[XVI, 42] Quid hoc homine faciatis aut ad quam spem tam perfidiosum, tam importunum animal reservetis Qui in Cn Carbone sortem, in Cn Dolabella voluntatem neglexerit ac violarit, eosque ambo non modo deseruerit sed etiam prodiderit atque oppugnarit Nolite, quaeso, iudices, brevitate orationis meae potius quam rerum ipsarum magnitudine crimina ponderare; mihi enim properandum necessario est, ut omnia vobis quae mihi constituta sunt possim exponere [43] Quam ob rem quaestura istius demonstrata primique magistratus et furto et scelere perspecto, reliqua attendite In quibus illud tempus Sullanarum proscriptionum ac rapinarum praetermittam; neque ego istum sibi ex communi calamitate defensionem ullam sinam sumere, suis eum certis propriisque criminibus accusabo |
[XVI, 42] Che potreste fare di un tale uomo, che potreste mai sperare da un essere così perfido e malvagio Lui che ha disprezzato e violato nei suoi rapporti con Cn Carbone la decisione della sorte e in quelli con Cn Dolabella la scelta deliberata, lui che non sè contentato di abbandonarli entrambi, ma li ha pure traditi e attaccati Ve ne prego, signori giudici, non giudicate i capi daccusa dalla brevità della mia arringa piuttosto che dalla gravità dei fatti stessi; ché io devo di necessità affrettarmi per riuscire a esporvi linsieme dei fatti, comè mio proponimento [43] Di conseguenza, ora che vi ho parlato della questura di costui e vi ho fatto conoscere nei particolari il furto e la scelleratezza che hanno contrassegnato la sua prima carica pubblica, volgete la vostra attenzione al resto Tralascerò intanto il periodo delle proscrizioni sillane, pieno come fu di ruberie; e io non gli consentirò di difendersi appigliandosi alle sventure comuni, e lo accuserò di delitti che sono esclusivamente suoi e per i quali non cè ombra di dubbio che sia stato lui a compierli |
Quam ob rem hoc omni tempore Sullano ex accusatione circumscripto legationem eius praeclaram cognoscite [XVII, 44] Posteaquam Cn Dolabellae provincia Cilicia constituta est, o di immortales, quanta iste cupiditate, quibus adlegationibus illam sibi legationem expugnavit Id quod Cn Dolabellae principium maximae calamitatis fuit Nam ut est profectus, quacumque iter fecit, eius modi fuit, non ut legatus populi Romani, sed ut quaedam calamitas pervadere videretur In Achaia praetermittam minora omnia, quorum simile forsitan alius quoque aliquid aliquando fecerit; nihil dicam nisi singulare, nisi id quod, si in alium reum diceretur, incredibile videretur magistratum Sicyonium nummos poposcit Ne sit hoc crimen in Verrem: fecerunt alii |
Escluso dunque dalla mia accusa tutto il periodo sillano, state a sentire in che maniera brillante ha tenuto la sua carica di legato [XVII, 44] Dopo lassegnazione della provincia di Cilicia a Dolabella , con quanta brama, eterni dèi, con quali autorevoli interventi costui riuscì a ottenere a viva forza lincarico di legato Cosa che per Dolabella fu linizio di una grandissima sventura Appena partito, infatti, il suo passaggio e questo in tutti i paesi attraversati non pareva già quello di un legato del popolo romano, bensì di una vera tempesta In Acaia lascerò da parte tutte le malefatte di minore importanza, sul tipo di quelle che talora anche qualche altro ha probabilmente commesse; non esporrò che fatti eccezionali e tali che sembrerebbero incredibili se se ne parlasse a carico di un altro imputato pretese una somma di denaro dalla più alta autorità di Sicione Ma non sia questo un capo daccusa contro Verre: lhanno fatto altri |
Cum ille non daret, animadvertit: improbum, sed non inauditum [45] Genus animadversionis videte: quaeretis ex quo genere hominem istum iudicetis Ignem ex lignis viridibus atque umidis in loco angusto fieri iussit: ibi hominem ingenuum, domi nobilem, populi Romani socium atque amicum, fumo excruciatum semivivum reliquit Iam quae iste signa, quas tabulas pictas ex Achaia sustulerit, non dicam hoc loco: est mihi alius locus ad hanc eius cupiditatem demonstrandam separatus Athenis audistis ex aede Minervae grande auri pondus ablatum; dictum est hoc in Cn Dolabellae iudicio Dictum Etiam aestimatum Huius consili non participem C Verrem, sed principem fuisse reperietis [46] Delum venit |
Non avendo quello dato ciò, lo punì: unazione iniqua, ma non senza precedenti [45] State a sentire di che specie fu il castigo e vi chiederete a che specie duomo dobbiate assegnare laccusato Fece accendere in un locale angusto un mucchio di legna verde e umida, e fu là che un uomo di libera condizione, di famiglia nobile nel suo paese, alleato e amico del popolo romano, fu torturato col fumo e lasciato mezzo morto Non è questo, poi, il momento di parlare delle statue e dei quadri che ha portato via dallAcaia: per mettere bene in luce questa sua bramosia ho riservato unaltra parte del mio discorso Avete sentito dire che ad Atene una gran quantità doro fu portata via dal tempio di Minerva: se nè parlato nel processo a carico di Cn Dolabella Parlato soltanto Se nè fatta anche la stima E verrete a scoprire che a questo piano criminoso Verre non solo prese parte, ma ne fu addirittura lideatore [46] Eccolo arrivato a Delo |
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Ibi ex fano Apollinis religiosissimo noctu clam sustulit signa pulcherrima atque antiquissima, eaque in onerariam navem suam conicienda curavit Postridie cum fanum spoliatum viderent ii qui Delum incolebant, graviter ferebant; est enim tanta apud eos eius fani religio atque antiquitas ut in eo loco ipsum Apollinem natum esse arbitrentur Verbum tamen facere non audebant, ne forte ea res ad Dolabellum ipsum pertineret [46]Tum subito tempestates coortae sunt maximae, iudices, ut non modo proficisci cum cuperet Dolabella non posset sed vix in oppido consisteret: ita magni fluctus eiciebantur Hic navis illa praedonis istius, onusta signis religiosis, expulsa atque eiecta fluctu frangitur; in litore signa illa Apollinis reperiuntur; iussu Dolabellae reponuntur Tempestas sedatur, Dolabella Delo proficiscitur |
Là di notte rubò di nascosto dal veneratissimo santuario di Apollo le statue più belle e più antiche e le fece ammucchiare sul suo cargo Grandi, lindomani, il dolore e lindignazione degli abitanti di Delo alla vista del tempio saccheggiato, tantè la venerazione che essi hanno per quel santuario, ritenuto tanto antico da considerarlo il luogo di nascita dello stesso Apollo Nonostante tutto, però, non osavano listare per paura che Dolabella fosse direttamente implicato in quella faccenda [46] Ed ecco che allimprovviso scoppiò, signori giudici, una tempesta così violenta che Dolabella, che pur lo desiderava, non solo non riusciva a partire, ma faceva addirittura fatica a rimanere in città: così enormi erano le ondate che il mare lanciava Durante questa tempesta la nave di questo pirata, che era carica di sacre immagini, respinta dalla violenza dei flutti, fa naufragio; le statue di Apollo vengono trovate sulla spiaggia e rimesse a posto per ordine di Dolabella La tempesta si placa e Dolabella riparte da Dolo |
[47] Non dubito quin, tametsi nullus in te sensus humanitatis, nulla ratio umquam fuit religionis, nunc tamen in metu periculoque tuo tuorum tibi scelerum veniat in mentem Potestne tibi ulla spes salutis commoda ostendi, cum recordaris in deos immortalis quam impius, quam sceleratus, quam nefarius fueris Apollinemne tu Delium spoliare ausus es Illine tu templo tam antiquo, tam sancto, tam religioso manus impias ac sacrilegas adferre conatus es Si in pueritia non iis artibus ac disciplinis institutus eras ut ea quae litteris mandata sunt disceres atque cognosceres, ne postea quidem, cum in ea ipsa loca venisti, potuisti accipere id quod est proditum memoria ac litteris, [48] Latonam ex longo errore et fuga gravidam et iam ad pariendum temporibus exactis confugisse Delum atque ibi Apollinem Dianamque peperisse |
[47] Per quanto non ci sia mai stato in te nessun sentimento dumanità e nessun rispetto della religione, sono tuttavia convinto che adesso che sei sotto lincubo della condanna, ti tornano alla memoria i tuoi crimini Potrebbe mai presentarsi ai tuoi occhi qualche buona speranza di salvezza se ricordi come sono state grandi la tua empietà, la tua scelleratezza, la tua nefandezza nei confronti degli dei immortali Apollo Delio che tu hai osato spogliare E su quel tempio così antico, così sacro ed è così venerato che hai cercato di stendere le tue mani empie e sacrileghe Se durante la tua fanciullezza la preparazione scolastica non taveva fatto apprendere il contenuto delle opere letterarie, nemmeno in seguito, quando cioè sei giunto proprio in quei luoghi, ti è riuscito di avere notizia di ciò che cinsegnano tanto la tradizione orale quanto quella scritta, [48] cioè che Latona incinta, dopo essere andata a lungo raminga nella sua fuga, si rifugiò allo scadere della gestazione a Delo dove partorì Apollo e Diana |
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Qua ex opinione hominum illa insula eorum deorum sacra putatur, tantaque eius auctoritas religionis et est et semper fuit ut ne Persae quidem, cum bellum toti Graeciae, dis hominibusque, indixissent, et mille numero navium classem ad Delum adpulissent, quicquam conarentur aut violare aut attingere Hoc tu fanum depopulari, homo improbissime atque amentissime, audebas Fuit ulla cupiditas tanta quae tantam exstingueret religionem Et si tum haec non cogitabas, ne nunc quidem recordaris nullum esse tantum malum quod non tibi pro sceleribus tuis iam diu debeatur [XIX, 49] In Asiam vero postquam venit, quid ego adventus istius prandia, cenas, equos muneraque commemorem |
Ed è a queste due divinità che, stando alla suddetta tradizione, quellisola si considera consacrata e ha sempre goduto di tanto prestigio, che neppure i Persiani ebbero il coraggio di compiere la sia pur minima profanazione toccando qualcosa, eppure avevano dichiarato guerra atta Grecia intera, cioè ai suoi dei e ai suoi abitanti, ed erano approdati a Delo con una flotta di mille navi Ed è queste santuario che tu, mostro di folle iniquità, osavi saccheggiare Cè mai stata unavidità così ingorda da annientare un sì profondo sentimento religioso E se allora non ti passavano per la testa questi pensieri, neppure adesso i tuoi ricordi ti dicono che non cè alcuna punizione così grave di cui tu non sia già da tempo meritevole per le tue scellerate azioni [XIX, 49] Una volta, poi, che fu giunto in Asia, a che ricordare i pranzi, le cene, i cavalli e i doni che gli venivano fatti al suo ingresso nelle città |
Nihil cum Verre de cotidianis criminibus acturus sum: Chio per vim signa pulcherrima dico abstulisse, item Erythris et Halicarnasso Tenedo praetereo pecuniam quam eripuit Tenem ipsum, qui apud Tenedios sanctissimus deus habetur, qui urbem illam dicitur condidisse, cuius ex nomine Tenedus nominatur, hunc ipsum, inquam, Tenem pulcherrime factum, quem quondam in comitio vidistis, abstulit magno cum gemitu civitatis [50] Illa vero expugnatio fani antiquissimi et nobilissimi Iunonis Samiae quam luctuosa Samiis fuit, quam acerba toti Asiae, quam clara apud omnis, quam nemini vestrum inaudita de qua expugnatione cum legati ad C Neronem in Asiam Samo venissent, responsum tulerunt eius modi querimonias, quae ad legatos populi Romani pertinerent, non ad praetorem sed Romam deferri oportere |
Non ho alcuna intenzione di occuparmi di fatti che si potrebbero rimproverare giorno per giorno a Verre: da Chio questo io dico portò via colla violenza delle bellissime statue, lo stesso fece a Eritre e ad Alicarnasso Da Tenedo del denaro trafugato non faccio cenno portò via, tra lintenso cordoglio della cittadinanza, Tene addirittura, considerato da quegli isolani, che lo ritengono il fondatore eponimo della città di Tenedo, la più santa delle divinità: una statua di bellissima fattura che voi avete visto qualche volta nel Comizio [50] E lattacco allantichissimo e famosissimo santuario di Giunone a Samo, che egli prese dassalto, quanto lutto procurò ai Samii, quanto dolore a tutta lAsia, un crimine notorio a tutti, e a nessuno di voi non e ha sentito parlare di questassalto quando giunse una delegazione di Samo a C Nerone , in Asia ed egli rispose che delle lagnanze come le loro, che concernevano dei legati del popolo romano, andavano fatte non già a un pretore ma a Roma |
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Cicerone, In Verrem: 02; 04-96-100
Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-96-100
Quas iste tabulas illinc, quae signa sustulit Quae cognovi egomet apud istum in aedibus nuper, cum obsignandi gratia venissem [51] Quae signa nunc, Verres, ubi sunt Illa quaero quae apud te nuper ad omnis columnas, omnibus etiam intercolumniis, in silva denique disposita sub divo vidimus Cur ea, quam diu alium praetorem cum iis iudicibus quos in horum locum subsortitus esses de te in consilium iturum putasti, tam diu domi fuerunt: postea quam nostris testibus nos quam horis uti malle vidisti, nullum signum domi reliquisti praeter duo quae in me diis aedibus sunt, quae ipsa Samo sublata sunt |
Che quadri, che statue costui portò via da Samo Io stesso li ho visti a casa sua or non è molto, quando vi andai per mettervi i sigilli [51] Dove sono adesso queste statue, Verre La mia domanda riguarda proprio quelle che ho viste a casa tua, poste in bellordine davanti a ogni colonna, inoltre in tutti gli spazi tra colonna e colonna e infine allaperto nel boschetto Perché mai sono rimaste a casa tua per tutto il tempo che hai ritenuto che un altro pretore avrebbe emesso la sentenza insieme con quei giudici che il sorteggio sostituirà agli attuali:e quando poi hai visto che noi preferiamo utilizzare i testimoni che sono utili a noi piuttosto che le ore disponibili per larringa che sono utili a te , perché non hai lasciato a casa tua nessuna statua tranne le due che si trovano al centro della tua abitazione e che sono state portate via proprio da Samo |
Non putasti me tuis familiarissimis in hanc rem testimonia de nuntiaturum, qui tuae domi semper fuissent, ex quibus quaererem, signa scirentne fuisse quae non essent [XX, 52] Quid tum hos de te iudicaturos arbitratus es, cum viderent te iam non contra accusatorem tuum, sed contra quaestorem sectoremque pugnare Qua de re Charidemum Chium testimonium priore actione dicere audistis, sese, cum esset trierarchus et Verrem ex Asia decedentem prosequeretur iussu Dolabellae, fuisse una cum isto Sami, seseque tum scire spoliatum esse fanum Iunonis et oppidum Samum; posteaque se causam apud Chios civis suos Samiis accusantibus publice dixisse, eoque se esse absolutum quod planum fecisset ea quae legati Samiorum dicerent ad Verrem, non ad se pertinere |
Non hai pensato che avrei chiamato a testimoniare su questo fatto i tuoi amici più intimi, che ti bazzicavano sempre in casa, per porre loro questa precisa domanda sapete se in casa dellimputato cerano delle statue che adesso non ci sono più [XX, 52] Hai allora pensato al giudizio che su di te avrebbe emesso questo tribunale, vedendo che non è più contro il tuo accusatore che tu lotti, ma contro il questore e laggiudicatario dei beni confiscati Facendo la sua deposizione su questo fatto, Caridemo di Chio, come avete udito nel primo dibattimento, ha dichiarato che egli, che nella sua qualità di comandante della trireme, scortava, per ordine di Dolabella, Verre che lasciava lAsia, sera fermato con costui a Samo ed era a conoscenza che allora erano stati spogliati il santuario di Giunone e la città di Samo; in seguito, accusato dai Samii, aveva dovuto difendersi in un pubblico processo davanti ai suoi concittadini di Chio, e doveva la sua assoluzione al fatto che aveva dimostrato che le accuse presentate dalla delegazione dei Samii concernevano Verre e non la sua persona |
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[53] Aspendum vetus oppidum et nobile in Pamphylia scitis esse, plenissimum signorum optimorum Non dicam illinc hoc signum ablatum esse et illud Hoc dico, nullum te Aspendi signum, Verres, reliquisse, omnia ex fanis, ex locis publicis, palam, spectantibus omnibus, plaustris evecta exportataque esse Atque etiam illum Aspendium citharistam, de quo saepe audistis id quod est Graecis hominibus in proverbio, quem omnia "intus canere" dicebant, sustulit et in intimis suis aedibus posuit, ut etiam illum ipsum suo artificio superasse videatur [54] Pergae fanum antiquissimum et sanctissimum Dianae scimus esse: id quoque a te nudatum ac spoliatum esse, ex ipsa Diana quod habebat auri detractum atque ablatum esse dico Quae, malum, est ista tanta audacia atque amentia |
[53] In Panfilia vè, come voi sapete, lantica e famosa città di Aspendo, piena zeppa di statue meravigliose Non starò a dire che di là è stata portata via questa e quella statua Ciò che io dico, Verre, è che ad Aspendo tu non hai lasciato nessuna statua, ma che tutte furono pubblicamente e davanti agli occhi di tutti caricate su carri e portate via dai templi e dai luoghi pubblici Perfino la statua del noto citarista di Aspendo, a proposito del quale avete non di rado udito quella che per i greci è unespressione proverbiale, cioè che suonava dalla parte interna tutti i motivi, la portò via sistemandola nella parte più interna della sua casa, sicché è evidente che lha pure superato nella sua stessa arte [54] A Perge si trova, comè noto, un santuario antichissimo e veneratissimo di Diana: dichiaro che anche questo santuario è stato da te completamente spogliato, e che hai tolto e portato via perfino dalla statua di Diana tutti gli ornamenti doro che aveva Ma che è mai, dannazione, questardire, questa follia senza limiti |