La "Damnatio Memoriae" di Geta nell’arco di Settimo Severo

la "Damnatio Memoriae" di Geta nell’arco di Settimo Severo

nella lunga iscrizione dedicatoria dell'attico e evidente, alla quarta riga, la cancellazione del nome di Geta, il figlio minore di Settimio Severo, ucciso per ordine del fratello Caracalla, che ne decretò anche la Damnatio Memoriae

La sommità dell'Arco, come sappiamo da una raffigurazione che compare su di una moneta, era ornata da un cocchio in bronzo trainato da sei cavalli e affiancato da statue equestri, chiaro riferimento al Trionfo celebrato dall'imperatore.

Nel piccolo fregio sopra i fornici minori, dove è raffigurata la scena del Trionfo con il trasporto del bottino e dei trofei di guerra, si scorgono carichi di prede, soldati, prigionieri e una grande statua seduta che raffigura la Provincia sottomessa.

È probabile che la narrazione derivi da modelli pittorici orientali poiché sappiamo che lo stesso imperatore aveva inviato a Roma, con la notizia della vittoria, alcuni grandi dipinti con il racconto delle sue imprese, che il Senato aveva esposto all'ammirazione popolare.

L'arco, eretto nel 203 dal Senato per celebrare le vittorie riportate da Settimio Severo contro i parti, sorse nel foro romano nel punto in cui la via Sacra inizia a salire verso il Campidoglio.

Damnatio Memoriae di Geta nell'arco di Settimio Severo Damnatio Memoriae di Geta nell’arco di Settimio Severo

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