Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4, pag 2

Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 14, 2-4
[III] An aemuli offensique inter sese fuerint Xenophon et Plato

[I] Qui de Xenophontis Platonisque vita et moribus pleraque omnia exquisitissime scripsere, non afuisse ab eis motus quosdam tacitos et occultos simultatis aemulationisque mutuae putaverunt et eius rei argumenta quaedam coniectatoria ex eorum scriptis protulerunt

[II] Ea sunt profecto huiuscemodi: quod neque a Platone in tot numero libris mentio usquam facta sit Xenophontis neque item contra ab eo in suis libris Platonis, quamquam uterque ac maxime Plato complurium Socratis sectatorum in sermonibus, quos scripsit, commeminerit
[III] Se Platone e Senofonte siano stati rivali e nemici fra loro

[I] Quelli che scrissero molto accuratamente tutte le molte notizie sulla vita e le abitudini di Senofote e Platone, ritennero non essere lontani da loro alcuni segreti e nascosti sentimenti di reciproca inimicizia e gelosia e formularono alcune presunte deduzioni di quest'argomento dai loro scritti

[II] Esse sono dunque di tal genere: che né da parte di Platone in una tale quantità di libri sia stata mai fatta menzione di Senofonte né del resto ugualmente da questo di Platone nei suoi libri, sebbene entrambi e soprattutto Platone nei dialoghi dei molti seguaci di Socrate, che scrisse, abbia fatto menzione
[III] Id etiam esse non sincerae neque amicae voluntatis indicium crediderunt, quod Xenophon inclito illi operi Platonos, quod de optimo statu reipublicae civitatisque administrandae scriptum est, lectis ex eo duobus fere libris, qui primi in volgus exierant, opposuit contra conscripsitque diversum regiae administrationis genus, quod paideias Kyrou inscriptum est

[IV] Eo facto scriptoque eius usque adeo permotum esse Platonem ferunt, ut quodam in libro mentione Cyri regis habita detractandi levandique eius operis gratia virum quidem Cyrum gnavum et strenuum fuisse dixerit, paideias de ouk orthos hephsthai to parapan; haec enim verba sunt de Cyro Platonis
[III] Ritennero anche che ciò fosse indizio di una non sincera e amichevole simpatia, il fatto che Senofonte a quella famosa opera di Platone, che fu scritta riguardo all'ottimo governo della repubblica e dell'amministrazione della città, letti all'incirca i due libri di essa, che per primi erano apparsi in pubblico, contrappose e formulò un diverso tipo di governo regio, che fu intitolato Educazione di Ciro

[IV] Dicono che Platone fu tanto turbato da questo fatto e dal suo scritto, che fatta menzione del re Ciro in un certo libro per criticare e sminuire la sua opera abbia detto che certo Ciro era stato uomo operoso e coraggioso, ma non aveva avuto affatto una giusta educazione; infatti queste sono le parole di Platone su Ciro
[V] Praeterea putant id quoque ad ista, quae dixi, accedere, quod Xenophon in libris, quos dictorum atque factorum Socratis commentarios composuit, negat Socraten de caeli atque naturae causis rationibusque umquam disputavisse, ac ne disciplinas quidem ceteras, quae mathemata Graeci appellant, quae ad bene beateque vivendum non pergerent, aut attigisse aut comprobasse, idcircoque turpiter eos mentiri dicit, qui dissertationes istiusmodi Socrati adtribuerent

[VI] "Hoc autem" inquiunt "Xenophon cum scripsit, Platonem videlicet notat, in cuius libris Socrates physica et musica et geometrica disserit"

[VII] Sed enim de viris optimis et gravissimis si credendum hoc aut suspicandum fuit, causam equidem esse arbitror non obtrectationis nec invidiae neque de gloria maiore parienda certationis; haec enim procul a moribus philosophiae absunt, in quibus illi duo omnium iudicio excelluerunt
[V] Pensano inoltre anche ciò riguardo a queste cose, che ho detto, che Senofonte nei libri, i commentari che scrisse dei discorsi e dei fatti di Socrate, nega che Socrate abbia mai discusso sulle origini e i sistemi del cielo e della natura, e neppure abbia trattato o approvato le altre discipline, che i Greci chiamano matematiche, che non contribuiscono al vivere bene e felicemente, pertanto dice che mentono vergognosamente quelli, che attribuivano discussioni di tal genere a Socrate

[VI] "Invece -dicono- Senofonte quando scrisse ciò, indica certamente Platone, nei cui libri Socrate tratta la fisica e la musica e la geometria"

[VII] Ma infatti se bisognò credere o sospettare ciò su persone ottime e molto serie, credo che certo la causa non sia dell'ostilità né dell'invidia né dell'emulazione per una maggiore gloria da procurarsi; infatti queste cose sono ben lontane dalle abitudini della filosofia, in cui quei due primeggiarono a giudizio di tutti

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Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 1, 10

[VIII] Quae igitur est opinionis istius ratio

Haec profecto est: aequiperatio ipsa plerumque et parilitas virtutum inter sese consimilium, etiamsi contentionis studium et voluntas abest, speciem tamen aemulationis creat

[IX] Nam cum ingenia quaedam magna duorum pluriumve in eiusdem rei studio inlustrium aut pari sunt fama aut proxima, oritur apud diversos favisores eorum industriae laudisque aestumandae contentio

[X] Tum postea ex alieno certamine ad eos quoque ipsos contagium certationis adspirat, cursusque eorum ad eandem virtutis calcem pergentium, quando est compar vel ambiguus, in aemulandi suspiciones non suo, sed faventium studio delabitur
[VIII] Qual è dunque il motivo di tale opinione

È certo questo: generalmente la stessa equiparazione e la somiglianza di uguali meriti fra loro, sebbene manchi il desiderio e la volontà della contesa, crea tuttavia una specie d'emulazione

[IX] Infatti quando certi grandi talenti di due o più famosi nello studio dello stesso campo sono di fama pari o quasi simile, nasce presso i diversi fautori una contesa per la valutazione dello sforzo e del merito

[X] Allora poi da una gara estranea anche presso gli stessi nasce il contagio della rivalità, e delle loro aspirazioni che tendono allo stesso traguardo dell'onore, quando è uguale o incerto, scivola nei sospetti di emulazione non per un proprio proposito, ma per quello dei seguaci
[XI] Proinde igitur et Xenophon et Plato, Socraticae amoenitatis duo lumina, certare aemularique inter sese existimati sunt, quia de his apud alios, uter esset exsuperantior, certabatur et quia duae eminentiae, cum simul iunctae in arduum nituntur, simulacrum quoddam contentionis aemulae pariunt

[IV] Quod apte Chrysippus et graphice imaginem Iustitiae modulis coloribusque verborum depinxit

[I] Condigne mehercule et condecore Chrysippus in librorum, qui inscribuntur peri kalou kai hedones, primo os et oculos Iustitiae vultumque eius severis atque venerandis verborum coloribus depinxit
[XI] Ecco dunque sia Senofonte sia Platone, due luminari di piacevolezza socratica, furono ritenuti gareggiare ed emularsi fra loro, perché su essi presso altri, si rivaleggiava chi dei due fosse superiore e perché due eccellenze, quando tendono verso una difficoltà congiunte insieme, creano in qualche modo una parvenza di rivale competizione

[IV] Come precisamente e artisticamente Crisippo rappresentò l'immagine della Giustizia con le forme e gli ornamenti delle parole

[I] Degnamente, per Ercole, ed adeguatamente Crisippo nel primo dei libri, che sono intitolati sul bello e sul buono, dipinse la bocca e gli occhi della Giustizia e il suo volto con le austere e nobili tonalità delle parole

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[II] Facit quippe imaginem Iustitiae fierique solitam esse dicit a pictoribus rhetoribusque antiquioribus ad hunc ferme modum: "forma atque filo virginali, aspectu vehementi et formidabili, luminibus oculorum acribus, neque humilis neque atrocis, sed reverendae cuiusdam tristitiae dignitate"

[III] Ex imaginis autem istius significatione intellegi voluit iudicem, qui Iustitiae antistes est, oportere esse gravem, sanctum, severum, incorruptum, inadulabilem contraque improbos nocentesque inmisericordem atque inexorabilem erectumque et arduum ac potentem, vi et maiestate aequitatis veritatisque terrificum
[II] Fa certamente il ritratto della Giustizia e dice che era solita essere riprodotta dai pittori e dai retori antichi generalmente in questo modo: "con una forma e un aspetto virginale, un contegno serio ed energico, vive luci degli occhi, con la dignità di una tristezza né umile né orgogliosa, ma di un certo rispetto"

[III] Dal significato di quest'immagine poi volle far dedurre che il giudice, che è preposto alla Giustizia, dover essere irreprensibile, serio, severo, incorrotto, insensibile all'adulazione e impietoso ed inesorabile contro i malvagi e i colpevoli e deciso e forte e potente, terribile per la forza e la grandezza dell'equità e della verità
[IV] Verba ipsa Chrysippi de Iustitia scripta haec sunt: Parthenos de einai legetai kata symbolon tou adiaphthoros einai kai medamos endidonai tois kakourgois mede prosiesthai mete tous epieikeis logous mete paraitesin kai deesin mete kolakeian mete allo meden ton toiouton; hois akolouthos kai skythrope graphetai kai synestekos echousa to prosopon kai entonon kai dedorkos blepousa, hoste tois men adikois phobon empoiein, tois de dikaiois tharsos, tois men prosphilous ontos tou toioutou prosepou, tois de eterois prosantous

[V] Haec verba Chrysippi eo etiam magis ponenda existimavi, ut prompta ad considerandum iudicandumque sint, quoniam legentibus ea nobis delicatiorum quidam disciplinarum philosophi Saevitiae imaginem istam esse, non Iustitiae, dixerunt

[IV] Queste sono le parole stesse di Crisippo scritte sulla Giustizia: E'detta essere vergine, perché essere simbolo della sua purezza e non cedere mai ai malvagi né ascoltare mai né parole d'indulgenza né preghiere né suppliche né adulazioni né altro del genere; per queste cose è raffigurata triste e con la fronte tesa e contratta che guarda di traverso per incutere nei colpevoli il terrore e nei buoni la fiducia, mostrando a questi un volto amico, agli altri severo

[V] Ho ritenuto ancor più doversi riportare queste parole di Crisippo, affinché siano facili da considerarsi e valutarsi, perché a noi che le leggevamo alcuni filosofi di dottrine sensibili dissero che questa era l'immagine della Severità non della Giustizia

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