Latino: dall'autore Cicerone, opera Pro Cluentio parte 61 - 71
[61]Tum vero illa iudicia senatoria, non falsa invidia sed vera atque insigni turpitudine notata atque operta dedecore et infamia, defensioni locum nullum reliquissent Quid enim tandem illi iudices responderent, si qui ab eis quaereret: 'Condemnastis Scamandrum: quo crimine Nempe, quod Habitum per servum medici veneno necare voluisset 'Quid Habiti morte Scamander consequebatur 'Nihil, sed administer erat Oppianici' 'Et condemnastis C Fabricium: quid ita 'Quia, cum ipse familiarissime Oppianico usus, libertus autem eius in maleficio deprehensus esset, illum expertem eius consilii fuisse non probabatur' |
[61] Allora sì che le sentenze dei processi emesse in quel periodo da giurie di senatori, non bollate da ostilità immotivata bensì grazie ad uneffettiva quanto evidente disonestà, sepolte dal disonore e dalla vergogna, non avrebbero lasciato alcun margine di spazio ai loro difensori Che cosa avrebbero risposto infatti, alla fine quei giudici a chi avesse domandato loro: Avete condannato Scamandro, ma per quale colpa Sicuramente perché aveva voluto eliminare Abito facendolo avvelenare dallo schiavo del medico Che cosa ci avrebbe guadagnato Scamandro dalla morte di Abito Niente, ma era lo strumento di Oppianico E avete condannato anche C Fabrizio: perché Perché, considerando i suoi rapporti molto stretti con Oppianico e dato che il suo liberto era stato colto in flagranza di reato, non erano emerse prove tali da far credere che egli fosse stato ignaro di questa macchinazione |
Si igitur ipsum Oppianicum bis suis iudiciis condemnatum absolvissent, quis tantam turpitudinem iudiciorum, quis tantam inconstantiam rerum iudicatarum, quis tantam libidinem iudicum ferre potuisset [62] Quod si hoc videtis, quod iam hac omni oratione patefactum est, illo iudicio reum condemnari, praesertim ab isdem iudicibus qui duo praeiudicia fecissent, necesse fuisse, simul illud videatis necesse est, nullam accusatori causam esse potuisse cur iudicium vellet corrompere XXIII Quaero enim de te, T Acci, relictis iam ceteris argumentis omnibus, num Fabricios quoque innocentes condemnatos existimes, num etiam illa iudicia pecunia corrupta esse dicas, quibus in iudiciis alter a Staieno solo absolutus est, alter etiam ipse se condemnavit Age, si nocentes, cuius maleficii |
Se quindi avessero assolto proprio Oppianico, da loro già condannato precedentemente due volte, chi avrebbe potuto tollerare una vergogna talmente grave della giustizia, una incoerenza così palese fra le sentenze emesse, un arbitrio così sfrenato da parte dei giudici [62] Se siete convinti di ciò che è già emerso chiaramente da tutto questo ragionamento, che in quel processo fu inevitabile arrivare alla condanna dellimputato, a maggior ragione da parte degli stessi giudici che avevano emesso le due sentenze preliminari, allora dovete anche rendervi conto inevitabilmente che laccusatore non poté avere alcun motivo per voler inquinare il processo XXIII E ora, trascurati ormai tutti gli altri argomenti, vengo a chiederti, Tito Attio, se credi che anche i Fabrizi siano stati condannati anche se innocenti, se affermi che siano stati corrotti col denaro anche quei due processi, nel primo dei quali limputato fu assolto soltanto da Staieno, mentre nel secondo fu addirittura lo stesso imputato a condannarsi da solo Ebbene, se colpevoli, di quale delitto |
num quid praeter venenum quaesitum, quo Habitus necaretur, obiectum est num quid aliud in illis iudiciis versatum est praeter hasce insidias Habito ab Oppianico per Fabricium factas Nihil: nihil, inquam, aliud, iudices, reperietis Exstat memoria, sunt tabulae publicae: redargue me, si mentior: testium dicta recita: doce in illorum iudiciis quid praeter hoc venenum Oppianici non modo in criminis, sed in male dicti loco sit obiectum [63] Multa dici possunt qua re ita necesse fuerit iudicari, sed ego occurram exspectationi vestrae, iudices Nam etsi a vobis sic audior ut numquam benignius neque attentius quemquam auditum putem, tamen vocat me alio iam dudum tacita vestra exspectatio, quae mihi obloqui videtur: 'quid ergo |
Forse è stato contestato loro un altro reato oltre a quello di aver procurato il veleno con cui Abito doveva essere ucciso Di cosaltro si è discusso in quei processi se non di questattentato alla vita di Abito ordito da Oppianico e realizzato attraverso i Fabrizi Nientaltro, e dico, nientaltro, potrete trovare, o giudici Ne rimane il ricordo, esistono i verbali ufficiali: smentiscimi, se dico il falso; fa leggere le deposizioni dei testimoni, spiegami che cosa, tranne questo veleno di Oppianico, è stato contestato nei rispettivi processi, e non soltanto sotto forma di accusa ufficiale ma anche solo come maligna illazione [63] Si potrebbero addurre molti motivi per i quali fu inevitabile emettere queste sentenze, ma io, o giudici, verrò incontro alla vostra aspettativa Anche se infatti voi mi state ad ascoltare con un favore e unattenzione che, io stimo, non è stata mai riservata ad altri, tuttavia la vostra attesa silenziosa mi porta da tempo altrove, e è come se mi interrompesse dicendo: E allora |
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negasne illud iudicium esse corruptum Non nego, sed ab hoc corruptum non esse confirmo 'A quo igitur est corruptum Opinor, primum, si incertum fuisset quisnam exitus illius iudicii futurus esset, veri similius tamen esset eum potius corrupisse qui metuisset ne ipse condemnaretur, quam illum qui veritus esset ne alter absolveretur; deinde cum esset non dubium quid iudicari necesse esset, eum certe potius qui sibi alia ratione diffideret, quam eum qui omni ratione confideret; postremo certe potius illum qui bis apud eos iudices offendisset, quam eum qui bis causam eis probavisset |
Vuoi forse negare che in quel processo cè stata corruzione Non lo nego, ma vi assicuro che a attuarla non fu il mio cliente E chi fu dunque il corruttore Io ritengo, innanzitutto, che anche se ci fossero stati dei dubbi su quale esito avrebbe avuto quel processo, sarebbe tuttavia più verosimile che a cercare di inquinarlo fosse stato colui che in origine aveva timore di uscirne condannato in prima persona, piuttosto che colui che aveva avuto paura di veder mandare assolto laltro; in secondo luogo, poiché nessuno aveva dubbi su quale sentenza fosse inevitabile pronunciare, sarebbe senzaltro più verosimile che il corruttore fosse colui che diffidava di potersela cavare altrimenti, invece che colui che aveva tutte le ragioni di nutrire fiducia; infine, senza dubbio colui che per due volte era riuscito a persuaderli della bontà della propria causa |
[64] Unum quidem certe nemo erit tam inimicus Cluentio qui mihi non concedat, si constet corruptum illud esse iudicium, aut ab Habito aut ab Oppianico esse corruptum Si doceo non ab Habito, vinco ab Oppianico; si ostendo ab Oppianico, purgo Habitum Qua re, etsi satis docui rationem nullam huic corrumpendi iudicii fuisse, ex quo intellegitur ab Oppianico esse corruptum, tamen de illo ipso separatim cognoscite XXIV Atque ego illa non argumentabor, quae sunt gravia vehementer, eum corrupisse qui in periculo fuerit, eum qui metuerit, eum qui spem salutis in alia ratione non habuerit, eum qui semper singulari fuerit audacia |
[64] Anche almeno su un punto, uno solo, nessuno sarà così malevolo nei confronti di Cluenzio da non essere daccordo con me: cioè una volta emerso che in quel processo ci fu corruzione e che a metterla in atto fu Abito o Oppianico Se dimostro che non fu Abito, ho buone possibilità di provare che fu Oppianico; se al contrario dimostro che fu Oppianico, scagiono Abito Perciò, anche se già dimostrato sufficientemente che il mio cliente non aveva alcun motivo di inquinare il processo, e da questo si può capire che ad inquinarlo fu Oppianico, tuttavia esaminate separatamente il caso di questultimo XXIV Io non userò quegli argomenti che anche sono di notevole peso, cioè che a esercitare la corruzione fu colui che rischiava realmente la condanna, colui che aveva paura per la propria situazione, colui che non aveva speranza di salvezza in nessun'altra risorsa, colui che ostentava sempre una sfrontatezza fuori dalla norma |
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Multa sunt eius modi; verum cum habeam rem non dubiam sed apertam atque manifestam, enumeratio singulorum argumentorum non est necessaria [65] Dico C Aelio Staieno iudici pecuniam grandem Statium Albium ad corrumpendum iudicium dedisse Num quis negat Te, Oppianice, appello, te, T Acci, quorum alter eloquentia damnationem illam, alter tacita pietate deplorat: audete negare ab Oppianico Staieno iudici pecuniam datam, negate, inquam, in eo loco Quid tacetis an negare non potestis quod repetistis, quod confessi estis, quod abstulistis Quo tandem igitur ore mentionem corrupti iudicii facitis, cum ab ista parte iudici pecuniam ante iudicium datam, post iudicium ereptam esse fateamini Quonam igitur haec modo gesta sunt |
Ce ne sono molti di elementi così; ma, poiché sono alle prese con un caso non problematico, anzi chiaro e evidente, il catalogo dei singoli argomenti probatori non è necessario [65] Affermo che Stazio Abbio diede una ingente somma di denaro al giudice C Elio Staieno per corrompere il tribunale Qualcuno vorrebbe negarlo Mi rivolgo a te, Oppianico, a te, T Attio, a voi due che deplorate quella condanna, luno con leloquenza, laltro invece testimoniando con il silenzio la propria devozione filiale, abbiate il coraggio di negare ciò che avete preteso indietro, che avete riconosciuto, e che avete fatto sparire Che fate, tacete O forse non ve la sentite di negare ciò che avete preteso indietro, che avete riconosciuto, e che avete fatto sparire Infine, dunque, con che faccia parlate di corruzione della giuria, mentre confessate che da questa parte, la vostra, fu consegnato del denaro a un giudice prima della sentenza e che dopo la sentenza gli fu strappato Comè andata insomma questa storia |
[66] Repetam paulo altius, iudices, et omnia quae in diuturna obscuritate latuerunt sic aperiam ut ea cernere oculis videamini Vos quaeso ut adhuc me attente audistis item quae reliqua sunt audiatis: profecto nihil a me dicetur quod non dignum hoc conventu et silentio, dignum vestris studiis atque auribus esse videatur Nam ut primum Oppianicus ex eo quod Scamander reus erat factus quid sibi impenderet coepit suspicari, statim se ad hominis egentis, audacis, in iudiciis corrumpendis exercitati, tum autem iudicis, Staieni familiaritatem applicavit Ac primum Scamandro reo tantum donis muneribusque perfecerat ut eo fautore uteretur cupidiore quam fides iudicis postulabat |
[66] Mi rifarò un po più indietro, o giudici, e toglierò il velo a tutto ciò che è rimasto avvolto da una lunga oscurità, in modo tale che vi sembrerà di vederlo con i vostri occhi E voi, vi prego, con la medesima attenzione con la quale siete stati a sentirmi fino ad ora, ascoltate anche il resto; certamente dalla mia bocca non uscirà nulla che non sembri degno di tale assemblea e di questo silenzio, degno del vostro premuroso interesse e delle vostre orecchie Nel momento in cui Oppianico, dopo lincriminazione di Scamandro, iniziò ad avere la sensazione che qualche minaccia gli incombeva sulla testa, si diede subito a ricercare lamicizia di Staieno, un individuo privo di mezzi, temerario, già esperto in corruzione di tribunali e che allora faceva parte del collegio giudicante E inizialmente, quando limputato era Scamandro, aveva ottenuto risultati così incoraggianti riempiendolo di regali e omaggi, da approfittarne come di un sostenitore molto più interessato di quanto richiedesse la lealtà di un giudice |
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[67] Post autem cum esset Scamander unius Staieni sententia absolutus, patronus autem Scamandri ne sua quidem sententia liberatus, acrioribus saluti suae remediis subveniendum putavit Tum ab Staieno, sicut ab homine ad excogitandum acutissimo, ad audendum impudentissimo, ad efficiendum acerrimo haec enim ille et aliqua ex parte habebat et maiore ex parte se habere simulabat auxilium capiti ac fortunis suis petere coepit XXV Iam hoc non ignoratis, iudices, ut etiam bestiae fame monitae plerumque ad eum locum ubi pastae sint aliquando revertantur [68] Staienus ille biennio ante, cum causam bonorum Safini Atellae recepisset, sescentis milibus nummum se iudicium corrupturum esse dixerat |
[67] In seguito però dopo che Scamandro era stato assolto solamente dal verdetto di Staieno, mentre il patrono di Scamandro non si era assolto neanche da solo, ritenne che fosse il caso di intervenire con rimedi più efficaci in aiuto della propria incolumità Allora per tutelare la sua vita e i suoi beni, cominciò a cercare in Staieno un aiuto di altro tipo, quello che poteva dargli un uomo estremamente sagace nellescogitare espedienti, totalmente temerario nel gettarsi in ogni sorta di avventura, nonché estremamente deciso nel passare allazione: doti, queste, che in qualche modo, egli possedeva veramente, e che in misura maggiore fingeva di possedere XXV Ora, o giudici, voi non ignorate come anche gli animali, spinti dalla fame, tornino di solito nel luogo in cui hanno trovato già una volta da mangiare [68]Due anni prima Staieno, quando si era impegnato a curare la causa dei beni di Safinio a Atella, aveva dato la sua parola che avrebbe corrotto i giudici con seicentomila sesterzi |
Quae cum accepisset a pupillo suppressit, iudicioque facto nec Safinio nec bonorum emptoribus reddidit Quam cum pecuniam profudisset et sibi nihil non modo ad cupiditates suas, sed ne ad necessitatem quidem reliquisset, statuit ad easdem esse sibi praedas ac suppressiones iudicales revertendum Itaque cum Oppianicum iam perditum et duobus iugulatum praeiudiciis videret, promissis suis eum excitavit abiectum et simul saluti desperare vetuit Oppianicus autem orare hominem coepit ut sibi rationem ostenderet iudicii corrumpendi [69]Ille autem, quem ad modum ex ipso Oppianico postea est auditum, negavit quemquam esse in civitate praeter se qui id efficere possit |
Ottenuta questa somma dal pupillo, la fece sparire e, finito il processo, non la restituì né a Safinio, né agli acquirenti dei beni Quindi, dopo aver scialacquato questo denaro senza lasciare per sé, non dico di che soddisfare i propri capricci, ma neanche di che coprire le necessità, decise che era il momento di tornare di nuovo alle rapine e alle appropriazioni di soldi destinati a corrompere i giudici E così, vedendo che Oppianico era già spacciato e strangolato dai due giudizi precedenti, con le sue promesse lo ritirò su dallabbattimento in cui si trovava e gli proibì allo stesso tempo di disperare della salvezza Oppianico, da parte sua, cominciò a pregare questuomo di spiegargli il modo per corrompere il tribunale [69] Egli allora, come si seppe dallo stesso Oppianico, affermò che in città non cera nessuno a parte lui che avrebbe potuto riuscire in questa impresa |
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Sed primo gravari coepit, quod aedilitatem se petere cum hominibus nobilissimis et invidiam atque offensionem timere dicebat Post exoratus initio permagnam pecuniam poposcit; deinde ad id pervenit quod confici potuis, HS sescenta quadraginta milia deferri ad se domum iussit Quae pecunia simul atque ad eum delata est, homo impurissimus statim coepit in eius modi mente et cogitatione versari, nihil esse suis rationibus utilius quam Oppianicum condemnari; illo absoluto pecuniam illam aut iudicibus dispertiendam aut ipsi esse reddundam; damnato repetiturum esse neminem [70] Itaque rem excogitat singularem |
Ma inizialmente fece un po il difficile, perché diceva di voler aspirare alla carica di edile per la quale sarebbe stato in lizza con avversari molto prestigiosi, e di aver paura per questo dellostilità dellopinione pubblica e della sconfitta Poi, spinto dalle insistenti preghiere, chiese prima uningente somma di denaro, ma poi si accontentò di ciò che si poté mettere insieme: si fece consegnare a casa seicentoquarantamila sesterzi Non appena, però, gli fu portato il denaro, questo pendaglio da forca iniziò subito a pensare che nulla gli sarebbe stato più conveniente che una condanna di Oppianico: se egli fosse stato assolto, quel denaro avrebbe dovuto essere diviso fra i giudici o reso a lui, in caso di condanna, invece, nessuno ne avrebbe preteso la restituzione [70] E così escogita un singolare espediente |