i tuoi fratelli morti e quello vivo e addirittura la patria

Possa così morire ogni romana che piangerà il nemico

L'atroce delitto sembrò orribile ai senatori e alla plebe, ma a ciò si contrapponeva la prodezza di poche ore prima

Fu comunque preso e portato di fronte al re per essere processato
Rex ne ipse tam tristis ingratique ad volgus iudicii ac secundum iudicium supplicii auctor esset, concilio populi advocato 'Duumuiros' inquit, 'qui Horatio perduellionem iudicent, secundum legem facio'

Lex horrendi carminis erat: 'Duumuiri perduellionem iudicent; si a duumuiris provocarit, provocatione certato; si uincent, caput obnubito; infelici arbori reste suspendito; verberato vel intra pomerium vel extra pomerium'

Hac lege duumuiri creati, qui se absoluere non rebantur ea lege ne innoxium quidem posse, cum condemnassent, tum alter ex iis 'Publi Horati, tibi perduellionem iudico' inquit

'I, lictor, colliga manus'

Accesserat lictor iniciebatque laqueum

Tum Horatius auctore Tullo, clemente legis interprete, 'Provoco' inquit
Questi, non volendosi assumere l'intera responsabilità di una sentenza così penosa e impopolare nonché della condanna a morte che ne sarebbe seguita, convocò l'assemblea del popolo e disse: Secondo quanto è prescritto dalla legge, nomino una commissione di duumviri e gli affido il compito di processare Orazio per lesa maestà

Il testo della legge era spaventoso: I delitti di lesa maestà siano giudicati dai duumviri; se l'imputato ricorre in appello che l'appello dia luogo a una discussione; nel caso prevalgano i duumviri, si proceda a coprirne il capo; quindi se ne leghi il corpo a un albero stecchito e lo si fustighi sia dentro sia fuori il pomerio

In virtù di questa disposizione, vengono nominati i duumviri; con una legge del genere sembrava loro impossibile assolvere anche un innocente; così, dopo averlo giudicato colpevole, uno di essi disse: Publio Orazio,ti condanno per lesa maestà

Vai littore, legagli le mani

Il littore gli si era avvicinato e stava per mettergli il laccio

Quando Orazio, su consiglio di Tullo, più clemente nell'interpretare la legge, disse: Ricorro in appello
Itaque provocatione certatum ad populum est

Moti homines sunt in eo iudicio maxime P Horatio patre proclamante se filiam iure caesam iudicare; ni ita esset, patrio iure in filium animaduersurum fuisse

Orabat deinde ne se quem paulo ante cum egregia stirpe conspexissent orbum liberis facerent

Inter haec senex iuvenem amplexus, spolia Curiatiorum fixa eo loco qui nunc Pila Horatia appellatur ostentans, 'Huncine' aiebat, 'quem modo decoratum ouantemque victoria incedentem vidistis, Quirites, eum sub furca vinctum inter verbera et cruciatus videre potestis

quod vix Albanorum oculi tam deforme spectaculum ferre possent

I, lictor, colliga manus, quae paulo ante armatae imperium populo Romano pepererunt
Il dibattito si tenne così di fronte al popolo

La gente fu particolarmente influenzata dalla testimonianza del padre di Orazio il quale sostenne che la morte della figlia era stata giusta e aggiunse che in caso contrario egli avrebbe fatto ricorso alla sua autorità di padre e punito il figlio Orazio con le sue stesse mani

Poi implorò il popolo di non orbare anche dell'ultimo figlio un uomo che fino a poco tempo prima la gente aveva visto circondato da una notevole prole

Dicendo questo, il vecchio andò ad abbracciare il giovane e, indicando le spoglie dei Curiazi appese nel punto che ancor oggi si chiama Trofeo di Orazio, esclamò: Quest'uomo che poco fa avete ammirato incedere nell'ovazione trionfale della vittoria, o Quiriti, ce la farete a vederlo legato e fustigato sotto una forca

Uno spettacolo così ingrato che a malapena gli Albani riuscirebbero a tollerarne la vista

Vai littore, incatena queste mani che poco fa hanno dato al popolo romano la supremazia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40

I, caput obnube liberatoris urbis huius; arbore infelici suspende; verbera vel intra pomerium, modo inter illa pila et spolia hostium, vel extra pomerium, modo inter sepulcra Curiatiorum; quo enim ducere hunc iuvenem potestis ubi non sua decora eum a tanta foeditate supplicii vindicent

'Non tulit populus nec patris lacrimas nec ipsius parem in omni periculo animum, absolueruntque admiratione magis virtutis quam iure causae

Itaque ut caedes manifesta aliquo tamen piaculo lueretur, imperatum patri ut filium expiaret pecunia publica

Is quibusdam piacularibus sacrificiis factis quae deinde genti Horatiae tradita sunt, transmisso per viam tigillo, capite adoperto velut sub iugum misit iuvenem

Id hodie quoque publice semper refectum manet; sororium tigillum

Vocant
Vai, incappuccia la testa al liberatore di questa città e legalo a un albero stecchito; fustigalo sia dentro il pomerio - e quindi tra i trofei e le spoglie nemiche -, sia fuori di esso - e quindi tra le tombe dei Curiazi; dove potreste portarlo questo giovane senza che la sua gloria gridi vendetta per l'onta di un simile verdetto

Il popolo, incapace di resistere alle lacrime del padre e alla fermezza incrollabile del figlio di fronte a ogni pericolo, assolse Orazio più per l'ammirazione suscitata dalla sua prodezza che per la bontà della sua causa

E così, per purificare malgrado tutto il delitto flagrante con una qualche espiazione, al padre venne ordinato di compiere l'espiazione per il figlio a pubbliche spese

Per questo motivo egli offrì dei sacrifici espiatori che da quel momento divennero una tradizione peculiare della famiglia Orazia; quindi eresse nella pubblica via una struttura di travi e, come se si fosse trattato di un giogo vero e proprio, vi fece passare sotto il figlio a capo coperto

La cosa esiste ancora e di tanto in tanto viene rimessa in sesto a spese dello stato: trave sororia

La chiamano
Horatiae sepulcrum, quo loco corruerat icta, constructum est saxo quadrato

[27] Nec diu pax Albana mansit

Inuidia volgi quod tribus militibus fortuna publica commissa fuerit, uanum ingenium dictatoris corrupit, et quoniam recta consilia haud bene euenerant, prauis reconciliare popularium animos coepit

Igitur ut prius in bello pacem, sic in pace bellum quaerens, quia suae civitati animorum plus quam virium cernebat esse, ad bellum palam atque ex edicto gerundum alios concitat populos, suis per speciem societatis proditionem reseruat

Fidenates, colonia Romana, Veientibus sociis consilii adsumptis, pacto transitionis Albanorum ad bellum atque arma incitantur
Quanto all'Orazia, le fu innalzato un sepolcro di pietre squadrate nel punto in cui era caduta sotto i colpi del fratello

[27] Ma la pace con Alba non durò a lungo

La gente era scontenta perché le sorti del paese erano state affidate a tre soli soldati; questo influenzò l'indole volubile del dittatore; così, visto che la saggezza non aveva avuto troppo successo, per riconquistare la popolarità perduta, egli adottò il metodo della malvagità

E come prima in tempo di guerra aveva cercato la pace, così adesso in tempo di pace si mise a cercare la guerra; rendendosi però conto che la sua gente aveva sì coraggio ma ben poca forza, spinse altri popoli a dichiarare guerra apertamente e con tutti i crismi, e riservò ai suoi uomini la possibilità di tradire i Romani mostrando invece di voler essere al loro fianco

Gli abitanti di Fidene, colonia romana, e quelli di Veio (che erano stati messi a parte dei loro piani) vengono spinti a dare il via alle ostilità con la promessa di poter contare sull'appoggio di Alba durante il conflitto

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 31-40
Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 31-40

Cum Fidenae aperte descissent, Tullus Mettio exercituque eius ab Alba accito contra hostes ducit

Ubi Anienem transiit, ad confluentes conlocat castra

Inter eum locum et Fidenas Veientium exercitus Tiberim transierat

Hi et in acie prope flumen tenuere dextrum cornu; in sinistro Fidenates propius montes consistunt

Tullus adversus Veientem hostem derigit suos, Albanos contra legionem Fidenatium conlocat

Albano non plus animi erat quam fidei

Nec manere ergo nec transire aperte ausus sensim ad montes succedit; inde ubi satis subisse sese ratus est, erigit totam aciem, fluctuansque animo ut tereret tempus ordines explicat

Consilium erat qua fortuna rem daret, ea inclinare vires
Quando Fidene si ribellò senza mezzi termini, Tullo convocò Mezio e le sue truppe da Alba e mosse contro il nemico

Attraversato l'Aniene, si accampa alla confluenza dei due fiumi

Invece l'esercito dei Veienti aveva guadato il Tevere in un punto tra quella zona e Fidene

Lo schieramento per la battaglia era questo: all'ala destra, lungo il fiume, i Veienti, mentre alla sinistra, verso le montagne, i Fidenati

Tullo dirige i suoi contro quelli di Veio e piazza gli Albani a fronteggiare i Fidenati

Il coraggio e la lealtà non erano il punto forte del generale albano

Non osando quindi né tenere la posizione né disertare apertamente, prese ad avvicinarsi a poco a poco alla montagna, quando ritenne di esservisi avvicinato a sufficienza, ancora incerto sul da farsi, fece spiegare le sue forze per guadagnare un po' di tempo

Il suo piano era questo: scendere in campo dalla parte di chi stava avendo la meglio
Miraculo primo esse Romanis qui proximi steterant ut nudari latera sua sociorum digressu senserunt; inde eques citato equo nuntiat regi abire Albanos

Tullus in re trepida duodecim vovit Salios fanaque Pallori ac pavori

Equitem clara increpans voce ut hostes exaudirent, redire in proelium iubet: nihil trepidatione opus esse; suo iussu circumduci Albanum exercitum ut Fidenatium nuda terga invadant; idem imperat ut hastas equites erigerent

Id factum magnae parti peditum Romanorum conspectum abeuntis Albani exercitus intersaepsit; qui viderant, id quod ab rege auditum erat rati, eo acrius pugnant

Terror ad hostes transit; et audiuerant clara voce dictum, et magna pars Fidenatium, ut quibus coloni additi Romani essent, Latine sciebant
I Romani che si trovavano più vicini, quando si resero conto di avere i fianchi scoperti per la ritirata degli alleati, rimasero annichiliti; allora un cavaliere partì al galoppo e andò a riferire al re dell ritirata albana in corso

Tullo, nel pieno della crisi, fa voto di creare dodici Salii e di innalzare dei santuari al Pallore e al Panico

Interpellando il cavaliere ad alta voce, in maniera da poter essere sentito dal nemico, gli ingiunge di tornare in prima linea, non c'era motivo di panico; lui stesso aveva ordinato alle truppe di Alba quella manovra di accerchiamento per prendere da dietro i fianchi scoperti dei Fidenati; fa inoltre ordinare alla cavalleria di alzare le lance

Con questa mossa riuscì a nascondere a parte della fanteria romana la manovra di ripiegamento delle truppe albane; chi se n'era reso conto si fidò di quel che aveva sentito dal re e si buttò con più foga nella mischia

Il terrore passò così dalla parte dei nemici, sia perché avevano sentito la frase pronunciata ad alta voce dal re, sia perché gran parte dei Fidenati, avendo avuto tra di loro dei Romani come coloni, sapevano il latino

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 11 - 12
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 11 - 12

Itaque ne subito ex collibus decursu Albanorum intercluderentur ab oppido, terga vertunt

Instat Tullus fusoque Fidenatium cornu in Veientem alieno pavore perculsum ferocior redit

Nec illi tulere impetum, sed ab effusa fuga flumen obiectum ab tergo arcebat

Quo postquam fuga inclinavit, alii arma foede iactantes in aquam caeci ruebant, alii dum cunctantur in ripis inter fugae pugnaeque consilium oppressi

Non alia ante Romana pugna atrocior fuit

[28] Tum Albanus exercitus, spectator certaminis, deductus in campos

Mettius Tullo deuictos hostes gratulatur; contra Tullus Mettium benigne adloquitur

Quod bene vertat, castra Albanos Romanis castris iungere iubet; sacrificium lustrale in diem posterum parat
Quindi, per evitare che un'improvvisa calata degli Albani dal fianco del monte chiudesse loro la strada in direzione della città, tornarono indietro

Tullo li insegue e, sbaragliata l'ala dei Fidenati, rinviene con più impeto su quella dei Veienti, demoralizzati dal panico degli alleati

Anch'essi evitarono lo scontro ma non riuscirono a fuggire alla spicciolata perché si trovarono l'ostacolo del fiume alle spalle

Quando arrivarono lì, alcuni, gettando ignominiosamente le armi, si buttavano in acqua alla cieca, altri, attardatisi sulla riva, nell'indecisione tra il fuggire e il combattere, si facevano uccidere

In nessuna battaglia precedente i Romani versarono così tanto sangue

[28] Fu allora che l'esercito albano, spettatore dello scontro, riguadagnò la piana

Mezio si congratula con Tullo della vittoria sui nemici e Tullo gli risponde cortesemente

Quindi ordina agli Albani (e possa la cosa avere buon fine) di unire il loro accampamento a quello dei Romani e poi prepara un sacrificio di purificazione per il giorno successivo
Ubi inluxit, paratis omnibus ut adsolet, vocari ad contionem utrumque exercitum iubet

Praecones ab extremo orsi primos exciuere Albanos

Hi novitate etiam rei moti ut regem Romanum contionantem audirent proximi constitere

Ex composito armata circumdatur Romana legio; centurionibus datum negotium erat ut sine mora imperia exsequerentur

Tum ita Tullus infit: 'Romani, si unquam ante alias ullo in bello fuit quod primum dis immortalibus gratias ageretis, deinde uestrae ipsorum virtuti, hesternum id proelium fuit

Dimicatum est enim non magis cum hostibus quam, quae dimicatio maior atque periculosior est, cum proditione ac perfidia sociorum
Quando all'alba tutto era pronto, convoca in assemblea i due eserciti

Gli araldi, avendo iniziato dal fondo del campo, chiamarono per primi gli Albani

Questi, colpiti dall'assoluta novità della cosa, si andarono a piazzare vicino al re per non perderne il discorso

La legione romana, armata secondo quanto convenuto, li circonda; i centurioni avevano l'ordine tassativo di portare a termine senza indugi quello che gli era stato comandato

Allora Tullo prese la parola e disse: O Romani, se mai prima di questa volta, in tutte le guerre da voi combattute, avete avuto ragione di rendere grazie prima agli dèi immortali e poi al vostro stesso valore, questo è successo nella battaglia di ieri

Infatti non avete combattuto solo col nemico, ma - e in questo sta la maggiore pericolosità della cosa - avete anche dovuto affrontare il subdolo tradimento degli alleati

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 06 - 10

Nam ne vos falsa opinio teneat, iniussu meo Albani subiere ad montes, nec imperium illud meum sed consilium et imperii simulatio fuit, ut nec vobis, ignorantibus deseri vos, averteretur a certamine animus, et hostibus, circumveniri se ab tergo ratis, terror ac fuga iniceretur

Nec ea culpa quam arguo omnium Albanorum est: ducem secuti sunt, ut et vos, si quo ego inde agmen declinare voluissem, fecissetis

Mettius ille est ductor itineris huius, Mettius idem huius machinator belli, Mettius foederis Romani Albanique ruptor

Audeat deinde talia alius, nisi in hunc insigne iam documentum mortalibus dedero'
Sia dunque chiaro: non è su mio ordine che gli Albani si sono spostati verso la montagna; quello che avete sentito da me non è stato un mio comando ma una calcolata simulazione: volevo evitare che, rendendovi conto di essere stati abbandonati, vi distraeste dalla battaglia e nel contempo volevo scatenare panico e fuga tra i nemici facendo credere loro di essere stati aggirati

E non tutti gli Albani sono responsabili del crimine in questione: hanno seguito il loro comandante, come avreste fatto anche voi se vi avessi ordinato una qualche manovra sul campo

Mezio che ha guidato quella diversione; lo stesso Mezio che ha architettato questa guerra, lo stesso Mezio che ha infranto il trattato tra Romani e Albani

Che qualcun altro possa di qui in poi ripetere una simile prodezza, se io di costui non farò un clamoroso esempio per l'intero genere umano

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