La falsificazione di Vermeer non fu fatta da un suo contemporaneo ma da un pittore del 20° secolo, Han Van Meegeren. Pittore disprezzato e sottovalutato dal mondo della critica d'arte del suo tempo che si prese una rivincita dipingendo falsi allo scopo di umiliare i suoi detrattori e dimostrare al mondo quanto grande fosse la loro presunzione, estesa la loro ignoranza, vana la loro arroganza
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La vicenda si svolge al tempo del Terzo Reich. Han Van Meegeren produsse una discreta mole di dipinti presunti seicenteschi e fece ottime vendite fino a che ebbe la cativa idea di approcciare i vertici delle SS. Himmler comprò da lui parecchie opere spendendo somme cospicue e finalmente fu Goering a interessarsi a questi quadri così importanti e seducenti acquistando un Cristo e l'adultera, considerato un capolavoro strepitoso di Vermeer e fatto ovviamente da Han Van Meegeren
IL RISCHIO DELL'ERGASTOLO
Sarebbe andato tutto bene se non fosse accaduto che il nazismo crollò e Han Van Meegeren, dopo la fine della guerra, fu accusato di aver venduto ai nazisti, preziosissime opere d'arte di Vermeer, sottraendole al patrimonio artistico della nazione. Insomma un collaborazionista, e per questo reato la condanna poteva arrivare allergastolo.
Durante il processo Han Van Meegeren ritenne opportuno segnalare che i dipinti effettivamente venduti ai nazisti erano dei falsi e per di più il falsario era lui. Per dimostrarlo dovette dipingere in tribunale un ennesimo Vermeer, affinchè tutti vedessero che lo stile era lo stesso, dato che tutti i falsi dipinti da Han Van Meegeren appartenevano al presunto e poco conosciuto periodo giovanile di Vermeer, periodo peraltro completamente inventato da lui.
La prova funzionò. Van Meegeren realizzò davanti ai giudici un Cristo nel tempio, quindi un nuovo soggetto che andava a integrare bene il presunto periodo giovanile di Vermeer nel medesimo stile degli altri quadri presunti giovanili. I giudici si convinsero e gli comminarono un solo anno di carcere. Questo aveniva nell'autunno del 1947. Pochi mesi dopo Van Meegeren morì portandosi nella tomba parte dei suoi segreti
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LA SVOLTA DELLA BIACCA
i pigmenti utilizzati da Vermeer sono quelli tipici della pittura del suo secolo. Per i bianchi adopera la cerussa, una banale biacca di piombo. Ma come spesso succedeva nel secolo XVII si tratta di una biacca che contiene un pò di antimonio, che invece manca nella biacca moderna. E' grazie a questo particolare che si è potuto stabilire che i Vermeer dipinti da van Meegeren, erano effettivamente dei falsi, benchè gli esperti ci abbiano messo molto tempo ad ammetterlo.
Come tutti i prodotti a base di piombo, la biacca è un potente veleno per chi la fabbrica e per chi la utilizza o semplicemente la respira. Il che non le ha impedito di venir ben presto usata non soltanto come pigmento, ma anche come cosmetico. Le matrone romane, ad esempio, per schiarire l'incarnato, si coprivano di uno spesso strato di belletto composto di bianco e di piombo, oli, cera e polvere minerali; ciò permetteva di nascondere irregolarità della pelle come arrossamenti, chiazze, rughe. Le donne dell'aristocrazia medievale si truccavano molto meno delle grandi dame romane. L'usanza si estende nella seconda metà del XVII secolo e raggiunge l'apice nel XVIII. Uomini e donne si coprono il volto di biacca, che ravvivano in corrispondenza delle labbra e dei pomelli con prodotti rossi a base di cinabro e altrettando pericolosi.
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