Isacco, a dispetto dell'età avanzata e della cecità, cui rimandano le pesanti palpebre chiuse e rugose, comprende che la sua benedizione a Giacobbe, voluta da Dio, costituisce un atto improrogabile proprio perché divino.
Nel volto di Esaù, che veste i suoi panni migliori, cogliamo l'espressione della sconfitta, immediatamente precedente allo scoppio d'ira e di dolore riportato dal testo biblico: il suo gesto è bloccato, quel piatto di cacciagione accuratamente preparato e presentato in modo cerimonioso con una bianca tovaglia ricamata ha perso ogni ragione d'essere e rimane visivamente sospeso a metà della composizione, segno di una mancata promessa.
Dietro alla tenda, Rebecca ha espressione di chi sta cercando di indovinare la reazione del marito, forse per calmarlo, ma anche per convincerlo che ciò che è stato fatto è giusto. Questo momento della vicenda biblica non conosce in Italia altrettanto successo di quello della benedizione di Giacobbe;