Cesare, De bello civili: Libro 02; 01 - 22, pag 2

Cesare, De bello civili: Libro 02; 01 - 22

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 02; 01 - 22
Hanc super contignationem, quantum tectum plutei ac vinearum passum est, laterculo adstruxerunt supraque eum locum duo tigna transversa iniecerunt non longe ab extremis parietibus, quibus suspenderent eam contignationem, quae turri tegimento esset futura, supraque ea tigna directo transversas trabes iniecerunt easque axibus religaverunt (has trabes paulo longiores atque eminentiores, quam extremi parietes erant, effecerant, ut esset ubi tegimenta praependere possent ad defendendos ictus ac repellendos, cum infra eam contignationem parietes exstruerentur) eamque contabulationem summam lateribus lutoque constraverunt, ne quid ignis hostium nocere posset, centonesque insuper iniecerunt, ne aut tela tormentis immissa tabulationem perfringerent, aut saxa ex catapultis latericium discuterent Storias autem ex funibus ancorariis tres in longitudinem parietum turris latas IIII pedes fecerunt easque ex tribus partibus, quae ad hostes vergebant, eminentibus trabibus circum turrim praependentes religaverunt; quod unum genus tegimenti alils locis erant experti nullo telo neque tormento traici posse Sopra questa travatura, per quanto lo permetteva il riparo del pluteo e delle gallerie, continuarono la costruzione con mattoni e sopra questo muro, non lontano dalle estremità delle pareti, appoggiarono di traverso due travi su cui poggiare quella travatura che doveva essere di tetto alla torre; E sopra quelle travi posero perpendicolarmente dei travicelli che unirono con assi; Fecero questi travicelli un po' più lunghi e sporgenti della parte esterna delle pareti in modo che fosse possibile appendervi stuoie per difendersi dai proiettili e respingerli, mentre sotto quel tavolato continuavano ad essere costruite le pareti: Coprirono la parte superiore dell'impalcatura con mattoni e fango perché il fuoco nemico non potesse essere di danno e sopra vi gettarono imbottiture affinché i proiettili scagliati con le macchine non rompessero la travatura o i sassi scagliati dalle catapulte non sconnettessero i muri; Poi con funi d'ancora fecero tre stuoie lunghe come le pareti della torre e larghe quattro piedi e, lasciandole pendere intorno alla torre, le legarono alle travi che sporgevano, dalle tre parti che davano sul nemico; questo era il solo genere di copertura esperimentato in altre circostanze che non poteva essere trapassato né da dardo né da proiettile
Ubi vero ea pars turris, quae erat perfecta, tecta atque munita est ab omni ictu hostium, pluteos ad alia opera abduxerunt; turris tectum per se ipsum pressionibus ex contignatione prima supendere ac tollere coeperunt Ubi, quantum storiarum demissio patiebatur, tantum elevarant, intra haec tegimenta abditi atque muniti parietes lateribus exstruebant rursusque alia pressione ad aedificandum sibi locum expediebant

Ubi tempus alterius contabulationis videbatur, tigna item ut primo tecta extremis lateribus instruebant exque ea contignatione rursus summam contabulationem storiasque elevabant

Ita tuto ac sine ullo vulnere ac periculo sex tabulata exstruxerunt fenestrasque, quibus in locis visum est, ad tormenta mittenda in struendo reliquerunt
Quando invero quella parte della torre che era stata terminata fu coperta e protetta da ogni tiro dei nemici, portarono via i plutei per usarli in altro lavoro; A partire dal primo piano dell'impalcatura cominciarono a sollevare e a innalzare con leve il tetto della torre che faceva parte a sé; Quando lo avevano innalzato tanto quanto lo permetteva l'altezza delle stuoie, nascosti e protetti dentro queste coperture, costruivano le mura con i mattoni e di nuovo con un'operazione di leve creavano lo spazio per continuare l'edificazione

Quando pareva il momento di costruire un altro piano, come prima collocavano travi protette dalle estremità dei muri e a partire da quella travatura di nuovo sollevavano il tetto e le stuoie

Così con sicurezza e senza alcun danno o pericolo costruirono sei piani e, dove parve opportuno, lasciarono nella costruzione alcune feritoie per il lancio dei proiettili
[10] Ubi ex ea turri, quae circum essent opera, tueri se posse confisi sunt, musculum pedes LX longum ex materia bipedali, quem a turri latericia ad hostium turrim murumque perducerent, facere instituerunt; cuius musculi haec erat forma

Duae primum trabes in solo aeque longae distantes inter se pedes IIII collocantur, inque eis columellae pedum in altitudinem V defiguntur

Has inter se capreolis molli fastigio coniungunt, ubi tigna, quae musculi tegendi causa ponant, collocentur

Eo super tigna bipedalia iniciunt eaque laminis clavisque religant

Ad extremum musculi tectum trabesque extremas quadratas regulas IIII patentes digitos defigunt, quae lateres, qui super musculo struantur, contineant

Ita fastigato atque ordinatim structo, ut trabes erant in capreolis collocatae, lateribus lutoque musculus, ut ab igni, qui ex muro iaceretur, tutus esset, contegitur
10 Quando furono sicuri che da quella torre potevano difendere le opere d'assedio tutt'intorno, cominciarono a costruire una galleria coperta lunga sessanta piedi con travi di due piedi, che potesse condurre dalla torre di mattoni alla torre e al muro dei nemici

Questa la forma della galleria: dapprima sono poste sul terreno due travi di uguale lunghezza distanti tra di loro quattro piedi e su di esse vengono conficcate colonnette alte cinque piedi

Congiungono tra di loro queste colonnette con cavalletti con lieve inclinazione, dove collocare le travi che dovevano coprire la galleria

Sopra collocano travi di due piedi e le assicurano con lamine e chiodi di ferro

All'estremità del tetto e delle travi fissano asticelle quadrate larghe quattro dita per tenere fermi i mattoni collocati sulla galleria

Così con il tetto a punta costruito in successione, a mano a mano che le travi sono collocate sui cavalletti, la galleria viene coperta di mattoni e di fango per essere protetta dal fuoco lanciato dalle mura

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 101-112
Cesare, De bello civili: Libro 03; 101-112

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 101-112

Super lateres coria inducuntur, ne canalibus aqua immissa lateres diluere posset Coria autem, ne rursus igni ac lapidibus corrumpantur, centonibus conteguntur

Hoc opus omne tectum vineis ad ipsam turrim perficiunt subitoque inopinantibus hostibus machinatione navali, phalangis subiectis, ad turrim hostium admovent, ut aedificio iungatur

[11] Quo malo perterriti subito oppidani saxa quam maxima possunt vectibus promovent praecipitataque muro in musculum devolvunt

Ictum firmitas materiae sustinet, et quicquid incidit fastigio musculi elabitur

Id ubi vident, mutant consilium: cupas taeda ac pice refertas incendunt easque de muro in musculum devolvunt

Involutae labuntur, delapsae ab lateribus longuriis furcisque ab opere removentur
Strisce di cuoio vengono stese sui mattoni perché acqua eventualmente incanalata e immessa non potesse sconnettere i mattoni; Il cuoio poi viene coperto di materassi per non venire distrutto a sua volta dal fuoco e dalle pietre

Questa opera è condotta a termine fino alla torre tutta al riparo delle vinee e subitamente, senza che i nemici se l'aspettassero, con una tecnica navale, sottoponendo dei rulli, l'avvicinano alla torre nemica, fino a congiungerla alla costruzione

11 Atterriti da questo pericolo, subito gli assediati spingono con delle leve macigni quanto più grossi possibile e, fattili precipitare dal muro, li fanno cadere sulla galleria

La solidità del materiale sostiene il colpo e tutto ciò che cade scivola lungo gli spioventi del tetto

Vedendo ciò, i nemici cambiano piano; incendiano barili pieni di pece e resina e li gettano dal muro sulla galleria

I barili, rotolando, precipitano; caduti a terra ai fianchi, vengono allontanati dalla galleria con forche e pertiche
Interim sub musculo milites vectibus infima saxa turris hostium, quibus fundamenta continebantur, convellunt

Musculus ex turri latericia a nostris telis tormentisque defenditur; hostes ex muro ac turibus submoventur: non datur libera muri defendendi facultas

Compluribus iam lapidibus ex ea, quae suberat, turri subductis repentina ruina pars eius turris concidit, pars reliqua consequens procumbebat: cum hostes urbis direptione perterriti inermes cum infulis se porta foras universi proripiunt ad legatos atque exercitum supplices manus tendunt

[12] Qua nova re oblata omnis administratio belli consistit, militesque aversi a proelio ad studium audiendi et cognoscendi feruntur
Frattanto sotto la galleria i soldati con leve scalzano alla base della torre dei nemici le pietre che ne costituivano le fondamenta

La galleria viene difesa dai nostri con frecce e proiettili scagliati dalla torre di mattoni; i nemici si allontanano dalle mura e dalle torri; non è più concessa la possibilità di difendere il muro

Rimosse molte pietre dalla torre vicina alla galleria, all'improvviso una parte di quella torre crolla, la rimanente parte a sua volta stava per cadere, quando i nemici, atterriti per l'eventuale saccheggio della città, inermi si precipitano tutti quanti fuori dalla porta con le sacre bende, tendendo supplichevolmente le mani ai luogotenenti e all'esercito

12 Presentatasi questa insolita situazione, ogni operazione di guerra viene sospesa e i soldati desistono dal combattimento, mossi dal desiderio di ascoltare e sapere

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 61-70
Cesare, De bello civili: Libro 03; 61-70

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 61-70

Ubi hostes ad legatos exercitumque pervenerunt, universi se ad pedes proiciunt; orant, ut adventus Caesaris exspectetur: captam suam urbem videre: opera perfecta, turrim subrutam; itaque ab defensione desistere

Nullam exoriri moram posse, quo minus, cum venisset, si imperata non facerent ad nutum, e vestigio diriperentur

Docent, si omnino turris concidisset, non posse milites contineri, quin spe praedae in urbem irrumperent urbemque delerent

Haec atque eiusdem generis complura ut ab hominibus doctis magna cum misericordia fletuque pronuntiantur

[13] Quibus rebus commoti legati milites ex opere deducunt, oppuguatione desistunt; operibus custodias relinquunt

Indutiarum quodam genere misericordia facto adventus Caesaris exspectatur
I nemici, giunti al cospetto dei luogotenenti e dell'esercito, si gettano tutti ai loro piedi; scongiurano di aspettare l'arrivo di Cesare; essi, dicono, vedono la loro città presa; le opere d'assedio completate, la torre abbattuta e perciò rinunciano alla difesa

Dicono inoltre che, se essi, quando giungerà Cesare, non eseguiranno i suoi ordini, non ci sarà nessun motivo per indugiare nel distruggerla subito, a un suo cenno

Spiegano che, se la torre cadrà del tutto, non si potrà impedire ai soldati, desiderosi di preda, di irrompere nella città, distruggendola

Queste e molte altre simili considerazioni vengono esposte da uomini colti quali erano, con pianti e tono tale da suscitare grande pietà

13 Commossi da questi pianti e preghiere i luogotenenti ritirano i soldati dalle opere d'assedio, desistono dall'attacco; lasciano posti di guardia innanzi ai lavori

Raggiunta per un sentimento di compassione una sorta di tregua, si attende l'arrivo di Cesare
Nullum ex muro, nullum a nostris mittitur telum; ut re confecta omnes curam et diligentiam remittunt

Caesar enim per litteras Trebonio magnopere mandaverat, ne per vim oppidum expugnari pateretur, ne gravius permoti milites et defectionis odio et contemptione sui et diutino labore omnes puberes interficerent; quod se facturos minabantur, aegreque tunc sunt retenti, quin oppidum irrumperent, graviterque cam rem tulerunt, quod stetisse per Treboninm, quo minus oppido potirentur, videbatur
Dalle mura i nostri non scagliano nessun dardo; come se la guerra fosse finita, tutti attenuano l'attenzione nella sorveglianza

Cesare infatti aveva per iscritto vivamente raccomandato a Trebonio di non permettere l'espugnazione a forza della città affinché i soldati, troppo scossi e dall'odioso tradimento e dal disprezzo verso di loro e dalla continua fatica, non massacrassero tutti gli adulti; e ciò essi minacciavano di fare; E a stento furono allora trattenuti dal fare irruzione nella città e mal volentieri sopportarono quel divieto poiché pareva che il non avere preso la città dipendesse da Trebonio

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Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03, 21-30

[14] At hostes sine fide tempus atque occasionem fraudis ac doli quaerunt interiectisque aliquot diebus nostris languentibus atque animo remissis subito meridiano tempore, cum alius discessisset, alius ex diutino labore in ipsis operibus quieti se dedisset, arma vero omnia reposita contectaque essent, portis se foras erumpunt, secundo magnoque vento ignem operibus inferunt

Hunc sic distulit ventus, uti uno tempore agger, plueti, testudo, turris, tormenta flammam conciperent et prius haec omnia consumerentur, quam, quemadmodum accidisset, animadverti posset

Nostri repentina fortuna permoti arma, quae possunt, arripiunt; alii ex castris sese incitant

Fit in hostes impetus; sed de muro sagittis tormentisque fugientes persequi prohibentur

Illi sub murum se recipiunt ibique musculum turrimque latericiam libere incendunt
14 Ma i nemici, in mala fede, cercano un momento favorevole per un subdolo inganno e, lasciato passare qualche giorno, mentre i nostri se ne stanno rilassati e tranquilli, a mezzogiorno, all'improvviso, quando alcuni si sono allontanati, altri sui posti stessi dei lavori si sono concessi un riposo dalla lunga fatica e tutte le armi sono state messe via e coperte, irrompono fuori dalle porte, e danno fuoco ai lavori di assedio approfittando di un vento forte e favorevole

Il vento propagò il fuoco così velocemente che in un momento trincea, gallerie, testuggine, torre, macchine da guerra furono in fiamme e tutto ciò fu distrutto prima che si potesse capire in che modo l'incendio era avvenuto

I nostri, scossi dall'improvvisa sciagura, afferrano le armi che possono, altri si lanciano fuori dal campo

Assaltano i nemici, ma le frecce e i proiettili scagliati dalle mura impediscono di inseguire i fuggitivi

Quelli si ritirano ai piedi del muro e qui, senza ostacolo, incendiano la galleria e la torre di mattoni
Ita multorum mensium labor hostium perfidia et vi tempestatis puncto temporis interiit

Temptaverunt hoc idem Massilienses postero die

Eandem nacti tempestatem maiore cum fiducia ad alteram turrim aggeremque eruptione pugnaverunt multumque ignem intulerunt

Sed ut superioris temporis contentionem nostri omnem remiserant, ita proximi diei casu admoniti omnia ad defensionem paraverant

Itaque multis interfectis reliquos infecta re in oppidum reppulerunt

[15] Trebonius ea, quae sunt amissa, multo majore militum studio administrare et reficere instituit
Così il lavoro di molti mesi in un attimo va in rovina per la perfidia dei nemici e la violenza della tempesta

Il giorno dopo i Marsigliesi fecero il medesimo tentativo

Favoriti dalla medesima tempesta con maggiore temerarietà fecero una sortita e attaccarono presso l'altra torre e l'altra trincea e appiccarono molti incendi

Ma i nostri, come nei giorni precedenti avevano allentato tutta l'attenzione, così messi in guardia dal fatto dell'ultimo giorno, avevano preparato tutto per la difesa

E così, dopo avere ucciso molti nemici, ricacciarono in città i rimanenti senza che questi avessero portato a termine il loro piano

15 Trebonio cominciò a organizzare la ricostruzione di ciò che era stato distrutto con un entusiasmo dei soldati molto maggiore

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Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 01, 11-20

Nam ubi tantos suos labores et apparatus male cecidisse viderunt indutiisque per scelus violatis suam virtutem irrisui fore perdoluerunt, quod, unde agger omnino comportari posset, nihil erat reliquum, omnibus arboribus longe lateque in finibus Massiliensium excisis et convectis, aggerem novi generis atque inauditum ex latericiis duobus muris senum pedum crassitudine atque eorum murorum contignatione facere instituerunt aequa fere altitudine, atque ille congesticius ex materia fuerat agger

Ubi aut spatium inter muros aut imbecillitas materiae postulare videretur, pilae interponuntur, traversaria tigna iniciuntur, quae firmamento esse possint, et quicquid est contignatum cratibus consternitur, crates luto integuntur

Sub tecto miles dextra ac sinistra muro tectus, adversus plutei obiectu, operi quaecumque sunt usui sine periculo supportat
Infatti quando videro che con la distruzione delle opere belliche tante loro fatiche erano andate perdute, provando profondo dolore poiché, violata la tregua con l'inganno, erano stati scherniti nel loro valore, dal momento che non rimaneva materiale per costruire di nuovo una trincea giacché, per lungo e per largo nel territorio di Marsiglia, tutti gli alberi erano stati tagliati e portati via, decisero di costruire un terrapieno di nuovo tipo, mai visto prima, con due mura di mattoni di sei piedi di spessore, uniti da un tavolato, quasi della stessa larghezza di quello che era stato costruito con il legname trasportato

Laddove l'intervallo tra i muri o la debolezza del legname sembrano richiederlo, si interpongono dei pilastri, si pongono di traverso travi che possano essere di sostegno e si copre di graticci tutta la travatura, i graticci vengono cosparsi di fango

Al riparo i soldati, protetti a destra e sinistra dal muro e di fronte da una protezione di tavole, portano senza pericolo qualunque materiale serva per la costruzione