La parabola dei ciechi - scuola di Pieter Bruegel

la parabola dei ciechi - scuola di Pieter Bruegel

l'opera (trafugata durante la seconda guerra mondiale per volere di Hermann Goering e poi recuperata), riprende il Vangelo di Matteo in cui Gesù afferma che chi segue un cieco, rischia di finire in una fossa

Bruegel rappresenta 6 i ciechi in fila minuti di borse e bisacce. Sono ben vestiti e i loro volti accuratamente dettagliati. La tela con i ciechi che seguono altri ciechi, è metafora di assenza di consapevolezza e intelletto. Un cieco che guida altri ciechi non può avere un finale diverso. I 6 si tengono in contatto toccando la spalla dell'uomo che precede oppure tramite bastone.

Il primo della colonna è già caduto, al suo fianco c'è uno strumento musicale; il secondo sta per cadere e la sua espressione è allarmata. In coda, l'ultimo al momento è tranquillo in quanto non sa cosa accadrà di li a poco; tutti loro cadranno nel fossato

La triste brigata, i cui membri sono accomunati da miseria e cecità, incede in un paesaggio di campagna finendo poi per inciampare su di un cumulo di sassi sulla destra, imminente minaccia per l'intero gruppo, dato che il primo cieco è già rovinosamente caduto a terra il secondo e lì lì per cadere.

Bruegel ha così dato vita una delle parabole più efficaci dell'intero testo evangelico; Cristo la narra in risposta all'atteggiamento dei zelanti farisei, tanto rispettosi degli aspetti esteriori della religione (soprattutto nel campo dell'alimentazione) quanto superficiali nella valutazione delle qualità interiori delle persone.

La cecità, causa della caduta del gruppo, è qui chiara metafora dell'incapacità da parte di taluni di distinguere il male vero dal male apparente; in senso lato, all'interno del linguaggio evangelico, essere privi della vista corrisponde a vivere in assenza della rivelazione di Dio, condizione proprio degli ebrei che non riconobbero in Cristo il Messia preannunciato dai profeti.

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