Quando il giovane De Nittis lascia Barletta per venire ad abitare a Napoli insieme alla famiglia, incontra molti compagni e con cui va scoprendo le Isole del Golfo e il Vesuvio e, nei ricordi della giovinezza, rievoca quel tempo felice:
ogni mattina, prima dell'alba, uscivo di casa e correvo a cercare i miei compagni pittori, molto più grandi di me, Rossano e Marco De Gregorio. Partivano tutti insieme. Io non avevo soldi e loro erano tutt'altro che ricchi, ma ci arrangiavamo mettendo in comune i loro pochi quattrini e raramente, i miei pasti erano irregolari e molto frugali. Al mio paese si è molto sobri e io lo sono stato fino all'inverosimile. Quante volte ho mangiato solo peperoni dolci e insalata! [...] Che bei tempi! Con tanta libertà, tanta aria libera, tante corse senza fine e il mare, il gran cielo e i vasti orizzonti! Lontano, le isole di Ischia e Procida: Sorrento e Castellammare in una nebbia rosea che, a poco a poco, veniva dissolto dal sole; dappertutto, un profumo di menta selvatiche e di aranceti, che io adoro
Giunto a Parigi dalla natia Barletta nel 1867, Giuseppe De Nittis conosce l'anno successivo Leontine Lucile Gruvelle - che chiamerà sempre Titine - nel magazzino di costumi teatrali della famiglia Morin. Entrambi orfani, i due si sposano il 29 aprile del 1869. Più grande di lui di tre anni, Titina sarà una presenza costante e imprescindibile per tutta la vita del pittore e ne gestirà l'eredità alla morte. Sarà lei a pubblicare nel 1895 i ricordi autobiografici del marito. Si deve alla moglie Leontine, una straordinaria donazione alla città di Barletta dove giunsero, dopo la sua morte nel 1913, 127 tra dipinti a olio, pastelli, acquerelli su seta e su carta rimasti nell'atelier parigino.
Non sappiamo niente dei primi anni di De Nittis, nato a Barletta nel 1846. Solo che furono segnati dal lutto, in una serie tragica che aveva visto il suicidio del padre e la scomparsa, quando lui aveva solo 3 anni, della madre. Nel 1869 avviene il matrimonio con Leontine Lucile Gruvelle.
Nel 1870, i felici momenti iniziati a Parigi vengono bruscamente interrotti dallo scoppio della guerra Franco-Prussiana, in seguito alla quale De Nittis aveva abbandonato precipitosamente la città in fiamme, passando da Londra, prima di raggiungere Napoli e Barletta. Il 1872 fu un anno memorabile, trascorso quasi interamente a Napoli in coincidenza con una spettacolare ripresa dell'attività eruttiva del Vesuvio.
Abitò a Portici insieme alle Leontine, di nuovo incinta - dopo la perdita l'anno prima di una bambina appena partorita -, di Jacques, che nascerà il 16 luglio a Resina. Tenuto a battesimo dall'amico Gustave Caillebotte.
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De Nittis a Parigi uscirà, per così dire dal chiuso dello studio e finirà con il lavorare dal vero per strada. Si inventò un vero e proprio atelier mobile, una carrozza presa a noleggio. Dopo aver individuato un motivo da rappresentare, si recava ogni giorno a osservare, da quel rifugio riparato dal movimento caotico della città, il suo soggetto, dipingendolo con una velocità sorprendente, che costituisce la freschezza e l'incanto irripetibile della sua pittura, ciò che il finestrino di una carrozza inquadra per un momento.
L'uso della carrozza, prima noleggiata e poi addirittura acquistata, non fece che aumentare la curiosità nei suoi confronti, come confermano le testimonianze di molti cronisti del tempo, colpiti dal modo davvero unico di lavorare. Il punto di vista rialzato che caratterizza gran parte delle sue vedute parigine e londinesi deriva proprio da questo particolare personale approccio. Ci possono essere diverse spiegazioni di questa scelta singolare:
- Forse in primo luogo la necessità di aggirare il divieto di dipingere per le strade in anni in cui era quasi ossessivo il controllo dell'ordine pubblico;
- o la possibilità di ripararsi dalle intemperie in una città spesso grigia e piovosa, di cui ha saputo rendere il fascino malinconico;
- o ancora per sfuggire alla curiosità dei passanti e poterli ritrarre senza esser visto.