l'incontro tra i due cugini (figli dei fratelli Rebecca e Labano) è ambientato, secondo il racconto biblico, nel deserto nei pressi della città di Carran, dell'alta Mesopotamia e, qui raffigurato con alture e Palme, con un gregge di pecore al pascolo. Entrambi i personaggi, dalla bellezza idealizzata, sono descritti analiticamente, con un disegno dalle linee ferme e precise e con una stesura del colore compatta e levigata.
Il linguaggio delle mani rende con efficace i sentimenti: l'amore grande e spontaneo di Giacobbe, la timidezza di Rachele, rafforzata anche dall'espressione fragile e dimessa e gli occhi socchiusi sul viso affilato, che denota il suo carattere angelico.
La scena è concepita per mettere in risalto, con incontestabile benevolenza, lo slancio d'amore di Giacobbe verso Rachele, aspetto presente anche nel testo biblico. Malgrado la sua tradizionale diffidenza Rachele, con la bellezza e un solo sguardo, aveva catturato il cuore del cugino Giacobbe, disposto a lavorare per sette anni alla dipendenza del padre di lei, Labano, pur di averla come moglie, oltretutto contravvenendo all'usanza di sposare per prima la figlia maggiore, ovvero Lia.
L'episodio del bacio, qui raffigurato in primo piano, rappresenta l'esaltazione dell'amore umano, nella gioia e nel dolore, poiché Rebecca, seppure madre per volere Divino soltanto di due figli Giuseppe e Beniamino, continuerà a essere amata e la sua morte prematura causerà a Giacobbe una sofferenza dalla quale non riuscirà mai a ottenere piena consolazione.
Sullo sfondo appaiono gli elementi che alludono simbolicamente all'altro amore di Giacobbe, quello di natura collettiva e cosmica verso ciò che rappresenta la moglie Lia, dal cui grembo discese la numerosa tribù israelitica, qui rappresentata dal gregge di pecore oramai dissetati dall'acqua del pozzo della vita, dopo che Giacobbe con forza sovrumana ne aveva tolto la pietra che l'otturava.