Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4

Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 14, 2-4
[II] Quem in modum disseruerit Favorinus consultus a me super officio iudicis

[I] Quo primum tempore a praetoribus lectus in iudices sum, ut iudicia quae appellantur privata susciperem, libros utriusque linguae de officio iudicis scriptos conquisivi, ut homo adulescens a poetarum fabulis et a rhetorum epilogis ad iudicandas lites vocatus rem iudiciariam, quoniam vocis, ut dicitur, vivae penuria erat, ex mutis, quod aiunt, magistris cognoscerem

Atque in dierum quidem diffissionibus conperendinationibusque et aliis quibusdam legitimis ritibus ex ipsa lege Iulia et ex Sabini Masurii et quorundam aliorum iurisperitorum commentariis commoniti et adminiculati sumus

[II] In his autem, quae existere solent, negotiorum ambagibus et in ancipiti rationum diversarum circumstantia nihil quicquam nos huiuscemodi libri iuverunt
[II] In che modo Favorino da me consultato abbia discusso sul compito del giudice

[I] Prima nel tempo in cui fui eletto dai pretori fra i giudici, affinché esprimessi i giudizi, che sono detti privati, presi i libri scritti in entrambe le lingue sul compito del giudice, poiché individuo adolescente chiamato alla materia giuridica dalle invenzioni dei poeti e dalle perorazioni dei retori a giudicare le liti, poiché c'era penuria, come si dice, di viva voce, ricorrevo ai maestri muti, come dicono

E dunque nei rinvii dei giorni e nelle proroghe e alcuni altri legittimi procedimenti siamo aiutati e istruiti dalla stessa legge Giulia e dai commenti di Sabino Masurio e di alcuni altri giurisperiti

[II] Ma in quelle complicazioni di attività, che sogliono presentarsi e nell'incerta circostanza di opinioni diverse non trovammo nulla di un tal genere di libro
[III] Nam etsi consilia iudicibus ex praesentium causarum statu capienda sunt, generalia tamen quaedam praemonita et praecepta sunt, quibus ante causam praemuniri iudex praepararique ad incertos casus futurarum difficultatum debeat, sicut illa mihi tunc accidit inexplicabilis reperiendae sententiae ambiguitas

[IV] Petebatur apud me pecunia, quae dicebatur data numerataque; sed qui petebat, neque tabulis neque testibus id factum docebat et argumentis admodum exilibus nitebatur

[V] Sed eum constabat virum esse firme bonum notaeque et expertae fidei et vitae inculpatissimae, multaque et inlustria exempla probitatis sinceritatisque eius expromebantur; [VI] illum autem, unde petebatur, hominem esse non bonae rei vitaque turpi et sordida convictumque volgo in mendaciis plenumque esse perfidiarum et fraudum ostendebatur
[III] Infatti sebbene per i giudici i pareri si debbano ricavare dalla situazione delle cause presenti, tuttavia ci sono alcune prescrizioni e principi generali, di cui il giudice prima della causa debba essere fornito ed essere preparato agli eventi incerti delle future difficoltà, come allora capitò a me quell'inesplicabile perplessità di dover ricercare una sentenza

[IV] Era richiesto presso di me denaro, che si diceva dato e pagato in contanti; ma chi richiedeva, non dimostrava il fatto né con tavolettè né con prove e tentava con argomenti alquanto deboli

[V] Ma risultava che egli era uomo davvero buono e di nota e provata fedeltà e di vita onestissima, ed erano presentati molti e famosi esempi della sua onestà e sincerità; [VI] ma che quello, da cui era richiesto, era un uomo di non buona reputazione e dalla vita turpe e dissoluta ed era descritto essere comunemente coinvolto in menzogne e pieno di perfidie e inganni
[VII] Is tamen cum suis multis patronis clamitabat probari apud me debere pecuniam datam consuetis modis: expensi latione, mensae rationibus, chirographi exhibitione, tabularum obsignatione, testium intercessione; [VIII] ex quibus omnibus si nulla re probaretur, dimitti iam se oportere et adversarium de calumnia damnari; quod de utriusque autem vita atque factis diceretur, frustra id fieri atque dici; rem enim de petenda pecunia apud iudicem privatum agi, non apud censores de moribus

[IX] Tunc ibi amici mei, quos rogaveram in consilium, viri exercitati atque in patrociniis et in operis fori celebres semperque se circumundique distrahentibus causis festinantes, non sedendum diutius ac nihil esse dubium dicebant, quin absolvendus foret, quem accepisse pecuniam nulla probatione sollemni docebatur
[VII] Tuttavia egli con i suoi molti avvocati gridava accanto a me dover essere provato con modi consueti che il denaro era stato dato: con la registrazione della somma, i registri del conto, con la presentazione di una cauzione, l'indicazione di tavolette, l'intervento di testimoni; [VIII] fra tutte queste cose se non era mostrata nessuna, essere opportuno che egli fosse allora assolto e che l'avversario fosse condannato per calunnia; che si parlasse poi della vita e dei fatti di entrambi, ciò avvenire ed essere detto inutilmente; che infatti la causa sul denaro da richiedere era trattata presso un giudice privato, non presso i censori dei costumi

[IX] Allora qui i mie amici, che avevo chiamato in consiglio, uomini esperti e famosi nei patrocinii e nelle attività del foro e che s'affrettavano sempre e da ogni parte nelle cause incerte, dicevano che non ci si doveva sedere più a lungo e che non c'era dubbio, che si dovesse assolvere, chi senza alcuna priva abituale era indicato aver preso denaro

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Gellio, Notti attiche: Liber 1, 11
Gellio, Notti attiche: Liber 1, 11

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 1, 11

[X] Sed enim ego homines cum considerabam, alterum fidei, alterum probri plenum spurcissimaeque vitae ac defamatissimae, nequaquam adduci potui ad absolvendum

[XI] Iussi igitur diem diffindi atque inde a subselliis pergo ire ad Favorinum philosophum, quem in eo tempore Romae plurimum sectabar, atque ei de causa ac de hominibus quae apud me dicta fuerant, uti res erat, narro omnia ac peto, ut et ipsum illud, in quo haerebam, et cetera etiam, quae observanda mihi forent in officio iudicis, faceret me, ut earum rerum essem prudentior

[XII] Tum Favorinus religione illa cunctationis et sollicitudinis nostrae conprobata: "id quidem," inquit "super quo nunc deliberas, videri potest specie tenui parvaque esse
[X] Ma infatti poiché consideravo gli uomini, uno di fiducia l'altro pieno di perfidia e di vita molto corrotta e molti disonesta, non potei affatto essere spinto ad assolvere

[XI] Ordinai allora che fosse rimandato il giorno e dal tribunale proseguo per andare dal filosofo Favorino, che in quel tempo seguivo molto a Roma, e gli dico, tutte le cose che erano state dette a me a proposito della causa e degli uomini, come stava la situazione, e chiedo, che mi esponesse anche quella stessa, in cui mi trovavo, ed anche altre, che mi toccava trattare nell'incarico di giudice, affinché fossi più pratico di quelle cose

[XII] Allora Favorino approvata quel rispetto della mia scrupolosità e sollecitudine disse: "Certo ciò su cui ora deliberi, può sembrare essere di tipo insignificante e semplice
Sed si de omni quoque officio iudicis praeire tibi me vis, nequaquam est vel loci huius vel temporis; [XIII] est enim disceptatio ista multiiugae et sinuosae quaestionis multaque et anxia cura et circumspicientia indigens

[XIV] Namque ut pauca tibi nunc quaestionum capita adtingam, iam omnium primum hoc de iudicis officio quaeritur: si iudex forte id sciat, super qua re apud eum litigatur, eaque res uni ei, priusquam agi coepta aut in iudicium deducta sit, ex alio quodam negotio casuve aliquo cognita liquido et comperta sit neque id tamen in agenda causa probetur, oporteatne eum secundum ea, quae sciens venit, iudicare an secundum ea, quae aguntur
Ma se vuoi che io t'istruisca anche su ogni compito del giudice, non è né il luogo né il momento di ciò; [XIII] infatti questa discussione risulta di una questione molteplice ed intricata e che richiede molta e faticosa attenzione e considerazione

[XIV] Infatti affinché io ti accenni ora pochi punti essenziali delle questioni, ormai questo si considera il primo di tutti circa il compito del giudice: se il giudice per caso sa ciò, su cui si litiga presso di lui, e tale cosa prima che sia iniziata ad essere trattata o sia portata in giudizio a lui solo, per qualche altra circostanza o caso diverso sia conosciuta liberamente e risaputa ma ciò non sia provato nella causa da trattare, occorre che egli giudichi secondo le cose, che viene conoscendo, o secondo le cose, che sono presentate

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Gellio, Notti attiche: Liber 5, 13-14
Gellio, Notti attiche: Liber 5, 13-14

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 5, 13-14

[XV] Id etiam" inquit "quaeri solet, an deceat atque conveniat iudici causa iam cognita, si facultas esse videatur conponendi negotii, officio paulisper iudicis dilato communis amicitiae et quasi pacificatoris partes recipere

[XVI] Atque illud amplius ambigi ac dubitari scio, debeatne iudex inter cognoscendum ea, quae dicto quaesitoque opus est, dicere et quaerere, etiamsi, cuius ea dici quaerique interest, neque dicat neque postulet

Patrocinari enim prorsus hoc esse aiunt, non iudicare
[XV] Anche questo -dice- suole essere chiesto, se sia lecito e convenga al giudice conosciuta ormai la causa, se sembri esserci la possibilità di soluzione della vertenza, sospeso per poco il compito del giudice assumere le parti di una comune amicizia e quasi di pacificatore

[XVI] E so che un'altra cosa più ampiamente è incerta e dubbiosa, il giudice nell'interrogatorio debba dire e chiedere queste cose, che è necessario al dire e al chiedere, anche se, quello di cui è interesse che queste cose siano dette e chieste, non dica né domandi

Infatti dicono che ciò sia certo fare l'avvocato, non giudicare
[XVII] "Praeter haec super ea quoque re dissentitur, ati ex usu exque officio sit iudicis rem causamque, de qua cognoscit, interlocutionibus suis ita exprimere consignareque, ut ante sententiae tempus ex his, quae apud eum in praesens confuse varieque dicuntur, proinde, ut quoquo in loco ac tempore movetur, signa et indicia faciat motus atque sensus sui

[XVIII] Nam qui iudices" inquit "acres atque celeres videntur, non aliter existimant rem, qua de agitur, indagari conprehendique posse, nisi is, qui iudicat, crebris interrogationibus necessariisque interlocutionibus et suos sensus aperiat et litigantium deprehendat

[XIX] Contra autem, qui sedatiores et graviores putantur, negant iudicem debere ante sententiam, dum causa utrimque agitatur, quotiens aliqua re proposita motus est, totiens significare quid sentiat
[XVII] "Oltre a queste cose anche su questa questione si discute, se sia secondo l'uso e il compito del giudice esprimere ed indicare la questione e la causa, di cui tratta, con le sue interrogazioni così, che prima del momento della sentenza da quelle cose, che sono dette al momento davanti a lui confusamente e variamente, poi, sia spinto in qualunque luogo e tempo, cosicché dia segni e indizi delle sue emozioni e dei sentimenti

[XVIII] Infatti i giudici che sembrano severi e rapidi -dice-, non diversamente ritengono che l'argomento, di cui si tratta, non possa essere indagato e conosciuto, a meno che colui, che giudica, con continue interrogazioni e necessarie interruzioni sia chiarisca le sue intenzioni sia rimproveri quelle dei litiganti

[XIX] Invece poi, quelli che sono ritenuti più calmi e più lenti, negano che il giudice debba prima della sentenza, mentre si tratta la causa da entrambe le parti, ogni volta che è colpito da qualche argomento proposto, spiegare tutte le volte cosa pensa

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Gellio, Notti attiche: Liber 15, 10-14

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 15, 10-14

Eventurum enim aiunt, ut, quia pro varietate propositionum argumentorumque alius atque alius motus animi patiendus est, aliter atque aliter eadem in causa eodemque in tempore sentire et interloqui videantur

[XX] "Sed de his" inquit "et ceteris huiuscemodi iudicialis officii tractatibus et nos posthac, cum erit otium, dicere, quid sentiamus, conabimur et praecepta Aelii Tuberonis super officio iudicis, quae nuperrime legi, recensebimus

[XXI] Quod autem ad pecuniam pertinet, quam apud iudicem peti dixisti, suadeo hercle tibi, utare M

Catonis, prudentissimi viri, consilio, qui in oratione, quam pro L

Turio contra Cn
Infatti dicono avverrà, che, poiché davanti alla varietà delle tesi e degli argomenti si prova uno e l'altro sentimento dell'animo, sembrino provare ed esprimersi ora in questo ora in quel modo nella stessa causa e nello stesso tempo

[XX] "Ma -dice- di queste e altre discussioni di tal genere del dovere giudiziale cercheremo di dire anche noi dopo, quando ci sarà agio, cosa pensiamo, e riporteremo i concetti di Elio Tuberose sul dovere del giudice, che ho letto da pochissimo

[XXI] Ciò che poi riguarda il denaro, che hai detto essere richiesto davanti al giudice, ti esorto, per Ercole, usa il consiglio di M

Catone, uomo molto prudente, che nell'orazione, che pronunciò a favore di L

Turio contro Cn
Gellium dixit, ita esse a maioribus traditum observatumque ait, ut si, quod inter duos actum est, neque tabulis neque testibus planum fieri possit, tum apud iudicem, qui de ea re cognosceret, uter ex his vir melior esset, quaereretur et, si pares essent seu boni pariter seu mali, tum illi, unde petitur, crederetur ac secundum eum iudicaretur

[XXII] In hac autem causa, de qua tu ambigis, optimus est qui petit, unde petitur deterrimus, et res est inter duos acta sine testibus

[XXIII] Eas igitur et credas ei qui petit, condemnesque eum de quo petitur quoniam, sicuti dicis, duo pares non sunt et qui petit melior est"

[XXIV] Hoc quidem mihi, tum Favorinus, ut virum philosophum decuit, suasit
Gallio, dice che dagli antenati così era stato tramandato e seguito, che se, poiché c'è una lite fra due, non possa essere chiarita né con le tavolette né con prove, allora davanti al giudice, che conosceva l'argomento, si cercava chi dei due fra essi fosse l'uomo migliore e, se fossero simili ugualmente sia buoni sia cattivi, allora si credeva a quello, da cui è richiesto e si giudicava a favore di costui

[XXII] In questa causa poi, su cui dubiti, il migliore è chi chiede, il peggiore quello da cui si chiede, e l'azione avviene fra i due senza testimoni

[XXIII] Va' dunque e credi a colui che chiede, e condanna colui da cui si chiede perché, come dici, i due non sono uguali e chi chiede è migliore"

[XXIV] Questo dunque mi consigliò allora Favorino, cosicché convenisse a un uomo saggio

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Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 1, 10

[XXV] Sed maius ego altiusque id esse existimavi, quam quod meae aetati et mediocritati conveniret, ut cognovisse et condemnasse de moribus, non de probationibus rei gestae viderer; ut absolverem tamen, inducere in animum non quivi et propterea iuravi mihi non liquere atque ita iudicatu illo solutus sum

[XXVI] Verba ex oratione M

Catonis, cuius commeminit Favorinus, haec sunt: "Atque ego a maioribus memoria sic accepi: si quis quid alter ab altero peterent, si ambo pares essent, sive boni sive mali essent, quod duo res gessissent, uti testes non interessent, illi, unde petitur, ei potius credendum esse

Nunc si sponsionem fecisset Gellius cum Turio, ni vir melior esset Gellius quam Turius, nemo, opinor, tam insanus esset, qui iudicaret meliorem esse Gellium quam Turium: si non melior Gellius est Turio, potius oportet credi, unde petitur"
[XXV] Ma pensai che ciò fosse maggiore e più elevato, di quanto convenisse alla mia età e modestia, che io sembrassi aver conosciuto e aver condannato in base alle usanze, non in base alle prove del fatto; ma non riuscii a decidermi in coscienza ad assolvere ed inoltre sostenni non essermi chiaro e così fui esonerato da quel giudizio

[XXVI] Queste sono le parole dall'orazione di M

Catone, di cui parlò Favorino: "Ed io così ho appreso dal ricordo degli avi: se alcuni chiedevano qualche altra cosa a un altro, se entrambi erano simili, erano sia buoni sia cattivi, quando i due trattavano la causa, cosicché non intervenivano testimoni, dover credere piuttosto a quello, da cui viene chiesto

Ora se Gellio aveva fatto un'obbligazione con Turio, se Gellio fosse un uomo migliore di Turio, nessuno, credo, sarebbe tanto folle, da giudicare che Gellio è migliore di Turio: se Gellio non è migliore di Turio, dev'essere creduto piuttosto quello da cui si richiede

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