Lee Miller provocatoriamente seduta nella vasca da bagno di Hitler

Lee Miller provocatoriamente seduta nella vasca da bagno di Hitler

Gli anni trenta del Novecento segnarono l'inizio di uno dei più turbolenti periodi della storia e Lee Miller stava diventando uno dei più acclamati corrispondenti di guerra del secondo conflitto mondiale

A partire dal 1941 Miller percorse il paese per documentare il contributo delle donne allo sforzo bellico: dalle pilote, alle infermiere, alle ufficiali dei servizi territoriali ausiliari. Nel 44 giunse nella Francia settentrionale dove dopo appena un mese, sarà l'unica foto giornalista (inclusi colleghi maschi) a testimoniare, catturandolo su pellicola, l'assedio di Saint Melo.

Alle donne era vietato lavorare come fotografe sulla linea del fronte, quindi molte immagini di Lee Miller immortalano dolorose e psicologicamente intense espressioni di persone in preda alla vergogna e alla sofferenza, ma sul fronte domestico. Tuttavia ci sono immagini più spaventose e inquietanti che ancora oggi mantengono intatta la loro potenza, che fece durante i viaggi nei campi di sterminio di Buchenwald e Dachau, dove testimoniò le disumani atrocità dell'olocausto

Vi imploro di credere che tutto è vero

Nota accompagnata nel reportage intitolato: Credeteci!

Mentre documentava la liberazione di Dachau la fotografa scrisse in una nota per British Vogue: Vi imploro di credere che tutto è vero. La nota accompagnava uno dei suoi reportage più significativi, intitolato Credeteci! Nel quale si vedeva una devastante immagine notturna di cadaveri scheletrici, consunti per la fame, ammucchiati uni sugli altri, con qualche arto che emergeva, le nude ossa rese visibili dalla luce del flash.

Miller, che entrava imperturbabile nei luoghi più terrificanti, nella stessa giornata in cui lasciò Dachau fece anche irruzione insieme all'amico fotogiornalista ebreo David E. Sherman nell'appartamento di Monaco appartenuto a Hitler. Fu la che venne scattata la famosa fotografia con lei seduta nella vasca da bagno di Hitler, con il tappetino vistosamente macchiato dai suoi anfibi militari. 

Fotografò poi anche Sherman nella stessa vasca, in uno scatto in cui è evidente la dolorosa tensione dell'uomo, ed è ostentatamente visibile la doccia: un riferimento alle atrocità dei campi di sterminio

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