Giovanni Brusca esita a far detonare la bomba che ucciderà Giovanni Falcone

Giovanni Brusca esita a far detonare la bomba che ucciderà Giovanni Falcone

Le auto della scorta sfrecciano ad alta velocità sull'autostrada che porta a Palermo. Poi "la macchina scese a 80-90 Km. Io vedevo, a occhio, che la croma perdeva velocità ... Ero come imbalsamato ... Al terzo 'VAI' azionai il telecomando"

Falcone ha deciso di guidare. Accanto a lui la moglie. Ad aprire il corteo la Fiat croma marrone guidata da Vito Schifani. Insieme a lui Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. In mezzo la croma bianca guidata da Falcone. A seguire la croma azzurra guidata da Gaspare Cervello, con lui gli agenti Paolo Capuzza e Angelo Corbo. Sono passati solo 10 minuti dall' atterraggio. Tre auto sfrecciano ad alta velocità sull'autostrada che porta a Palermo. Le vedette di Cosa Nostra continuano a scambiarsi messaggi in codice.

Nella seconda auto Giuseppe Costanza chiede a Falcone quando dovrà andare a riprenderlo una volta lasciato a casa. Lunedì mattina, risponde il magistrato. "Allora, arrivati a casa, cortesemente mi dà le chiavi in modo che posso poi prendere la macchina" ribatte Costanza. In quell'istante che Falcone sovrappensiero sfila le chiavi dal quadro e le porge all'autista. Cosa fa? Così ci andiamo ad ammazzare; replica di scatto Costanza. "Scusi, Scusi" le ultime parole di Giovanni Falcone mentre infila di nuovo le chiavi nel quadro

Siamo in prossimità dell'uscita di Capaci. Dalla collinetta di fronte all'autostrada, a una distanza di circa 500 metri, Antonino Gioè, uomo d'onore della famiglia mafiosa di Altofonte, segue con un potente binocolo le tre auto. E' arrivato il momento. "Vai!" grida Gioè a Giovanni Brusca, capo mandamento di San Giuseppe Jato, che regge in mano il telecomando collegato alla carica di esplosivo collocata nel canale di scolo sotto il manto stradale.

Ma nelle frazioni di secondo in cui Falcone sfila le chiavi dal quadro l'auto rallenta. Giovanni Brusca ha un attimo di disorientamento


la macchina scese a 80-90 Km. Io vedevo, a occhio, che la croma perdeva velocità. Gioè insisteva con il "VAI", ma io rallentavano, frenavo. Ero come imbalsamato. Al terzo "VAI" azionai il telecomando e successe quello che doveva succedere. Non è che l'esplosione fece "bum". Avvenne a ripetizione, perché i fustini esplodevano uno dietro l'altro. sentì "tututum", "tututum", "tututum" ... onestamente sono rimasto scioccato anch'io

Giovanni Brusca

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Giovanni Brusca collaboratore di giustizia, incappucciato Giovanni Brusca collaboratore di giustizia, incappucciato

Sono le ore 17:56 l'attacco frontale allo stato ha inizio. Lo scoppio della bomba colpisce in pieno la prima auto. Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro saltano in aria. I loro resti massacrati restano intrappolati nelle lamiere a 100 metri di distanza. La croma di Falcone si schianta invece contro un muro di terra e di asfalto che si solleva con l'esplosione. Sulla terza croma, Gaspare Cervello vede la morte in faccia. E' scioccato. "Dopo la grande esplosione cominciai a vagare accanto al cratere, in autostrada. impugnai l'arma. Venne un collega, gli intimai: fermati o sparo. E lui: sono un collega. E io: Fermati o sparo"

Falcone aveva tutto il blocco motore addosso. Solo la testa era libera. Nonostante la potenza dell'esplosione, Falcone, sua moglie e Giuseppe Costanza sono ancora vivi. Falcone risponde con gli occhi agli stimoli del suo agente di scorta. Lo scoppio dei 500 kg di tritolo ha formato un cratere di circa 14 metri di diametro e 3 metri e mezzo di profondità


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Tags: #crime
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