Cicerone, Filippiche: 07; 01-16, pag 2

Cicerone, Filippiche: 07; 01-16

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 07; 01-16
Cum decrevistis, ut consules, alter ambove, ad bellum proficiscerentur, quod erat bellum, si hostis Antonius non erat

[12] Quid igitur profectus est vir fortissimus, meus collega et familiaris, A Hirtius consul

At qua inbecillitate, qua macie

Sed animi vires corporis infirmitas non retardavit

Aequum, credo, putavit vitam, quam populi Romani votis retinuisset, pro libertate populi Romani in discrimen adducere

[13] Quid

Cum dilectus haberi tota Italia iussistis, cum vacationes omnis sustulistis, tum ille hostis non est iudicatus

Armorum officinas in urbe videtis, milites cum gladiis secuntur consulem, praesidio sunt specie consuli, re et veritate nobis, omnes sine ulla recusatione, summo etiam cum studio nomina dant, parent auctoritati vestrae; non est iudicatus hostis Antonius
Decretando che i consoli, uno solo o entrambi, partissero per la guerra, di che razza di guerra si trat tava, se Antonio non era un nemico

[12]Perché allora sa rebbe partito quest'uomo valoroso, mio collega e amico, voglio dire il console Aulo Irzio

E in che stato di debolezza si trovava, e come era magro

Ma la forza d'animo ha prevalso sulle sue condizioni fisiche

Egli ha ritenuto giusto, immagino, mettere a repentaglio per la salute del popolo romano, quella vita che per le preghiere e i voti del popolo romano aveva avuto salva

[13] E ancora

Quando avete ordinato di fare leve in tutta l'Italia, quando avete sospeso ogni esenzione dal ser vizio militare, allora quel tale non lo avete giudicato nemico

In città, voi vedete, sono in attività fabbriche di armi, i soldati accompagnano il console con le armi in pugno, con la scusa di costituire il suo presidio, ma in realtà per proteggere noi; tutti, senza proteste, anzi con vivo ardore si arruolano ossequenti alla vostra autorità; e Antonio non è stato giudicato nemico
[14] At legatos misimus

Heu me miserum

cur senatum cogor, quem laudavi semper, reprehendere

Quid

vos censetis, patres conscripti, legatorum missionem populo Romano vos probavisse

Non intellegitis, non auditis meam sententiam flagitari

Cui cum pridie frequentes essetis adsensi, postridie ad spem estis inanem pacis devoluti

Quam turpe porro legiones ad senatum legatos mittere, senatum ad Antonium

Quamquam illa legatio non est, denuntiatio est paratum illi exitium, nisi paruerit huic ordini; quid refert

Tamen opinio est gravior

Missos enim legatos omnes vident, decreti nostri non omnes verba noverunt
[14]Ma se gli abbiamo inviata un'ambasceria

Povero me

perché proprio io, che ne ho sempre tessuto le lodi, devo ora biasimare il senato

Cosa

Ma voi credete, senatori, di essere riusciti a rendere accetto al popolo romano l'invio di codesta ambasceria

Non v'accorgete, non sentite che si reclama l'attuazione della mia primi tiva proposta

Quella cui il giorno innanzi avete data in gran numero la vostra approvazione, salvo il giorno dopo a piegarvi ad una vana speranza di pace

Che spet tacolo disonorevole legioni che mandano de legati al senato, il senato ad Antonio

D'accordo, questa non è una vera e propria ambasceria, è una intimazione, e se non obbedirà all'or dine, sarà per lui la rovina, che importa

Tuttavia è la pubblica opinione quella che conta di piú

Il pubblico in questo caso, vede, sí, gli ambasciatori che partono, ma non sa proprio nulla delle intimazioni del nostro decreto
[V] Retinenda est igitur nobis constantia, gravitas, perseverantia, repetenda vetus illa severitas, si quidem auctoritas senatus decus, honestatem, laudem dignitatemque desiderat, quibus rebus hic ordo caruit nimium diu

Sed erat tunc excusatio oppressis misera illa quidem, sed tamen iusta; nunc nulla est

Liberati regio dominatu videbamur, multo postea gravius urguebamur armis domesticis

Ea ipsa depulimus nos quidem; extorquenda sunt

Quod si non possumus facere, (dicam, quod dignum est et senatore et Romano homine) moriamur

[15] Quanta enim illa erit rei publicae turpitudo, quantum dedecus, quanta labes, dicere in hoc ordine sententiam M Antonium consulari loco
[V] necessario dunque, da parte no stra, mantenere la coerenza la fermezza, la perseveranza; è necessario riprendere l'austerità d'una volta, perché l'autorità del senato comporta decoro, onore, buona reputazione, dignità, tutte doti di cui da troppo tempo questo consesso è privo

Ma se prima avevamo come scusante la oppressione, povera scusa, certo, ma giu sta, ora non c'è piú

Sembrava ormai che fossimo liberi dalla tirannide regia, ma ecco che, poco dopo, le armi di un nemico interno tornavano ad opprimerci

Quelle armi, certo, noi siamo riusciti ad allontanarle; ma bisogna strappargliele di mano

Se non ci riusciamo (parlerò come si addice ad un senatore romano, ad un cittadino romano) moriamo

[15]Che vergogna per lo Stato, che obbrobrio, che marchio d'infamia, se Marco Antonio dovrà continuare a partecipare ai dibattiti di quest'ordine in qualità di ex console

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 21-25

Cuius ut omittam innumerabilia scelera urbani consulatus, in quo pecuniam publicam maximam dissipavit, exules sine lege restituit, vectigalia divendidit, provincias de populi Romani imperio sustulit, regna addixit pecunia, leges civitati per vim imposuit, armis aut opsedit aut exclusit senatum: ut haec, inquam, omittam, ne hoc quidem cogitatis, eum, qui Mutinam, coloniam populi Romani firmissimam, oppugnarit, imperatorem populi Romani, consulem designatum, opsederit, depopulatus agros sit, hunc in eum ordinem recipi, a quo totiens ob has ipsas causas hostis iudicatus sit, quam foedum flagitiosumque sit

[16] Satis multa de turpitudine

Dicam deinceps, ut proposui, de periculo; quod etsi minus est fugiendum quam turpitudo, tamen offendit animos maioris partis hominum magis
E lasciamo da parte le infinite scelleratezze da lui commesse a Roma da console, quan do ha sperperato somme ingenti del pubblico tesoro, e richiamato illegalmente gli esuli, e fatto mercato delle entrate dello Stato, e sottratto province alla sovranità del popolo romano, e messo dei regni all'incanto, e im posto con violenza leggi alla città: lasciamo, ripeto, da parte questi misfatti, affinché voi non pensiate neppure quale vergognosa infamia sarebbe quella di un senato che tor nasse ad accogliere nel suo seno l'uomo che ha assalito Modena, la colonia piú fedele del popolo romano, che ha stretto d'assedio un generale del popolo romano, un console designato, che ha saccheggiato il territorio; e lo riaccogliesse dopo averlo ripetutamente giudicato, proprio per questi misfatti, nemico della patria

[16] E basta sul primo punto, che la pace sarebbe una vergogna

Passo, come avevo detto, al secondo, riguardo al pericolo; certo, il pericolo è da fuggire meno del disonore, ma è pur vero che è cosa che colpisce l'animo di un numero maggiore di persone

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