Cicerone, De Oratore: Libro 01; 21-25, pag 3

Cicerone, De Oratore: Libro 01; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 21-25
Ac primum illud - quoniam auctoritatem tuam neglegere, Scaevola, fas mihi non esse puto - respondeo, mihi dicendi aut nullam artem aut pertenuem videri, sed omnem esse contentionem inter homines doctos in verbi controversia positam Innanzi tutto debbo dire poiché non ritengo che mi sia lecito disprezzare il tuo autorevole consiglio che, a mio avviso, non esiste unarte del dire, oppure si tratta di unarte di scarsissima importanza: lintero problema che viene dibattuto dai dotti si riduce a una questione di parole
[108] Nam si ars ita definitur, ut paulo ante euit Antonius, ex rebus penitus perspectis planeque cognitis atque ab opinionis arbitrio seiunctis scientiaque comprehensis, non mihi videtur ars oratoris esse ulla; sunt enim varia et ad vulgarem popularemque sensum accommodata omnia genera huius forensis nostrae dictionis [108] Infatti se unarte è costituita, come ha affermato poco fa Antonio, solo da nozioni attentamente vagliate, profondamente studiate, sottratte alla diversità delle opinioni e riunite in un sistema razionalmente organizzato, non mi pare che ci possa essere unarte oratoria: infatti tutti i generi di questa nostra eloquenza forense sono variabili e adattati al modo comune di sentire del popolo
[109] Sin autem ea, quae observata sunt in usu ac tractatione dicendi, haec ab hominibus callidis ac peritis animadversa ac notata, verbis definita, generibus inlustrata, partibus distributa sunt - id quod video potuisse fieri -, non intellego, quam ob rem non, si minus illa subtili definitione, at hac vulgari opinione ars esse videatur [109] Se poi uomini intelligenti ed esperti hanno notato e segnalato, definito con termini specifici, illustrato con classificazioni e suddiviso in generi le norme che vengono seguite nelluso pratico delleloquenza - e so bene che ciò è stato possibile , non comprendo perché non possa parlarsi di unarte, se non secondo quella rigorosa definizione, almeno secondo questo modesto e comune concetto

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 01-05

Sed sive est ars sive artis quaedam similitudo, non est ea quidem neglegenda; verum intellegendum est alia quaedam ad consequendam eloquentiam esse maiora Comunque, sia leloquenza unarte o unapparenza di arte, certo non è cosa da disprezzarsi: bisogna però riconoscere che ci sono altri mezzi più importanti per conseguirla
[XXIV] [110] Tum Antonius vehementer se adsentiri Crasso dixit, quod neque ita amplecteretur artem, ut ei solerent, qui omnem vim dicendi in arte ponerent, neque rursus eam totam, sicut plerique philosophi facerent, repudiaret [XXIV] [110] Allora Antonio disse che lui era pienamente daccordo con Crasso, perché non concepiva larte, come solevano fare coloro che riponevano tutta la forza delleloquenza nei precetti della retorica, nè daltra parte la rifiutava come faceva la maggior parte dei filosofi

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"Sed existimo" inquit "gratum te his, Crasse, facturum, si ista eueris quae putas ad dicendum plus quam ipsam artem posse prodesse E aggiunse: Io penso, o Crasso, che tu farai cosa gradita a costoro, se illustrerai quei mezzi che a tuo parere possono giovare alleloquenza più della stessa retorica
[111] "Dicam equidem, quoniam institui, petamque a vobis," inquit "ne has meas ineptias efferatis; quamquam moderabor ipse, ne ut quidam magister atque artifex, sed quasi unus ex togatorum numero atque ex forensi usu homo mediocris neque omnino rudis videar non ipse a me aliquid promisisse, sed fortuito in sermonem vestrum incidisse [111] E Crasso di rimando: Dal momento che ho cominciato, continuerà il mio discorso, ma vi prego di non propalare queste mie sciocchezze; comunque, cercherò di moderarmi da me stesso, affinché io non appaia un maestro di retorica o uno specialista che abbia fatto delle promesse di sua iniziàtiva, ma un semplice cittadino romano, un oratore di comune levatura, fornito di una certa pratica del foro e di un po di cultura, che sia capitato per caso in questa vostra discussione

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[112] Equidem cum peterem magistratum, solebam in prensando dimittere a me Scaevolam, cum ita ei dicerem, me velle esse ineptum, id erat, petere blandius, quod, nisi inepte fieret, bene non posset fieri; - hunc autem esse unum hominem ex omnibus, quo praesente ego ineptum esse me minime vellem - quem quidem nunc mearum ineptiarum testem et spectatorem fortuna constituit: nam quid est ineptius quam de dicendo dicere, cum ipsum dicere numquam sit non ineptum, nisi cum est necessarium [112] Vi confesso che quando ero candidato a una magistratura, nello stringere le mani degli elettori solevo mandar via da me Scevola, dicendogli, che io ero deciso a comportarmi da sciocco, cioè a chiedere la magistratura usando un comportamento troppo carezzevole; e quando si ricorre a un tale comportamento, bisogna fare lo sciocco; altrimenti non si raggiunge lo scopo; e Scevola veramente era il solo uomo tra tutti, davanti a cui io ci tenessi a non apparire sciocco,lui che ora è testimone e spettatore delle mie sciocchezze: infatti che cè di più sciocco che parlare dellarte del dire, quando sappiamo che lo stesso parlare è giustificabile solo quando è strettamente necessario
[113] "Perge vero," inquit "Crasse," Mucius; "istam enim culpam, quam vereris, ego praestabo [113] Allora Mucio disse: Continua, o Crasso; mi prenderò io questa colpa, di cui tu hai paura

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[XXV] "Sic igitur" inquit "sentio," Crassus "naturam primum atque ingenium ad dicendum vim adferre maximam; neque vero istis, de quibus paulo ante dixit Antonius, scriptoribus artis rationem dicendi et viam, sed naturam defuisse; nam et animi atque ingeni celeres quidam motus esse debent, qui et ad excogitandum acuti et ad explicandum ornandumque sint uberes et ad memoriam firmi atque diuturni; [114] et si quis est qui haec putet arte accipi posse, - quod falsum est; praeclare enim res se habeat, si haec accendi aut commoveri arte possint; inseri quidem et donari ab arte non possunt; omnia sunt enim illa dona naturae - quid de illis dicam, quae certe cum ipso homine nascuntur, linguae solutio, vocis sonus, latera, vires, conformatio quaedam et figura totius oris et corporis [XXV] E Crasso riprese: Io penso innanzi tutto che è nellindole di ciascuno che si deve ricercare limpulso maggiore verso leloquenza; e veramente a questi scrittori di retorica, dei quali poco fa parlava Antonio, non è mancato il metodo razionale dellarte del dire, ma la disposizione naturale;infatti è necessario avere un animo e un ingegno agile e pronto, acutezza dinvenzione, abilità nel sapere illustrare gli argomenti, eleganza di stile, memoria salda e tenace; [114]e se qualcuno crede che queste qualità si possono acquistare con lo studio il che è falso; infatti si può considerare un grande guadagno se esse possono essere promosse e favorite dallo studio; ma non possiamo credere che sia lo studio a crearle dal nulla, perché sono tutte un dono della natura , che cosa dovrei dire di quelle qualità che indubbiamente nascono con luomo stesso, cioè la speditezza di lingua, il timbro della voce, i buoni polmoni, la robusta costituzione, quella certa nobiltà e proporzione del volto e del corpo
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