Cicerone, In Verrem: 02; 02-31-35

Cicerone, In Verrem: 02; 02-31-35

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 02-31-35
[XXXI, 76] Retinete, retinete hominem in civitate, iudices, parcite et conservate, ut sit qui vobiscum res iudicet, qui in senatu sine ulla cupiditate de bello et pace sententiam ferat [XXXI, 76] Tenetelo, tenete pure quelluomo nella nostra città, signori giudici, salvatelo e risparmiatelo, perché con voi dia il suo verdetto nei tribunali perché in senato esprima imparzialmente il suo parere sulla guerra e sulla pace
Tametsi minus id quidem nobis, minus populo Romano laborandum est, qualis istius in senatu sententia futura sit E tuttavia né noi né il popolo romano dovremmo preoccuparci dellopinione che egli esporrà in senato
Quae enim eius auctoritas erit Che autorità, infatti, potrà avere

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-116-120

Quando iste sententiam dicere audebit aut poterit Quando oserà o potrà esprimere il suo parere
Quando autem homo tantae luxuriae atque desidiae nisi Februario mense aspirabit in curiam Quando un uomo così dissoluto e scioperato pretenderà di partecipare alle sedute del senato tranne che nel mese di febbraio

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-06-10

Verum veniat sane, decernat bellum Cretensibus, liberet Byzantinos, regem appellet Ptolomaeum, quae vult Hortensius omnia dicat et sentiat; minus haec ad nos, minus ad vitae nostrae discrimen, minus ad fortunarum nostrarum periculum pertinent Ma venga pure, dichiari la guerra a Creta , accordi la libertà a Bisanzio , conferisca il titolo di re a Tolomeo , conformi tutte le sue parole e le sue opinioni alla volontà di Ortensio; tutto questo non ha per noi importanza, non mette a repentaglio la nostra vita e non costituisce un rischio per i nostri averi
[77] Illud est capitale, illud formidolosum, illud optimo cuique metuendum, quod iste, ex hoc iudicio si aliqua vi se eripuerit, in iudicibus sit necesse est, sententiam de capite civis Romani ferat, sit in eius exercitu signifer qui imperium iudiciorum tenere vult [77]La conseguenza più funesta e terribile, di cui ogni persona dabbene dovrebbe aver paura, è quella che se costui, grazie allintervento di qualche forza straordinaria, riuscirà a scampare da questo processo, farà inevitabilmente parte di una giuria, voterà nei processi capitali sulla sorte di un cittadino romano, sarà il portabandiera nellesercito di chi pretende di farla da padrone assoluto nei tribunali

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-11-15

Hoc populos Romanus recusat, hoc ferre non potest; clamat permittitque vobis ut, si istis hominibus delectemini, si ex eo genere splendorem ordini atque ornamentum curiae constituere velitis, habeatis sane istum vobiscum senatorem, etiam de vobis iudicem, si vultis, habeatis; de se homines, si qui extra istum ordinem sunt, quibus ne reiciendi quidem amplius quam trium iudicum praeclarae leges Corneliae faciunt potestatem, hunc hominem tam crudelem, tam sceleratum, tam nefarium nolunt iudicare Ed è questo che il popolo romano respinge, è questo che non può tollerare; grida, vi concede che se vi piacciono gli uomini di questa fatta, se con gente di questa specie desiderate dare lustro alla vostra classe e onore alla curia, tenetelo pure con voi come senatore costui, tenetevelo anche come vostro giudice, se lo desiderate; ma quegli uomini che se non appartengono alla vostra classe, ai quali le belle leggi Cornelie non concedono nemmeno la facoltà di ricusare più di tre giudici , si rifiutano di essere giudicati da questuomo così crudele, così scellerato e così empio
[XXXII, 78] Etenim si illud est flagitiosum, quod mihi omnium rerum turpissimum maximeque nefarium videtur, ob rem iudicandam pecuniam accipere, pretio habere addictam fidem et religionem, quanto illud flagitiosius improbius indignius, eum a quo pecuniam ob absolvendum acceperis condemnare, ut ne praedonum quidem praetor in fide retinenda consuetudinem conservet [XXXII, 78] E se è uninfamia, che anzi io la ritengo tra tutte le azioni la più vergognosa e la più empia, prendere una somma per emettere una sentenza, cedere per denaro la propria lealtà e la propria coscienza, che infamia, disonestà e vergogna maggiore è condannare colui dal quale si è preso del denaro per assolverlo, lui che quando si tratta di mantenere la parola data non si comporta nemmeno come sono soliti i briganti

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte Libro 04; 01-02

Scelus est accipere ab reo: quanto magis ab accusatore, quanto etiam sceleratius ab utroque un delitto prendere del denaro da un accusato: comè un delitto maggiore prenderlo da un accusatore, più grave ancora prenderlo da entrambi

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