Paesaggio con la caduta di Icaro - Pieter Brugel il Vecchio

paesaggio con la caduta di Icaro - Pieter Brugel il Vecchio

l'artista era a Reggio Calabria una mattina di fine estate del 1552. Si fermò a guardare il panorama da una collinetta affacciata sul braccio di mare stretto fra la costa calabra e quella siciliana. Nel campo sotto di lui vide un contadino, che spingendo l'aratro tirato dal cavallo aveva già rivoltato 4 solchi. Nel terrazzamento più in basso scorse un pastore con le sue pecore e il cane

Piu giù ancora, sopra uno scoglio a pelo d'acqua, un pescatore che aveva appena gettato la lenza. A pochi metri dal pescatore, i naviganti che cominciavano a issare Le vele arrampicandosi sugli alberi di un grande vascello.  Strizzando gli occhi, il pittore spinse lo sguardo più lontano, fino all'orizzonte dove il Sole, pur sospeso a metà tra cielo e mare, deflagrava di una luce così forte che faceva sfolgorare ogni angolo del paesaggio e abbagliava la città di Messina.

Al tempo il pittore aveva 27 anni. Aveva disegnato la città tra le fiamme appiccicate quell'anno dai turchi durante un'incursione, e una battaglia navale nello stretto di Messina. Il viaggio in Italia di Bruegel serve a capire come mai a un certo punto l'artista cambiò totalmente il suo modo di lavorare, passando dagli incubi onirici alla maniera di Bosch e dalle brulicanti scene di massa ispirate alla Bibbia, al verismo delle feste contadine, dei banchetti di nozze, e balli di carnevale, delle vedute campestri e riprese nelle diverse stagioni.

In Italia Bruegel assorbì soprattutto la luce calda del Mezzogiorno, inimmaginabile per chi come lui era cresciuto tra le brume dei Paesi Bassi. Nel 1558 dipinse la veduta dello Stretto di Messina, e nel ricordo di quel Sole accecante, intitolò La caduta di Icaro, il dipinto oggi conservato a Bruxelles, ed è l'unico suo dedicato alla mitologia.

Il problema è che Icaro, In questo quadro quasi non si riesce a trovarlo. Per scoprire Icaro nel dipinto di Bruegel bisogna ripercorrerne il mito nella metamorfosi di Ovidio e inseguire una pernice

Dedalo, considerato l'architetto più geniale del suo tempo, era stufo di essere confinato sull'isola di Creta e, bloccato via mare da Minosse, fu costretto a trovare una strada alternativa per andarsene. Padre e figlio presso il volo uno dietro l'altro per un po', finché Icaro, affascinato dal cielo, si spinse in alto verso il sole ardente che sciolse la cera. Precipitò a capofitto, chiamando il padre, il suo urlo si spense nel mare.

Non era il mare tra Calabria e Sicilia, dipinto da Bruegel, ma l'Egeo, davanti a un isoletta che in memoria dell'episodio fu chiamata Icaria. Così racconta il mito, aggiungendo che Dedalo proseguì verso la Sicilia, dove arrivò sano e salvo e fu ospitato dal re Cocalo. Per il resto Bruegel riproduce fedelmente il racconto di Ovidio: il contadino con la testa bassa verso i soldi, il pastore appoggiato al bastone, Il pescatore, la pernice ciarliera che, mentre Dedalo seppelliva la salma del figlio, battè le ali e trillò dalla gioia.

Anche nel quadro di Bruegel c'è la pernice, appollaiata sopra un ramo proteso verso il mare, a fianco del pescatore, a pochi centimetri dalla pernice, si mettono a fuoco due gambe che affondano tra i flutti, agitando i piedi nell'aria. Solo due gambe bianche e una mano che annaspa. Sopra le onde svolazza ancora qualche piuma, nient'altro. Un particolare insignificante nell'immensa visione luminosa di Bruegel tanto che nessuno se ne accorge. Né il contadino con la testa bassa verso i solchi, ne il pastore che scruta il cielo, però dalla parte opposta dove è caduto Icaro, né il pescatore, ne i marinai perfino la pernice gli volta la coda. 

Ovideo al contrario, aveva raccontato lo sbalordimento del contadino, del pastore e del pescatore, che videro le due strane creature vaganti per il cielo e pensavano che fossero dei. Perché Bruegel cambia la scena?


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