Cicerone, Filippiche: 07; 01-16

Cicerone, Filippiche: 07; 01-16

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 07; 01-16

[I, 1] Parvis de rebus, sed fortasse necessariis consulimur, patres conscripti

De Appia via et de Moneta consul, de Lupercis tribunus pl refert

Quarum rerum etsi facilis explicatio videtur, tamen animus aberrat a sententia suspensus curis maioribus

Adducta est enim, patres conscripti, res in maximum periculum et in extremum paene discrimen

Non sine causa legatorum [istam] missionem semper timui, numquam probavi; quorum reditus quid sit adlaturus, ignoro; exspectatio quidem quantum adferat languoris animis, quis non videt

Non enim se tenent ii, qui senatum dolent ad auctoritatis pristinae spem revirescere, coniunctum huic ordini populum Romanum, conspirantem Italiam, paratos exercitus, expeditos duces
[I, 1]Le questioni sulle quali siamo chiamati a deliberare sono, o senatori, poco importanti, ma forse necessarie

Il console ha fatto un rapporto sulla via Appia e sulla zecca, il tribuno della plebe sui Luperci

Anche se sono affari sui quali pare che la discussione si presenti facile tuttavia il mio spirito è lontano da essa, perché questioni di ben altra portata mi tengono in grave sospensione di animo

O senatori, la situazione è al punto estremo di pericolo e può precipitare da un mo mento all'altro

Non senza ragione io ho sempre guar dato con preoccupazione a codesto invio di ambascia tori e non l'ho mai approvato; che cosa ci porterà il loro ritorno, lo ignoro; ma chi non vede quale rilascia mento l'attesa genera negli animi

Infatti non stanno fermi un momento, quelli cui rincresce la vista di un senato che ri prende forza alla speranza di recuperare l'antica auto rità, di un popolo romano saldamente unito all'ordine senatoriale, di un'Italia tutta concorde; di eserciti bell'e pronti, di comandanti pronti anche loro
[2] Iam nunc fingunt responsa Antoni eaque defendunt

Alii postulare illum, ut omnes exercitus dimittantur

Scilicet legatos ad eum misimus, non ut pareret et dicto audiens esset huic ordini, sed ut condiciones ferret, leges inponeret, reserare nos exteris gentibus Italiam iuberet, se praesertim incolumi, a quo maius periculum quam ab ullis nationibus extimescendum est

[3] Alii remittere eum nobis Galliam citeriorem, illam ultimam postulare, praeclare; ex qua non legiones solum, sed etiam nationes ad urbem conetur adducere

Alii nihil eum iam nisi modeste postulare

Macedoniam suam vocat omnino, quoniam Gaius frater est [inde] revocatus; sed quae provincia est, ex qua illa fax excitare non possit incendium
[2]Ora questi tali già imbastiscono false risposte di Antonio e le so stengono

Secondo alcuni, Antonio chiede il licenzia mento di tutti gli eserciti

Sicuramente, noi gli abbiamo inviato un'ambasceria non già perché egli prestasse l'orecchio e ubbidisse agli ordini di questo consesso, ma perché fosse lui a porre condizioni, a dare disposizioni, a or dinarci di aprire l'Italia alle genti straniere, col bel ri sultato che ne esca sano e salvo proprio lui, da cui, piú che da ogni altro popolo, bisogna aspettarsi i guai peg giori

[3]Secondo altri, Antonio è disposto a cederci la Gallia Cisalpina, ma chiede per sé la Transalpina;da questa ha modo di scagliare contro Roma non solo legioni, ma intere popolazioni

Secondo altri ancora, le richieste di Antonio sono del tutto moderate

Chiama la Macedonia senz'altro la sua provincia, perché ne è stato richiamato suo fratello Gaio; ma qual è la provincia dalla quale quell'uomo non sia ca pace, come l'esca, di far divampare un incendio
Itaque idem quasi providi cives et senatores diligentes bellicum me cecinisse dicunt; suscipiunt pacis patrocinium

Nonne sic disputant

'Inritatum Antonium non oportuit; nequam est homo ille atque confidens; multi praeterea improbi' (quos quidem a se primum numerare possunt, qui haec locuntur); eos cavendos esse denuntiant

Utrum igitur in nefariis civibus ulciscendi, cum possis, an pertimescendi diligentior cautio est

[II, 4] Atque haec ii locuntur, qui quondam propter levitatem populares habebantur

Ex quo intellegi potest animo illos abhorruisse semper ab optimo civitatis statu, non voluntate fuisse populares
Perciò come se fossero cittadini previdenti e saggi senatori, dicono che sono stato io a dar fiato alle trombe di guerra; lo sollevarono i patrocinatori della pace

Non è forse questo il loro ragiona mento

Antonio, non bisognava irritarlo: è un poco di buono, un audace; oltre a lui, sono molti i mal vagi ( certo, chi ragiona cosí, potrebbe cominciare da sé l'elenco); e concludono avvertendoci che è bene guardarsene

Ma allora, nei riguardi di que sti cittadini malvagi la precauzione migliore qual è, quella di punirli, potendolo, o di vivere in continua paura

[II, 4]Tengono siffatti discorsi quei tali che per la loro avventatezza s'erano creata una volta la fama di de mocratici

Di qui si può arguire che nel fondo della loro anima essi sono stati sempre avversi al nostro ottimo regime politico, che erano stati demo cratici, non per loro volontà

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Cicerone, Filippiche: 02; 21-25
Cicerone, Filippiche: 02; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 21-25

Qui enim evenit, ut, qui in rebus improbis populares fuerint, idem in re una maxime populari, quod eadem salutaris rei publicae sit, improbos se quam popularis esse malint

Me quidem semper, uti scitis, adversarium multitudinis temeritati haec fecit praeclarissima causa popularem

[5] Et quidem dicuntur vel potius se ipsi dicunt consulares; quo nomine dignus est nemo, nisi qui tanti honoris potest sustinere

Faveas tu hosti

Ille litteras ad te mittat de sua spe rerum secundarum

Eas tu laetus proferas, recites, describendas etiam des improbis civibus, eorum augeas animos, bonorum spem virtutemque debilites, et te consularem aut senatorem, denique civem putes
Altrimenti come si spiega che uomini che hanno fatto i democratici in situazioni dannose allo Stato, oggi in una vicenda che interessa al piú alto grado il popolo in quanto è in giuoco la salvezza stessa della repubblica, preferiscono essere cattivi cittadini, piuttosto che veri democratici

' Per me, io sono stato sempre avverso, come sapete, agli impeti sconsiderati della folla, e l'attaccamento alla causa della repubblica ha fatto di me un vero democra tico

[5] E poi sono detti consolari, o meglio sono essi a darsi tale appellativo;ma di tale titolo è degno solo chi è capace di sostenere con dignità un onore cosí gran de

E tu vorresti favorire il nemico

E permettergli di scriverti delle sue speranze di successo

E tu andare tutto lieto in giro con le sue lettere a farle leggere e copiarle anche ai cittadini malvagi, e accrescere cosí la loro bal danza e abbattere la speranza e il coraggio dei buoni e pretenderesti poi di considerarti ancora un consolare o un senatore, insomma un degno cittadino
Accipiet in optimam partem C Pansa, fortissimus consul atque optimus

Etenim dicam animo amicissimo: hunc ipsum, mihi hominem familiarissimum, nisi talis consul esset, ut omnis vigilias, curas, cogitationes in rei publicae salute defigeret, consulem non putarem
L'eccellente, valoroso console Gaio Pansa vorrà prendere in buona parte le parole che da buon amico sto per dirgli

E nep pure lui, che mi è cosí intimo, io riconoscerei come con sole: se egli non esercitasse la sua carica consacrando tut ta la sua attività, tutte le cure, tutti i pensieri alla sal vezza dello Stato

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Cicerone, Filippiche: 02; 11-15
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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 11-15

[6] Quamquam nos ab ineunte illius aetate usus, consuetudo, studiorum etiam honestissimorum societas similitudoque devinxit, eiusdemque cura incredibilis in asperrimis belli civilis periculis perspecta docuit non modo salutis, sed etiam dignitatis meae fuisse fautorem, tamen eundem, ut dixi, nisi talis esset consul, negare esse consulem auderem; idem non modo consulem esse dico, sed etiam memoria mea praestantissimum atque optimum consulem, non quin pari virtute et voluntate alii fuerint, sed tantam causam non habuerunt, in qua et voluntatem suam et virtutem declararent; [7] huius magnitudini animi, gravitati, sapientiae tempestas est oblata formidolosissimi temporis

Tum autem inlustratur consulatus, cum gubernat rem publicam si non optabili, at necessario tempore
[6]Sebbene dalla sua prima giovinezza, ci unisce luso e la consuetudine e quella unione e l affinità di altissimi interessi spirituali, la incredibile attività che egli ha spiegata e che io ho sperimentata durante le durissime prove della guerra civile ha dimostrato che non della mia sola sal vezza egli si preoccupava, ma anche della mia dignità, eppure, nonostante tutto questo, io avrei il coraggio, torno a ripetere, di negare che egli è console, se non lo fosse come comporta la carica; dico non solo che egli è console, ma anche che è il console piú illu stre, il migliore ch'io ricordi, non già che ne siano man cati di uguale valore e di pari buona volontà, ma non hanno avuto un'occasione di grande rilievo come lattuale, per mettere in mostra l'uno e l'altra; [7] alla sua grandezza d'animo, alla sua fermezza di carattere, alla sua mente illuminata s'è parata dinanzi la piú spaventosa crisi politica

E sono appunto questi momenti, certo non augurabili, ma decisivi nel governo dello Stato, che co stituiscono la gloria e lo splendore di un consolato
Magis autem necessarium, patres conscripti, nullum tempus umquam fuit Eb bene, nessun momento, o senatori, fu mai piú decisivo di quello attuale

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 12; 28-30

[III] Itaque ego ille, qui semper pacis auctor fui, cuique pax, praesertim civilis, quamquam omnibus bonis, tamen in primis fuit optabilis (omne enim curriculum industriae nostrae in foro, in curia, in amicorum periculis propulsandis elaboratum est; hinc honores amplissimos, hinc mediocris opes, hinc dignitatem, si quam habemus, consecuti sumus) [8]ego igitur pacis, ut ita dicam, alumnus, qui quantuscumque sum (nihil enim mihi adrogo), sine pace civili certe non fuissem (periculose dico; quem ad modum accepturi, patres conscripti, sitis, horreo, sed pro mea perpetua cupiditate vestrae dignitatis retinendae et augendae quaeso oroque vos, patres conscripti, ut primo, etsi erit vel acerbum auditu vel incredibile a M Cicerone esse dictum, accipiatis sine offensione, quod dixero, neve id, priusquam, quale sit, explicaro, repudietis)ego ille (dicam saepius) pacis semper laudator, semper auctor pacem cum M Antonio esse nolo [III]Per questo, io che ho sempre consi gliato la pace, quella pace specialmente fra cittadini che a tutti i buoni sta a cuore, ma a me in modo particolare (ché la mia carriera è tutto un seguito di fatiche soste nute nel foro e nel senato, per sottrarre i miei amici ai pericoli che li minacciavano; e ciò mi ha procurato i piú grandi onori, una moderata agiatezza e una qualche autorità) ; [8] - io dunque che sono allievo, per cosí dire, della pace, perché quel poco che sono, senza nulla pre sumere di me lo devo certamente allo stato di concordia fra i cittadini (so di parlare con mio rischio; e tremo a pensare come voi, senatori, potrete accogliere la mia di chiarazione, ma se è vero, senatori, che in me è stato sempre vivo il desiderio di salvare e di aumentare il vostro prestigio, vi prego e vi scongiuro anzitutto di accogliere senza offendervi quello che dirò, anche se sarà acerbo ad udirsi e vi sembrerà incredibile che sia pro prio Marco Cicerone a dirvelo, vi prego poi di non re spingerlo prima ancora che io ve ne abbia spiegato l'intimo significato)- ebbene, io che (ripeto ancora) ho sempre lodato e consigliato la pace, proprio io ora non voglio la pace con Marco Antonio
Magna spe ingredior in reliquam orationem, patres conscripti, quoniam periculosissimum locum silentio sum praetervectus

[9] Cur igitur pacem nolo

Quia turpis est, quia periculosa, quia esse non potest

Quae tria dum explico, peto a vobis, patres conscripti, ut eadem benignitate, qua soletis, mea verba audiatis

Quid est inconstantia, levitate, mobilitate cum singulis hominibus, tum vero universo senatui turpius

Quid porro inconstantius quam, quem modo hostem non verbo, sed re multis decretis iudicaritis, cum hoc subito pacem velle coniungi
Poiché il punto piú sca broso è passato fra il vostro silenzio, ora posso andare avanti col mio discorso, animato da grande speranza

[9] Perché dunque non voglio la pace

Perché la pace sa rebbe vergognosa, pericolosa, impossibile

E vi spiego questi tre punti: voi, senatori, statemi ad ascoltare, ve ne prego, con la solita vostra benevolenza

Che cosa di piú vergognoso della incoerenza, della leggerezza, della volubilità, nei singoli individui e specialmente nell'intero ordine senatoriale

Ora, quale maggior prova di incoerenza che questo improvviso vo ler ristabilire la pace con uno che recentemente avete giudicato, non solo a parole ma con numerosi atti uf ficiali, nemico della patria

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 04; 06-10

[10] Nisi vero, cum C Caesari meritos illi quidem honores et debitos, sed tamen singularis et immortalis decrevistis unam ob causam, quod contra M Antonium exercitum conparavisset, non hostem tum Antonium iudicavistis, nec tum hostis est a vobis iudicatus Antonius, cum laudati auctoritate vestra veterani milites, qui C Caesarem secuti essent, nec tum hostem Antonium iudicastis, cum fortissimis legionibus, quod illum, qui consul appellabatur, cum esset hostis, reliquissent, vacationes, pecunias, agros spopondistis

[IV, 11] Quid

Cum Brutum omine quodam illius generis et nominis natum ad rem publicam liberandam exercitumque eius pro libertate populi Romani bellum gerentem cum Antonio provinciamque fidelissimam atque optimam, Galliam, laudibus amplissimis adfecistis, tum non hostem iudicastis Antonium

Quid
[10]A meno che voi, nel de cretare a favore di Gaio Cesare onori indubbiamente me ritati e legittimi, ma pur tuttavia eccezionali e straordi nari, per il solo fatto che egli ha allestito un esercito con tro Marco Antonio, non abbiate inteso affatto di giu dicare Antonio nemico pubblico; e non lo abbiate giu dicato nemico, allorquando con un vostro decreto a vete elogiato i soldati che s'erano messi al seguito di Gaio Cesare, né l'abbiate giudicato nemico, allorché avete promesso ed esenzioni dal servizio militare e ricompense in denaro e in terreni a quelle legioni valorose, perché avevano abbandonato un uomo che si chiamava console, ma era invece il nemico della patria

[IV, 11]E che

Quando a Bru to che, per qualche predestinazione della sua stirpe e del suo nome, è nato per salvare lo Stato; quando all'esercito di lui, che combatte contro Antonio per la libertà del popolo romano; quando alla Gallia, fedele e magnifica provincia voi avete rivolto i piú grandi elogi, non a vete con questo giudicato Antonio nemico pubblico

E ancora
Cicerone, In Verrem: 02; 04-106-110

Cicerone, In Verrem: 02; 21-25

Cicerone, De Oratore: Libro 01; 01-05

Cicerone, In Verrem: 01; 01-05

Cicerone, In Verrem: 02; 04-01-02

Cicerone, In Verrem: 02; 04-96-100